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Oggi: 15 Dic, 2025
intervista adc Gianluca Tartaro
Foto © Investireoggi

L’IA (intelligenza artificiale) tra commercialista, fisco e contribuente: intervista a Gianluca Tartaro (presidente ADC)

L'intelligenza artificiale entra negli studi e nel rapporto tra fisco e contribuenti. L'intervista al Presidente ADC Gianluca Tartaro
1 ora fa
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Dall’automazione degli adempimenti alle nuove responsabilità professionali: come cambia il rapporto tra fisco, contribuenti e professionisti nell’era dell’AI. Lo abbiamo chiesto al presidente dell’ADC (Associazione Dottori Commercialisti), Gianluca Tartaro.

Introduzione e scenario

Presidente, negli ultimi tempi l’Intelligenza Artificiale è entrata con forza anche nel mondo fiscale. Qual è, dal suo punto di osservazione, lo stato reale della digitalizzazione negli studi dei commercialisti italiani?

I commercialisti italiani utilizzano già in modo significativo strumenti di Intelligenza Artificiale nel proprio studio. Da sempre siamo abituati ad abbracciare (con le necessarie cautele) le nuove tecnologie a supporto della professione. Si pensi alla questione del telematico o, più recentemente, alla fatturazione elettronica.

Siamo sempre stati aperti a nuovi scenari tecnologici. Mai, però, considerando l’avvento delle nuove prospettive tecnologiche come sostitutive della preparazione e della formazione. La professione non può vivere soltanto di logaritmi: ha bisogno di contenuti, di radici, di spessore.

Molti contribuenti pensano che “faranno tutto le app”. È una percezione fondata o si rischia un’illusione pericolosa?

Resta, ed è, una pericolosa illusione. Senza l’innesto nella profondità culturale di chi ha attraversato formazione, analisi sociale, economica e culturale, l’IA rischia di restare monologo. Per diventare di ausilio, ha bisogno di un visione critica che l’accompagni. E quella visione non può essere composta solo da fedelissima ed incondizionata fiducia: serve una nuova intelligenza, visione diversa, competenza capace di allargare il campo oltre i confini della professione canonicamente intesa. Solo così la forza dell’IA può trasformarsi in un progetto collettivo a supporto delle menti (umane).

IA come strumento di supporto al professionista

Quali attività quotidiane dello studio professionale, secondo Lei, l’AI può realmente semplificare (contabilità, precompilata, alert scadenze, controllo documenti)?

Ho timore che l’IA (verso la quale, personalmente, sono sufficientemente votato) sia considerata una sorta di panacea del lavoro dei professionisti nei propri studi.

E’ vero, siamo di fronte a un bivio strategico. L’Intelligenza Artificiale sta agendo come un acceleratore che sta spingendo la digitalizzazione da un livello basico (es. l’invio telematico) a un livello avanzato (data analysis, ad esempio). Si tratta di cogliere, con visione critica ed attenta, questa opportunità per ridefinire il proprio ruolo come consulente indispensabile per le aziende e non solo dedito ad adempimenti e scadenze fiscali.

Al contrario, quali compiti non possono essere automatizzati perché richiedono giudizio umano, competenze interpretative e responsabilità professionale?

Negli studi dei commercialisti l’IA può automatizzare un “calcolo” e, forse, una “ricerca” massiva, ma non può e non potrà sostituire i compiti che richiedono almeno tre componenti fondamentali: giudizio umano, competenze interpretative e responsabilità professionale. Giusto per citare un esempio: l’IA può calcolare indici di bilancio e individuare segnali di crisi ma il giudizio Umano è necessario per valutare i fattori non numerici (es. cambi imminenti nel management, trattative commerciali in corso, impatto di una crisi geopolitica specifica) per esprimere una stima qualificata sulla reale capacità dell’azienda di continuare a operare nel futuro. È un’analisi critica ed una assunzione di responsabilità che va oltre il dato.

Rischi per il contribuente

L’utilizzo di strumenti automatici genera spesso risultati “probabili” più che certi. Quali rischi corre un contribuente che affida la propria dichiarazione dei redditi a sistemi AI senza controllo umano?

Per risponderle voglio ripercorrere ed affidarmi ad un articolo che ho letto ultimamente perché inviatomi da una persona che da sempre è portatore di riflessioni profonde sul ruolo dell’IA. Ebbene, in quell’articolo si parlava della capacità dell’IA di fare “mea culpa”. Si partiva dall’assunto che l’IA fosse anche “addestrata a mentire”. Nel funzionamento dell’intelligenza artificiale generativa si sta cercando, in taluni casi, di rendere questi sistemi più affidabili insegnando loro a confessare le proprie bugie. Ebbene è proprio da questo pensiero che si sono sviluppate riflessioni. Seppure l’IA fosse addestrata a confessare le proprie impostazioni informatiche, come potrebbe prescindersi dal considerare il fatto che potrebbe anche esistere l’addestramento alla “menzogna della confessione”?

Da qui la naturale risposta: deve essere presente costantemente il controllo umano del professionista che opera, per il bene del suo assistito, con visione critica e preparata.

E quali, invece, i vantaggi che il contribuente potrebbe avere dall’uso dell’AI negli studi professionali?

I vantaggi sono significativi e vanno ben oltre la semplice velocità. Mi vengono in mente due concetti: efficienza ed accuratezza, ad esempio. Oppure riduzione del margine di errore umano su attività ripetitive oppure anche una più attenta identificazione di anomalie.

