Non c’è pace neppure per la birra dopo l’acqua frizzante che rischia di sparire. La birra è una delle bevande più amate nel mondo e lo sanno bene gli italiani che difficilmente riescono a rinunciare ad un boccale da accompagnare alla pizza o semplicemente da bere al pub in compagnia degli amici. Immaginate di andare in pizzeria e non poter chiedere la solita birra. Oppure di uscire la sera e recarvi nel solito locale e sentirvi dire che la birra non c’è.

Un vero e proprio dramma, che per adesso è scongiurato ma lo stop temporaneo di Menabrea apre a scenari non positivi.

Purtroppo la crisi energetica e i rincari delle bollette hanno colpito duramente anche il settore alimentare. Così, dopo l’acqua minerale, a causa della scarsità di anidride carbonica anche la birra rischia un rallentamento della produzione. Le conseguenza della crisi energetica hanno colpito anche lo stabilimento Menabrea di Biella, di proprietà del gruppo Forst, che ha comunicato lo stop di un giorno della produzione.

Birra Menabrea stop temporaneo alla produzione per colpa dell’anidride carbonica

Le conseguenze della crisi energetica hanno colpito maggiormente le preparazioni industriali rispetto a quelle artigianali proprio perché queste ultime tendono a usare di più le bollicine derivanti dal naturale processo di fermentazione. A pagarne le conseguenze sono soprattutto le aziende medie e grandi. L’anidride carbonica scarseggia e molte aziende devono andare avanti con pacchi bombole che hanno costi esorbitanti.

L’allerta è arrivata anche dalla Germania, dove molti produttori hanno comunicato possibili fallimenti nella filiera e altri hanno dovuto rallentare la produzione. Bloomberg ha scritto anche che il noto produttore belga della birra Delirium Tremens sta pensando di arrestare le macchine per la prima volta in 100 anni.

A rischio stop anche altri settori

Il produttore danese Carlsberg aveva allertato in merito ad una possibile sospensione delle macchine in Polonia.

Insomma, davanti c’è uno scenario davvero drammatico per la birra e non solo. Basti pensare che l’anidride carbonica viene utilizzata anche per abbattere la temperatura del cibo prima di surgelarlo e viene utilizzata anche nei processi di concimazione di lattuga, pomodori e cetrioli. Per quanto riguardava la birra, insomma, non è da escludere che ne troveremo di meno al supermercato e che potrebbe diventare più cara.

Un problema non da poco, visto che la mancanza di Co2 colpisce anche altri settori come l’acqua frizzante. A metà settembre si era fermato per due giorni lo stabilimento di Ruspino del gruppo Sanpellegrino. Di questo passo non solo dovremo rinunciare a birra, acqua frizzante e surgelati per la carenza dell’anidride carbonica ma anche abituarci a prezzi più alti. Un pò come già accade per altri prodotti alimentari, che hanno visto un forte aumento dei pezzi. Con la buona pace delle nostre finanze.