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Dissanguato il vecchio Egemone, Sion s’allea alla Cina
Maurizio Blondet 18 Maggio 2021

(All’Italia è stato vietato)
“Mentre gli Usa cominciano la guerra commerciale contro la Cina, il suo alleato Israele intensifica i suoi rapporti commerciali con Pechino”
Così titolava un articolo di Foreign Policy – l’organo dell’ex potentissimo Council on Foreign Relations – nel giugno 2020. In essa, Mike Pompeo, l’allora segretario di Stato, lamentava gli investimenti e le partnership cinesi che Israele stava allacciando, sostenendo che ciò metteva a rischio icittadini israeliani ” e poteva compromettere la condivisione di informazioni, le comunicazioni e le questioni di sicurezza tra Stati Uniti e Israele. In specie, Pompeo puntava il dito sul contratto che Sion ha concluso nel 2019, e della durata di 25 anni, con la società cinese Shanghai International Port Group (SIPG) per trasformare il porto marginale di Haifa in uno dei più grandi porti marittimi nel Mediterraneo. La gestione del porto rimarrebbe cinese per 25 anni, quindi i cinesi opererebbero a fianco del terminal in cui attraccano le navi della sesta flotta statunitense e potrebbero raccogliere informazioni d’importanza militare.
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Cina Vs USA: gli USA lanciano un piano per combattere la supremazia industriale cinese. Pechino reagisce Cina Vs USA: gli USA lanciano un piano per combattere la supremazia industriale cinese. Pechino reagisce

ScenariEconomici.it
Cina Vs USA: gli USA lanciano un piano per combattere la supremazia industriale ...
Martedì i 100 senatori degli Stati Uniti ha votato 68-32 per approvare un ampio pacchetto di leggi destinato a rafforzare la capacità del paese di competere con la tecnologia cinese....
 

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DA Una spia cinese passata agli USA, con terabite di dati, fra cui quelli di Hunter Biden?


Dong ha fornito alla DIA le seguenti informazioni:

  • Primi studi patogeni del virus che ora conosciamo come SARS-CoV-2
  • Modelli di diffusione e danni previsti di COVID-19 negli Stati Uniti e nel mondo
  • Registri finanziari che descrivono in dettaglio quali organizzazioni e governi hanno finanziato la ricerca su SARS-CoV-2 e altre ricerche sulla guerra biologica
  • Nomi di cittadini statunitensi che forniscono informazioni alla Cina
  • Nomi di spie cinesi che lavorano negli Stati Uniti o che frequentano le università statunitensi
  • Documenti finanziari che mostrano uomini d’affari e funzionari pubblici statunitensi che hanno ricevuto denaro dal governo cinese Cinese
  • Dettagli degli incontri che i funzionari del governo degli Stati Uniti hanno avuto (forse inconsapevolmente) con spie cinesi e membri dell’SVR (I servizi esteri) russo
  • Come il governo cinese ha ottenuto l’accesso a un sistema di comunicazione della CIA, portando alla morte di dozzine di cinesi che lavoravano con la CIA
Una marea d’informazioni che spiegherebbero anche come mai Fauci abbia, improvvisamente, cambiato idea…..

Inoltre, Dong avrebbe detto che, in generale, un terzo degli studenti cinesi negli USA sono, in realtà, uomini mandati con finalità di studio dall’esercito cinese. Avrebbe pure fornito copia dei drive dl computer di Hunter Biden che erano in mano alla Cina, la quale quindi era ben a conoscenza dei problemi di pornografia, e non solo, del figlio del presidente.

Un grosso colpo che, se confermato spiegherebbe anche l’irrigidirsi delle posizioni americane nei confronti di Pechino.
 

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il fatto è che la Cina, piaccia o meno, oggi viaggia su livelli di investimento in ricerca e sviluppo che hanno superato per la prima volta quelli statunitensi. E avanti di questo passo, solo nel 2025 il gap sarà diventato di 304 miliardi a favore di Pechino. Dagli 8 attuali. Ma ecco che la seconda immagine sembra ridimensionare pesantemente gli argomenti di chi vede nella Cina unicamente il regno del sotterfugio, della concorrenza sleale e della contraffazione: l’America a partire dal 2000 è stata ben contenta di incassare miliardi in royalties dalla Cina. Tradotto, ha svenduto per denaro la sua proprietà intellettuale. Subito dopo il boom, in entrambe i sensi, del comparto tech a cavallo del cambio di millennio. All’epoca la Cina non era forse comunista, autoritaria e poco incline al rispetto pedissequo dei diritti umani? Repressione in Tibet e fatti di piazza Tienanmen erano già avvenuti e anche Hong Kong era già tornata sotto controllo di Pechino da tre anni. Gli yuan, però, facevano più gola. Tanta.
da
 

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la stessa libertà di stampa cinese ed americana....

Per capire la gravità di quanto appena accaduto, vi invito a guardare l’intervento alla Fox News di Gleen Greenwood, giornalista e avvocato. Si parlava dell’assalto al Congresso del 6 gennaio scorso e del ruolo dei media nella manipolazione dell’opinione pubblica e l’ospite mise non poco in imbarazzo l’anchorman che stava intervistandolo quando sottolineò come l’intelligence Usa abbia sempre infiltrato i media (l’Operazione Mockingbird fece storia), ma che, almeno fino a poco tempo fa, aveva la decenza di farlo in segreto.

