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Oggi: 16 Dic, 2025

Mercosur: l’accordo che rischia di spaccare l’Europa e colpire l’industria

L'accordo con il Mercosur e un test per l'UE, divisa sulle condizioni da prevedere a tutela, in particolare, del settore agricolo.
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Accordo tra UE e Mercosur a rischio
Accordo tra UE e Mercosur a rischio © License Creative Commons

L’accordo tra Unione Europea (UE) e Mercosur sarà oggi al vaglio dell’Europarlamento. Nulla sembra scontato dopo che la Francia di Emmanuel Macron ha invitato la Commissione a rinviare la firma attesa per sabato 20. Per quel giorno si attende che la presidente Ursula von der Leyen voli in Brasile per siglare l’intesa con i padroni di casa, oltre che Argentina, Paraguay e Uruguay. Nascerebbe un mercato comune di 720 milioni di consumatori. Lo scetticismo di Italia e Francia e l’opposizione di Polonia e Ungheria, però, evidenziano l’esistenza di possibili vincitori e perdenti.

Accordo tra UE e Mercosur a rischio

E non è un caso che ad alzare la voce sia stata negli ultimi giorni Parigi.

I timori riguardano particolarmente il settore agricolo. Il ministro delle Finanze, Roland Lescure, chiede tre condizioni:

  • clausole di salvaguardia forti ed efficaci
  • clausole di reciprocità negli standard di produzione
  • controlli sulle importazioni

L’Italia si è espressa con il ministro per l’Agricoltura, Francesco Lollobrigida. Pur non mostrandosi contraria all’accordo tra UE e Mercosur in via di principio, ha chiesto che scattino clausole per limitare le importazioni quando dalle indagini emerge un impatto pregiudizievole sui prezzi anche solo in uno stato membro. In caso di entrata in vigore, verrebbero cancellati i seguenti dazi per le aziende europee: 35% sui ricambi di auto, 20% sui macchinari, 18% su prodotti chimici e farmaceutici, 28% sui latticini, 20% su cioccolato, 35% sui liquori e 25% sui vini.

Italia cruciale al Consiglio europeo

L’accordo era stato già raggiunto preliminarmente nel 2024, ma serve il via libera di Europarlamento e governi per entrare in vigore. Rendendosi necessari altre due eventuali votazioni in programma nei primi mesi del 2026, l’ultima parola non è ancora stata detta.

Il Belgio ha annunciato che si asterrà al Consiglio europeo. Ne consegue che la maggioranza qualificata verrà centrata solo con il voto favorevole dell’Italia. E Roma farà pesare la propria posizione, facendo eventualmente sponda con Parigi.

Forte impatto sull’agricoltura

La questione è tutt’altro che ideologica. Gli accordi commerciali rimuovono barriere tariffarie e non tra chi li sottoscrive. E questo è senza dubbio un fatto positivo sia per coloro che esportano, sia per i consumatori. I prezzi si abbassano sia per l’assenza di dazi che per l’aumentata concorrenza. Le possibili “vittime” sono i produttori locali di entrambe le parti. Ciascuna di esse soppesa benefici e costi e sottoscrive l’intesa quando i primi superano i secondi. In teoria, ci guadagnano tutti e sarebbe razionale avallare l’accordo.

Il problema, tuttavia, è duplice. In primis, di natura politica. Le categorie che temono di subire svantaggi premono sui governi per reclamare una rivisitazione dell’intesa o una sua totale cancellazione. E c’è un problema più sistemico: la concorrenza o avviene in condizioni paritarie o si traduce in una gara falsificata. Proprio l’agricoltura attira le obiezioni più severe, dato che i nostri produttori sono tenuti a seguire standard rigorosi a difesa della salute del consumatore e dell’ambiente.

Ha senso fare entrare merci per la cui produzione non siano stati seguiti tali standard? Sarebbe come darsi una zappa sui piedi.

Vincitori e vinti nei singoli stati

Da questa constatazione banale è emersa la necessità di alcuni governi come Italia e Francia di chiedere che i beni agricoli rispettino gli stessi obblighi comunitari. E come mai quello che sembra buon senso non è appoggiato da tutti? Perché per alcuni stati i benefici dell’accordo superano di certo e di gran lunga i possibili costi. Italia, Francia, Polonia, Ungheria, Paesi Bassi, Irlanda e Romania temono per i rispettivi settori agricoli. Paesi come la Germania possono permettersi di ignorare il problema, dato che più che esportare beni agricoli, sono più attivi su altri fronti come l’automotive.

Volendo estremizzare, ai tedeschi importa poco se la concorrenza sudamericana abbatterà quella europea in agricoltura. Per loro è importante vendere in Sud America più auto, macchinari, ecc. In realtà, il problema degli standard riguarda tutti nell’ottica di salvaguardare la salute del consumatore. Un pesticida vietato nell’UE non si vede per quale ragione possa essere impiegato per produrre ortaggi, frutta e verdure che importiamo. Oltre alle regole, servono maggiori controlli alle dogane. La Commissione si è impegnata ad aumentarli per verificare il rispetto delle regole. La Francia non si mostra soddisfatta e l’intesa con l’Italia può prolungare i tempi per l’approvazione definitiva.

Accordo tra UE e Mercosur test politico

Per l’UE l’accordo con il Mercosur rappresenta un test politico di straordinaria importanza per capire se le istituzioni comunitarie siano ancora in grado di onorare la parola data a terzi. Credibilità e rappresentatività sono i due punti deboli di Bruxelles. L’una senza l’altra non può andare lontano. L’eventuale bocciatura affievolirebbe ulteriormente la reputazione della Commissione nel mondo, mentre l’approvazione senza correttivi rischia di acuire le tensioni interne agli stati. E già Parigi è in fiamme e neanche a Berlino tira un’aria serena. Tutto questo con l’amministrazione Trump che mette il dito nella piaga giudicando “deboli” i leader europei.

giuseppe.timpone@investireoggi.it 

Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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