VIAGGIO AL CENTRO DEL SALOTTO (1 Viewer)

Val

Torniamo alla LIRA
Buongiorno Nicola, ieri, su suggerimento del mio commercialista,
ho cercato di richiedere il PIN dispositivo per poter accedere al sito Inps e richiedere i famigerati 600€ per il mese di marzo.

Ho chiamato il contact center (naturalmente da fisso la chiamata è gratis mentre da mobile si paga e vabbè);
al telefono possono solo fare la procedura metà codice subito e metà via posta in 25/30 giorni
(non ho ancora capito perché l’inps manda il pin in due parti bah!).


L’operatrice mi consiglia di fare la richiesta on-line che consegna il pin intero subito.

Procedo inserendo il codice fiscale richiesto e scopro che sono già in possesso di un pin che però non ricordo.

Vado alla funzione Ripristina PIN prevista nel caso di smarrimento del codice; purtroppo il sistema risponde
che si può fare il ripristino solo se il pin è stato usato almeno una volta e a quando pare non l’ho fatto
per cui occorre procedere con la revoca e con la richiesta di un nuovo pin che, “toc toc”
viene fornito metà subito e metà in seguito via posta entro 25/30 giorni lavorativi.

Morale: non ho il pin, la carta regionale non la posso usare perché il software di gestione del lettore
non è compatibile con l’ultima versione del sistema operativo Apple, e quindi i 600€ me li sogno.

Tra l’altro non c’è un click-day, ma comunque bisogna essere pronti a cliccare in tempo
perché i soldi sono naturalmente limitati; in pratica “chi prima arriva……”.

Che schifo!!! Possibile che non si possa prevedere una procedura più snella per questo c…o di PIN
e consegnarlo subito intero visto che inserisco tutti i dati dal codice fiscale finanche al numero di scarpe?
 

Val

Torniamo alla LIRA
Sono uno dei tanti commercialisti di Provincia, di quelli che oggi si sentono “utili al paese”
perché in base ad un decreto rientriamo fra le attività professionali non sospese.

Che la nostra professione fosse utile al paese, non ce lo doveva certo dire il Presidente del Consiglio, lo sapevamo e lo sappiamo da anni.

Perché?

Semplicemente perché dobbiamo, nostro malgrado, anche in questo brutto momento,
essere interpreti della macchina burocratica statale
, delle sue norme assurde, vessatorie,
contraddittorie ed anche difficilmente applicabili nella pratica.

Tutto questo perché, nel difficile momento che stiamo vivendo, lo Stato non si è assunto la responsabilità
e tramite la macchina burocratica ha reso l’ennesima beffa ad imprese e cittadini.

Vede, facendo parte di questa categoria professionale, nel tempo ho compreso la differenza tra la teoria e la pratica,
ossia tra chi ogni giorno sta sul pezzo e chi invece dall’alto dei suoi titoli acquisiti nelle più blasonate università italiane,
non ha la benché minima idea di cosa voglia dire lavorare e risolvere in tempo reale dei problemi operativi,
dovendo prendere decisioni nell’immediato che spesso si rivelano tardive, soprattutto in una situazione del genere.


Purtroppo la burocrazia in questi anni è diventata talmente pregnante
che invece di aiutare i cittadini e le imprese in momenti di difficoltà, riesce a complicare tutto, anche le cose più semplici.

In questo marasma, invece di sentirmi utile, mi sento totalmente inutile perché devo chiamare i clienti
per dirgli che il 31 marzo scade l’invio telematico dei corrispettivi, oppure che c’è da emettere
le fatture elettroniche che scadono nei dodici giorni, per dirgli che i pagamenti per alcuni sono stati rinviati al 31 maggio e per altri di quattro giorni!!!

Oppure metterli a conoscenza che il famoso bonus di 600 euro, previsto solo per il mese di marzo,
non gli spetterà solo ed esclusivamente perché si tratta di un professionista iscritto in Ordini e Albi.

E ancora: sentirsi chiamare dal cliente perché, avendo chiesto alla propria Banca di sospendere mutui e finanziamenti,
non sa come fare per produrre alla stessa una “dichiarazione sostitutiva di notorietà” che attesti,
in base ad una Raccomandazione dell’Unione europea, se possa fregiarsi o meno del titolo di micro impresa, media impresa o impresa.

