All’epoca in cui ricopriva la carica di Ministro della Funzione Pubblica, Patroni Griffi ebbe l’idea di porre i manager pubblici, destinatari di un’onda crescente di perplessità o, addirittura, di attacchi anti-casta, sotto una teca di vetro. I cittadini avrebbero potuto conoscere il loro stipendio, l’entità delle loro ricchezze e distinguere gli avidi dai sobri. L’operazione, che si è concretizzata nella pubblicazione dei dati relativi al reddito nei rispettivi siti degli enti, non è andata a buon fine.

Molti, infatti, hanno barato, apparendo “meno ricchi” di quello che sono in realtà. Il vizio di forma è semplice: quasi nessuno dei manager pubblici ha pubblicato i cosiddetti cumuli, ossia le cifre degli stipendi che si accalcano uno sull’altro perché derivanti da un doppio o triplo incarico. In breve, ognuno ha deciso di pubblicare i dati di un solo stipendio. Sicché i cittadini non possono farsi un’idea della reale ricchezza di questi “lavoratori”.

Befera è meglio di Obama

Se qualcuno deve meritare uno stipendio di una certa levatura quello è Obama, vista l’incredibile responsabilità che preme sulle sue spalle. E invece no. Evidentemente, Befera avverte un peso del potere ancora meno sostenibile. Sarà per questo che prende di più? Quanto di più, con precisione, non è dato saperlo, non almeno allo stato attuale delle cose. Vista la mancanza dei cumuli nelle dichiarazioni dei redditi, per farsi un’idea bisogna spulciare i redditi del 2011, quando Befera aveva solo un incarico. Ebbene, due anni fa il direttore delle Agenzie delle Entrate prese circa 700 mila euro. Il presidente degli Stati Uniti, invece, porta a casa circa 300mila euro all’anno. Ma le cose di cui Befera deve dare conto non finiscono qui: il manager, infatti, non potrebbe per legge fare quello che fa. E’ in pensione da due anni, e lavora attualmente come “esterno”.

Fin qui tutto bene, se non fosse per il fatto che a 67 anni la legge vieta di assumere incarichi di dirigenza, pure da esterno.

La situazione degli stipendi in Italia

L’Italia detiene un triste primato: i manager pubblici più pagati del mondo. Non è Grillo a dirlo, ma l’Ocse, che ha realizzato uno studio approfondito e ha persino rimproverato i nostri amministratori per l’elevato peso che esercito sulle finanze pubbliche. La media degli stipendi dei manager italiani è di 400mila euro, dato che comunque si riferisce al 2009. Seguono Nuova Zelanda (poco meno di 400mila), la Gran Bretagna (350mila). Il problema forse più grande è, forse, che non si riesce bene a capire quanto i manager prendano in realtà. E questo grazie ad alcuni “trucchi”, come l’assenza dei cumuli. Griffi oltre un anno fa aveva fatto ammenda, ma è servito a poco: “Abbiamo chiesto alle amministrazioni di appartenenza di fornirci l’elenco degli emolumenti degli alti dirigenti che sforano il tetto massimo, individuato dal governo nello stipendio del primo presidente della Corte di Cassazione, di circa 294 mila euro. Ma le informazioni ricevute sono al momento incomplete, perché non tutti gli enti hanno inviato i dati richiesti e perché, nell’elenco, mancano i cumuli e cioè gli eventuali stipendi aggiuntivi che i super-manager percepiscono dallo Stato per altri incarichi. E non ci sono neanche i benefit – ha precisato ancora Patroni Griffi – perché noi abbiamo chiesto la retribuzione da contratto”.