video di attacco Terrorista assassino documentato da Wikileaks (1 Viewer)

tontolina

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[ame=http://www.youtube.com/watch?v=G8CtqThD6eM]Wikileaks - Soldati americani uccidono innocenti - YouTube[/ame]
 

breznev

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se lo fai vedere ad uno che fa le missioni all' estero ti risponderà che erano tutti dei terroristi.
dirlo è duro, ma è anche business.
per loro.
di sicuro triplicano lo stipendio.
 

tontolina

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Russia all'Occidente: ve l'avevamo detto di non cacciare Gheddafi

Il ministro degli Esteri, Sergey Lavrov: la crisi in Mali e Algeria e' colpa di Francia e Usa. La lotta al regime del rais libico ha portato alla piu' vasta proliferazione di armi da guerra mai vista prima.





NEW YORK (WSI) - La crisi in Mali e Algeria? Colpa di Francia e Usa che hanno deciso di intervenire in Libia per cacciare il rais Gheddafi. L'accusa arriva direttamente dalla Russia, che punta il dito contro le nazioni occidentali per aver creato la situazione instabile con cui oggi deve fare i conti l'Africa.

Lo riportano Timothy Heritage e Gabriela Baczynska dell'agenzia di stampa Reuters.

"La gente che i francesi e gli africani stanno combattendo in Mali e' la stessa che i nostri partner occidentali ha armato per mettere fine al regime di Gheddafi", ha dichiarato durante una conferenza stampa il ministro russo degli Esteri, Sergey Lavrov.

La lotta al dittatore libico ha portato alla "piu' grande proliferazione di armi da guerra mai vista prima nei conflitti internazionali dell'era moderna", ha avvertito in un colloquio con il Telegraph il direttore della divisione Emergenze di Human Rights Watch, Peter Bouckaert.

Nel 2007 il principale gruppo ribelle in Libia, il gruppo combattente islamico libico (LIFG) aveva stretto un'alleanza con le forze di 'al-Qaida nel Mahgreb Islamico'.

I ribelli nomadi tuareg, in conflitto aperto con il governo del Mali prima ancora che la Francia intervenisse, hanno combattuto al fianco di Gheddafi per poi rientrare nell'area settentrionale del Mali, dove insieme ai jidahisti (tra cui il gruppo Al Qaida nel Maghreb Islamico) hanno decretato la regione una nazione indipendente nell'aprile dell'anno scorso, battezzandola Azawad.
 

tontolina

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tontolina

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il lavoro sporco USA
Iraq: "Petraeus capo dei torturatori Usa", accuse da stampa Gb

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09:07 07 MAR 2013

(AGI) - Londra, 7 mar. - Il generale David Petraeus, ex direttore della Cia e comandante delle truppe Usa prima in Iraq e poi in Afghanistan, coordinava gli uomini a capo dei centri segreti di tortura e detenzione per ottenere informazioni dai prigionieri. E' quanto scrive il 'Guardian' in edicola oggi. Fu l'ex ministro della Difesa fino al 2006 di Goerge W. Bush, Donald Rumsfeld ad affidare a due colonnelli in conged, James Steele e James Coffman, il 'lavoro sporco'. Quest'ultimo rispondeva direttamente al generale Petraeus.
Il 'Guardian' ricorda che Petraeus venne inviato in Iraq nel giugno 2004 con l'incarico di organizzare e addestrare le nuove forze di sicurezza irachene. Steele rimase in Iraq dal 2003 al 2005, e continuo' a tornarvi nel 2006 ma a differenza del collega rispondeva direttamente a Rumsfeld.
Mentre in Afghanistan gli Usa sono presenti ormai da 12 anni e hanno gia' speso 90 miliardi di dollari, il bilancio dell'intervento in Iraq e' disastroso: in 10 anni sono stati spesi, ed in parte 'sprecati', 60 miliardi di dollari.
Il Paese e' ancora instabile e i suoi leader ritengono che gli sforzi per la ricostruzione messi in atto dagli Stati Uniti non siano valsi a nulla. Questo l'impietoso giudizio finale contenuto nel rapporto al Congresso di Stuart Bowen, a capo dell'agenzia governativa di vigilanza sulla ricostruzione in Iraq. Il rapporto critica direttamente l'operato di Barack Obama, per aver di fatto vanificato soldi, vittime e sforzi Usa, non riuscendo a concludere un accordo (che avrebbe richiesto l'immunita' per i soldati Usa) su una presenza militare in Iraq dopo il 2011.
 

