Più alta la pensione per il personale militare che opta per il trattamento in regime di ausiliaria. L’opzione è esercitabile al raggiungimento dell’età ordinamentale per la cessazione del servizio, quindi dopo i 60 anni.
Come noto, il collocamento in ausiliaria consiste nella possibilità, al raggiungimento dell’età pensionabile o dei 40 anni di anzianità contributiva, di essere congedati dal servizio, con disponibilità per eventuale richiamo per un periodo massimo di 5 anni.
Pensione transito in ausiliaria
Il transito in ausiliaria dopo i 60 anni è quindi una scelta e non un obbligo per il personale militare (Forze Armate, Arma dei Carabinieri e Guardia di Finanza).
Ma in cosa consiste esattamente il collocamento in ausiliaria? Nello specifico è un periodo transitorio in cui il militare che ha cessato servizio attivo può essere richiamato dal ministero di appartenenza. La disponibilità a bisogno dura 5 anni. In sostanza è come una specie di reperibilità obbligatoria in caso di necessità.
A domanda, quindi, il militare può essere collocato in ausiliaria per 5 anni durante i quali deve tenersi a disposizione. In qualsiasi momento e circostanza senza svolgere altre attività lavorative, pena la decadenza e il collocamento a riserva, quindi al pensionamento vero e proprio.
Il diritto alla permanenza in ausiliaria decade anche qualora il militare rifiuti di accettare l’incarico assegnatogli dalla propria amministrazione durante i cinque anni transitori.
Trattamento economico
Al militare transitato in ausiliaria spetta, oltre al trattamento di quiescenza, una indennità annua lorda, pari al 50% della differenza tra il trattamento di quiescenza percepito e il trattamento economico che spetta al pari grado in servizio, dello stesso ruolo e con anzianità di servizio corrispondente, a quella posseduta dal militare all’atto del collocamento in ausiliaria.
Alla cessazione dalla posizione di ausiliaria il militare ha diritto alla riliquidazione del trattamento pensionistico tenendo conto anche del periodo trascorso in ausiliaria. Cinque anni che per legge è come se fossero stati lavorati e che consentono al personale militare di ottenere un assegno pensionistico complessivamente più elevato grazie al ricalcolo del montante contributivo.