Volkswagen (VW) Volkswagen, il terremoto scuote Berlino: «La Merkel sapeva tutto da mesi» (1 Viewer)

tontolina

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Dopo aver scoperto che l'azienda automobilistica tedesca avrebbe taroccato i test sulle emissioni inquinanti, avvalendosi di un software che le abbassava fino a 40 volte ed entro i limiti normativi, l'Environmental Protection Agency (EPA), l'Agenzia ambientale statunitense, sembra voler comminare alla Volkswagen una maxi-sanzione fino a 18 miliardi di dollari.
Lo scorso anno, l'EPA comminò a Hyundai e Kia una multa di 100 milioni di dollari. La General Motors invece pagò, per un difetto di fabbricazione, che sarebbe costato la vita a 174 persone, "solo" 900 milioni di dollari, mentre la Toyota per la presunta morte di cinque persone sborsò 1,2 miliardi.


Noterete da soli una certa sproporzione nelle sanzioni. Perché tanto accanimento dunque nei confronti della Volkswagen?

Perché una sanzione di tale entità - che secondo molti potrebbe addirittura portare il colosso tedesco al fallimento, se sommata ai crolli in borsa - potrebbe non essere altro che un colpo basso, da parte americana, ai danni della Germania che è la più ferma oppositrice alla firma del TTIP.


megachip.globalist.it | Si chiama #Volkswagen, si legge #TTIP
 

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DIESELGATE: quale sarà il costo per Volkswagen?

Scritto il 29 settembre 2015 alle 11:22 da Danilo DT
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Partono le cause contro i responsabili dello scandalo, partono le class action e il titolo in borsa torna a crollare. Ma quanto dovrà pagare la casa di Wolfsburg per la truffa su software e centraline truccate?

Le borse europee hanno ripreso la settimana nella debolezza, condizionate oltremodo dalla nota vicenda del “dieselgate” con il titolo Volkswagen come sempre sugli scudi.
Wall Street non ha fatto che continuare il tracollo, anche se, come ben sapete, le motivazioni non sono solo legate al mondo automobilistico.
Intanto però lo scandalo si allarga a macchia d’olio. Nelle emissioni truccate è coinvolta, inoltre, gran parte dei modelli Audi con 2,1 milioni di auto nel mondo dotate del software incriminato, di cui 1,4 milioni nella sola Europa occidentale (577.000 in Germania). Lo riferisce alla Bloomberg il portavoce Juergen de Graeve. I modelli coinvolti sono A1, A3, A4, A5, A6, TT, Q3, Q5. (Source)
Ma non è finita qui, visto che l’inchiesta coinvolge anche i veicoli commerciali come Transporter, Caddy, Crafter e Amarok.
E nello scandalo partono anche le prime class action contro Volkswagen, innanzitutto quella che è stata avviata in America da un fondo pensionistico del Michigan, e poi c’è la possibile class action italiana.
E’ giunta alle fasi finali la class action annunciata dal Codacons contro Volkswagen per lo scandalo delle emissioni falsificate. (…) “Si tratta di una class action senza precedenti, perche’ il Codacons ha deciso di coinvolgere non solo i proprietari delle auto diesel, ma tutti i cittadini, in relazione al grave danno ambientale derivante dalla falsificazione delle emissioni inquinanti”, spiega il presidente dell’associazione Carlo Rienzi. (Source)
Insomma, direi che Volkswagen si trova in una situazione che si fa sempre più scomoda, indifendibile e sempre più “onerosa”.
Già, ma come è possibile stabilire il “costo” del disastro Dieselgate per Volkswagen?
Sia ben chiaro, parliamo del danno economico e non consideriamo tutto quanto non è calcolabile nel breve periodo, ovvero il danno reputazionale e la perdita di fiducia nei confronti del gigante tedesco.
Le cifre che girano sono certamente importanti.
Abbiamo già parlato della cifra accantonata da Volkswagen. 6.5 miliardi che rischiano di non bastare. Si ipotizzano cifre importanti che partono dalla causa negli USA…

…fino ad arrivare all’Europa più le eventuali class action.
C’è chi ipotizza anche i 50 miliardi di Euro, anche se è veramente impossibile poter stabilire cifre attendibili.
Tutto può essere e tutto è ponderabile. Prendete ad esempio il Codacons. Nella class action include anche il danno ambientale. Ma è così facilmente monetizzabile e quantificabile questo tipo di danno?

