Il cambiamento climatico sta causando enormi difficoltà all’Italia e a tutte le nazioni del mondo. Nel nostro Paese la conseguenza più preoccupante del clima impazzito di questi ultimi anni è la siccità. Soltanto nel 2022 è caduta il 30% di pioggia in meno rispetto alla media. Ad essere in sofferenza sono anche i grandi laghi. La cui percentuale di riempimento è ormai ai minimi livelli: 44% il lago Maggio, 37% il lago di Garda e il 22% il lago di Como. Non restano esclusi nemmeno i fiumi.

Al Ponte della Becca, il livello del Po è sotto i 3 metri, un livello che generalmente si registra in estate. Allo stesso modo sono in difficoltà le montagne, basti pensare che sulle piste da sci dei comprensori sciistici italiani il 90% della neve è artificiale.

I cibi che rischiano di sparire a causa dell’allarme siccità e del cambiamento climatico

In questo contesto drammatico, è emergenza anche per la spesa, con alcuni cibi che rischiano di sparire dai supermercati e, di conseguenza, anche dalle tavole degli italiani. Uno degli alimenti che rischia di sparire è l’olio extravergine di oliva, una delle eccellenze del Made in Italy. A causa della siccità e dell’innalzamento dei costi di produzione, nell’ultimo anno la produzione di olio di oliva è scesa drammaticamente del 37%. Difficoltà anche in Spagna, tra i principali produttori di olio di oliva, con una diminuzione tra il 30 e il 50% rispetto ai quasi 1,5 miliardi di chili prodotti lo scorso anno. Il freddo e la mancanza di pioggia sono due dei motivi che stanno causando una crisi ormai sotto gli occhi di tutti. Così come l’assenza di invasi e l’esaurimento di acqua nei pozzi.

Anche il latte fresco è a rischio sparizione

Un altro alimento che rischia di scomparire è il miele. In aggiunta alla grave siccità che sta colpendo l’Italia in questo periodo, si sommano i pesanti danni causati dagli eventi meteorologici estremi dell’ultimo anno.

Tali da essere quantificati in oltre 6 miliardi di euro. Occorre poi prendere in considerazione anche l’aumento dei costi di produzione da una parte e la riduzione della biodiversità dall’altra, alla cui origine vi è ancora il clima così come fattori politici internazionali.

Perfino il latte fresco è a rischio, con la possibilità sempre più concreta che possa essere sostituito da quello pastorizzato. E c’è già chi si è portato avanti come Granarolo, che ha deciso di dire addio al latte fresco a partire da quest’anno, mettendo sulla bilancia i troppi sprechi che si consumano tanto nella distribuzione quanto in negozio.