tontolina

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Polonia, la prigione segreta della Cia

di Riccardo Noury - 16 Giugno 2013
C'è il forte sospetto che tra il 2002 e il 2005 il governo polacco colluse con gli Usa e altri stati nell'arresto illegale di persone e nel loro trasferimento in luoghi in cui furono torturate e sottoposte a sparizione forzata





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Da cinque anni, la giustizia polacca sta indagando sull'ampio sospetto che tra il 2002 e il 2005 i servizi segreti degli Usa abbiano gestito un centro segreto di detenzione a Stare Kiejkuty (180 chilometri a nord della capitale Varsavia, nella foto), all'interno del quale persone sospettate di legami con il terrorismo furono vittime di sparizione forzata e tortura.

L'indagine procede a rilento e non si sa a che punto gli inquirenti siano arrivati. Il timore delle organizzazioni per i diritti umani è che ritardi e segretezza facciano parte di una tattica ufficiale per evitare di render conto della collaborazione tra Polonia e Usa nell'ambito della cosiddetta "guerra al terrore".

Amnesty International ha sollecitato il governo polacco ad assumersi le sue responsabilità. Sono così tanti i resoconti di stampa, i rapporti delle organizzazioni intergovernative e non governative e le stesse parole delle massime autorità polacche dell'epoca e di oggi da lasciare pochi dubbi sul fatto che il governo dell'epoca colluse con gli Usa e altri stati nell'arresto illegale di persone e nel loro trasferimento in luoghi in cui furono torturate e sottoposte a sparizione forzata. È giunto il momento che ex funzionari del governo e agenti dell'intelligence polacca siano portati in giudizio.

Come è noto, dopo i crimini contro l'umanità dell'11 settembre 2001, persone sospettate di atti legati al terrorismo furono arrestate illegalmente o rapite e trasferite in paesi in cui rischiavano tortura o altre forme di maltrattamento e processi iniqui, oppure furono rinchiuse in prigioni segrete della Cia, anche in Europa, in cui vennero interrogate con tecniche equivalenti a tortura o altri maltrattamenti.

Di una struttura detentiva segreta della Cia a Stare Kiejkuty si parla ormai dal 2005. Ci sono voluti tre anni perché si aprisse un'inchiesta, ripetutamente differita a causa della sostituzione del personale inquirente, del trasferimento della sua sede da Varsavia a Cracovia, dalla scarsa collaborazione del governo statunitense e dalla continua invocazione della "sicurezza nazionale".

Due uomini sono coinvolti nell'inchiesta come "parte lesa".

Il primo è Abd al-Rahim al-Nashiri, un cittadino saudita ritenuto l'ideatore dell'attentato contro il cacciatorpediniere americano USS Cole, avvenuto sulle coste dello Yemen nel 2000. Ha dichiarato di essere stato interrogato in una struttura segreta in Polonia e sottoposto a "tecniche rafforzate di interrogatorio", a finte esecuzioni e a minacce di violenza sessuale nei confronti dei suoi familiari.

Zayn al-Abidin Muhammad Husayn, conosciuto come Abu Zubaydah, un palestinese apolide nato in Arabia Saudita, ha denunciato a sua volta di essere stato detenuto in Polonia e torturato. L'ex presidente americano George W. Bush ha ammesso, nelle memorie pubblicate nel 2010, che Abu Zubaydah era stato sottoposto alla tecnica del "waterboarding" (semi annegamento) durante la detenzione segreta della Cia. Del resto, quattro anni prima, lo stesso ex presidente Usa aveva ammesso l'esistenza di prigioni segrete della Cia.

