C’è un’interessante riflessione nell’ultima puntata de Gli Anelli del Potere trasmessa su Prime Video lo scorso venerdì: il tema dell’inclusività è stato forse centrato in pieno, ma anche questa volta la fedeltà a Tolkien va a farsi benedire. Udûn è il titolo del sesto episodio e il suo significato è Inferno, in Sindarin. Per la prima volta abbiamo assistito a un capitolo che ha messo d’accordo un po’ tutti, nonostante la serie rimanga sostanzialmente lontana dai tolkieniani.

Il momento probabilmente più interessante, però, è il confronto tra Galadriel e Adar, quando i due si affrontano in una sorta di diatriba dialettica e la dama elifica prova a carpire informazioni sul nemico credendolo sconfitto.

In realtà, il piano di Adar era andato oltre e, ingannando la sua rivale, era riuscito a utilizzare l’antica spada in suo possesso per “attivare” Orodruin, per gli amici Amon Amarth, meglio noto come Monte Fato.

Gli Anelli del Potere, chi sono i cattivi?

Cosa vogliono gli orchi in questa nuova versione del Signore degli Anelli? La serie, come sappiamo, non può più considerarsi canonica, essendosi allontanata ormai troppo dal leggendarium di Tolkien. Ciò però non vuol dire che debba essere necessariamente considerata in negativo. Abbiamo già accennato come riuscire a godere della visione: tenendo presente che con Tolkien ha ormai poco a che fare, ma che comunque la produzione è degna di nota. In questa sede però vogliamo affrontare un ulteriore argomento che potrebbe diventare vero e proprio spunto di riflessione e trasformarsi in dilemma filosofico.

Cosa significa essere cattivo? Il vero male è l’ignoranza, socraticamente parlando. Secondo il filosofo ateniese si agisce contro il bene solo per mancanza di conoscenza. La filosofia socratica è profondamente politica e il pensiero di Socrate ha significato solo se intendiamo l’uomo come parte di una società composta da tanti individui come lui.

In questo senso, quindi, appare ovvio che chi agisce facendo del male agli altri, finisce inevitabilmente per farlo anche a sé stesso, in quanto corrompe quella società nella quale egli vive. Oggi percepiamo però la società in modo completamente diverso: siamo sì parte di essa, ma rimaniamo comunque individui autonomi e allo stesso tempo distaccati dal resto del mondo. Ciò significa che si può agire contro il prossimo, anzi è spesso motivo di tornaconto personale.

Il destino degli orchi

Ma cosa c’entrano gli orchi in tutto questo? Bisognerebbe chiederlo ad Adar, il personaggio inventato dalla serie Amazon ispirata al mondo di Tolkien. Il professore di Oxford non aveva probabilmente le idee chiarissime in merito alla razza più abietta della Terra di Mezzo. In un lettera però scrive che i suoi orchi non sono irrimediabilmente cattivi. Si tratta piuttosto di una specie guasta, una manipolazione delle sub-creazione da parte di Morgoth (in teoria gli orchi dovrebbero essere degli Elfi corrotti dagli esperimenti del primo Oscuro Signore). E se per Tolkien gli Orchi compiono il male proprio perché non hanno un’identità che li riconosca come popolo? È possibile trovare un corrispettivo tra lo scrittore e Socrate?

La serie Gli Anelli del Potere potrebbe muoversi proprio in questa direzione, anche se la strada che sta percorrendo è un terreno fortemente minato. Le parole di Galadriel, la quale vuole annientarli e cancellarli dalla faccia della terra, sono parole di odio che ricordano i dittatori razzisti del passato, ma che al tempo stesso ci fanno chiedere anche quanto sia effettivamente possibile una convivenza con questi esseri.

La creazione di Mordor ha dato una terra a questo popolo, ma sarà possibile per loro tessere rapporti sociali con le altre popolazioni? O addirittura, gli uomini dovranno lasciare gli Orchi liberi di fare del male al fine di rispettare la loro natura? È possibile dare una risposta a queste domande, oppure la serie si sta spingendo addirittura oltre il concetto stesso di inclusività andando a creare un vero e proprio paradosso logico? Mancano soltanto due puntate alla fine di questa prima stagione e, probabilmente, certi quesiti filosofici ce li porteremo dietro anche per quella seguente.