Vorrei raccontarle quindi queste giornate chiuso nel mio studio a rispondere a mail,
telefonate e messaggi dei clienti spaventati per il presente e terrorizzati per il futuro.

Vorrei raccontarle la difficoltà psicologica di dover, anzi volere, cercare di rassicurare ed infondere
un minimo di serenità e fiducia nel futuro a queste persone
, che già avevano grandi difficoltà
e adesso non sanno nemmeno se fra qualche mese la loro azienda continuerà ad esistere.

Siamo commercialisti, ma come sempre e ancora di più in questo momento difficile,
ci ritroviamo a essere i confidenti, gli psicologi, i preti confessori di persone che stanno soffrendo
insieme alle loro famiglie e ai collaboratori più stretti, compresi i dipendenti.

Orbene, in questo momento di sofferenza e di forte stress psicologico anche per i sottoscritti,
che si trovano ad affrontare non solo le difficoltà dei propri clienti, ma anche le nostre difficoltà
perché oltre ad essere professionisti siamo persone. Avremmo voluto che la nostra attività
fosse rivolta a supportare gli imprenditori, cercare di riorganizzare le attività in maniera tale
da poter permettere la ripartenza il prima possibile limitando il più possibile i dann
i che questa crisi sanitaria sta determinando e che purtroppo porterà ad una devastazione economica e sociale a cui non siamo pronti.

Non è così e non sarà così perché chi guida pro tempore questo paese non comprende e non vuole vedere.

Prima piangeremo morti da virus che avranno un termine, poi inizieremo a piangere i morti per suicidio
ed i morti sociali determinati da una mancanza assoluta di comprensione del problema,
di sottovalutazione e anche, mi permetta, di menefreghismo di chi “sul pezzo” non c’è mai stato.

La ringrazio per la disponibilità, ma la ringrazio soprattutto per la sua quotidiana controinformazione
sempre puntuale e ancora più importante in questo momento
di sospensione della democrazia e della limitazione delle libertà personali.
 

Val

Torniamo alla LIRA
In riferimento alla drammatica situazione che stiamo vivendo, in cui lo Stato ha affermato di essere vicino alle aziende,
mettendo in atto anche la possibilità di richiedere la Cassa Integrazione in deroga,
ti comunico che la stessa è stata richiesta dal Sig, P. R., titolare della tipografia Industria Grafica xxx srl di Parabiago (MI).

Oggi è stato contattato dai sindacati che gli hanno chiesto se può anticiparla lui in quanto non ci sono abbastanza soldi per tutti.

Ma stiamo scherzando??? Stiamo parlando poi di un’azienda che da venti anni a questa parte non ha mai chiesto questo tipo di provvedimento.

Ti prego se in qualche modo puoi aiutare le aziende divulgando questa notizia, perché quello che ci sta dicendo lo Stato,
sono solo una massa di bugie e si rischia che tante aziende saranno costrette a chiudere.

Buona giornata.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Non ho mai scritto nulla a nessuno perché ho sempre pensato che qualcun’altro
avrebbe dato voce al mio pensiero prima o poi ma come mai prima d’ora non mi sentirei viva
se anch’io non dessi fiato a ciò che altrimenti rischia di logorarmi.


Dovrei essere un’imprenditrice di 46 anni, che in verità è semplicemente una schiava del sistema
che da tutta la vita si fa in quattro insieme alla sua famiglia, per costruire qualcosa e avere un riscatto sociale.

Con infiniti sacrifici, quando i sacrifici si potevano ancora fare, abbiamo aperto un ristorante
nel pieno centro di Roma e lo gestiamo da più di un ventennio.

A costo del nostro stesso stipendio, abbiamo sempre fatto quadrare i conti, pagando tasse, tributi
ed affrontando periodi di crisi che ci hanno messo a dura prova ma siamo fieri di avere un’azienda SANA, in regola con lo stato e con i suoi fornitori.

“Prima l’azienda, poi tutto il resto; prima il lavoro poi… se si può, si gode di ciò che rimane”.