Abu Zubaydah e al-Nashiri hanno anche sporto denuncia alla Corte europea dei diritti umani, rispettivamente nel 2011 e nel 2013. Nel caso di al-Nashiri, il governo polacco si è rifiutato di fornire alla Corte le informazioni che aveva richiesto. I due uomini sono attualmente detenuti a Guantánamo. Al-Nashiri è sotto processo di fronte a una commissione militare.

Il rapporto diffuso oggi da Amnesty International parla di un terzo uomo che ha denunciato di essere stato detenuto in un sito segreto in Polonia nel 2003: si tratta di Walid bin Attash, cittadino yemenita, a sua volta detenuto a Guantánamo in attesa di essere processato da una commissione militare.

Nel suo discorso del 23 maggio, il presidente Barack Obama ha riconosciuto l'esistenza di pratiche illegali: "In alcuni casi, ritengo che abbiamo compromesso i nostri valori fondamentali, usando la tortura per interrogare i nostri nemici e tenendo in detenzione individui in un modo che era contrario allo stato di diritto". Una dichiarazione importante: gli Usa hanno ammesso che loro agenti hanno torturato e detenuto illegalmente delle persone.

Quando le autorità polacche riconosceranno il loro ruolo in queste violazioni dei diritti umani?

Dal blog Le persone e la dignità
 

tontolina

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La nostra ignoranza è la LORO forza.



11/9, ora l’America sa che il governo le ha mentito.

Hanno davvero assassinato tremila innocenti per poi avere l’alibi per invadere il mondo? I retroscena sull’11 Settembre, ancora giudicati “puro delirio cospirazionista” dal mainstream, stanno facendo passi da gigante:
di fronte all’aggressione della Siria, l’ex deputato Dennis Kucinich ha detto che gli Stati Uniti «diventeranno ufficialmente l’aeronautica militare di Al-Qaeda», ma l’America ne ha avuto abbastanza: nove americani su dieci erano contrari all’invasione.
E a proposito dell’11 Settembre, un incredibile 84% delle persone oggi dice che il governo sta mentendo. «Disponiamo di precedenti documentati storicamente che dimostrano come il governo sia pronto a commettere i peggiori crimini contro la propria stessa popolazione». Grazie a “Consensus 9/11”, il board di tecnici indipendenti che ha smontato la verità ufficiale, emerge in tutta la sua minacciosa potenza la tesi peggiore, quella della strategia della tensione: senza esplosivo, le Torri Gemelle non sarebbero mai crollate. Lo dicono ex funzionari dell’intelligence, ingegneri, vigili del fuoco. Sconcertante, per dovizia di particolari, il reportage trasmesso l’8 settembre 2013 da “Russia Today”, il network televisivo “all news” di Mosca, in una trasmissione in lingua inglese molto seguita negli Usa, trascritta testualmente da “Global Research”, il centro studi canadese di geopolitica coordinato dal professor Michel Chossudovsky. «Alti funzionari – spiega il conduttore di “Rt”, Daniel Bushell – dicono che la Casa Bianca stia dietro il terrorismo contro la stessa popolazione americana», esibendo nuove prove sull’11 Settembre. «Per decenni, atti di terrorismo di cui si è attribuita la responsabilità ad “estremisti” sono stati in realtà pianificati e finanziati dalla Casa Bianca». Secondo l’ex capo della Cia, Bill Colby, l’organizzazione denominata Gladio – tristemente nota in Italia – ha rappresentato «un’operazione di primaria importanza». Nel corso di una testimonianza sotto giuramento, uno dei cospiratori ha confessato: «Tu devi attaccare i civili, la gente, le donne, i bambini, lontano da qualunque gioco politico, in modo che le autorità possano dichiarare uno stato di emergenza».

