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Oggi: 05 Dic, 2025

I contributi che non fanno la pensione: la Gestione separata INPS finisce nel mirino

La gestione separata INPS cresce rapidamente, ma le pensioni dei professionisti restano basse e il futuro previdenziale preoccupa
4 settimane fa
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pensione 64 anni
Foto © Licenza Creative Commons

Negli ultimi anni la gestione separata INPS è diventata il punto di riferimento per una parte sempre più ampia dei lavoratori autonomi italiani privi di cassa professionali.

I dati contenuti nel primo Rapporto sui professionisti di Confcommercio, presentato il 6 novembre scorso, mostrano una crescita significativa: tra il 2015 e il 2024 il numero degli iscritti è aumentato del 68%, con un vero e proprio boom tra le donne, che segnano un incremento del 91%.

Oggi le lavoratrici rappresentano quasi la metà degli iscritti, il 47%, e l’età media rimane stabile intorno ai 44 anni. Nel 2024 i professionisti che operano esclusivamente all’interno della gestione separata sono 436 mila, un numero quattro volte superiore a quello dei lavoratori “concorrenti”, pari a 107 mila.

Il totale complessivo arriva così a 544 mila iscritti.

Tuttavia, dietro a questi numeri apparentemente positivi, si nasconde un problema strutturale che mette a rischio il futuro previdenziale di migliaia di lavoratori: la pensione dei professionisti iscritti alla gestione separata INPS rischia di essere molto più bassa rispetto ai redditi percepiti durante la vita lavorativa.

Iscritti gestione separata INPS: pensioni dimezzate per chi lavora in autonomia

Il nodo principale è quello della sostenibilità delle pensioni. Le simulazioni previdenziali presentano uno scenario tutt’altro che rassicurante. Un lavoratore autonomo, con iscrizione alla gestione separata INPS, che inizia a versare i contributi a 30 anni e va in pensione a 67 può aspettarsi un tasso di sostituzione lordo — cioè il rapporto tra l’ultimo reddito e l’importo della pensione — intorno al 45-46%. In pratica, questo significa che il professionista riceverà meno della metà del reddito che percepiva durante l’attività.

Se si considera il valore netto, ossia al netto delle imposte, la percentuale scende ancora: circa il 40% per chi ha redditi medi.

E la situazione peggiora per coloro che entrano più tardi nel sistema contributivo. Un iscritto che inizia a versare a 35 anni, ad esempio, può arrivare a percepire solo tra il 37% e il 41% dell’ultimo reddito, una cifra che mette in evidenza l’enorme distanza tra l’attività professionale e la futura rendita previdenziale.

Contributi e prestazioni della gestione separata INPS: un equilibrio precario

Dal punto di vista dei contributi, si registra una stabilità apparente nelle aliquote medie. Tuttavia, l’equilibrio economico della gestione separata INPS nasconde alcune criticità.

La quota aggiuntiva dello 0,72%, che serve a finanziare prestazioni come maternità, malattia e assegni familiari, ha visto un forte aumento delle erogazioni: in soli sei anni queste prestazioni sono cresciute del 50%, arrivando ad assorbire circa un terzo delle contribuzioni complessive.

Ciò dimostra che, pur versando regolarmente i contributi, molti professionisti ricevono prestazioni sociali inferiori rispetto a quanto pagato. Questa disparità tra ciò che si versa e ciò che si ottiene è diventata uno dei punti più discussi nel dibattito sulla gestione separata.

Le parole di Confcommercio: un divario da colmare

A sottolineare la gravità della situazione è Anna Rita Fioroni, presidente di Confcommercio Professioni, che parla apertamente di un “divario strutturale” tra le prestazioni di welfare e i contributi versati.

Secondo Fioroni, i professionisti iscritti in via esclusiva alla gestione separata INPS ricevono tutele minori rispetto a quanto dovrebbero: le indennità per ricovero ospedaliero, malattia, maternità, paternità e congedo parentale risultano nettamente inferiori alle somme versate all’Istituto.

Il problema principale, però, riguarda la pensione. Fioroni evidenzia la necessità di intervenire con strumenti di integrazione previdenziale, perché l’attuale sistema non garantisce un reddito adeguato al termine della carriera lavorativa. Senza interventi strutturali, la prospettiva è quella di una generazione di professionisti destinata a una vecchiaia economicamente fragile, nonostante anni di contributi regolarmente versati.

Verso una nuova consapevolezza previdenziale per la gestione separata INPS

Il quadro delineato dal rapporto e dai dati dell’INPS pone l’accento su una questione fondamentale: la gestione separata INPS, pur avendo permesso l’inclusione di molti lavoratori autonomi privi di una cassa previdenziale specifica, si sta rivelando insufficiente a garantire una pensione dignitosa.

Molti iscritti, soprattutto giovani e donne, si trovano quindi a dover riflettere sulla necessità di costruire percorsi di integrazione previdenziale privata o su altre forme di tutela, per evitare di ritrovarsi con pensioni troppo basse rispetto al tenore di vita mantenuto durante la vita lavorativa.

Il tema non riguarda solo la sostenibilità economica del sistema, ma anche una questione sociale e generazionale: chi entra tardi nel mercato del lavoro e ha redditi discontinui rischia di non accumulare un montante contributivo sufficiente, aggravando ulteriormente il divario tra generazioni.

Riassumendo

  • Crescono gli iscritti alla gestione separata INPS, soprattutto tra le donne.
  • Le pensioni dei professionisti risultano molto inferiori ai redditi da lavoro.
  • Il tasso di sostituzione medio scende fino al 40% per redditi medi.
  • Redditi complessivi in aumento, ma media ferma a 18mila euro annui.
  • Le prestazioni sociali restano inferiori ai contributi versati dagli autonomi.
  • Necessario rafforzare la gestione separata INPS con strumenti integrativi previdenziali.

Pasquale Pirone

Dottore Commercialista abilitato approda nel 2020 nella redazione di InvestireOggi.it, per la sezione Fisco. E’ giornalista iscritto all’ODG della Campania.
In qualità di redattore coltiva, grazie allo studio e al continuo aggiornamento, la sua passione per la materia fiscale e la scrittura facendone la sua principale attività lavorativa.
Dottore Commercialista abilitato e Consulente per privati e aziende in campo fiscale, ha curato per anni approfondimenti e articoli sulle tematiche fiscali per riviste specializzate del settore.

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