In Argentina lo chiamano il fanatico italiano, mentre molti altri giornalisti nostrani storcono il naso. Scoppia il caso Adani, sdoganato dal web e dal satellitare con le sue telecronache in Rai.

Cosa sta succedendo? A quanto pare molti italiani non conoscevano la verve dell’ex calciatore e ora sembrano spaesati. Si tratta della solita e tipica caratteristica tutta nostrana di far nascere problemi laddove non ve ne sono.

Caso Adani, perché tante polemiche?

La telecronaca particolarmente enfatizzata di Lele Adani durante i mondiali sta lasciando disorientati molti italiani.

L’ex calciatore, oggi opinionista affermato, è però diventato famosissimo anche in Argentina. Dopo alcune considerazioni non troppo lusinghiere (lo appellavano fanatico) è diventato popolarissimo e particolarmente apprezzato, vista la sua grande conoscenza del mondo del calcio. Adani ha portato in tv la sua verve particolarmente accesa, il suo modo di raccontare enfatizzato e sopra le righe, in contrasto con la tipica telecronaca della rete nazionale.

C’è chi storce il naso e le bocciature arrivano soprattutto da molti colleghi italiani. C’è infatti chi cita Pizzul, il quale emozionava senza alzare la voce. Lele però non si lascia intimorire e va dritto per la sua strada, mantenendo intatta la sua tipica enfasi da opinionista appassionato. Sulla questione è intervenuto anche Fabio Caressa, ormai uno dei telecronisti più famosi e amati dagli italiani. Il giornalista romano premette che in passato ha pensato a un eventuale collaborazione con mamma Rai, ma non è mai stato chiamato da loro. Si è comunque chiesto come avrebbe commentato sulla tv nazionale, e la sua risposta va sostanzialmente in contrasto con il modus di Lele.

Il commento di Caressa

Pur senza snaturare troppo la sua singolarità, Caressa avrebbe comunque fatto un passo indietro e commentato le partite in maniera più sobria, qualora l’avesse chiamato la Rai. Secondo il telecronista di Sky infatti è bene sapere dove si è quando si fa questo tipo di lavoro, al fine di capire qual è il target di riferimento, il pubblico che ascolterà i commenti.

Per Caressa la telecronaca è come una colonna sonora, e serve solo a fare da commento alle immagini, dando quell’emozione in più, proprio come la musica fa durante le immagini dei film.

Ad ogni buon conto, Fabio Caressa rimane positivo nei confronti del suo ex collega e non sembra condividere le opinioni particolarmente negative degli altri giornalisti. C’è da chiedersi, comunque, come mai tanti italiani siano rimasti così spaesati da una semplice telecronaca sportiva. Indubbiamente il pubblico della Rai non è lo stesso delle pay tv e soprattutto di internet. Questa manovra però mostra i chiari intenti della rete, quelli di volersi svecchiare per accaparrarsi un pubblico più giovane. Il rischio però è quello di straniare il vecchio pubblico, quello più occasionale che guarda solo i mondiali senza lasciarsi prendere troppo dall’entusiasmo.