Un affare «più grosso del Watergate», l’ha definito Dennis Saccher, dell’Fbi, riferendosi al supporto che gli Usa hanno dato ai leader di Al-Qaeda fino al 2001, mentre “Veterans Today” scrive che la cosa va avanti ancora oggi. L’ex funzionario dissidente dell’Fbi Siebel Edmonds ha svelato la verità sugli «innumerevoli meeting» in cui, regolarmente, rappresentanti del governo Usa e l’allora numero due di Al-Qaeda e oggi suo leader, l’egiziano Ayman Al-Zawahiri, si incontravano fino a poco prima del settembre 2001.
Già a luglio di quell’anno, agenti dell’Fbi che si erano messi sulle tracce dei futuri attentatori delle Torri sono stati esclusi dalle indagini e minacciati di procedimento disciplinare.
Nell’estate del 2001, dopo che alcuni agenti avevano arrestato Mohammed Khalifa, direttamente collegato al terrorista Ramzi Yousef (uomo incluso nella lista dei terroristi più ricercati dagli Usa), il segretario di Stato in persona intervenne perché Khalifa fosse immediatamente trasferito in Arabia Saudita, dove fu rilasciato. «Questo è esattamente quel che è in realtà Al-Qaeda: il burattino delle agenzie di intelligence dell’Occidente», sostiene Kevin Barrett, autore del libro “Questioning the War on Terror”. «Lo abbiamo sentito dire da Mohamed Heikal, che è il più importante commentatore politico del mondo arabo».

Subito dopo l’11 Settembre, Heikal ha dichiarato che la storia ufficiale degli attentati alle Torri era semplicemente ridicola. «Heikal ha detto che quando lui era ai più alti livelli di governo in Europa, era la persona che aveva il compito, essenzialmente, di operare come infiltrato e dirigere, virtualmente, la cosiddetta Al-Qaeda. Ci ha detto che Al-Qaeda è piena di gente dell’intelligence saudita, americana, israeliana e naturalmente egiziana, e che come organizzazione terroristica, da sola, non sarebbe in grado di fare praticamente nulla». Secondo Nafeez Ahmed, uno dei più importanti studiosi di terrorismo, è sconcertante l’episodio vissuto in Turchia alla vigilia degli attentati: stupefatti, i poliziotti turchi, che l’uomo appena arrestato come “terrorista islamico” non pregasse mai e gradisse la carne di maiale.
«Scusa, pensavamo che fossi un musulmano integralista».
E lui, ridendo: «Ma no, è solo una strategia della tensione». Motivazioni che quest’anno hanno portato gli analisti indipendenti e i parenti delle vittime a sfidare apertamente il governo Obama e il mainstream, esibendo a Times Square una grande insegna per denunciare il dettaglio più strano della strage di New York: il crollo della terza torre, chiamata Wtc-7, collassata in caduta libera «sgonfiandosi come un pancake» nonostante si trovasse a diversi isolati di distanza dagli edifici colpiti dagli aerei.
«Questa è fisica di alta scuola», denuncia l’ingegnere strutturale Roland Angle nel video “ReThink911”. Rincara la dose un collega, Jonathan Smolens: «Un edificio non può collassare in caduta libera con quarantamila tonnellate di strutture di acciaio, e con tutti i suoi sistemi strutturali interni, se non viene fatto esplodere con una demolizione controllata».
La versione del governo, ricorda “Rt”, è che il fuoco degli incendi sviluppatisi all’interno degli uffici ha fatto in modo che l’acciaio delle 84 colonne si indebolisse e cedesse allo stesso momento.

