FTSE Mib Futures Y SOPRAVVISSUTI di Idee e grafici. parte seconda (1 Viewer)

dondiego49

Forumer storico
non so più cosa dire ultima spiaggia per oggi quel supporto se non tiene son azzi amari


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che dici vanno a chiudere quel gap?
è ancora tropo lontano credo che son oltre 2% mi sembra tropo ..in totale sopra 3% abondante con quello già fato
 

dondiego49

Forumer storico
Banche,nuovo salvataggio di sistema? Scatta la patrimoniale sui conti correnti
I costi che le banche scaricano sui clienti. Ecco quanto sono aumentati i c/c
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VENETO BANCA, GARANZIA STATALE SU NUOVI BOND PER 1,4 MILIARDI/ Veneto Banca ha ricevuto oggi dal ministero dell'Economia e delle Finanze la comunicazione che il decreto con il provvedimento di concessione della garanzia dello Stato su ulteriori emissioni obbligazionarie per un importo fino a 1,4 miliardi di euro e' stato registrato alla Corte dei Conti. Vista questa comunicazione, la Banca ha pertanto avviato le attivita' propedeutiche necessarie per la successiva emissione di tali titoli garantiti che contribuiranno a rafforzare il profilo di liquidita' del Gruppo Veneto Banca aumentandone la counterbalancing capacity. La domanda per avere la garanzia statale all'emissione era stata presentata il 23 marzo scorso.

Il settore bancario italiano continua ad attraversare una fase critica, soprattutto per quanto riguarda la storicamente modesta redditività che in questi anni non è certo migliorata, complice lo scenario di tassi nominali schiacciati sui minimi storici nonostante riferimenti sempre più frequenti alla possibilità che la Bce rallenti prima e interrompa poi i suoi acquisti di bond sul mercato (“quantitative easing”) e che la risalita dell’inflazione possa alla fine far risalire i tassi d’interesse su cui le banche (e le assicurazioni) lavorano. Come fare per ovviare a questo stato di cose, che si somma alle richieste di “solidarietà” avanzate alle banche sane a vantaggio di istituti risolti (le quattro “good bank”) o in forte crisi (Mps e le due ex popolari venete in primis)?



Investendo in innovazione e diversificando la propria offerta di servizi e prodotti, ma anche, secondo l’accusa di Adusbef, aumentando indiscriminatamente i costi per la clientela, tanto che l’espressione “patrimoniale sui conti correnti” è sempre più utilizzata. Secondo il presidente della storica associazione dei consumatori, Elio Lannutti, sarebbe forse meglio definire questo fenomeno come un “prelievo forzoso”. Infatti se per Banca d’Italia la spesa effettiva di gestione di un conto corrente “rappresentativo”, sarebbe diminuita del 3,4% l’anno, attestandosi a 77 euro, per Adusbef “i costi dei conti correnti a pacchetto, la cui media di spese per commissioni per le maggiori banche quali Intesa Sanpaolo, UniCredit, Mps, Banco Bpm, Ubi Banca, Bnl-Bnp Paribas e Cariparma-Credit Agricole” sono parecchio differenti.

In media, spiega l’associazione, questo tipo di pacchetti “prevede un canone annuo carta di credito di 33,40 euro, un costo per bonifico allo sportello in contanti di 5,75 euro, per il pagamento utenze per cassa di 4,71 euro, per bonifico allo sportello con addebito in conto di 4,93 euro, mentre il prelievo bancomat su altra banca costa mediamente 1,87 euro, l’elenco movimenti allo sportello 0,73 euro, il pagamento utenze online 1,20 euro, un bonifico online su altra banca 1,07 euro, il prelievo di contanti allo sportello 0,66 euro”. In tutto si arriverebbe così a 159 euro, ma non è tutto qui, visto che i conti correnti a listino, senza pacchetti o convenzione, arriverebbero a costare 318 euro l’anno, “contro una media di 114 euro dell’Ue” sottolinea Lannutti, che poi rincara la dose ricordando anche “le manovre fraudolente sulla pelle dei clienti, costretti a pagare gli errori dei banchieri e una gestione truffaldina del credito e del risparmio, l’omessa vigilanza che ha generato dissesti bancari” il cui conto è salito “a 108 miliardi di euro negli ultimi 20 anni”.

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I costi che le banche scaricano sui clienti. Ecco quanto sono aumentati i c/c
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Il fenomeno non è del resto nuovo: già a fine settembre 2016, Ubi Banca, UniCredit e Banco Popolare avevano provveduto ad alzare i costi di gestione dei conti correnti, per andare a recuperare i contributi versati al Fondo Nazionale di Risoluzione delle crisi bancarie, “creato dalla Banca d’Italia per salvare in extremis le quattro ex bad bank (ora good bank) CariFerrara, Banca Etruria, Banca Marche e CariChieti”. Banche “che non sono fallite, di fatto, contrariamente ai loro risparmiatori azionisti e obbligazionisti “azzerati” in base alla procedura di bail-in” aggiunge l’Adusbef.

Morale della favola: se tutti gli indicatori e le indagini “hanno accertato un rincaro di costi, spese e commissioni dei conti correnti, aumentati per famiglie con operatività media (228 operazioni all’anno) del 13% in dodici mesi”, mentre l’Isc, Indicatore sintetico di costo annuo, “è passato in media da 127,50 euro del gennaio 2016 ai 144,70 attuali del gennaio 2017, appesantendo perfino la versione online dei conti tradizionali, ancora di più rincarata, da 98,70 a 115,60 euro (+17%)”, come fa la Banca d’Italia a sostenere che i costi dei conti correnti sono addirittura calati? Si deve forse indorare la pillola ai risparmiatori italiani per evitare di parlare delle debolezze di un sistema che per troppi decenni ha prosperato al riparo da ogni forma di concorrenza, forte dei legami con la politica a livello locale e nazionale e delle colpe di chi ha permesso tutto questo? A pensar male si fa peccato, dicono, ma a volte ci si becca.

Luca Spoldi
 

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