Volkswagen (VW) Volkswagen, il terremoto scuote Berlino: «La Merkel sapeva tutto da mesi» (1 Viewer)

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La Svizzera "ferma" le Porsche Cayenne
Nel mirino i motori Euro 6. L'allarme del ministro tedesco


Pierluigi Bonora - Sab, 19/08/2017 - 10:31

Nuova tegola sul Gruppo Volkswagen a causa dell'ennesimo strascico del Dieselgate. E di mezzo, ora, ci vanno anche i motori diesel Euro 6 a gasolio, quelli di ultima generazione, che equipaggiano la Porsche Cayenne.
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In Svizzera, l'Ufficio federale delle strade ha emanato una direttiva che vieta l'immatricolazione nella Confederazione dei modelli Cayenne con motore diesel in versione 3 litri e non conformi «per accertare irregolarità sui gas di scarico». Il provvedimento temporaneo interessa solo i modelli di prima immatricolazione, mentre sono esclusi quelli già targati, che dovranno tuttavia essere regolarizzati.

Le immatricolazioni potranno avvenire solo dopo gli interventi richiesti. La Casa automobilistica del Gruppo Volkswagen, guidata da Oliver Blume, ha promesso di collaborare con le autorità e di assumersi «piena responsabilità».

A fine luglio il ministro dei Trasporti tedesco, Alexander Dobrindt, aveva disposto il richiamo di 22.000 Cayenne distribuite in Europa, di cui 7.500 in Germania, dopo aver rilevato nel motore 3.0 la presenza, con ogni probabilità, di un software in grado di manomettere le emissioni. Dobrindt aveva anche spiegato che i veicoli inquisiti sono «ancora in produzione» e che, per questo, sarà proibita l'immatricolazione di quelli pronti ad andare sul mercato. Da qui la pulce nell'orecchio alle autorità elvetiche e i provvedimenti conseguenti.

A meno di un mese dal Salone internazionale dell'auto di Francoforte, grande vetrina del made in Germany, i temi dominanti continuano a essere le beghe politiche legate alle quattro ruote e le novità sempre in agguato sul Dieselgate.
 

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Dieselgate, arrestato il ceo di Audi Stadler
Secondo quanto comunicato dai magistrati l'arresto è motivato dal rischio di occultamento delle prove: è accusato di frode, dichiarazioni false e omissioni. La scorsa settimana presso l'abitazione del top manager erano state effettuate perquisizioni. Titolo Volkswagen in netto calo alla borsa di Francoforte
di Francesca Gerosa
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Arrestato il ceo di Audi.
L'amministratore delegato del marchio che fa parte del gruppo Volkswagen , Rupert Stadler, è stato fermato dalle autorità tedesche nell'ambito dell'inchiesta sul dieselgate, lo scandalo sulla falsificazione delle emissioni di vetture munite di motore diesel. L'annuncio è stato dato dalla stessa procura tedesca.

Secondo quanto comunicato dai magistrati, l'arresto è motivato dal rischio di occultamento delle prove: è accusato di frode, dichiarazioni false e omissioni. Soltanto una settimana fa la procura di Monaco II aveva disposto perquisizioni nelle abitazioni private e negli uffici personali del ceo e di un altro membro del board.

A entrambi, infatti, sono contestati il reato di frode e di aver contribuito all'emissione di certificati falsi. Ma nel corso delle indagini sul dieselgate le autorità tedesche avevano già fatto irruzione nelle case e negli uffici dei dipendenti Audi in Germania a febbraio, marzo e aprile, compresa la sede centrale a Ingoldstadt. È invece di inizio giugno il richiamo di circa 60mila Audi A6 e A7 da parte dell'Agenzia federale dell'automobile (Kba).

Un provvedimento diventato necessario dopo la scoperta nei veicoli di un "software illegale" in grado di distorcere i livelli di emissione di gas inquinanti. I filoni di indagine da parte di diverse procure spaziano da frode a manipolazione delle quotazioni in borsa a pubblicità ingannevole e oltre al marchio Audi sfiorano anche Porsche, sempre nella galassia Volkswagen , e Daimler Mercedes.

