VORREI AVERE LA STESSA CALMA DEL MIO CANCELLO AUTOMATICO (1 Viewer)

DANY1969

Forumer storico
:d:
Buona settimana a tutti :)
E anche Pasqua è passata... adesso non ci sono più scuse... la dieta per la prova costume non può più essere rimandata :d::brr:

Altra foto d'archivio sui parchi americani - Horsehoe Canyon (Utah) :)

Immagine26.jpg
 

DANY1969

Forumer storico
senza nulla togliere ,
ma io personalmente preferisco il Parco dell'Adamello - Brenta

beh... sono panorami differenti... ognuno con il suo fascino;)
Sulle dolomiti ci vado da 30 anni e le foto le avevo già postate tempo fa:d:.. così ho optato per quello di mio fratello :)

Scorcio del Brenta :)
Panorama 38.JPG
 

Val

Torniamo alla LIRA
Quando leggo di questi accadimenti, mi chiedo se siamo realmente in Italia.

"Neanche al peggior mafioso viene vietato di tornare a dormire a casa sua e coi suoi figli per un eventuale problema di luci e addobbi natalizi."
Mi sembrano provvedimenti esagerati".

È con queste parole che Matteo Salvini si è schierato a fianco del sindaco di Pinzolo,
colpito da un provvedimento di divieto di dimora in quanto indagato per turbativa d'asta e peculato.

Il ministro dell'Interno ha fatto così visita al primo cittadino Michele Cereghini,
ex giocatore di hockey in carica dal 2015 ed eletto con una lista civica.

Il vicepremier leghista lancia poi un attacco alla magistratura e afferma:
"Non so se sia un caso che mentre il centrodestra, e soprattutto la Lega, vincono e convincono in Trentino e in Italia, ci siano iniziative giudiziarie di questo genere".

Il primo cittadino, unitamente ad un assessore del comune rendenese e a esponenti dell'azienda di promozione turistica della località trentina,
saranno interrogati per un appalto da 100 mila euro per il noleggio e l'installazione delle luminarie natalizie avvenuto nell'inverno scorso.

"Rispetto il lavoro dei giudici, spero che facciano in fretta e spero che il sindaco di Pinzolo che conosco
come una bravissima persona possa dormire a casa sua con la sua famiglia e con i suoi figli il prima possibile
perchè mafiosi e i camorristi sono altri e non stanno a Pinzolo".
 

Val

Torniamo alla LIRA
Quando Greta Thumberg si toglie il cappello mentre parla con una persona starebbe utilizzando un "messaggio in codice".

È questa la tesi portata avanti dal filosofo che su Facebook ha condiviso un video dello psichiatra belga Marc Reisinger.

Greta si trovava a Stoccolma. Era aprile quando la piccola paladina dell'ambiente inizia a parlare con lo studioso Reisinger.
La bimba annuisce. Poi a un certo punto si toglie il cappello. In quel momento la conversazione viene interrotta da una donna.

"Messaggio in codice della piccola Greta, togliere il cappello per segnalare che ci sono domande scomode.
Così arriva l'addetto stampa a togliere d'impiccio. Et voilà, il funzionamento del burattino".
 

Val

Torniamo alla LIRA
E purtroppo, siamo realmente in Italia. Uno si rifiuta di dare le impronte
e questo lo lascia libero. Senza sapere chi è ? Ma in che paese siamo ?

È bastata una chiamata, niente di più. Al telefono il pm di Torino ha disposto
"l'immediata liberazione" del senegalese che solo un paio di settimane dopo avrebbe rifatto tutto d'accapo: agenti pestati, insulti allo Stato"

Lo scorso marzo era stato fermato per resistenza a pubblico ufficiale e si era fatto beffe dei poliziotti, per poi ritrovarsi libero grazie al pm di turno.

Questa storia, esplosa con l'aggressione di Pasqua, inizia il 29 di marzo.
A rivelarlo è una "annotazione" redatta dagli agenti della volante che intervennero all'interno dello stabile a Barriera di Milano.

