Scompare un pezzo di storia della cultura torinese (e italiana): dopo quasi duecento anni di onorata attività la seconda più grande ibreria d’Italia è costretta a chiudere. Nadia e Sonia, titolari della storica libreria torinese Paravia, hanno dato l’annuncio su Facebook: “Abbiamo ereditato da nostro papà questo affascinante mestiere e abbiamo investito tutte le nostre energie per cercare di farlo nel miglior modo possibile”.

Hanno ringraziato autori, agenti, distributori ed editori, “che ci hanno dato fiducia e che hanno dato più valore alla nostra parola che ad una fideiussione bancaria” e la loro mamma “che ci ha sostenuto moralmente ed economicamente aspettando silenziosamente che trovassimo la forza di dire basta”.

Ora è arrivato il momento, “per colpa delle vendite online”.

Così la libreria Paravia di piazza Arbarello a Torin0 ha chiuso il 28 dicembre per le feste e non ha più riaperto. Dietro alla decisione di non riaprire, le proprietarie Sonia e Nadia indicano i grandi colossi del commercio web, Amazon su tutti. “Per ogni serranda che cade si spegne una luce e si crea un vuoto. La libreria Paravia a Torino rappresentava un valore aggiunto per la città, si occupava anche di testi scolastici, facendo un lavoro forte nel mondo dell’istruzione. La sua chiusura è un grande dolore”. Afferma all’Ansa l’assessore alla Cultura della Regione Piemonte, Vittoria Poggio, commentando la chiusura della storica libreria torinese, nata nel 1802 e seconda più antica d’Italia. “Purtroppo – afferma Poggio – viviamo in contesto in cui le piccole imprese soffrono da anni. Hanno subito la mannaia delle liberalizzazioni a partire da Bersani, che ha creato un mercato poco regolamentato, con la concorrenza non tanto dei centri commerciali che pur fanno la loro ombra, quanto soprattutto dell’e-commerce. Il mondo – conclude – non si può cambiare. La Regione intende mettere in campo tutto il sostegno.

Però mi auguro che a livello nazionale si arrivi a una visione più benevola verso le aziende”.