Audi ha già confermato la messa in stato di arresto. "Confermiamo che Stadler è stato arrestato in via preliminare", ha dichiarato il portavoce della casa automobilistica tedesca. Un portavoce di Porsche Se, la società che controlla Volkswagen e Audi, ha affermato che l'arresto di Stadler sarà discusso in una riunione del consiglio di vigilanza della società oggi stesso.

Stadler è stato Cfo di Audi per quattro anni prima di diventare amministratore delegato nel 2007. Era molto vicino all'ex presidente di Volkswagen , Ferdinand Piech, estromesso dalla società nel 2015. Di riflesso alla notizia alla borsa di Francoforte il titolo del gruppo Volkswagen ha accelerato al ribasso, ora perde l'1,85% e scivola a quota 158,04 euro.

Il gruppo automobilistico tedesco è sotto indagine dal 2015 da parte della procura di Monaco di Baviera, oltre che dalle autorità di diversi Paesi, per lo scandalo dieselgate. La scorsa settimana Volkswagen ha accettato di pagare, riconoscendo la propria responsabilità, la sanzione di 1 miliardo di euro decisa dalla procura di Stato di Braunschweig.

Tuttavia i guai giudiziari del gruppo coinvolgono non solo la Germania, ma altri 55 Paesi e comprendono anche la manipolazione del mercato azionario. Complessivamente il gruppo ha dovuto accantonare 27 miliardi di euro per fare fronte alle sanzioni, al riacquisto di azioni e ai costi. Attualmente sono sotto inchiesta l'ex amministratore delegato di Volkswagen , Martin Winterkorn, e il suo successore, Martin Muller, oltre che l'attuale capo del consiglio di sorveglianza, Hans Dieter Poetsch, e l'attuale ceo, Herbert Diess.
 

PeterPal

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VW dovrà richiamare 124mila veicoli elettrici perché hanno trovato tracce di metalli cancerogeni.
La parte interessata alla sostituzione dovrebbe essere solo il componente di ricarica.
 

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LE CASE AUTOMOBILISTICHE TEDESCHE SOTTO ACCUSA: COLLUSIONE PER INQUINARE
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La Commissione Europea alla fine si è decisa: ieri ha messo sotto accusa i colossi dell’industria automobilistica tedesca, VolksWagen, Daimler Mercedes e BMW per essersi accordati dal 2006 al 2014 in modo da rallentare ed impedire l’introduzione di nuove tecnologie con minori emissioni inquinanti.
Questa gravissima pratica avrebbe tra l’altro violato le normative antitrust europee e quindi viene a sottoporre queste case automobilistiche a pesanti sanzioni pecuniarie.

Le case si sarebbero accordate soprattutto per impedire l’accesso a due tecnologie specifiche:
  • una tecnologia per ridurre l’emissioni degli ossidi di azoto dalle auto;
  • un’altra per ridurre l’emissione di particolato dalle auto a benzina.
L’accordo collusivo avrebbe quindi impedito al pubblico di accedere a queste tecnologie, non solo violando la concorrenza, elemento per cui si indaga, ma soprattutto impedendo il lancio di auto meno inquinanti e quindi incrementando il livello di tossicità nelle città.

Cosa succederà ora?
La commissione ha notificato il risultato della propria inchiesta alle case automobilistiche ed ha inviato un “Avviso di contestazione”: I produttori di auto tedesche ora possono rispondere con le proprie osservazioni. L’indagine non è comunque conclusa e se le indagini terminassero con un riconoscimento della responsabilità di queste case la Commissione potrebbe imporre una multa pari al 10% del fatturato delle aziende, cifra che ne metterebbe sotto pressione i bilanci.