Ora, invece, CIA e FBI operano in quel modo apertamente, infiltrando giornalisti dalla doppia identità e decine di agenti operativi in seno ad aziende del campo informativo. Anzi, il suo gergo fu ancora più crudo: sul libro paga. Di fatto, si è passati dalla manipolazione clandestina delle notizie a quella en plein air. [in italia ce ne eravamo accorti con la manipolazione dati/vaccini Sars-Cov2]

Perché è importante rivedere quell’intervista? Perché mentre il mondo dell’informazione si sta concentrando sul caso bielorusso in sede europea e sugli arresti di giornalisti a Hong Kong da parte del regime cinese, gli Stati Uniti hanno operato quanto palesemente mostrato in questa schermata: di fatto, il Governo statunitense attraverso il Dipartimento della giustizia ha requisito e chiuso due website facenti riferimento a media iraniani e mediorientali (palestinesi, iracheni e yemeniti). Sequestrati d’imperio.

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Il tutto a poche ore dall’elezione del nuovo Presidente iraniano, il falco ultra-conservatore Ebrahin Raisi, il quale come primo atto ha compiuto quello di dire no a un incontro con Joe Biden.
Detto fatto, Washington ha deciso di esportare democrazia. Chiudendo canali informativi.
Ovviamente, le anime belle della libertà di espressione a targhe alterne ora scomoderanno il solito argomento: quelle tv sostengono falsità e tesi inaccettabili, quindi giusto che il mondo libero le chiuda.
C’è però un problema: perché la Cina viene sbattuta su tutti i giornali per la sua decisione di congelare i beni del quotidiano filo-democratico di Hong Kong, Apple, portandolo alla chiusura forzata e operando arresti di giornalisti e gli Usa vengono applauditi se sequestrano d’imperio canali iraniani?
Formalmente, Pechino ha quantomeno dalla sua parte la giustificazione formale di agire in base a una questione di politica interna, essendo Hong Kong a tutti gli effetti territorialmente riconducibile al Dragone.

Ovviamente, la critica seguente è quella relativa alla nuova legge in vigore a Hong Kong, talmente draconiana e liberticida da permettere di fatto processi senza giuria quando ci si trovi di fronte ad attentati all’integrità e alla sicurezza nazionale. Un problema, prima di business che di democrazia, visto che HSBC, banca britannica ma leader nel Far East, è corsa a rassicurare i clienti al riguardo: tranquilli, chi ha portato capitali non finisce in galera. Messaggio davvero edificante.

Ora, io capisco che quello della memoria corta sia un problema serio e diffuso, almeno quanto l’insonnia o la perdita di capelli, ma giova ricordare come non più tardi degli anni Settanta e Ottanta, in Irlanda del Nord fossero in vigore le cosiddette Diplock courts, tribunali senza giuria nati in ossequio alla legislazione d’emergenza anti-Troubles (in realtà, anti-IRA) voluta prima dal laburista Harold Wilson e poi portata agli estremi della forzatura del diritto internazionale di Margaret Thatcher. [gli inglesi continuano a mantenere agli arresti il giornalista Assange reo di aver fatto il giornalista]

Certo, alcune sgradevoli pratiche messe in campo dal mondo libero fanno comodo solo quando occorre darsi una ripulita alla coscienza applaudendo film come Nel nome del padre, dedicato appunto ai quattro di Guildford che pagarono con anni di galera da innocenti certe distorsioni del concetto di giustizia made in Britain.

Cosa ci vuole dire, in realtà, quanto messo in campo dagli Usa?

Primo, il web non è affatto libero.
Il web è un campo di battaglia, il più sofisticato di tutti. Persino più dei mercati finanziari. E altrettanto efficace.
Cosa c’è alla base dell’interesse statunitense per l’Iran in queste ore, forse le esecuzioni di dissidenti ordinate negli anni dal neo-presidente, non a caso ribattezzato il boia? No, l’accordo sul nucleare di Vienna. Più precisamente, il suo stallo. Il quale sta garantendo il vero risultato di base: allontanare l’addio alle sanzioni e con esso la possibilità che i 700.000 barili di petrolio che la Cina ha comprato quotidianamente sul grey market da Teheran almeno fino all’aprile scorso, alla faccia del blocco imposto da Donald Trump, si riversassero sul mercato ufficiale, schiantando verso il basso valutazioni del barile che stanno invece continuando a crescere e che puntano verso i 100 dollari entro fine anno.
quei 700.000 barili rappresentano potenzialmente solo l’inizio, quanto già a disposizione pronta consegna: in vista della fine delle sanzioni, infatti, l’ormai ex Presidente Rouhani aveva dato disposizione di preparare gli impianti a un ritorno forza quattro alla produzione. Si parla quindi di milioni di barili potenzialmente sul mercato, pronti a mandare a zampe all’aria gli sforzi dell’Opec per giungere a un punto di equilibrio che risollevasse i prezzi. Tradotto, la necessità per Paesi come l’Arabia Saudita, notoriamente attentissimi ai diritti delle minoranze (gay in testa, visti gli strepiti in atto sulla legge Zan), di giungere a un break-even fiscale in grado di tenere a bada i deficit di bilancio dell’unica voce del loro Pil.

