Dopo l’emergenza Coronavirus, ecco tornare anche l’allarme influenza aviaria. Lo riporta il Global Times, sulla base delle informazioni fornite dal ministero dell’Agricoltura: “Le autorità cinesi hanno rilevato casi di virus H5N1 dell’aviaria a Shaoyang, provincia centrale dell’Hunan, non lontano da Wuhan, dove è scaturita l’epidemia del nuovo coronavirus”. Nel complesso, sono stati abbatti quasi 20.000 polli dopo la conferma del contagio con circa 4.500 volatili infettati. Al momento non sono stati riportati contagi tra la popolazione, ma questo nuovo caso di aviaria sta mettendo in difficoltà la popolazine e la sanità del Paese.

Mentre dalla fine di dicembre a oggi il nuovo 2019 n-CoV ha già contagiato più di 17mila persone, uccidendone 361.

Un incubo senza fine, dunque, per il gigante orientale, che ora deve fronteggiare una seconda grave problematica: appunto il virus H5N1, responsabile dell’influenza aviaria. Provocata dall’orthomyxovirus, la malattia colpice numerose specie di uccelli, fra cui anche il pollame, ed è in grado di trasmettersi all’uomo. I sintomi, che possono diventare anche piuttosto seri in alcuni casi, interessano gli apparati respiratorio, digerente e nervoso.

Immediata la risposta della Coldiretti, che invita a non creare allarmismi, sebbene l’Italia sia già stata in passato colpita dalla peste aviaria. Il timore, infatti, è che la paura dei consumatori, alimentata anche dalla psicosi da Coronavirus sempre più dilagante, possa causare gravi danni economici.

“L’Italia dalla Cina non importa carne di pollame per la quale è peraltro obbligatorio indicare la provenienza in etichetta grazie a una legislazione di avanguardia fortemente voluta dalla Coldiretti”, precisano dall’associazione di rappresentanza e assistenza dell’agricoltura italiana, come riportato da Quotidiano.net. “L’Italia è peraltro autosufficiente nel settore avicolo”. Nessuna paura, dunque. Ma l’allarme, in questi giorni, resta alto.