Chiaramente questo metterà una grande pressione sulla prossima Commissione europea e soprattutto sul Commissario alla concorrenza che succederà alla signora Vestager, la cui sedia rischia di essere quella più scottante, visto il numero enorme di dossier che viene a gestire. Ricordiamo che la corte di giustizia europea ha già messo sotto accusa la Commissione ed il Commissario antitrust per l’intervento sul sistema creditizio italiano.[contro l'Italia sono stati velocissimi... contro la germania... forse ... staremo a vedere... c'è corruzione in Europa]


Comunque è chiaro che l’industria tedesca non si è fermata di fronte a nulla per garantire la propria redditività e sopravvivenza. All’interno dell’Unione si è creato un potere enorme, che non risponde a nessuno ed è in grado di giocare un ruolo enorme, di svolgere pressioni colossali, e nessuno si è mosso per contenerlo o controllarlo se non quando era troppo tardi.
Una lezione di quali distorsioni l’ordoliberismo assoluto possa portare.

PS: non so se leggerete questa notizia sui media mainstream, loro vivono con la pubblicitàà da queste case automobilistiche….
LE CASE AUTOMOBILISTICHE TEDESCHE SOTTO ACCUSA: COLLUSIONE PER INQUINARE
 

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Altro crollo delle vendite auto in Cina

Altro crollo delle vendite auto in Cina
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La Cina manda ancore segnali non positivi nel mercato dell’auto, e questo per il decimo mese consecutivo. Un bel disastro, non c’è che dire, che si può vedere nella seguente immagine tratta da Google:

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L’unica categoria che non ha visto un’inversione nelle veendite neei primi due mesi del 2019 è proprio il settore auto, il che lo rende peculiare rispetto al resto dell’economia, dove può aver pesato un aumento delle incertezze economiche che, comunque, appare superato. Certo che le tensioni commerciali con gli USA hanno avuto la loro funzione, ma sicuramente non sono l’unico fattore di crisi. In Cina ci sono solo 200 milioni di auto , quindi una su sei, per cui, teoricamente, dovrebbe esserci spazio per la crescita, che comunque non si materializza. A parere mi la classe media è satura per cui ormai si fanno solo vendite per sostituzione, mentre le classi inferiori non possono ancora permettersi l’acquisto di un’auto, per quanto poco costosa.

Comunque c’è ottimismo per febbraio dato che il governo introdurrà dei contributi fiscali per l’acquisto e , soprattutto, i produttori stanno agendo sul mercato con sconti, con offerte speciali nelle campagne, e con lancio di nuovi modelli. Il produttore SAIC sta, ad esempio, dopo aver perso il 17% delle vendite, ha deciso di impegnarsi maggiormente sul lato innovativo e della soddisfazione dei clienti. La Ford sta lanciando 30 nuovi modelli specificamente per il mercato cinese, anche se le vendite per la società sono calate del 54% e ci si rende conto di affrontare una dura sfida. Nel frattempo la previsione di vendita delle auto ad energia alternativa, elettriche o ibride, è stata rivista da 1,7 ad 1,6 milioni. Chi ha puntato sul mercato di Pechino rischia di avere delle brutte sorprese.
 

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SCANDALO GAS DI SCARICO: 77 MILIARDI DI DANNI AI PROPRIETARI DI VW
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Un articolo della SZ ci rivela il valore die danni subiti dai compratori e dagli acquirenti delle VolksWagen a causa del famoso scandalo dei Gas di Scarico, nel quale la casa di Wolfsburg ha installato un software truffaldino che permetteva di far immatricolare con standard Euro 5 anche auto diesel con emissioni, in realtà, fuori dalla norma.

Ora i periti del processo in corso contro l’ex CEO Winterkorn hanno valutato i danni per i 9 milioni di acquirenti di auto non più in regola sia pari a 77 miliardi di euro, da aggiungere ai 30 di sanzioni pecuniarie che già hanno colpito la società. I danni sono stati calcolati valutando le tre opzioni che attualmente hanno i proprietari di auto:

  • cambiare motore e montarne uno nuovo a benzina, con costi per auto al livello di moolte migliaia di euro ;
  • considerare le auto come demolite e valutarle come magazzino di pezzi di ricambio, il che farebbe però cadere il valore delle auto stesse a 3-4 migliaia di euro l’una, con una perdita di valore impressionante.
Da questi calcoli dervano i danni stimati ai consumatori di tutto il mondo per 77 miliardi.

