Nelle ultime settimane di conflitto in Ucraina, Kiev ha accusato la Russia di aver fatto ricorso alle armi al fosforo bianco, il cui impiego è disciplinato dalla Convenzione del 1980. Secondo il governo ucraino, l’esercito della Federazione Russa avrebbe utilizzato bombe al fosforo bianco contro i militari e la popolazione civile delle città di Hostomel, Irpin e Kramatorsk. D’altronde non è la prima volta dall’inizio della guerra che la Russia viene accusata dall’Ucraina di utilizzare ordigni proibiti, come ad esempio le armi termobariche.

Il perché le armi al fosforo bianco siano così pericolose e temute lo spieghiamo nel prossimo capitolo.

Cosa sono le armi al fosforo bianco

Le armi al fosforo bianco arrecano ustioni gravissime ed estese in tutto il corpo della vittima. L’elemento chimico di questi ordigni, appunto il fosforo, ha la capacità di bruciare i tessuti sottocutanei e di provocarne la necrosi fino alle ossa. Nell’eventualità entri a contatto con gli occhi, il fosforo causa danni irreversibili. In aggiunta a ciò, anche se soltanto inalata è una sostanza che risulta altamente tossica.

Le bombe al fosforo bianco non rappresentano tuttavia una novità assoluta in ambito bellico. Prima della guerra in Ucraina, infatti, la stessa Russia e altri Paesi ne avevano fatto largo uso.

Quando le armi al fosforo bianco sono vietate

È la Convenzione del 1980, firmata anche da Mosca, a disciplinare l’utilizzo delle armi al fosforo bianco. Nel testo, come riporta il sito Today.it nell’articolo a cura del giornalista Antonio Piccirilli, il loro uso “è vietato in qualsiasi circostanza di attaccare la popolazione civile in quanto tale”. Inoltre, la Convenzione sottolinea come sia vietato “attaccare con armi incendiarie lanciate da un aeromobile un obiettivo militare sito all’interno di una concentrazione di civili, salvo nel caso che il detto obiettivo sia nettamente separato dalla concentrazione di civili”.

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