Si tratta di una precisa ricostruzione dei fatti.

"Alle ore 16.05 - si legge - la locale centrale operativa inviava" l'equipaggio "in via Cuneo 20 ove personale della SICURITALIA,
addetto alla vigilanza dello stabile e dei lavori in corso d'opera, segnalava la presenza di persone estranee".

Una volta sul posto, i due poliziotti si trovano di fronte ad una baracca costruita "con laterizi e scarti industriali".
All'interno "bivaccava un soggetto di colore" che non vuole "uscire dalla proprietà".

Il "soggetto" è proprio Ndiaye Migui, lo stesso che due giorni fa ha mandato all'ospedale altri due poliziotti con ferite alla mano e alla testa.

In quelle ore la sua identità è però ancora sconusciuta. La volante tenta inutilmente di risalire all'identità del senegalese,
il quale - "pur comprendendo la lingua italiana" - si rifiuta di "declinare le proprie generalità".

L'africano è vestito con jeans e un imgombrante giubbotto. I poliziotti temono possa nascondere "armi e/o oggetti atti ad offendere", quindi lo perquisiscono.
Addosso non gli trovano nulla, neppure i documenti o il permesso di soggiorno.
Così lo portano in questura per "sottoporlo ai dovuti rilievi foto dattiloscopici e antropometrici", unico modo per risalire all'identità e la sua posizione in Italia.

Tutto inutile.
Ndiaye Migui non si piega e si rifiuta pure di "compilare la scheda identificativa".
Gli operatori con "estenuanti richieste" provano a farlo ragionare, senza però riuscirci.
Il senagalese li schernisce, insulta Salvini e l'Italia, minaccia di morte gli agenti.
Nessuna "opera di convincimento" lo smuove, finché all'improvviso tenta addirittura la fuga.
Spintona uno degli poliziotti, gli rifila una "manata in pieno volto" e una volta bloccato si dimena "in maniera furibonda nel tentativo di sottrarsi alla presa".

Sono le 17.15 quando i poliziotti lo arrestano per "resistenza e violenza a pubblico ufficiale".

Direte: uno così finirà in cella, almeno per qualche giorno. E invece no.

Come da protocollo, alle 17.47 gli operatori telefonano al pm di turno "per notiziarlo dei provvedimenti adottati nei confronti" del senegalese.
Il magistrato dà il "nulla osta a procedere all'arresto", precisando però che
"il provvedimento in questione sarebbe stato successivamente oggetto di convalida, previo accertamento dei rispettivi riscontri Afis".

Intanto il 26enne sarebbe dovuto rimanere nelle camere di sicurezza del Commissariato San Paolo.

Tutto secondo le regole.
Peccato che i "riscontri Afis" ("Sistema Automatizzato di Identificazione delle Impronte") indicati dal pm
fossero impossibili da reperire visto che lo straniero si era rifiutato di sottoporsi ai rilievi dattiloscopici e antropometrici.
Gli agenti telefonano nuovamente al pm e lo informano del disguido.
Gli fanno anche notare che senza impronte è impossibile portarlo in una camera di sicurezza.
Chiedono allora di poter precedere al "foto segnalamento coattivo" in modo da "garantire i riscontri Afis"
all'autorità giudiziaria "necessari al proseguio" del "procedimento" ai danni dell'immigrato.

Il pm però manifesta "il suo totale dissenso" al fotosegnalamento coattivo
e invita gli agenti "a mettere in atto ulteriore opera di convincimento".

Tanto "prima o poi, a suo dire" avrebbe ceduto alle richieste. Prova ora, prova dopo, l'immigrato non si piega.
I poliziotti rialzano nuovamente il telefono e comunicano il fallimentare tentativo di riportare sulla retta via il migrante. Sono le 18.30.

Ora, sorvoliamo sul fatto che per oltre due ore gli uomini in divisa siano stati costretti, anche per indicazione del magistrato,
a persuadere un uomo che poco prima aveva insultato e pestato alcuni colleghi.
Ma una volta constatato che con le "buone" non si ottiene nulla, ci si attenderebbe il passaggio alle "cattive".

