Dopo Germania, Spagna e Inghilterra, l’Italia è il Paese europeo dove si contano maggiori iniziative di coworking. La nuova frontiera della condivisione degli spazi di lavoro permette ai freelance di risparmiare sui costi di gestione di un ufficio e al tempo stesso di inserirsi in un ambiente dinamico rendendo meno alienante un’attività che spesso costringe a trascorrere ore di fronte al pc. Nel nostro Paese mancano i fondi pubblici per sostenere il coworking e sono poche le aziende e i capitalisti disposti ad investire in questo settore ma esiste tra i liberi professionisti una sorta di tacito accordo di solidarietà per fronteggiare insieme crisi e pressione fiscale e portare avanti progetti e idee creative.

Come nasce il coworking e perché stenta a decollare

Nel 2005 Brand Neuberg, programmatore della Silicon Valley, lanciò un progetto di coworking per poter portare avanti la sua attività freelance. Lavoro autonomo troppo spesso significa solitudine: ore e ore passate davanti ad uno schermo senza contatti umani rischiano di diventare alienanti.  Lo spazio di lavoro condiviso nasce proprio dall’obiettivo di garantire interazione sociale ai liberi professionisti, oltre a rappresentare un indubbio risparmio dal punto di vista economico. Non basta infatti un grande ufficio con scrivanie e una cucina per fare un coworking: esistono addetti incaricati di favorire l’interazione e un clima di lavoro rilassato e collaborativo. L’esperimento pilota però si dimostrò un fallimento: dopo appena un anno Spiral Muse chiuse. Ma Neuberg aveva dato il via ad una nuova concezione di lavoro autonomo. La maggiore differenza rispetto ad uno studio associato è che si riuniscono professionisti con competenze e ambiti di lavoro diversi che non dividono solo mq e servizi in ufficio ma puntano anche ad uno scambio personale. Tuttavia esistono anche coworking tematici (in cui viene ammessa una cerchia ristretta di professionisti).

Come aprire un ufficio coworking: le regole perché funzioni

Attualmente, secondo i dati pubblicati dalla rivista di settore Deskmag, nel mondo si contano 1.779 uffici condivisi secondo questo schema.

Il boom si è concentrato soprattutto nell’ultimo anno (+93%). Il coworking è una realtà particolarmente consolidata negli Stati Uniti, dove ci sono 684 uffici di questo tipo. In Europa la Germania è la nazione che ne conta di più (167), seguita da Spagna (114), Gran Bretagna (98) e Italia con 72. A prestarsi ad ospitare questa realtà sono soprattutto le grandi città: Berlino, Londra ma anche Milano. Il progetto attira soprattutto giovani freelance, di età compresa tra i 28 i 38 anni. I risultati finora premiano la ratio del coworking: secondo i dati di Deskmag il 93% dei coworker ha allargato la sua cerchia di contatti sociali e in più della metà dei casi è anche aumentata la produttività. Oltre all’aspetto prettamente lavorativo bisogna considerare la condivisione di attività: spesso vengono organizzati workshop p attività di socializzazione.