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Oggi: 05 Dic, 2025

L’Italia ha l’occasione storica imperdibile per rimodellare l’Unione Europea

L'Unione Europea perde il suo storico asse franco-tedesco su cui si è retta per decenni e l'Italia ne può approfittare per dare una svolta.
2 mesi fa
3 minuti di lettura
L'Italia si rafforza nell'Unione Europea
L'Italia si rafforza nell'Unione Europea © Licenza Creative Commons

Leggere la storia mentre la si vive è un esercizio complicato, spesso impossibile per via del coinvolgimento emotivo e persino personale. C’è stata una lunghissima fase in cui l’Italia ha dovuto indossare i panni del socio imbarazzante e finanche sgradito nell’Unione Europea. A poco è importato che fosse stata tra i sei fondatori con la CEE nel 1956. L’eterna instabilità politica, il debito pubblico esplosivo, la modestia della sua classe politica e il tracollo della Prima Repubblica ci avevano relegati a uno spazio secondario nel continente.

Italia per decenni marginale nell’Unione Europea

L’Unione Europea si è retta sull’asse franco-tedesco praticamente fino all’altro giorno.

Il Trattato di Maastricht, il Patto di stabilità, le regole di natura economica e commerciale sono stati tutti scritti a quattro mani da Berlino e Parigi. Le recriminazioni di Roma di tanto in tanto per reclamare più flessibilità sui conti pubblici o regole meno punitive per la nostra economia venivano accolte a metà tra il disinteresse e il fastidio.

L’Italia qualche contentino lo ha ottenuto in questi decenni. Romano Prodi fu presidente della Commissione europea tra il 1999 e il 2004. Mario Draghi guidò la Banca Centrale Europea (BCE) tra il 2011 e il 2019. Pur influenti, però, la sensazione è stata sempre quella che a gestire il mazzo fossero i soliti. D’altra parte, a Roma i governi duravano quanto un gatto in tangenziale. Altrove, regnava la stabilità.

Francia e Germania nel caos, Italia stabile

All’improvviso, quasi per uno scherzo del destino, le parti in commedia si sono ribaltate. L’Italia è diventato il membro dell’Unione Europeo più stabile sul piano politico e persino economico. Germania e Francia sono sprofondate nel caos. L’ordine pre-Covid è andato a farsi benedire con la guerra tra Russia e Ucraina e successivamente le tensioni con la Cina di Xi Jinping e gli USA di Donald Trump.

Il presidente Emmanuel Macron ha visto eroso il proprio consenso. E il cancelliere Friedrich Merz risulta impopolarissimo anch’egli dopo che con il predecessore Olaf Scholz si pensava si fosse toccato il fondo.

L’asse franco-tedesco nei fatti non esiste. Tra Germania e Francia è rimasta l’amicizia speciale, ma conta ben poco. L’Unione Europea prende sempre più in considerazione la voce dell’Italia, guidata da Giorgia Meloni. Il suo è il governo più stabile nell’area. A distanza di tre anni dalla nascita, il consenso appare intatto, se non in crescita. Un’anomalia che rafforza la posizione negoziale a Bruxelles. E dopo che a Parigi i governi si annunciano e si disfano alla velocità della luce, Roma ha finalmente tutte le carte per muoversi alla pari sulla scena continentale.

Messa in sicurezza del debito pubblico

In politica i vuoti sono riempiti sempre da qualcuno. E’ una legge inossidabile. Cosa potrà pretendere l’Italia che finora non ha ottenuto? Ci sono due nodi che vanno risolti una volta per tutte. E questa sembra la fase più ideale per farlo.

In tutti questi anni la nostra economia è stata danneggiata dalla crisi di fiducia verso il debito pubblico. Draghi ci ha messo una pezza azzerando i tassi di interesse e acquistando bond in misura massiccia. I mercati hanno colto il messaggio rassicurante, ma lo hanno inteso per quello che era: una fase temporanea.

Il Nord e l’Est Europa reclamano il sostegno dell’Unione Europea riguardo alla loro sicurezza territoriale. Temono che la Russia di Vladimir Putin li attacchi. Per questo hanno abbandonato ogni resistenza alle emissioni di debito comune. Pur di ricevere garanzie, sono disposti ad accollarsi i tanto prima detestati Eurobond. L’Italia non sta spingendo su questa soluzione, perché il vero problema è per noi un altro: rassicurare in maniera definitiva i mercati. Come? La BCE deve essere messa nelle condizioni teoriche di intervenire per spegnere qualsiasi tempesta finanziaria subito e senza limitazioni.

Possibile svolta BCE sul debito

Lo scudo anti-spread (TPI) messo a punto nell’estate del 2022 ha retto al rialzo dei tassi, ma oggi come oggi non si rivelerebbe in grado di stanare una crisi fiscale in Francia. Troppo condizionato e limitato per garantire gli investitori. Ora che i nostri cugini si trovano sulla nostra stessa barca e che la nostra affidabilità politica e creditizia è migliorata come non si vedeva da molti anni, siamo in grado di pretendere un cambio di passo a Francoforte. Le resistenze tedesche andrebbero a farsi benedire dinnanzi allo scenario di un tracollo della seconda economia nell’Unione Europea.

La questione di cui sopra non è l’unica che l’Italia può finalmente affrontare a Bruxelles. La destabilizzazione geopolitica provocata dalla Francia di Nicolas Sarkozy in Nord Africa ha alimentato gli sbarchi di centinaia di migliaia di clandestini. L’insicurezza nelle città di tutta Europa monta. Fino a qualche tempo fa, la solidarietà verso Roma nella lotta all’immigrazione clandestina era nulla. Anzi, l’Italia veniva ipocritamente tacciata di razzismo. Ora che la NATO si sta rilanciando a colpi di spese per il riarmo, il nostro Paese può reclamare la guida del “fronte sud”, la cui tutela passerebbe anche per i controlli delle partenze da Libia e Tunisia.

Unione Europea meno franco-tedesca

Ricordiamo che il collasso geopolitico dell’Italia subì un’accelerazione nel 2011, proprio quando Roma perse il controllo della Libia di Gheddafi. E il collasso della Francia sta arrivando con la perdita del controllo di tutta l’Africa sub-sahariana, quella cosiddetta Françafrique conquistata pezzo dopo pezzo da Russia e Cina. Il rilancio dell’Italia nell’Unione Europea passerà, dunque, dalla messa in sicurezza del proprio debito pubblico e dei confini nazionali. Successivamente, spetterà a tutte le regolamentazioni che hanno contribuito a devastare la nostra industria, tra cui Green Deal e banche. E in ciò avrebbe il sostegno delle stesse Parigi e Berlino, pentite di avere assecondato follie ambientaliste e fanatismi tecnocratici.

giuseppe.timpone@investireoggi.it 

 

Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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