Petrolio: si attende l'Opec, ma il panorama è già cambiato
FINANCIAL TREND ANALYSIS, PUBBLICATO: 5 ORE FA
Seduta volatile per il petrolio in attesa degli esiti della riunione odierna dell'Opec che potrebbe sancire un'estensione dei tagli coordinati della produzione dalla scadenza attuale di giugno fino al marzo 2018.
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Seduta volatile per il
petrolio *in attesa degli esiti della riunione odierna dell'Opec
che potrebbe sancire un'estensione dei tagli coordinati della produzione dalla scadenza attuale di giugno fino al marzo 2018. Una proroga di *nove mesi *sembra più probabile di quella da 12 mesi che altri hanno ipotizzato. L'operazione dell'Opec coinvolge come noto anche la *Russia, che non fa parte del cartello.
I tagli coprono Il future sul *Brent *sull'Ice cede adesso lo 0,5% e si riporta a 53,69 dollari mentre quello sul *WTI *segna un calo dello 0,72% a 51,01 dollari. Poche ore fa entrambi i derivati guadagnavano invece più di un punto percentuale.
La crescita dello
shale oil americano, abbinata al *taglio della produzione del cartello, *ha già ridisegnato il panorama mondiale degli approvvigionamenti.
Come segnala oggi Bloomberg e come hanno evidenziato diversi osservatori nei giorni scorsi, l'
export di petrolio del cartello dell'Opec in America è sceso rapidamente *e ormai gran parte delle *importazioni Usa *di greggio provengono da *Messico *e *Canada.
L'obiettivo del cartello dei produttori e della Russia si è spostato sulla *Cina *e su altri consumatori, mentre la produzione di shale oil continua a crescere.
Proprio l'indipendenza energetica e la rivoluzione di un export crescente di petrolio e gas sembrano sempre di più le
priorità di Washington. In questo contesto si inquadra la proposta di Trump di vendere una buona parte delle *riserve strategiche di petrolio *per finanziare gli investimenti e i tagli alle imposte previsti.
Il Washington Post evidenzia che il budget proposto dalla Casa Bianca chiede una *vendita di altri 270 milioni di barili di petrolio *nel prossimo decennio, con l'obiettivo di incassare qualcosa come *16,6 miliardi di dollari *e di ridurre sotto quota 300 milioni di barili le riserve poste oggi a circa 688 milioni di barili.
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E' in parte una conseguenza naturale del nuovo bilancio energetico Usa, ma si confronta anche con la volontà per niente ambientalista di promuovere la produzione tramite la fratturazione idraulica delle rocce (il
fracking *degli scisti) e tramite nuove perforazioni nelle *riserve naturali dell'Alaska. La produzione a stelle e strisce è già cresciuta del 10% dalla metà dello scorso anno fino a 9,3 milioni di barili di petrolio al giorno e perforare in Alaska potrebbe aggiungere nuovo greggio al portafoglio americano con l'obiettivo di esportare e competere in Cina e in altri mercati di consumo.
In questo contesto l'Opec riprogettare le proprie strategie, ma il suo ruolo non è in discussione e presto, considerando la crescita dell'output USA, si potrebbero registrare nuovi eccessi di offerta di petrolio capaci di far precipitare ancora i prezzi del petrolio.
(GD -
www.ftaonline.com)