Preferisco andare sul concreto e prendere come esempio quanto è successo ad un’altra grande casa automobilistica. Ma questa volta USA, su una questione che, oserei definire, persin più grave in quanto è stata causa di tante vittime sulla strada.
Invece, in questo Dieselgate, se ci pensate, non ci sono effetti negativi per i conducenti, sia per le prestazioni che per la sicurezza, ma solo una questione ambientale, rispettabilissima, ci mancherebbe, ma facilmente risolvibile con un “aggiornamento” del software.
Ovvio, la multa ci sarà ma come quantificarla?
Riprendiamo la vicenda prima citata. Protagonista la General Motors. La causa tra l’altro è molto recente. Settembre 2015. Ecco i fatti.
La General Motors ha accettato di pagare una multa da 900 milioni di euro patteggiando nel processo penale legato ai decessi avvenuti a causa del malfunzionamento dei blocchetti di accensione e dell’airbag. GM è stata accusata di non aver rivelato il problema, pur essendone a conoscenza, e di non aver quindi richiamato gli oltre 2,5 milioni di vetture coinvolte. Il bilancio è di oltre 1.400 incidenti con almeno 124 morti. (Source)

Proviamo a capire ora come si sta muovendo Volkswagen. Blocco della commercializzazione di tutte le auto Euro 5 sospette. Massima allerta ed attenzione sulla vicenda. Ammissione dei fatti. Punizione e cause in corso nei confronti dei responsabili. Seguirà sicuramente un tentativo di patteggiamento.
Volkswagen ha solo dieci giorni di tempo per rimediare allo scandalo del «dieselgate» e «ripulire» le sue auto dal software che ne manipola le emissioni.
Altrimenti, dal prossimo 7 ottobre, i modelli incriminati della «macchina del popolo» non potranno più viaggiare sul suolo tedesco: l’Ufficio automobilistico federale (la Kba) ne ritirerà infatti il permesso di circolazione, vietando di fatto alle auto equipaggiate con i motori diesel «taroccati» non solo di essere vendute, ma anche di mettersi in moto. È un provvedimento draconiano, quello deciso ieri dalla Germania di Angela Merkel, che con questo ultimatum a Wolfsburg prova anche a scrollarsi di dosso le accuse di connivenza con la frode perpetuata per anni dal gruppo. Una figuraccia per la stessa immagine dell’«affidabile» governo di Berlino che, come ha dimostrato la crisi della Grecia, ha preteso di dettare il bello e il cattivo tempo alla politica dell’intera Eurozona e adesso si vede al centro di uno scandalo che si estende ai mercati finanziari: la stessa Bce avrebbe congelato l’acquisto, tramite il quantitative easing, dei finanziamenti concessi da Volkswagen Bank (il cui rating è stato tagliato) ai clienti che comprano le vetture a rate. Inevitabili le ricadute sul costo del denaro per Wolfsburg, già esposta a probabili class action. (Source)
Avete capito? Un caso gravissimo a livello nazionale, anche lo stato prende le distanze e vuole chiarezza ed una rapida risoluzione della questione. Quindi si vuole sistemare il tutto al più presto, in primis i software, cercando di recuperare in tempo record un po’ di reputazione, pagando l’eventuale multa e ripartire sul pulito con tante scuse.
Domanda: ma se con GM non c’è solo scappato un morto ma ben 124 morti, è coerente pensare che in questo caso a Volkswagen si faccia pagare una multa che possa essere anche 50 volte quella di GM?
Tutto è possibile, ma credo che il potere delle lobby e il peso specifico dell’azienda in questione, possano ancora fare la differenza. Ma sia ben chiaro. Io ipotizzo, e di certo non c’è assolutamente nulla, tantomeno le ipotesi sulle cifre.