Dunque, chi è stato?
«Posso dirvi chi non è stato: di sicuro, non i 19 presunti dirottatori degli aerei», afferma Jon Cole, uno delle migliaia di esperti indipendenti che fanno parte di “Architects and Engineers for 9/11 Truth”. «È impossibile che quell’acciaio possa essere stato fuso dagli incendi degli uffici, o dal carburante degli aerei, o dal collasso stesso. È fisicamente impossibile, non può essere riprodotto in via sperimentale. Sfida le leggi della fisica. Se mettiamo da parte la politica, le nostre credenze e la religione, e ci limitiamo a utilizzare il metodo scientifico, il Wtc-7 è, di base, un classico caso di demolizione controllata in cui un edificio collassa su se stesso in caduta libera, e precipita dritto dritto sulla propria superficie di appoggio. Questa è l’unica spiegazione che possa essere coerente con tutte le prove disponibili: la nano-termite, le microsfere di ferro, le alte temperature rilevate nelle macerie, la caduta libera e l’accelerazione uniforme delle torri, che sono venute giù con velocità costante e uniforme, senza strattoni o scatti neanche quando le parti superiori cedevano su quelle sottostanti». Se non ci sono variazioni nella velocità di caduta, continua Cole, la ragione non può che essere questa: «Qualcosa, all’interno, ha fatto esplodere le torri, permettendo di accelerare uniformemente verso il basso: l’unica cosa che ha senso, dal punto di vista scientifico, è che le torri sono state fatte esplodere». Il tecnico ha preso di mira i siti web del “National Geographic” e “Popular Mechanics”, che hanno tentato disperatamente di dimostrare come 80 chili di nano-termite militare non avrebbero potuto spezzare le colonne d’acciaio della struttura delle torri. Jon Cole lo ha fatto, usandone appena mezzo chilo. La nota ricercatrice Elizabeth Woodworth, scesa in campo con il gruppo “Consensus 9/11”, conferma che il loro metodo è quello di utilizzare le migliori pratiche della comunità scientifica, e sui risultati non ha dubbi: il governo ha mentito, sempre “coperto” dalla pervicace reticenza dei media. «Se le persone sapessero di queste ricerche, e le conoscessero, le troverebbero convincenti. Non s’è mai visto nessuno che abbia esaminato queste prove e che non abbia condiviso le conclusioni dei nostri studi, senza più cambiare idea». Quantomeno, “Consensus 9/11” è riuscito a far modificare la versione ufficiale del governo, che oggi ammette che la terza torre, il Wtc-7, sia effettivamente collassata in caduta libera. David Chandler, un abile sviluppatore di modelli, ha dimostrato che i piani superiori sono precipitati senza incontrare alcuna resistenza. «C’è un solo modo in cui ciò possa accadere, ed è quello di far sì che tutte le 84 colonne portanti siano rotte allo stesso momento esatto», spiega Elizabeth Woodworth. Un altro tecnico, il dottor Graeme Mc Queen, ha potuto avere accesso ai dati del corpo dei vigili del fuoco di New York registrati nei giorni dell’attentato. «Abbiamo quasi diecimila pagine di materiale importantissimo, che raccoglie le dichiarazioni di testimoni oculari, e tra questi – racconta Mc Queen – ho potuto individuare 118 persone che hanno distintamente percepito esplosioni». A parlare sono «vigili del fuoco che hanno dimestichezza con incendi ai piani alti, e che sono abituati a incontrare fumo, esplosioni, caldaie, e tuttavia anche loro usano parole come “bombe”: sono parole che non corrispondono alle cose che ci si aspetterebbe di trovare in un incendio». Tra chi pretende uno straccio di verità, dopo 12 anni di versioni ufficiali che rasentano il ridicolo, c’è chi ha perso i propri parenti nella strage di Manhattan. Bob Mc Ilvane, ad esempio, vuole sapere perché l’autopsia del corpo di suo figlio Bobby ha stabilito che le ferite mortali per cui è morto nella Torre Nord non siano affatto coerenti con le fiamme di un incendio, ma con gli esplosivi. Eppure, la conduttrice di un programma popolarissimo come Rachel Maddow lo ha appena deriso, sostenendo che l’uomo non è solo “un cospirazionista”, ma forse anche un infiltrato di Al-Qaeda. «Tutte queste nefande cospirazioni su trame del governo per uccidere, complottare e nascondere l’autentica verità, voglio dire, questa roba sarà ridicola, come è sempre stata, ma è tanto ridicola quanto pericolosa», ha detto la Maddow nel suo show sulla rete “Nbc”. «Mio figlio è morto, ed è morto a causa di un’esplosione: posso provarlo oltre ogni ragionevole dubbio», protesta il padre di Bobby. «Se però volessi dimostrarlo in un’aula di giustizia, queste prove non potrebbero essere accettate», aggiunge Bob Mc Ilvane ai microfoni di “Russia Today”, perché l’establishment non sarebbe in grado di reggere all’imbarazzo. «E qui è il punto in cui abbiamo il nostro problema: quando io dico, “bene, questo è stato un lavoro dall’interno, mio figlio è morto per un lavoro sporco della nostra amministrazione, perché qualcuno ha messo delle bombe e le ha fatte esplodere”». Se il suo primo “nemico” è la Casa Bianca, il secondo è l’anchorwoman Rachel Maddow. «Vorrei farla sedere in questa stanza, e farle vedere quello che ho fatto vedere a voi, e poi le direi: “Tu, brutta stronza, adesso dimmi che sono un teorico della cospirazione”. Questo veramente dimostra quanto faccia schifo il nostrosistema dei media. Non voglio definirla una puttana, ma è una puttana dell’informazione. Guadagna più di un milione di dollari, e dice quello che le ordinano di dire». Una giornalista di Philadelphia è stata molto franca col padre di Bobby. Gli ha detto: «Lo sai bene Bob, come reporter, io sono il problema, perché noi perdiamo il posto. Se io porto questa piccola cosa che tu mi hai appena detto al mio caporedattore, lui la cestinerà immediatamente. Quindi ti dico molto chiaramente che io non posso prendere la tua storia e scriverla. I padroni dei media non lo permetterebbero». La stampa non ne parla, perché significherebbe instillare un dubbio nella testa delle persone. Di chi è la colpa di tutto questo? «Il popolo degli Stati Uniti ha le sue responsabilità – dice Bob Mc Ilvane – perché la gente vuole solo credere e sentirsi dire che siamo brava gente, che siamo un paese eccezionale, ed è proprio questo che fa il governo, è molto machiavellico».
Il padre di Bobby va oltre, guarda al resto del mondo: «Ora abbiamo la nostra Guerra al Terrore senza fine. Io so che cosa stanno passando queste persone in Iraq, Siria, Libia, Afghanistan, perché tutti loro stanno perdendo i loro bambini. E alla fine, di questo si tratta: tutti stanno perdendo i propri familiari. E’ inferno allo stato puro». Lo conferma Daniele Ganser, autore del libro “Gli eserciti segreti della Nato”.

