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Oggi: 05 Dic, 2025

Come la Germania vanta un credito di 130 miliardi con la BCE

La Germania resta a credito con la Banca Centrale Europea (BCE) per circa 130 miliardi di euro. Questo è il peso della Bundesbank.
2 settimane fa
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Germania sempre a credito con BCE
Germania sempre a credito con BCE © Licenza Creative Commons

Lo spread non è all’apparenza più un problema nell’Eurozona, con i mercati sovrani a livelli di frammentazione minimi sin dal 2007. Paesi che sfiorarono il default come la Spagna nel 2012, oggi offrono rendimenti decennali di appena mezzo punto percentuale in più rispetto alla Germania. Italia e Francia svettano con +75 punti, tre quarti di punto percentuale. Numeri da sogno nel decennio scorso. E dire che la Banca Centrale Europea (BCE) ha azzerato il suo sostegno, uscendo dai programmi monetari noti come Quantitative Easing (QE) e PEPP. E se vi dicessimo che la Germania vanta un credito di ben 130 miliardi di euro con l’istituto?

Dove nasce il credito della Germania

Per spiegare questa vicenda, dobbiamo tornare a QE e PEPP.

Furono due programmi di acquisto di bond, principalmente sovrani. Il secondo venne varato ad inizio pandemia, nel marzo del 2020. Cessò esattamente dopo due anni. Il primo durò dal 2015 fino al 2022. Entrambi hanno smesso anche di reinvestire i proventi delle scadenze. Ne consegue che gli asset detenuti nel portafoglio della BCE stiano riducendosi di mese in mese. All’inizio dell’anno con il QE ammontavano a quasi 2.310 miliardi, mentre ad ottobre erano scesi a 2.083 miliardi.

Italia ancora in lieve debito con BCE

Dai dati della BCE risulta che i BTp in portafoglio ammontassero a 322,5 miliardi con il QE e a 253,4 miliardi con il PEPP, rispettivamente al 15,5% e 17,3% dei due programmi. La quota teorica spettante all’Italia è del 16%, anche se con il PEPP non esiste un vincolo formale. Possiamo affermare, quindi, che l’Italia possa reclamare ancora acquisti netti per 10,4 miliardi con il QE.

Al contrario, risulta favorita ancora con il PEPP per 19 miliardi. Il saldo complessivo per noi sarebbe a debito di 8,6 miliardi, nel senso che la BCE avrebbe titolo per ridurre i BTp in portafoglio per tale valore se perseguisse l’assoluta neutralità.

Francia e Spagna in attivo

Quanto alla Francia, i suoi bond incidono per il 19,9% del portafoglio QE e il 18,3% del PEPP contro una quota teorica del 20%. Questo porta a desumere che Parigi resti a credito con la BCE rispettivamente di 2 e quasi 25 miliardi. Totale: 27 miliardi. Nel caso di allarme spread, Francoforte potrebbe intervenire anche senza scomodare subito altri strumenti come il TPI.

Felice anche la situazione della Spagna. I suoi Bonos pesano per l’11,7% con il QE e l’11,6% con il PEPP contro una quota teorica dell’11,8%. Il saldo complessivo resta a credito di 5 miliardi. Ma è la Germania a vantare con la BCE un credito monstre. I Bund incidono per solamente il 23,2% del portafoglio QE e il 22,6% del PEPP. A loro spetterebbe il 26,6% degli acquisti. Facendo un rapido calcolo, i titoli di stato tedeschi risultano sotto-acquistati per 71 miliardi e 58,6 miliardi rispettivamente. Totale: quasi 130 miliardi.

Bundesbank principale soggetto creditore

Spesso ci chiediamo perché la voce di alcuni governatori pesi più di altre nel board di Francoforte. Ebbene, oltre a rispecchiare economie più grandi, la Bundesbank è anche principale soggetto “creditore”.

Mentre la maggior parte delle altre banche centrali riflette mercati dei bond assistiti dalla BCE, quella tedesca veste i panni di colei che ha pagato da bere a tutti. Il credito da 130 miliardi vantato dalla Germania resterà anche nei prossimi anni il principale asset spendibile da Berlino nelle trattative europee ai vari tavoli negoziali.

Germania a credito, spread effettivo più alto

Questi numeri dicono anche altro. Lo spread effettivo tra Germania e resto dell’Eurozona sarebbe più elevato. Se i Bund soffrissero prossimamente, magari a seguito dell’aumento del debito tedesco per finanziare riarmo e investimenti, la BCE disporrebbe di grossi margini per placarne i rendimenti. Il credito della Germania potrebbe rimanere inesatto per sempre o essere anche solo parzialmente reclamato da Berlino (dietro le quinte) per ragioni di natura fiscale. A nessuno, però, oggi interessa riportare in auge tensioni sui mercati sopite dopo anni di doloroso spread alle stelle.

giuseppe.timpone@investireoggi.it

 

 

 

 

 

 

 

Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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