 

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Caso Volkswagen, ora gli Usa testano anche auto Bmw, Chrysler, Gm, Land Rover e Mercedes

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Numeri & News
L'agenzia ambientale Epa, che ha scoperchiato il diesel gate, sta analizzando ventotto modelli diesel delle cinque case produttrici: tra gli altri la X3 di Bmw, la Chrysler Grand Cherokee, la Gm Chevrolet Colorado, la Range Rover Tdv6 e la Mercedes-Benz E250 BlueTec




Caso Volkswagen, ora gli Usa testano anche auto Bmw, Chrysler, Gm, Land Rover e Mercedes - Il Fatto Quotidiano
 

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Il diesel pulito non è mai esistito, ci hanno preso in giro. Parola d’esperto




Lo scandalo Volkswagen è verosimilmente solo la punta dell’iceberg e riassume in sè diversi paradossi. Ne ho già parlato su questo blog. Nel frattempo emergono altri particolari. A essere al corrente della truffa delle emissioni sarebbero stati addirittura almeno 30 manager, secondo Der Spiegel, dal che si deduce che si trattava di un’operazione di cui il vertice era pienamente consapevole. Niente male per un gruppo chiudeva i suoi spot con lo slogan Das Auto. Qualche burlone l’ha subito ribattezzato Gas Auto. E in fondo è la fine che tocca a chi si lascia inebriare dal successo: quando inizi a credere di essere superiore a tutto e a tutti, la superbia ti tradisce. E l’inimmaginabile accade. Poco più di un anno fa Volkswagen annunciava risultati record a 11,7 miliardi e Repubblica titolava: Non c’è crisi per Volkswagen
Oggi viene sommersa dalle cause, al punto che c’è da chiedersi se la sua sopravvivenza non sia in discussione. Il nuovo Ceo ha ammesso che gli accantonamenti per 6,5 miliardi saranno sufficienti solo per il richiamo e la messa a punto dei veicoli, mentre azionisti e consumatori annunciano cause miliardarie: per 4o miliardi dai primi, per una cifra che supererà i 50 miliardi i secondi attraverso class action nei diversi Paesi. Il rischio è che si tratti di stime per difetto.

Può un’azienda, per quanto grande, sostenere passività di questo tipo, considerando che sia la cifra d’affari che gli utili correnti sono destinati a crollare?
Chi pagherà alla fine?

Qualcosa mi dice che il conto lo salderanno, almeno in parte, i contribuenti tedeschi, che sono azionisti, attraverso uno o più aumenti di capitale oppure, se la situazione dovesse precipitare, con salvataggi diretti, come quelli a favore delle banche, pochi anni fa.

