Abbiamo più volte analizzato casi di pensionati che devono restituire somme indebitamente percepite sulla pensione all’INPS. Lo stesso accade per soggetti che hanno percepito il Reddito di Cittadinanza o l’Assegno di Inclusione senza averne diritto, trovandosi nella medesima condizione.
La restituzione delle somme indebitamente percepite è una situazione che, tra contribuenti e INPS, capita spesso. E la Naspi — l’indennità di disoccupazione erogata dall’INPS — non fa eccezione.
Un nostro lettore ci scrive chiedendo cosa fare adesso che l’INPS gli chiede di restituire una parte della sua Naspi.
“Buonasera, ho appena ricevuto la richiesta dell’INPS di restituire quasi 900 euro di Naspi.
Ho percepito la disoccupazione per 8 mesi nel 2024 e adesso l’INPS mi chiede questo importo. Pare che mi abbiano pagato l’ultimo mese in più e non mi spettasse, visto che avevo trovato un nuovo lavoro. Il problema è che la richiesta arriva ora che non ho soldi, perché ho perso anche quell’altro lavoro, per dimissioni, visto che era insostenibile. Perché non mi hanno fermato subito la Naspi quando ho trovato occupazione?”
Naspi da restituire all’INPS: ecco come difendersi se l’Istituto vuole i soldi indietro
Per la Naspi valgono le stesse regole previste per qualsiasi altra prestazione erogata dall’INPS.
Se l’Istituto rileva di aver versato somme in più — considerate indebitamente percepite — può, con pieno diritto, richiederne la restituzione al diretto interessato.
Ciò può accadere sia in caso di pagamento errato da parte dell’INPS, sia se il beneficiario trova un nuovo lavoro senza comunicarlo tempestivamente all’Istituto. In queste circostanze si verifica esattamente ciò che è capitato al nostro lettore.
La Naspi è una misura particolare: ecco quando l’INPS può chiedere i soldi indietro
L’indennità mensile di disoccupazione è riconosciuta a chi perde involontariamente il lavoro e copre i periodi di inattività fino a un massimo di 24 mesi.
Il calcolo si basa sulla regola che la Naspi copre la metà delle settimane lavorate nei quattro anni precedenti la perdita dell’occupazione.
Chi trova un nuovo impiego può vedersi ricalcolare l’importo della Naspi spettante in base al reddito del nuovo lavoro. Se quest’ultimo supera determinate soglie, la prestazione viene sospesa o revocata.
In caso di sospensione o revoca, se il beneficiario continua a percepire la Naspi — per un errore dell’INPS o per mancata comunicazione del nuovo lavoro o reddito — l’INPS procede a richiedere la restituzione delle somme non dovute.
Lo stesso vale se l’importo versato è superiore a quello spettante.
Come risolvere la situazione e cosa prevede la normativa
La domanda sorge spontanea: che colpa ha un contribuente se l’INPS sbaglia nell’erogazione?
Molti si trovano in questa condizione e, avendo già speso quanto ricevuto, non hanno liquidità per restituire l’importo richiesto.
In linea di massima, a prescindere dalla causa, il contribuente non ha ampi margini di intervento, soprattutto se il problema deriva da mancate comunicazioni relative a nuova occupazione o reddito: in questi casi l’errore è attribuito al beneficiario.
Anche in caso di errore dell’INPS, la regola generale non cambia. Tuttavia, se il destinatario ritiene ingiustificata la richiesta, può presentare ricorso amministrativo all’INPS entro 90 giorni dalla ricezione della comunicazione di indebito.
Chi intende opporsi per sopraggiunta prescrizione deve considerare che l’INPS ha 10 anni di tempo per richiedere la restituzione delle somme indebitamente percepite. Solo se la prima richiesta arriva oltre questo termine è possibile chiederne la cancellazione per prescrizione.
Infine, chi — come il nostro lettore — non dispone delle risorse necessarie per restituire subito l’importo, può chiedere la rateizzazione del debito dimostrando le proprie difficoltà economiche.