Come un fulmine a ciel sereno. Il Garante ha bloccato ChatGPT in Italia fino a quando non rispetterà l’attuale normativa che regola la privacy nel nostro Paese. Il provvedimento ha effetto immediato, ma al momento se ci si prova a collegare al chatbot di OpenAI la piattaforma funziona regolarmente. Alla luce di quanto accaduto, la situazione non resterà così ancora per molto. Fino a poco tempo fa si parlava di quanto fosse rivoluzionario per molti settori, ma ora sembra che l’accesso resterà un miraggio.

O almeno dovrebbe essere così a partire da domani.

ChatGPT già domani inutilizzabile?

L’accesso a ChatGPT potrebbe essere negato fin dalla giornata di domani, sabato 1° aprile. E no, non si tratterà di un Pesce d’Aprile, ma della diretta conseguenza del provvedimento preso quest’oggi dal Garante italiano per la protezione dei dati personali. Il servizio ospitato dal sito web di OpenAI sarà inaccessibile agli utenti italiani. O per meglio dire, a tutte quelle persone che si sono registrate al portale con un indirizzo di posta elettronica italiano.

C’è chi si domanda perché ChatGPT sia ancora utilizzabile. La risposta è piuttosto semplice. All’azienda – in questo caso OpenAI – viene assicurato un determinato lasso di tempo per recepire il provvedimento e mettere in pratica quanto predisposto dall’Autorità. Qualora il sito continuasse a essere accessibile, OpenAI rischierebbe una multa milionaria. Diciamo quindi che no, il gioco non vale la candela.

Perché il Garante ha bloccato ChatGPT

Il Garante contesta a OpenAI un trattamento dei dati inesatto e “l’assenza di una base giuridica che giustifichi la raccolta e la conservazione massiccia di dati personali”, il cui scopo – prosegue la nota – è quello di addestrare gli algoritmi per elaborare risposte sempre più realistiche.

Non c’è solo questo però tra le accuse che il Garante rivolge a OpenAI, a tal punto da rendersi necessario un provvedimento di questo tipo.

L’Autorità italiana ha infatti evidenziato come “l’assenza di qualsivoglia filtro per la verifica dell’età degli utenti esponga i minori a risposte assolutamente inidonee rispetto al loro grado di sviluppo e autoconsapevolezza”.

Al di là di questo, il Garante della privacy italiano ha allo stesso tempo aperto un’istruttoria, con riferimento alla perdita di dati relativi alle conversazioni degli utenti e alle info sui metodi di pagamento utilizzati dalle persone che hanno scelto di sottoscrivere un piano a pagamento del servizio.

Insomma, per ChatGPT le cose in Italia non si mettono benissimo, per usare un eufemismo. Ancora non è arrivata alcuna reazione ufficiale da parte di OpenAI, la società che c’è dietro il rivoluzionario software di intelligenza artificiale relazionale, ma questa non tarderà ad arrivare.