E invece il pm dispone "l'immediata liberazione del soggetto" arrestato poco prima "pur non essendo riusciti a risalire all'identità e alla posizione giuridica".

Insomma: uno "sconosciuto" con luogo e data di nascita indefiniti è stato rimesso in libertà come se nulla fosse.

Tana libera tutti.
E così è tornato nella sua baracca pericolante dove ha continuato a bivaccare fino a domenica.
Quando ha (nuovamente) aggredito due poliziotti.
 

marofib

Forumer storico
Quando Greta Thumberg si toglie il cappello mentre parla con una persona starebbe utilizzando un "messaggio in codice".

È questa la tesi portata avanti dal filosofo che su Facebook ha condiviso un video dello psichiatra belga Marc Reisinger.

Greta si trovava a Stoccolma. Era aprile quando la piccola paladina dell'ambiente inizia a parlare con lo studioso Reisinger.
La bimba annuisce. Poi a un certo punto si toglie il cappello. In quel momento la conversazione viene interrotta da una donna.

"Messaggio in codice della piccola Greta, togliere il cappello per segnalare che ci sono domande scomode.
Così arriva l'addetto stampa a togliere d'impiccio. Et voilà, il funzionamento del burattino".

ma c'ha 16 anni!!!!!! sto filosofo conosce la differenza? :D
 

Val

Torniamo alla LIRA
Trovato questo articolo ........

Sulla condizione e sulle rivendicazioni del mondo omosessuale circolano molte leggende,
ovviamente diffuse dai trombettieri di una propaganda peraltro condivisa
da una minima parte delle persone che in quella condizione vive.
Insomma, se parli con gli omosessuali veri, quelli in carne e ossa, molto raramente trovi sintonia
con gli accenti ostili e le vere e proprie menzogne che la lobby Lgbt, cioè di coloro che vogliono trasformare
il proprio orientamento sessuale in una carriera che varia nei generi, spaccia come dogmi indiscutibili.

Le menzogne fondamentali su cui costoro basano poi ogni azione rivendicativa è quella dei numeri.

Quanti sono gli omosessuali italiani? Secondo costoro sono cinque o sei milioni.

Quanti sono i figli di coppia omogenitoriale (cioè nati per autoinseminazione o fecondazione eterologa in vitro
nel caso di coppia lesbica, via utero in affitto nel caso di coppia gay)? Secondo Arcigay sono centomila,
seconda Arcilesbica sono duecentomila, il guaio è che questi dati sono finiti anche in alcune dispense
su cui studiano ragazze e ragazzi alla Facoltà di Psicologia dell’università La Sapienza di Roma.
E sono dati errati.

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Per avere i dati veri non è che si debba poi fare troppa fatica.
Basta andare alle fonti reali e scientifiche, quelle neutrali, prive di qualsiasi tentazione di propaganda.

Purtroppo i media, molti media, troppi media non fanno questa fatica e raccontano i dati della lobby Lgbt come fossero reali.
Così l’opinione pubblica, contro ogni evidenza empirica, immagina che l’esigenza di approdare rapidamente
a un riconoscimento del matrimonio omosessuale come primo passo per “dare tutela”
alla dimensione omogenitoriale sia una vasta esigenza popolare che deriva da una vera e propria emergenza.

Allora, andiamo a verificare sulle fonti reali e scientifiche i numeri.

Partiamo dalla domanda primaria: quanti sono gli omosessuali in Italia?
La risposta chiara e netta ce la offre l’Istat, che ha dedicato alla questione uno dei suoi Rapporti.

Gli italiani che si dichiarano “omosessuali o bisessuali” sono un milione.

Poco più dell’uno per cento dei sessanta milioni di cittadini italiani, eliminando la quota di “bisessuali”
possiamo tranquillamente dichiarare supportati dall’Istat che gli omosessuali in Italia sono attorno all’uno per cento della popolazione complessiva.

