Un’altra preoccupazione ora si abbatte sugli italiani con gli asili nido a rischio. Il 30 giugno è la data di scadenza fissata per la quarta rata, ma i finanziamenti scarseggiano e ora il Governo, con il progetto PNRR, sta lavorando per risolvere la situazione. C’è chi tranquillizza e assicura che una soluzione verrà trovata, ma intanto Save the Children esprime forte preoccupazione.
Asili nido a rischio, cosa sta succedendo?
Il rischio di una chiusura di molti asili nido e scuola d’infanzia è molto concreto.
“Il governo sta cercando di salvare gli asili, salvaguardarli nell’obiettivo finale perché ad oggi sono stati accumulati grossi ritardi, ci sono comuni che riescono a raggiungere il target del 30 giugno e altri non ce la fanno. Noi stiamo trattando con la Commissione Ue per salvare l’obiettivo che ‘cuba’ 4,6 miliardi di finanziamenti”.
Sono parole che rassicurano fino a un certo punto, visto che 4,6 miliardi di finanziamenti sono una cifra davvero grande. Ad ogni buon conto, il Governo sta lavorando per riallinearsi con l’UE (anche se gli impegni non sono pochi, viste anche le nuove direttive sul sussidio europeo) e far sì che la Commissione accordi la quarta rata di 16 miliardi di euro. Tra i 27 obiettivi da rimodulare entro la data del 30 giugno c’è, come detto, quello degli asili nido, sicuramente uno dei temi più pregnanti del momento.
La diatriba in Parlamento
Naturalmente, com’è ovvio che sia, anche in questo caso il Parlamento si è diviso, visto che l’opposizione poco crede alle parole di Fitto. In particolare il PD, il quale ha dichiarato:
“Viene giù la maschera da parte del governo. Non indicano le criticità, non credono nella funzione della sanità pubblica e a rischio ci sono anche gli asilo nido. Insomma, la vita delle persone”.
C’è per fortuna chi invece vuole dare credito alle parole del ministro Fitto e regalare ancora una chance al Governo.
“Il mancato raggiungimento di questo importante obiettivo del Pnrr è un campanello d’allarme di assoluta priorità per il nostro Paese, dove l’offerta di asili nido pubblici e di servizi per la prima infanzia è una delle più basse dell’Unione Europea”.
Il dialogo tra le istituzioni, afferma l’associazione, dovrà servire anche a dare assistenza ai Comuni in difficoltà, magari arruolando anche gli oltre 30 mila educatori in attesa di una chiamata lavorativa.