L’allarme povertà in Italia è sempre più alto e lo testimoniano i dati dell’Eurostat ovvero dell’Istituto di statistica dell’Unione Europea. La percentuale di chi ha un reddito sotto al 60% di quello medio, infatti, è passata dal 20% del 2020 al 20,1% del 2021. La situazione in tutta la penisola non è per nulla buona e il numero delle persone potrebbe anche salire a causa dei nuovi rincari che si attendono e dell’eventuale fine del Reddito di Cittadinanza.
Il Rdc è una misura che si ama o si odia.
Reddito di cittadinanza e allarme povertà
Uno dei punti chiave della campagna elettorale in vista delle elezioni del 25 settembre è l’abolizione del reddito di cittadinanza nonostante l’Istat abbia stimato che tale misura ha salvato dalla povertà un milione di persone. Anche l’Eurostat ha lanciato l’allarme povertà nel nostro paese in quanto 11,84 milioni di persone percepiscono un reddito più basso del 60% di quello medio.
La situazione è destinata ovviamente a peggiorare se ad ottobre con l’aggiornamento delle tariffe Arera le bollette di luce e gas saliranno ancora. E non solo le bollette ma anche i generi alimentari come il pomodoro del quale abbiamo parlato approfonditamente. Secondo i dati Eurostat la percentuale di chi prende un reddito bassissimo passa dal 20,1% al 25,2% se si considerano anche gli individui a rischio esclusione sociale.
Bambini, è allarme povertà
I dati Eurostat parlano anche di bambini a rischio povertà. Nel nostro paese, infatti, più di 1 bambino su 4 di età inferiore a 6 anni vive in una famiglia molto disagiata. Più precisamente sono il 26,7%, un dato in aumento dal 2020 e il peggiore dal 1995. Si tratta quindi di 667 mila bambini che arrivano al 31,6% se si allarga la platea anche alla famiglie a rischio esclusione sociale. Fortunatamente, invece, la situazione degli anziani è migliore dato che le pensioni ancora non sono minacciate dall’inflazione.
Grazie al reddito di cittadinanza ci sono un milione di poveri in meno ma cosa succederà se esso sarà abolito del tutto? Purtroppo i dati Eurostat parlano anche dei lavoratori con occupazione. L’11,7% di essi contro il 10,8% del 2020 hanno uno stipendio da fame e la percentuale sale al 15,3% per la fascia più giovane ovvero quella che ha tra i 18 e i 24 anni.
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