Vogliamo essere più precisi?
Andiamo allora a interrogare i dati dell’ultimo censimento, quello del 2011.
I dati sono sempre elaborati dall’Istat, dunque dall’Istituto nazionale di statistica che nessuno può immaginare
come ostile agli interessi della lobby Lgbt. Anzi. Secondo i dati del censimento in Italia esistono circa 17 milioni di famiglie.

Per la precisione 16.648.000.

Tra queste, 2.651.000 sono le famiglie monogenitoriali (un solo genitore, con figli)
mentre 13.997.000 sono le coppie che vivono in una condizione di stabilità il proprio rapporto sentimentale.
Sono coppie con o senza figli.

Sapete quante sono, tra queste, le coppie composte da un uomo e da una donna: 13.990.000.

Sì, avete letto bene, non è un refuso, non è un copia incolla avventato. Sono praticamente il totale.

Le coppie dello stesso sesso certificate dal censimento 2011 sono 7.591.


Bene. Abbiamo un dato, è assodato. L’Istat, che non vuole apparire come ostile agli interessi delle coppie Lgbt,
ha dichiarato in una nota che ci sono state coppie dello stesso sesso che “hanno preferito non dichiararsi”.
Ok. Immagino che queste coppie che non si dichiarano in un censimento in forma anonima
non siano interessate a affiggere le pubblicazioni di matrimonio.

Dunque le coppie su cui la lobby Lgbt può far conto per le proprie rivendicazioni matrimonialiste sono 7.591.
Intanto però ricordiamo che 13.990.000 coppie sono composte da un uomo e da una donna.


E i figli? I famosi centomila o duecentomila figli di famiglie omogenitoriali?
Ops, anche qui l’Istat è costretta a certificare la verità.

Delle 7.591 coppie omosessuali che si sono dichiarate come coppia stabile che vive sotto lo stesso tetto,
una su 14 si occupa di uno o più minori figli di uno dei partner.

Bambini e ragazzi trovati a vivere le 7.591 coppie sono in tutto 529.

E i centomila? E i duecentomila?
Puf. Spariti nel nulla.

Tra l’altro la stragrande maggioranza di questi 529 bambini o ragazzi sono figli di un normalissimo rapporto tra un uomo ed una donna,
hanno anche anagraficamente una madre e un padre, che successivamente ha “scoperto la propria omosessualità”.

I figli di coppia omogenitoriale, cioè nati da autoinseminazione o fecondazione eterologa in vitro
nel caso di coppia lesbica o da procedura di utero in affitto nel caso di coppia gay, sono in Italia qualche decina.
Grazie a Dio. Perché queste pratiche in Italia sono illegali.
E illegali devono restare, per la tutela dei soggetti più deboli: i bambini, appunto.

(nota: siamo contrari alle adozioni ai gay non a causa dei gay, che possono essere persone degnissime,
ma perché i bambini hanno il diritto ad avere un padre e una madre; siamo contrari quindi anche alle adozioni ai single)


Matrimonio omosessuale e conseguente tutela della omogenitorialità non sono esigenze popolari,
non è in corso alcuna “emergenza dei diritti”. Sono rivendicazioni antipopolari di un club estremamente ristretto
che su questa piattaforma prova a costruire un sistema di potere e denaro
(esistono già dieci agenzie intermediarie specializzate che si fanno pagare cifre enormi per attivare le procedure di utero in affitto)
da utilizzare a proprio esclusivo beneficio. Si muovono come si muovono le lobby:
raggruppamenti di pochi individui detentori di interessi molto ampi. Pensate alla lobby del petrolio o alla lobby del tabacco:
lavorano penentrando nei media, blandendo o intimidendo i politici, utilizzando testimonial.
Non sono portatori di interessi universali, ma di interessi particolari dannosi per la società e si muovono spregiudicatamente,
cercando di far sparire i dati reali e spacciando invece dati falsi.
Lo stesso metodo viene adottato da tutte le lobby. Sono tranquillamente sovrapponibili.