Ora, per la prima volta nel nostro percorso e probabilmente nella nostra esistenza,
ci troviamo ad affrontare una situazione surreale, assurda, incredibile e oltre alla paura di un ferocissimo nemico silente,
siamo sopraffatti dalla paura forse più grande, dell’incertezza economica;
siamo terrorizzati perché tutto sembra preannunciare che a causa di uno Stato Incompetente,
ne usciremo con le ossa rotte, perdendo tutto ciò per cui abbiamo vissuto finora.

In verità non so se si tratti di incompetenza o se tutto ciò sia frutto di un diabolico progetto ma fa paura.

Quando lo scorso 11 Marzo ci hanno costretti a casa, anche se il nostro volume d’affari
si era già drasticamente ridotto almeno da 20 giorni, ci siamo fatti coraggio,
ripetendoci che la situazione riguardava milioni di persone e decine di migliaia di attività come la nostra,
più piccole o anche più grandi, tutte accomunate dallo stesso problema.

“Dovranno per forza fare qualcosa per tutti, bisogna solo attendere ma le risposte arriveranno e terranno conto di tutti…” continuavamo a dire.

Poi è arrivato il tanto atteso Decreto.

L’ho letto più e più volte, cercando di capire di quali provvedimenti potevamo beneficiare per far fronte alla catastrofe:
stipendi, mutui, leasing, fornitori, utenze e tanto altro.

L’unica cosa che hanno veramente fatto è quella di posticipare gli F24 del 16 al 31 Maggio… c’è bisogno che lo commenti?

Ma ci hanno anche subito tranquillizzati dicendoci che questo riguardava unicamente il mese corrente
e che ad Aprile ci sarebbe stato un altro decreto… Ma state davvero dicendo sul serio?

Tutti questi miliardi che avrebbero messo a nostra disposizione, dove sono?

Chi li gestisce e in che modo dovrebbero risolvere i problemi di tutti?

L’unica cosa che ho capito è che una soluzione può essere pianificata con la propria Banca,
ognuna con la propria politica e i propri costi: “iniezioni di contante” a tassi agevolati ma non gratuite;
deroghe e/o sospensioni di mutui ma con quali conseguenze?

Nessuno sa dire se tutto ciò potrebbe avere un impatto negativo sullo storico dell’azienda
o se possa precludere future operazioni poiché non precisamente definito.

Quindi, cosa dobbiamo fare?

Prostituirci per ottenere prestiti e aggravare ancor di più le nostre posizioni ma garantendo un flusso economico
ed una continuità sui nostri conti o cercare di bloccare ciò che si può?

E intanto i giorni passano e la fine del mese è dietro l’angolo.

Poi senti che in America, a pochi giorni dalla diffusione del virus, Trump assicura $ 1.000 a ciascun adulto e $ 500 per ogni bambino.

In Gran Bretagna si parla di £2.500 per ogni dipendente e loro non pagano neanche tutte le tasse che paghiamo noi!

E quindi penso anche che oltre a tutto quanto elencato, dobbiamo vivere e fare la spesa…

Se i miei conti sono a zero e ho sempre vissuto “di cassa”, come dovrei sopravvivere in questo periodo?

Dove dovrei trovare i soldi per comprare da mangiare per me e per la mia famiglia?

Sono finiti i tempi in cui i soldi si tenevano sotto al mattone, non ce l’avete più permesso!

Aiuti per 600 euro a tutte quelle famiglie che hanno dovuto usufruire di baby sitter da quando hanno chiuso le scuole,
a patto ovviamente che le baby sitter fossero in regola…

Ma se fino ad oggi non ho mai dovuto usufruirne e l’ho fatto mio malgrado, per sopperire a una situazione di emergenza,
pensi davvero caro Stato che il mio pensiero fosse quello di regolarizzarne la posizione contributiva,
dopo che a mala pena ho tentato di capire se fosse una brava persona a cui affidare mio figlio?

Per non parlare dell’elemosina di 600 euro per le Partite Iva

Ma chiunque l’abbia anche solo ipotizzata una cosa del genere, ha davvero idea dell’umiliazione che infligge
a chiunque abbia davvero bisogno di cifre per il sostentamento proprio e della sua famiglia?

