Anche nel nostro paese c’è stato un aumento degli stipendi? Che in Italia gli stipendi siano più bassi che altrove non è una novità. Da sempre ci si lamenta che nel nostro paese si guadagna molto meno rispetto alla media europea. In più da quando anche l’inflazione corre, i salari sembrano ancora più scarsi e non bastano più per provvedere ai bisogni fondamentali. Gli italiani vanno a fare la spesa e si lamentano che i prezzi sono troppo alti, poi ci sono le bollette, la benzina, i mutui e il gioco è fatto.

O quantomeno, le famiglie riescono a risparmiare molto di meno rispetto anche solo ad un anno fa.

Secondo un’indagine della Banca centrale d’Irlanda, realizzata in collaborazione con Indeed, sembra che anche nel nostro paese i salari abbiano subito una piccola accelerata. Nel report si legge che dall’inizio del 2022, le retribuzioni sono cresciute in sei delle principali economie dell’Eurozona, tra cui l’Italia.

Aumento stipendi e salari, crescono anche in Italia

Si è quindi passati dal 2% della fine del 2021 al 4% dell’estate 2022, a ottobre si è arrivati al 5,2%. Ovviamente si tratta dei risultati di una ricerca, quindi bisogna poi capire se si tratta o meno di un aumento strutturale e soprattutto quali lavoratori interessa. Rispetto al periodo pre-pandemia, quindi, si nota una crescita importante. Negli altri paesi europei, sii notano sicuramente i risultati della Germania, per cui la crescita è stata del 7,1%, seguono la Francia con il 5%, Irlanda con il 4,7%, Paesi Bassi con il 4% e Spagna 35%. Come anticipato l’aumento dei salari non riguarda indistintamente tutti i lavoratori ma alcune categorie professionali. Sempre guardando ai paesi europei, sei categorie professionali su 10 dell’Eurozona hanno visto degli aumenti non da sottovalutare.

Quali sono i lavori dove sono cresciuti di più

In Italia, in particolare, hanno visto una crescita gli installatori e manutentori con un +8.7%, Contabili con un +7.4% e Infermieri con un +6.7%.

Ovviamente non è chiaro se si tratta di stipendi in aumento momentaneo o meno.
Bisogna anche sottolineare che rimane forte anche la differenza salariale tra Nord e Sud. Secondo l’ultimo rapporto Svimez:

«In Italia, nel 2021 la quota di lavoratori dipendenti impegnati in lavori a termine da almeno 5 anni si è attestata al 17,5% del totale dei lavoratori a termine».

Al Sud, però, questa quota tocca un record non positivo rispetto al Nord e al Centro.
Il report ha anche messo in luce che il lavoro c’è ma non di rado è povero. L’inflazione si attesta sopra alla crescita salariale e tra il 2008 e il 2021 le retribuzioni lorde si sono anche ridotte di 9 punti al Sud e di 3 al Nord. In italia, poi, c’è sempre il problema dei contratti atipici, ma anche di altre forme che caratterizzano il mercato del lavoro, che ostacolano una crescita dei salari. Insomma, il problema degli stipendi è sempre reale anche nel nostro paese, anche se con alcune lauree si riesce a guadagnare di più.