La difesa di Winterkorn e dei membri del CdA e del Consiglio di Controllo si basa anch’essa su due punti:

  • il nuovo software di upgrade funziona perfettamente e rende le auto regolari, al che ci si chiede perchè prima abbiano installato un software truffaldino;
  • Il CdA ed il consiglio di controllo erano ignari delle manutenzioni che erano operano di un gruppo di tecnici della sezione tecnica.
Insomma tutto bene tutto perfetto per la VW, nessun problema!!!! Quindi è tutto un problema degli USA, mica dei consumatori europei. Qui possiamo essere infinocchiati senza problemi.
 
Volkswagen, il terremoto scuote Berlino:
«La Merkel sapeva tutto da mesi»


Che il caso non sia solo tedesco lo conferma il crollo delle Borse e le pesanti perdite subite da tutti i titoli del settore automotive: -8,8% Peugeot, -7% Renault, -7% Daimler, -6% Bmw per citarne qualcuno.

E tuttavia in Germania sta diventando un caso di Stato che rischia di creare serio imbarazzo anche alla Cancelleria non certo estranea alle vicende della più grande azienda d'Europa, un gigante che dà lavoro a 600 mila persone e contribuisce non poco al Pil di Berlino. Ieri il quotidiano Die Welt ha rivelato di essere in possesso di uno scottante documento che prova come il governo tedesco fosse al corrente del grave problema poi esploso dall'altra parte dell'Atlantico. Sarebbero stati i verdi a luglio a presentare un'interrogazione sull'argomento e il ministero dei Trasporti tedesco avrebbe risposto di non essere all'oscuro del fatto che i costruttori di auto alteravano le emissioni con il software poi incriminato. Dal dossier emerge che pure le autorità di Bruxelles erano informate della vicenda.

L'APPOGGIO DEI POTERI FORTI
Se ciò fosse confermato, sarebbe davvero grave, perchè si va oltre le responsabilità dei manager aziendali rendendo remota la possibilità che il capo azienda di Wolfsburg potesse non sapere quanto stava accadendo. Più inquietante è il fatto che si parla genericamente di costruttori, quindi potrebbe non essere coinvolta solo la Volkswagen.
La vicenda s'intreccia con un'altra partita tutta tedesca per il controllo del gigante di Wolfsburg che, per quanto ferito dalla vicenda, resta uno dei principali protagonisti globali del mondo dell'auto, un asset di inestimabile valore non solo per la Germania. Lo scandalo emissioni è infatti esploso proprio nel momento in cui il gigante tedesco sembrava aver ritrovato equilibrio dopo il duro braccio di ferro di primavera fra il patriaca-azionista Ferdinand Piech e il top manager Winterkorn per l'intera carriera suo delfino, una vicenda che aveva messo in notevole difficoltà il vertice aziendale.

Nessuno conosceva le ragioni per le quali Piech aveva preso le distanze dal Winterkorn, ma quanto accaduto in queste ore potrebbe spiegare molte cose. All'epoca il ceo aveva infatti ricevuto l'appoggio incondizionato di tutti i poteri forti tedeschi, sia quelli che hanno un ruolo primario nel consiglio di sorveglianza (sindacati, land della Bassa Sassonia, famiglia Porsche) sia il governo di Berlino.[i tedeschi pretendono il rispetto delle regole da tutti gli altri ma poi loro sono disonesti e corrompono....]

La cancelliera in persona ha sempre manifestato stima e fiducia a Winterkorn facendosi vedere spesso con lui in pubblico (l'ultima volta qualche giorno fa al Salone di Francoforte). L'assemblea dei soci convocata per novembre avrebbe dovuto approvare il nuovo organigramma del cds con Hans Dieter Poetsch (attuale responsabile della finanza nel consiglio di amministrazione di Wolfsburg) alla presidenza del potente consiglio di sorveglianza, quindi come successore del patriarca Piech.