L’accusa: anche se i media continuano a non parlarne, è ormai provato e ufficialmente documentato che decenni di William Colby, ex direttore della Cia attacchi terroristici contro la popolazione – compresi quelli realizzati da Gladio –sono stati in realtà organizzati dalla Cia, su ordine della Casa Bianca. «Grazie ai dati – dice Ganser – la gente comincia a capire che questo è effettivamente avvenuto».
Ma c’è ancora un ostacolo psicologico: «E’ molto difficile credere che queste cose stiano ancora accadendo, perché si tratta di cattive notizie». Non è affatto piacevole prendere atto del fatto che «il terrorismo può essere manipolato al fine di prendere il controllo della popolazione, e di guidarla come se fosse un gregge di pecore, letteralmente. E se qualcuno ti dice che sei una pecora, che ti hanno ingannato e manipolato con operazioni terroristiche sotto falsa bandiera, bene, si tratta di cose che nessuno davvero vuole sentirsi dire». Proprio su questo sanno di poter contare, in partenza, gli eventuali organizzazioni di stragi: se la verità è troppo enorme perché sia accettata, è più facile che venga rimossa – è più rassicurante.

«Strategia della tensione in realtà significa che tu fai esplodere una bomba, e dici che è stato il tuo nemico a farlo».

Purtroppo non sono soltanto analisi storiche, come quelle (anche giudiziarie) sulle tragedie che hanno torturato l’Italia. «Le prove di cui oggi disponiamo – assicura Ganser – ci dicono che questa strategia non è finita, e sta andando avanti ancora oggi». FONTI E LINKS ALL’INTERNO: 11/9, ora l?America sa che il governo le ha mentito «
 

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