Quelle cellule fetali per produrre vaccini
Si usano da mezzo secolo: cellule di feto abortito per produrre vaccini. Vaccini che tutti noi abbiamo ricevuto, o fatto fare ai nostri figli, il più delle volte senza conoscere il processo di fabbricazione. Dietro lo scudo contro morbillo, parotite, varicella, poliomielite, epatite A e febbre gialla, ci sono due gravidanze volontariamente interrotte al terzo e quarto mese di gravidanza. Due bambini mai nati. Una femmina svedese abortita nel 1962 e un maschietto inglese nel 1966. Dai loro polmoni sono stati estratti fibroblasti (cellule del tessuto connettivo) che hanno composto le linee cellulari WI-38 e MRC-5, tuttora utilizzate. Sono i terreni di coltura che rendono i virus adatti a essere inseriti nei vaccini.
Come mai la maggior parte di noi ignora o ha ignorato questo impiego “disinvolto” dei due feti? E quanti di noi, una volta informati, sarebbero pronti ad accettare, senza il minimo scrupolo morale, che si sezioni un piccolo corpo umano per produrre un farmaco?
Uno, due o centomila feti: per chi si indigna, non vi è differenza. Oggi, ieri o 50 anni fa, un aborto è sempre un aborto.
Oltretutto scopriamo dalle dichiarazioni di
Stanley Plotkin, medico e consulente per la
Sanofi-Pasteur, che per progettare vaccini al
Wistar Institute di Philadelphia, sono stati sacrificati
76 feti. Qui.
Tenta e ritenta. Poi, il risultato: per combattere una malattia esantematica, pericolosa solo per le donne in gravidanza (e che perciò sarebbe utile contrarre da piccole, visto che, con la malattia, si ottiene un’immunità per tutta la vita) si uccidono e fanno a pezzi i figli di chi la maternità la rifiuta.
Neanche fosse un contrappasso dantesco…
Quando le linee cellulari WI-38 e MCR-5 si estingueranno (nessuna linea è eterna) verranno sostituite con altri “pezzi di ricambio”, con un nuovo feto, insomma.
Ci chiediamo che senso abbia impedire l’uso delle cellule embrionali per la ricerca (quanti dibattiti sul tema e sentenze del parlamento europeo) e usare, senza dichiararlo apertamente, quelle fetali per fabbricare sieri farmaceutici. Non è certo “tenendo nascosto” un crimine che se ne perdono i risvolti morali.
Sono indignata, certo.
Ero all’oscuro di tutto questo al momento di vaccinare le mie bimbe e non mi sento, per questo, giustificata. Nè la mia pediatra, nè gli operatori ASL mi avevano messa al corrente. Si obbietterà che non vi è reato visto che quelle donne abortirono volontariamente: loro sì, liberissime, ma chi è contrario all’aborto e ignora come vengono prodotti questi vaccini compie una scelta che non gli appartiene, una scelta immorale. Diventa complice suo malgrado.
Sono stata ingannata. E con me milioni di genitori.