SPUNTA L'IPOTESI MUELLER
Contemporaneamente era stato annunciato il rinnovo del contratto di Winterkorn al vertice operativo per altri due anni, fino al 2018 (c'era ancora da decidere chi avrebbe preso il posto di Poetsch nel board). Ora tutto torna in ballo.

Winterkorn nel suo messaggio di ieri ha chiesto ancora la fiducia, intenzionato a continuare. Ma per lui non sarà facile gestire lo scandalo visto che è quasi impossibile potesse non sapere. La cosa che più irrita le autorità Usa è la mancanza di trasparenza e i precedenti di Toyota e General Motors dimostrano che chi chiede scusa e gestisce la “riparazione” difficilmente è lo stesso manager che era alla guida quando il problema si è verificato. L'altro ieri era stato il guru dell'automotive tedesca Dudenhoeffer a chiedere il passo indietro di Winterkorn; ieri il quotidiano Tegesspiegel dava per imminente la resa del manager.

Secondo fonti interne al cds, il ceo non avrebbe più la fiducia del consiglio stesso e sarebbe già stato individuato il suo successore, Matthias Mueller, l'attuale numero uno di Porsche che resta una delle cassaforti più ricche del Gruppo di Wolfsburg nonché fiore all'occhiello della famiglia principale azionista (Ferdinand Porsche era il nonno di Piech da parte materna).

Per motivi del tutto imprevedibili rischia dunque di avverarsi il desiderata di Piech: Winterkorn fuori. Col senno di poi prende forza l'approccio di Wolfsburg all'IAA di Francoforte tuttora in corso: grande attenzione all'elettrificazione con i rivoluzionari concept a emissioni zero e vetture di serie ibride plug-in. Sicuramente un modo per togliere attenzione dal diesel visto quello che bolliva in pentola.
 

tontolina

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VOLKSWAGEN PERDE CAUSA SUI DIESEL TRUCCATI: rimborso quasi totale per i proprietari, ora altri 60 mila casi in arrivo

Il caso della manipolazione dei dati delle prove sull’inquinamento dei motori diesel torna in auge dopo che la Corte di Cassazione suprema di Karlsruhe (dove ha sede anche la Corte Costituzionale) ha deciso in favore di un proprietario, decidendo per rimborso quasi totale del prezzo dell’auto.

Come riportato dal Welt, la Volkswagen è stata ritenuta responsabile diretta delle manipolazioni e quindi si è affermato che, in generale, i proprietari di auto hanno generalmente diritto al risarcimento. La sentenza può essere applicata anche ad altre case automobilistiche, ma ora apre la strada a decine di migliaia di acquirenti di auto diesel Euro 5 che, in realtà, non corrispondevano alle qualifiche richieste. In questa sentenza si stabilisce che il proprietario può restituire l’auto e reclamare indietro il prezzo completo pagato, con uno sconto relativo al numero di chilometri percorsi. Nel caso specifico il proprietario di una VW Sharan aveva pagato 31 mila euro ed ha avuto diritto ad un indennizzo per 25600 più interessi. Il giudice ha poi definito come “Immorale” il comportamento dell’azienda che avrebbe agito con un “Inganno deliberato” violando “I requisiti minimi delle transazioni commerciali”.


Degli acquirenti di VW euro 5 messe sotto accusa 240 mila hanno accettato una forma di transazione con la società, mentre circa 60 mila si sono rifiutati di transare e quindi hanno acquisito ora il diritto ad avere un rimborso completo, al netto della svalutazione dei chilometri percorsi. Si tratta di un potenziale danno ben superiore ai 100 milioni di euro, e solo per la Germania. Inoltre la corte apre la strada ai rimborsi contro altre case automobilistiche, purchè venga provato l’inganno.

La storia dei diesel truccati non è ancora finita.
 

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