I nostri politici camperebbero con 600 Euro al mese?!

E chi deve pagare l’affitto? E chi vive dei proventi di locazioni?

Magari persone che hanno lavorato una vita per comprarsi 4 mura e che ora non sanno come mangiare.


Quindi diciamo che vi siete riempiti la bocca di miliardi che non arriveranno a nessuno,
se non alle sacrosante banche per calmierare attraverso l’acquisto alle aste i famosi titoli di Stato;
ottimo perché si mantiene in vita un’economia a bassi tassi, ma se poi le banche ma soprattutto lo Stato
non immette liquidità diretta alle imprese e ai cittadini, come pensate che possa campare la gente comune?

Pace fiscale e flat tax per almeno due anni dovrebbero rappresentare il nostro piano Marshall,
scritte in poche righe e non in trattati illeggibili di 30 pagine.

Spero che queste mie parole facciano riflettere qualcuno.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Le conferenze stampa del Presidente del Consiglio Conte, ormai una ogni due-tre giorni,
servono soltanto a mettere ansia ai sessanta milioni di cittadini costretti a stare in casa

La propaganda si fa ancora più fastidiosa quando i contenuti costituiscono una palese presa in giro nei confronti di un popolo inerme.

Ieri l’ennesima schifezza da parte del governo.

Il ministro del lavoro Nunzia Catalfo (M5S) ha sottoscritto – di concerto con il ministero dell’economia –
un decreto che prevede l’estensione dei 600 euro una tantum stanziato per le partite Iva,
anche a quei professionisti iscritti agli ordini professionali che, per legge,
hanno un trattamento previdenziale derivante da casse di diritto privato: avvocati, ingegneri, geometri etc.

Mentre tutte le altre partite Iva, quelle che – per intenderci – hanno un trattamento contributivo Inps,
godranno di questo contributo di 600 euro indipendentemente dall’eventuale esposizione debitoria contributiva,
i professionisti iscritti agli ordini professionali potranno godere di questo intervento economico SOLO
a condizione che il soggetto richiedente abbia adempiuto agli obblighi contributivi previsti con riferimento all’anno 2019

(ultimo comma dell’art. 1 del decreto).



Qui il DECRETO: allegato6668263 (5)

È evidente che, non trattandosi di contributi previdenziali per eventuali dipendenti ma contributi propri,
parecchi professionisti iscritti agli ordini professionali pagano con ritardo alcune rate, talvolta anche di qualche anno,
con una piccola maggiorazione come previsto dalla legge.

Non si tratta di tasse o imposte non pagate ma di rate di contributi previdenziali (propri!)

che spesso vengono pagate in ritardo perché non ce la si fa a pagare tutto alle scadenze.

Ciò detto, il governo Conte ha pensato di subordinare la richiesta dei 600 euro una tantum per i professionisti iscritti agli ordini
(con casse previdenziali di diritto privato) alla condizione di essere in regola con i contributi dell’anno scorso.

A parte la IRRAGIONEVOLE DISPARITÀ DI TRATTAMENTO rispetto ai professionisti con regime contributivo Inps,
è evidente la presa in giro del governo.

Non si è trattato ovviamente di una dimenticanza, lo hanno fatto apposta.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Affacciandomi al balcone vedo il deserto attraversato da passanti frettolosi, per lo più mascherati,
con il sacco della spesa, qualcuno col cane al guinzaglio.

Poi, come tutti, vado anch'io, ogni due tre giorni, a fare la spesa.

Davanti al supermarket vedo i soliti questuanti africani, così come ai semafori.

All'ora vengo pervaso da una arrabbiatura senza limiti.

.azzo, per uscire di casa devo avere in tasca il lasciapassare auto dichiarativo (edizione quarta)
con la quale attesto di non essere infetto, che ai sensi degli articoli 1 di tre rispettivi Decreti,
nonchè del combinato disposto di non so quale altri decreti sono consapevole delle pene
cui posso andare incontro ecc. ecc. mentre agli africani questuanti nessuna autorità si permette di toglierli dal marciapiede.

