Una buona occasione sprecata da intenzioni cattive. Il bonus matrimonio poteva essere un importante incentivo per i giovani, ma ancora una volta la Lega ha rovinato tutto proponendo le sue visioni filocattoliche senza un minimo di logica laica e mortificando di conseguenza quella che poteva essere davvero un’ottima cosa.

20 mila euro per chi si sposa in chiesa, avevano provato a lanciare alcuni oltranzisti del carroccio. 5 i firmatari della Lega che hanno lanciato la vergognosa proposta. Dopo le reazioni shock degli altri esponenti politici, e sopratutto dopo alcune pesanti accuse da parte di personaggi della stessa chiesa, arriva il dietro front.

Bonus matrimonio, alla fine non si farà

Peccato: poteva essere davvero un sostegno importante per affrontare le spese, ingenti, che un matrimonio sempre mette sul piatto. I firmatari erano Alberto Gusmeroli, Simone Billi, Ingrid Bisa ed Erik Umberto Pretto. Inizialmente il bonus matrimonio era proposto solo per coloro che si sposano in chiesa, poi dopo le clamorose polemiche che hanno praticamente coinvolto tutti, è arrivato il dietro front e gli stessi autori della proposta hanno detto che si sono sbagliati, perché le 20 mila euro sono per tutti, anche quelli che si sposano solo in comune con il rito civile.

Naturalmente, si tratta di una rettifica che cerca solo di metterci una pezza, è palese che le intenzioni fossero altre, ossia aiutare i cattolici ad aumentare i propri numeri, visto che si registrano ogni anno perdite di fedeli sempre più preoccupanti. La condanna però arriva dagli stessi credenti. L’attacco arriva dal Monsignor Paglia, il quale tuona: “Un sacramento non si compra”. Il monsignore rincara ulteriormente la dose aggiungendo che gli aiuti devono essere per tutti, non solo per i crediti. Insomma, uno schiaffo morale che arriva proprio da coloro che la Lega credeva di aiutare.

Un proposta definitivamente abortita?

Il bonus matrimonio esteso a tutti sembra ora una soluzione non percorribile.

La motivazione proposta dalla Lega è relativa alle spese per il wedding, ossia i costi che effettivamente possono gravare non poco in questo momento. Ciò significa che i 20 mila euro saranno il contributo che lo stato offrirà sotto forma di detrazioni fiscali. La proposta prevedeva comunque dei requisiti base da soddisfare. Stendiamo un velo pietoso sui requisiti religiosi e concentriamoci quindi soltanto sugli altri requisiti, quelli che non discriminano la persona.

La coppia deve essere under 35, con cittadinanza italiana da almeno 10 anni e reddito sotto i 23 mila euro. Quantificate in circa 716 milioni le spese per lo Stato per coprire cinque anni di bonus. Come già detto, il bonus matrimonio era stato lanciato in un primo momento soltanto per il rito religioso. Le critiche più agguerrite sono arrivate da Benedetto Della Vedova, di +Europa, “la proposta ricorda la fascistissima tassa sul celibato”. Ma anche da Mara Carfagna di Azione “la Lega è rimasta al Papa Re”. Probabilmente, come già anticipato, quella che l’ha definitivamente distrutta è stata la reprimenda fatta dal monsignor Paglia.