Continua la polemica tra il leader del Movimento 5 Stelle Beppe Grillo, e il Partito Democratico guidato da Pierluigi Bersani. Dopo le frecciate avvelenate sui toni “fassisti”, altro argomento di disputa è divenuta la partecipazione di Roberto Benigni alla Festa Democratica di Reggio Emilia. Sul suo blog, Grillo chiede a Benigni se si sia fatto pagare con il finanziamento pubblico dei partiti o dagli imprenditori amici.  

Il PD attacca Grillo: fu pagato in nero

Non si è fatta attendere la risposta del PD e dell’agente del comico, Lucio Presta.

Quest’ultimo ha confermato che non sarebbe abitudine del suo cliente farsi pagare dai partiti e che anche questa volta Benigni si sarebbe finanziato esclusivamente con i soldi dei biglietti del pubblico pagante. Molto più dura è stata la reazione dei Democratici, che con uno dei fondatori della Rete del Sociale e del Lavoro del PD, Giovanni Guerisoli, attaccano a testa bassa quello che sembra essere diventato il loro nemico numero uno. Guerisoli, che fino al 2002 è stato anche segretario confederale della Cisl, alla trasmissione radiofonica La Zanzara svela un presunto neo di Grillo. Nel 1999, in seguito a una sua partecipazione a una festa dell’Unità, il comico si sarebbe fatto pagare 10 milioni di lire esclusivamente in nero, tanto che ammette Guerisoli, che il partito ebbe molti problemi nel giustificare quella spesa. E proprio dalla Festa Democratica, il segretario del PD, Pierluigi Bersani, conferma l’accusa di “fascismo” a Grillo, ritenendo che le sue invettive contro la sinistra e il suo linguaggio appartengano al Ventennio, sebbene questo non ci sia più. Bersani ha lamentato anche il fatto che il genovese sia l’unico leader con cui sarebbe impossibile un faccia a faccia. Immediate le difese del segretario da parte del Partito Democratico, mentre ci pensa il sindaco di Firenze, Matteo Renzi, a distinguersi dagli altri colleghi, sostenendo che l’attacco di Bersani a Grillo sarebbe sbagliato nei toni e che la sinistra non può pensare di vincere demolendo il comico.
Ironico il commento dell’Idv Felice Belisario, che afferma che le parole di Bersani appartengono allo stesso linguaggio del Cavaliere. Inutile ribadire la soddisfazione del PDL, che pur vivendo momenti elettorali drammatici, guarda con piacere alle diatribe a sinistra. Ci pensa il governatore lombardo Roberto Formigoni a spiegare che lo scontro tra PD e Bersani sarebbe l’inevitabile conseguenza della deriva a cui è giunta la sinistra italiana.  

Beppe Grillo contro i nuovi senatori a vita

Ma Beppe Grillo continua a tuonare dal suo blog contro anche il presidente Giorgio Napolitano, accusato di volere procedere alla nomina di altri senatori a vita, non per meriti e in riferimento a persone che avrebbero dato lustro alla Patria, ma per puro spirito “feudale” e “baronale”. Per Grillo, insomma, Napolitano – che tra nove mesi sarà a sua volta senatore a vita – vorrebbe controllare il Senato, con nomine di uomini come Eugenio Scalfari, fondatore di Repubblica, Gianni Letta, definito il “piduista”, Bossoli, ossia colui di “col tricolore mi ci pulisco il culo”. Solo Margherita Hack, afferma Grillo, tra i nomi che circolano, avrebbe un senso come senatrice, in quanto unica degna tra quelli sopra citati.  

Cosa nasconde lo scontro Grillo Pd?

Ma come mai questo scontro tutto a sinistra? Perché Grillo sembra avere preso maggiormente di mira il PD e i suoi uomini e non i “nemici” storici del centro-destra? La sensazione è che il comico abbia compreso che il bacino da cui attingere per il proprio elettorato nel 2013 stia a sinistra, la cui base è profondamente insoddisfatta dei leader che la governano. In più, i toni anti-casta e anti-sistema dell’M5S hanno creato molte simpatie a destra, con tutti i sondaggi a sottolineare come le 5 Stelle abbiano un potenziale ampio anche tra gli elettori del PDL, forse i più frustrati, delusi e inferociti da questa fase politico-istituzionale.

Per questo, Grillo tenta di colpire laddove spera di potere creare uno squarcio nei consensi, conservando la parte “conservatrice” dei voti potenziali del 2013. La prova di quanto accaduto sta proprio nello smottamento elettorale delle scorse amministrative nelle regioni rosse, storicamente fedelissime della sinistra italiana. Se il caso di Parma è il più eclatante (la destra aveva governato malissimo e la sinistra non è riuscita a prevalere, a vantaggio del primo sindaco grillino in un capoluogo di provincia), altre sono anche le realtà che spaventano il PD e i suoi alleati. Ad esempio, Budrio, nel bolognese, ha visto prevalere la coalizione PD-Sel-Idv-Verdi solo al ballottaggio e solo con il 51,4% dei voti. L’M5S ha dato l’immagine di essere l’unico vero movimento anti-sistema in una regione come l’Emilia, dove la sinistra non può certo presentarsi come alternativa di governo e dove la destra ha sempre stentato a guadagnarsi un certo appeal.  

Il Movimento 5 stelle alla conquista dei feudi rossi

I sondaggi danno Grillo stabile intorno al 15%. L’estate ha fermato la cavalcata trionfante del suo M5S, come era inevitabile che fosse, proprio per il venire meno dell’attenzione pubblica sui temi dell’economia e delle “malefatte” della casta. Non è un caso che il PD ambisca al voto a novembre, in modo da limitare al minimo i consensi dei grillini. Ma se si andasse a votare in primavera, l’M5S potrebbe anche arrivare alla soglia del 20%, accentuando la sensazione di tsunami elettorale già in corso da mesi. Si pensi, infatti, che il PDL si attesterebbe per i sondaggi intorno al 20%, mentre il PD sarebbe al 27% circa. Ma la sinistra potrebbe anche trovarsi dinnanzi a una sorpresa amarissima nei prossimi mesi. Finora, la linea politica di Grillo consiste nel non fare alleanze con nessuno, per presentarsi più credibile e “duro e puro” agli occhi degli elettori.

Tuttavia, Antonio Di Pietro, sentendosi accerchiato e in declino, mollato dal PD e dallo stesso Nichi Vendola, sta giocando in queste settimane la carta del corteggiamento a Grillo, al fine di costruire una coalizione per le elezioni del 2013. Sempre stando ai sondaggi, se l’UDC non dovesse presentarsi alleata di Bersani & Co, M5S-Idv potrebbe, persino, puntare a diventare la prima coalizione del Paese, con conseguenze letali per la sopravvivenza politica della sinistra, che sente di avere la vittoria in tasca. Per questo, nei prossimi mesi assisteremo a un crescendo di dichiarazioni e scontri verbali durissimi tra il comico e la Rete da una parte e PD-Sel dall’altra. La ripresa delle attività politiche a settembre e il ritorno alla dura realtà degli italiani spingono a ritenere che nella battaglia tra Grillo e Bersani, il primo abbia maggiori frecce da lanciare al secondo. E oggi sono state pubblicate le intercettazioni telefoniche tra il capo dello stato e il consigliere del Csm, Nicola Mancino, tra l’altro, sulle trattative stato-mafia del 1993. Acqua al mulino dei grillini e dei dipietristi. Attaccando la Rete, il PD avrà solo da perdere.