Perché è indubbio che VW sia too big to fail.
Ma non è di questo che volevo parlarvi, la bellezza di questo blog è rappresentata dalla reattività e dalla competenza di molti dei suoi lettori. L’altro giorno uno specialista del settore, di cui non citerò nè il nome nè la nazionalità per ovvi motivi di confidenzialità, mi ha mandato una mail. E’ una persona che si occupa di gas di scarico e di motori diesel per aziende del settore. Riporto alcuni brani della sua lunga e molto interessante lettera:
Nel 2000 gli standard euro 3 richiedevano 500 mg/km e questi venivano raggiunti con piccole correzioni sulle mappature motore, ovvero le mappature delle centraline motore avevano punti di minima emissione in corrispondenza del range di funzionamento del protocollo di omologazione (NEDC). Il ciclo di guida su banco a rulli previsto dal protocollo di omologazione europeo prevedeva condizioni di funzionamento motore (velocità’, carico) molto favorevoli (bassa velocità’ motore, basso carico o accelerazione veicolo), ed era ispirato alle prove motore stazionarie, da cui derivava.
Gli standard Euro 5 richiedevano 180 mg/km e un ciclo NEDC modificato un po’ meno favorevole. Oggi sappiamo che queste venivano superati con un dispositivo software che cambia la mappatura durante il ciclo di prova (defeat devices). Inoltre i limiti da rispettare dopo la omologazione Euro 5 sono fissati a circa 500 mg/km e non sono previste modalità’ di misura e verifica. EU - Passenger Cars & LDT | Ricardo EMLEG | Comprehensive summary of worldwide exhaust emissions regulations
Gli standard euro 6 richiedono 80 mg/km. Secondo test indipendenti (precedenti allo scandalo) su cicli guida reali siamo invece 7 volte sopra questi limiti, quindi ancora 500 mg/km. Anche sulle orme Euro 6 sono definiti limiti da rispettare dopo l’omologazione. Qui la regolamentazione si fa complessa e frammentaria, e limiti di 180-140 mg/km non sono ancora in vigore. Per fare una sintesi diciamo che dal 2008 si discute in commissione dei limiti Euro 6 e quello che sappiamo e che non sono previsti limiti identici a quelli dell’omologazione. Sappiamo inoltre che era prevista una correzione delle modalità’ di test, già prima dello scandalo. La correzione si chiama test RDE (Real Drive Emission) ed e’ stata approvata a luglio 2015 dalla commissione, ma anche questa non definisce i valori di riferimento. European Commission - PRESS RELEASES - Press release - FAQ - Air pollutant emissions standards
In america, le norme Tier II/bin5 richiedono 50 mg/miglia, ovvero 30 mg/km, e cicli di prova più simili alle condizioni di guida reali. Se moltiplichiamo i limiti delle emissioni per quante volte i motori Volkswagen superno questi limiti, troviamo ancora il valore di 500 mg/km.
Insomma: tutti sapevano che i parametri fissati dalla Ue erano irrealistici e che le norme sugli euro 5 ed euro 6, che avrebbero dovuto salvare i nostri polmoni, in realtà non servivano a nulla. I diesel inquinano come negli anni duemila. Era propaganda.
Non finisce qui, leggete cosa scrive il mio competente lettore:
Ma ci sono altre evidenze per dimostrare che tutti sapevano.
I protocolli OBD americani sono stati introdotti per monitorare il corretto funzionamento dei catalizzatori benzina. Il costruttore deve garantire il corretto funzionamento del sistema motore/scarico e quindi, sostanzialmente, che le emissioni non peggiorino durante il ciclo vita veicolo. La polizia può’ connettersi alla presa OBD sotto il volante della vettura e leggere parametri ed errori.
La versione europea del protocollo OBD per i motori Diesel non ha introdotto nessun parametro specifico per il monitoraggio delle emissioni. Sullo stesso protocollo (e presa diagnosi) le officine dei costruttori possono monitorare i propri parametri (interni, non normati da regolamentazione europea). Per fare un esempio, se un filtro particolato e’ saturo, questo viene evidenziato sullo strumento di diagnosi di officina della Volkswagen, non sul protocollo OBD standard. Quindi, ad esempio, Volkswagen potrebbe riportare i parametri che vuole (sono parametri interni, non corrispondenti ad unita’ fisiche) e decidere di non attivare la spia per cambiare il filtro particolato.
Il punto è: siamo sicuri che si tratti solo di Volkswagen? Io da tempo sostengo di no… Dovremmo chiederci come mai è stata colpita solo Volkswagen. Domanda che per ora resta senza risposta. Il lettore, però, non si ferma qui e scrive:
Sintesi: i motori e gli impianti di iniezione non sono cambiati, sono tutti common-rail con le stesse caratteristiche, piccole variazioni tecnologiche principalmente orientate a tirare fuori più coppia e potenza dagli stessi motori. Le emissioni sono sempre dell’ordine di 500 mg/km per i gas NOx. Nessun costruttore può raggiungere i valori americani senza catalizzatori SCR su cicli reali senza pregiudicare la potenza o aumentare le emissioni di particolato (si’ questa ‘ una legge della combustione, se nella calibrazione motore diminuisco gli NOx che sono dannosi in america, aumento il particolato che e’ dannoso in europa!).
Il problema di questa vicenda e’ naturalmente politico. Le tecnologie automotive europee sono estremamente evolute ma anche mature. Abbiamo spinto i motori al limite delle possibilità’ di controllo, con tolleranze micrometriche sugli iniettori e stadi di potenza che controllano dischi piezoelettrici in decine di microsecondi. Nonostante questo, il motore diesel rimane uno dei principali inquinanti delle nostre citta’.
Le implicazioni politiche sono chiare. Ci siamo legati dal punto di vista industriale e politico al sistema tedesco che e’ capace di difendere i propri leader fino al paradosso, come più’ volte evidenziato dai suoi articoli su temi diversi. In questo scandalo abbiamo tutte le evidenze che l’Europa ha fatto le scelte sbagliate e noi le abbiamo passivamente condivise. .
Come dargli torto?