Impatto sul ruolo del commercialista

L’IA riduce gli adempimenti ma aumenta la complessità normativa. Il ruolo del commercialista si sposterà sempre più dalla compilazione alla consulenza strategica?

Assolutamente si. Non si “sposterà”, si è già spostato. L’attività del commercialista è già da tempo sulla via della consulenza strategica aziendale. Lo era già da tempo e non veicolata dalla intelligenza artificiale.

Quali nuove competenze deve avere il professionista per restare competitivo e soprattutto utile al contribuente?

Se si parla di competenze direi le stesse che ha da sempre. Le medesime competenze fatte di cultura, preparazione formazione ed aggiornamento che da sempre ha perseguito.

L’IA è strumento, come un qualsiasi altro “software” che popola da sempre gli studi dei commercialisti.

Fisco digitale e rapporto con l’Amministrazione

L’Agenzia delle Entrate sta potenziando sistemi di incrocio dati, precompilate “intelligenti” e analisi predittiva. L’AI può migliorare davvero il rapporto tra contribuente e Amministrazione o aumenterà il contenzioso?

Difficile rispondere a questa domanda in quanto non conosciamo come l’AdE intenderà potenziare, mediante l’IA, i sistemi di analisi dei dati che riceve. In ogni caso ritengo si possa assimiliare, mentalmente, a quello che accade, ad esempio, in tema di accertamenti induttivi ove si ricostruisce il reddito per via indiretta, attraverso presunzioni, indizi e dati esterni.

Quale dovrebbe essere, secondo l’ADC, un uso etico e responsabile dell’AI da parte del Fisco? Quali garanzie chiedete per i cittadini?

L’Unione Europea, è noto, ha introdotto una regolamentazione completa (l’AI Act) e l’Italia ha avviato il processo per recepirla. In ogni caso, e non è un concetto astratto, i sistemi devono essere sicuri, trasparenti, equi e rispettosi dei diritti umani.

La legge sull’IA e il nuovo Codice deontologico dei Commercialisti.

Dopo l’entrata in vigore della legge n. 132/2025 sull’intelligenza artificiale, il CNDCEC è intervenuto con due documenti per fornire importanti indicazioni alla categoria. Da ultimo l’aggiornamento del codice deontologico. Il nuovo art. 21 del Codice deontologico stabilisce che l’IA può essere utilizzata solo come supporto all’attività professionale e non può sostituire la valutazione intellettuale del commercialista. Come definirebbe, in termini pratici, il confine tra “attività strumentale” delegabile all’IA e “valutazione professionale” che rimane insostituibile?

Non è necessario, a mio parere, definire dei confini. Il Codice ne disegna i binari entro i quali il commercialista deve muoversi. Ma forse, a ben vedere, anche quando utilizziamo, a supporto, banche dati legislative per studi e ricerche di varia natura non possiamo prescindere da competenza, diligenza, qualità, indipendenza e autonomia della prestazione. Sempre verificando attentamente le fonti e la veridicità dei dati emersi. L’esito della prestazione professionale è, e resta, sempre il risultato della nostra attività intellettuale.

Secondo quanto previsto dal nuovo Codice Deontologico, le violazioni delle nuove norme sull’uso dell’IA possono comportare la sospensione da tre a sei mesi. Non teme che una sanzione così severa possa generare timore nell’adozione dell’AI, rallentando l’innovazione? Oppure ritiene che fosse necessario un deterrente forte per tutelare il contribuente?

E’ necessario, innanzitutto, che il commercialista sia profondo conoscitore dello strumento che sta utilizzando. Le “sanzioni”, per chi conosce, non possono costituire un freno. Con le dovute e necessarie cautele, l’IA dovrà diventare uno strumento da utilizzare con la stessa maestria di un bisturi chirurgico: potrà essere di ausilio o, se male utilizzato, fare male. Questa attenzione “etica” deve albergare (come in effetti già è) in tutti i commercialisti.

Prospettive future

L’introduzione dell’AI potrebbe ampliare ulteriormente il divario tra grandi studi strutturati e piccoli professionisti. Come evitare che parte della categoria resti indietro?

Non ritengo sia possibile effettuare distinzioni di sorta. I concetti per un utilizzo etico e responsabile dell’IA valgono sia per i grandi studi strutturati che per i singoli professionisti.

In conclusione: L’AI è più un’opportunità o una minaccia per il commercialista e per il contribuente? E quale ruolo intende avere l’Associazione, che Lei rappresenta, per guidare questa transizione?

Certamente è un’opportunità. Altrettanto certamente è uno strumento da utilizzare con attenzione e conoscenza. ADC non si è mai tirata indietro rispetto alle nuove frontiere professionali. Ed anzi ha sempre cercato di agevolare i propri iscritti ed i Colleghi mediante organizzazione di incontri che consentissero di approfondire la conoscenza dei nuovi strumenti con occhio vigile e critico.

Pasquale Pirone

Dottore Commercialista abilitato approda nel 2020 nella redazione di InvestireOggi.it, per la sezione Fisco. E’ giornalista iscritto all’ODG della Campania.
In qualità di redattore coltiva, grazie allo studio e al continuo aggiornamento, la sua passione per la materia fiscale e la scrittura facendone la sua principale attività lavorativa.
Dottore Commercialista abilitato e Consulente per privati e aziende in campo fiscale, ha curato per anni approfondimenti e articoli sulle tematiche fiscali per riviste specializzate del settore.

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