È confermato: gli aumenti delle pensioni scatteranno a marzo 2023 e non a febbraio.

Chi sperava quindi di poter ricevere una somma un po’ più alta tra qualche giorno dovrà mettersi l’anima in pace e attendere ancora un mese.

Sono i tempi burocratici della Manovra, la prima del governo Meloni, che hanno indotto l’Inps ad attendere per evitare di dover poi bloccare gli aumenti.

Quindi l’Istituto di previdenza, come ha comunicato in una circolare del 24 gennaio, erogherà arretrati e la rivalutazione delle pensioni sopra i 2101,52 euro direttamente a marzo.

Nella nota si legge inoltre che l’Inps dal 1° gennaio scorso ha rivalutato pensioni e prestazioni assistenziali nella misura del 100% a chi nel 2022 ha percepito pagamenti (rate) per un importo sotto o uguale ai 2101,52 euro.

Perché il 2023 è un anno particolare

Il 2023 presenta due anomalie per quanto concerne le pensioni. La prima è che l’adeguamento al valore definitivo del 2021 ha subito un anticipo negli ultimi mesi dello scorso anno mentre la seconda riguarda la legge di Bilancio. Nel disegno di legge, infatti, era prevista una modifica delle regole inerenti alla rivalutazione ma tale approvazione si è allungata un po’ troppo.

L’Inps, quindi, per evitare di erogare somme indebite (potenzialmente) ha rivalutato solo gli assegni fino a 2101,52 euro. Per gli altri, ha spiegato qualche tempo fa, la rivalutazione sarebbe dovuta avvenire sulla prima rata utile dopo l’approvazione della legge di Bilancio e quindi a febbraio. Così però non è stato e due giorni fa è stato comunicato il posticipo a marzo, mese in cui verranno corrisposti anche gli importi relativi ai primi due mesi dell’anno.

Il calcolo per le pensioni 2023

Chi ha già beneficiato negli ultimi tre mesi di un anticipo della rivalutazione uguale al 2% di quanto sarebbe spettato a partire dal mese scorso, dovrà scorporare tale dato dal cedolino. E poi applicare il tasso di rivalutazione che spetta per ogni fascia di pensione.

Esso è dell’85% fino a cinque volte il trattamento minimo, quindi fino a circa 2625 euro lordi e del 53% fino a sei volte il trattamento minimo, quindi all’incirca fino a 3150 euro. Inoltre è del 47% fino a sei volte il trattamento minimo, quindi fino a circa 4200 euro lordi e del 37% fino a dieci volte il trattamento minimo, fino a 5250 euro lordi circa. Infine del 32% se è oltre dieci volte il trattamento minimo.

Ecco la tabella specifica dell’adeguamento all’inflazione, gli importi sono in euro e i valori mensili lordi:

1. importo pensione del 2022 fino a 525,38 euro, indice di perequazione 100, aumento del 7,30% + 6,40% over 75
2. importo pensione del 2022 fino a 525,38 euro, indice di perequazione 100, aumento del 7,30% +1,50% altri pensionati
3. importo pensione del 2022 da 525,38 a 2101,52 euro, indice di perequazione 100, aumento del 7,300%
4. importo pensione del 2022 da 2101,52 a 2626,9 euro, indice di perequazione 85, aumento del 6,205%
5. importo pensione del 2022 da 2626,9 a 3152,28 euro, indice di perequazione 53, aumento del 3,869%
6. importo pensione del 2022 da 3152,28 a 4203,04 euro, indice di perequazione 47, aumento del 3,431%
7. importo pensione del 2022 da 4203,04 a 5253,8 euro, indice di perequazione 37, aumento del 2,701%
8. importo pensione del 2022 da 5253,8 euro, indice di perequazione 32, aumento del 2,336%.

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