Il diesel pulito non è mai esistito, ci hanno preso in giro. Parola d?esperto ? il Blog di Marcello Foa
 

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e non dimentichiamo l'evasione fiscale tedesca


NON c'è una Badante che sia in regola... tutte pagate in nero
Leggete il grande Riccardo Ruggeri - l'unico operaio a esser diventato ad di un'azienda Fiat - su Italia Oggi: la media dell'economia in nero è del 15% in Ue, Germania 12%, ITA 17%, Cerchiamo di essere seri e realisti invece di credere di essere il paese al mondo con la maggior evasione per giustificare le altissime pretese del nostro Stato ..
http://www.italiaoggi.it/giornali/dettaglio_giornali.asp…
 

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Mercato Dieselgate Volkswagen, nuovi problemi, ora con la CO2

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© EPA Dopo i NOx tocca alla CO2: ad ammetterlo la stessa Casa di Wolfsburg, coinvolte 800 mila auto.
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F.C.
mercoledì 4 novembre 2015 08:29

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Da sei settimane Volkswagen sta subendo i colpi di una tempesta di intensità mai vista nel mondo dell'auto, causa degli effetti del Dieselgate, lo scandalo die motori truccati. Se ieri l'EPA (l'ente per la protezione ambientale statunitense) rincarava la dose accusando Wolfsburg di aver modificato irregolarmente non solo i 2.0 TDI ma anche motori di cilindrata maggiore, ora è la stessa Volkswagen a pronunciare un mea culpa (l'ennesimo), ammettendo di aver riscontrato irregolarità nei propri motori non solo per quanto riguarda le emissini di NOx ma anche per la CO2, per un totale di 800 mila auto coinvolte.
Dieselgate, nuove accuse dell'EPA contro Volkswagen
Il danno potenziale, ha reso noto la casa di Wolfsburg, è attualmente stimato in 2 miliardi di euro. Il CEO del Gruppo, Matthias Muller, ha ammesso di vedere "con costernazione e preoccupazione" la nuova dimensione raggiunta dal dieselgate. "Il consiglio e la commissione fondata per l'accertamento dei fatti - ha fatto sapere - si riuniranno presto per consultarsi su nuove conseguenze e misure". Secondo la Dpa il presidio di riunirà al più tardi domenica, e il consiglio lunedì. "Il Cda di Volkswagen inizierà immediatamente un dialogo con le autorità competenti riguardo le conseguenze di quanto emerso", recita la nota, e ciò "dovrebbe condurre ad un'affidabile valutazione delle conseguenze economiche e legali di questo problema, che attualmente non è stato ancora spiegato nella sua completezza": Si attendono notizie più precise riguardo Paesi, marchi e modelli coinvolti.
L'ammissione del gruppo arriva dopo i dati confortanti sulle vendite negli Usa arrivati nel primo pomeriggio: nel primo vero test di mercato dopo lo scandalo delle emissioni, che tiene cioè conto dell'andamento su un mese intero, le vendite dei marchi Volkswagen sono cresciute del 5,8%. A fare da traino è il marchio Audi con un +17% mentre Vw ha archiviato un +0,2% grazie a una massiccia campagna di sconti e offerte che hanno minimizzato l'impatto negativo del dieselgate sulle vendite.
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sono very very imbroglioni!
 

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