M'incazzo perchè sono razzista o perchè mi rendo conto di essere un coglione obbediente a leggi che non sono uguali per tutti?

Questo è il dilemma
 

Val

Torniamo alla LIRA
Ma come ? Ma senza attività e traffico non doveva diminuire ?

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Val

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Tema: Modi diversi e diversamente intelligenti di restare a casa felici e contenti.

Svolgimento. Scena uno: un raggio primaverile filtra dalla tapparella. La showgirl da mille e una notte si alza.
Cinque minuti, ed è far jogging sul terrazzo dell’attico in centro storico, quindi un po’ di pilates e yoga giusto il tanto,
infine a tavolino a saziarsi alquanto: caffè, brioches e dieci succhi di frutta, tutti macrobiotici.
Un sorriso diamante le illumina il viso quando accende il laptop e – digerita la colazione –
offre il suo quotidiano contributo alla Nazione. Vergato, con dieci colori, dal mitico hashtag rubacuori: #restateacasa.

Scena due: il famoso calciatore schiude l’uscio in legno pregiato della dependance con vista scogli.
La notte l’ha passata, è ovvio, a casa per colpa del virus; ha, però, scelto non una delle quindici stanze della residenza castello,
ma il più discreto bungalow affacciato alla battigia. Egli misura con lo sguardo l’inverosimile perimetro del parco
e – prima di colazione – manifesta il suo affetto alla Nazione: smartphone in pugno, selfie in controluce
e hashtag d’ordinanza con la faccia truce: #restateacasa.

Scena tre: il giornalista di sinistra ha appena sorseggiato il suo cappuccio. Dal balcone del loft smisurato, rimira il cupolone.
La giornata si annuncia azzurrissima, come la hit di Celentano, e lo sovrasta la pace.
Dopotutto, c’è del buono nelle avversità: il Covid-19 sta insegnando agli italiani il “rispetto delle regole”.
Il fine intellettuale umetta il labbro col tovaglio di seta e poi – onorata la colazione –
posta su instagram il suo ottimismo alla Nazione. Hashtag: #restateacasa.

Quarta scena: borgata rionale di metropoli. Il prode lavoratore italico è un po’ stanchino.
Moglie, tre figli, quadrilocale con bagno non finestrato: la vita l’è dura. Ma bisogna restare a casa, ovviamente.
Se lo dice la tivù, che aggiungere di più? E poi – se lo fanno pure i vip senza lamentarsi – può riuscirci anche lui, e deve accontentarsi.

Ci riuscirà, questo è certo. Solo, ogni tanto, fa capolino un dubbio. Lui non lavora, la ditta è chiusa, il Governo ha finito le risorse.
Chi diavolo gli pagherà le borse? Quelle delle spese, tra un mese.
Un dubbio malandrino gli trapana il cervello. No, non può essere. Scaccia quella mosca fastidiosa.

Ma il tafano ritorna a fare il suo mestiere. Mentre nubi ferrigne a sfioro si addensano, sulle ruggini terrazze del quartiere.
Allora, per tirarsi su (e non buttarsi giù), il Cipputi piglia il Samsung e scorre le ultime news:
foto di soubrette di rara bellezza e hashtag #restateacasa; clip di fuoriclasse del calcio e hashtag #restateacasa;
istantanea di famoso giornalista e hashtag #restateacasa.

Rapito da quel mare d’affetto e senso civico, l’operaio tricolore accede a twitter e scrive una cazzata.
Così, per motivarsi la giornata. Quindi, fa per digitare l’hashtag, come gli è stato ordinato.
Ma gli ritorna il dubbio stronzo: e se mi fossi sbagliato?

Il moschino gli conferma il contrario: lo faranno, vedrai, ti levano il salario.
In dissolvenza gli par di scorgere, dietro i vetri grigio spento, una lettera di licenziamento.
Lui immagina la faccia dei compagni di lavoro, quando capiranno che toccherà anche a loro.
E mentre un sole pallido illumina le aiuole, le dita frenetiche si muovono da sole.
Un ultimo hashtag sulla tastiera abrasa. Ormai non ha più dubbi: #cilascerannoacasa.
 

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