Mi ha scritto un lettore attento, parlando dell’altra rivendicazione consequenziale
che si accompagna a quella del matrimonio omosessuale, la reversibilità della pensione al compagno gay o alla compagna lesbica:

“Con il matrimonio omosessuale, con il matrimonio totalmente desacralizzato anche civilmente,
semplicemente sposeremo ognuno l’amico o l’amica con pensione in maniera che si possa tramandare all’infinito attraverso la reversibilità.
Questo per uno o due anni, poi utilizzando questo pretesto, il diritto alla pensione di reversibilità sarà cancellato per tutti
“.

Già succede. Il Comune di Roma ha trascorso il tempo ad azzuffarsi sul tema del registro delle unioni civili
e nel frattempo ha cancellato il diritto all’asilo nido per il terzo figlio, che prima non pagava, ora deve pagare minimo tremila euro l’anno.
Se ci si infila nel giochino, per dare soddisfazione a una lobby che rappresenta 7.591 coppie, si pregiudicano i diritti di altre 13.990.000.

E’ un’esigenza di un club, è una rivendicazione antipopolare.
In più apre le porte all’inferno della compravendita dei bambini, perché le procedure di utero in affitto
sono null’altro che un mercimonio che umilia la donna in condizione di bisogno,
costringendola a vendere l’anima perché per una donna la maternità è l’anima,
e violenta il bambino fin dall’istante della nascita in cui viene strappato al seno materno

per essere consegnato a una coppia che lo ha brutalmente acquistato con le stesse logiche
con cui si acquista una macchina nuova, con tanto di clausole “di garanzia” per cui se “il prodotto è fallato”
o non conforme ai propri desideri espressi via catalogo, viene rispedito al mittente.

Questa non è omofobia.

Sotto le lenzuola ognuno faccia quel che vuole e quel che può
.

Ma non si dia spazio a rivendicazioni antipopolari e violente.
Lo diciamo con tutta la carica di umanità di cui siamo capaci, ripetendo che le persone non sono cose e i figli non si pagano.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Mi dicono che dal 2011 ad oggi, siano diventati 3 milioni = 5% della popolazione.
Posso chiamarli "una netta minoranza" ? Però ........ora aumenteranno .......

La Cassazione ha accolto il ricorso di un cittadino della Costa d'Avorio
aprendo una nuova pagina nel riconoscimento dello status di rifugiato a seguito di discriminazioni di tipo sessuale.

Secondo la sentenza della Suprema corte, prima di negare lo status di rifugiati ai migranti
che dichiarano di essere omosessuali e di rischiare la vita se rimpatriati a causa del loro orientamento sessuale,
deve essere accertato dalle autorità competenti che nei Paesi d'origine non solo non ci siano leggi discriminatorie;
inoltre occorre anche verificare vi sia una "adeguata tutela" per i gay ad esempio se colpiti da "persecuzioni" di tipo familiare.

Il cittadino ivoriano, musulmano, coniugato con due figli, era oggetto “di disprezzo e accuse da parte di sua moglie e di suo padre”,
l'imam del villaggio, a causa di una relazione omosessuale intrattenuta con il partner, successivamente
“ucciso in circostanze non note, a suo dire ad opera di suo padre”. Pertanto Bakayoko Aboubakar S. aveva deciso di fuggire
ma lo status di rifugiato gli era stato negato dalla Commissione territoriale di Crotone, perché “in Costa d’Avorio
al contrario di altri stati africani, l’omosessualità non è considerata un reato,
ne lo Stato presenta una condizione di conflitto armato o violenza diffusa”.
Ma il fatto che non vi sia una legge discriminante non è sufficiente e, pertanto, è essenziale accertare una "adeguata tutela"
per i gay ad esempio se colpiti da "persecuzioni" di tipo familiare.

Ora la Cassazione ha accolto il suo ricorso intimato allo Stato italiano di concedere lo status di “protezione” all'ivoriano
 
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