Continua l’allarme siccità, nonostante il decreto del governo in arrivo. Mentre l’ondata di caldo africano non accenna a migliorare, le Regioni si stanno muovendo per chiedere lo stato di emergenza. Il Lazio ha già annunciato lo stato di calamità ma in linea generale sono molte le regioni pronte al razionamento dell’acqua per ridurre lo spreco, fino allo stop dell’erogazione notturna.

Allarme siccità in Italia, ecco dove scattano divieti

Continua la siccità e così in una decina di comuni del Piemonte, si è deciso di ricorrere alle autobotti e le chiusure notturne.

Nelle province di Savona e di Imperia, o a Tesimo, in Alto Adige, è stato disposto che l’acqua si può usare per bere e lavarsi ma no per annaffiare giardini. Situazione molto delicata anche in 145 comuni della provincia di Novara e dell’Ossolano, così nella provincia di Bergamo e nell’Appennino emiliano.

Il Po è in secca e nei grandi laghi del Nord, la situazione non va meglio. Il lago Maggiore ha un riempimento al 20%, quello di Como al 18% con un livello di meno 9 centimetri. E le previsioni meteo non aiutano. Infatti se oggi sono previsti degli isolati temporali sull’arco alpino, il quadro generale sembra non cambiare per i prossimi 15 giorni e dovrebbe continuare a permanere l’anticiclone africano, che porterà a nuove ondate di calore con punte fino a 40 gradi.

La prossima settimana possibile lo stato d’emergenza e le zone più a rischio razionamenti dell’acqua

Secondo il ministro delle Politiche agricole Stefano Patuanelli, lo stato di emergenza potrebbe essere proclamato la prossima settimana, quando la Protezione civile avrà raccolto tutti i dati tecnici. Da Nord a Sud la situazione sta diventando allarmante. Le amministrazioni locali chiedono l’aiuto della Protezione civile e si teme che la disponibilità dell’acqua potabile potrebbe scarseggiare dai rubinetti.

Le zone più a rischio sono il Piemonte, la provincia bergamasca, l’Appennino parmense , Delta del Po e la provincia di Viterbo in Lazio. Quindi, l’ipotesi razionamenti è sempre sul piatto con la possibilità di chiudere parchi acquatici, piscine e fontane monumentali