E a spiegare la fretta e l’azzardo posto in essere dagli Usa con la loro mossa, ci pensa questo grafico: nonostante un balzo del 400% nel numero di lavoratori del comparto fracking statunitense, la produzione di petrolio statunitense non sta salendo.

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Stando a dati della Primary Vision, quel numero è sufficiente a malapena a mantenere il livello di output di quest’anno stabile. Il tutto dopo un crollo dell’85% della forza lavoro nel settore durante la pandemia: oggi il numero di squadre al lavoro nei pozzi è di 235, in netto aumento dalle 45 del 22 maggio 2020. Ancora un 6% di aumento ed entro fine anno si arriverà a 250, ma questo non sarà sufficiente a garantire un aumento della produzione: di fatto, l’America ha perso la competitività a livello globale che lo shale oil le aveva garantito negli anni dell’Amministrazione Obama, tale da aver fatto ventilare la fine stessa dell’Opec nella sua versione storica alla luce del nuovo duopolio extra-cartello fra Stati Uniti e Russia.

Attenzione, quindi, a cosa sta accadendo dietro le quinte.
Perché se quanto successo sul web non ha avuto eco, è soltanto perché la strategia è ormai condivisa: silenziare ciò che è scomod
o, tramutare in attacco alla libertà qualsiasi atto che possa invece nuocere agli interessi del manovratore.
 

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Forumer storico
Verso la guerra anglo alla Cina
Maurizio Blondet 16 Settembre 2021

Stati Uniti, la Gran Bretagna e l’Australia hanno annunciato mercoledì un’alleanza di sicurezza “storica” per rafforzare le capacità militari nel Pacifico, che condividerà tecnologie di difesa avanzate e fornirà alle forze australiane la tecnologia dei sottomarini nucleari estendendo ulteriormente la spinta di Washington per la cooperazione militare che ha irritato la Cina.
Il presidente Biden, il primo ministro britannico Boris Johnson e il primo ministro australiano Scott Morrison sono apparsi virtualmente insieme per annunciare la partnership. “Si tratta di investire nelle nostre maggiori fonti di forza, le nostre alleanze, e aggiornarle per affrontare meglio le minacce di oggi e di domani”, ha affermato Biden. “Si tratta di collegare gli alleati e i partner esistenti dell’America in modi nuovi e di amplificare la nostra capacità di collaborare”. Tutti e tre i leader hanno sottolineato che il nuovo sottomarino sarà a propulsione nucleare e non armato, in linea con le misure di non proliferazione nucleare. Nessuno di loro ha menzionato la Cina nelle sue osservazioni.
Il patto si basa sulla lunga alleanza tra i tre per condividere l’intelligence, approfondire la cooperazione e aiutare l’Australia man mano che l’influenza della Cina cresce. Il nuovo accordo, annunciato mercoledì dai leader dei tre paesi, è stato descritto dai funzionari dell’amministrazione come un modo per allineare interessi comuni nell’Asia del Pacifico.
La partnership si chiama AUKUS, acronimo di Australia, Regno Unito e Stati Uniti e avrà una serie di componenti, primo fra tutti lo sviluppo della capacità dei sottomarini nucleari per l’Australia. Altri includono la cooperazione per la sicurezza nel cyberspazio, l’intelligenza artificiale, le tecnologie quantistiche e le capacità sottomarine, hanno detto mercoledì funzionari dell’amministrazione.
Mentre i funzionari hanno rifiutato di dire che lo sforzo era inteso a contrastare la Cina, descrivendolo come uno sforzo per coinvolgere strategicamente tre alleati in una regione importante: lo sforzo è inteso a contrastare la Cina la cui risposta a questa nuova impresa sarà molto curiosa e certamente uno che non aiuterà ad alleviare l’ondata inflazionistica globale . L’annuncio arriva poco dopo il ritiro delle truppe dall’Afghanistan il mese scorso, che è stato descritto come parte di un più ampio sforzo dell’amministrazione Biden per concentrarsi sulle questioni nell’Indo-Pacifico, inclusa la Cina.
“Questa partnership non è mirata, né a un paese, ma riguarda il progresso dei nostri interessi strategici, il mantenimento dell’ordine basato sulle regole internazionali e la promozione della pace e della stabilità nell’Indo-Pacifico”, ha affermato un funzionario. “Si tratta di uno sforzo più ampio per sostenere il tessuto di impegno e deterrenza nell’Indo-Pacifico”.
Nel frattempo, un portavoce dell’ambasciata cinese a Washington ha esortato gli Stati Uniti e altri a “sbarazzarsi della mentalità della guerra fredda e dei pregiudizi ideologici”.
“Gli scambi e la cooperazione tra i paesi dovrebbero aiutare ad espandere la comprensione e la fiducia reciproche”, ha affermato il portavoce. “Non dovrebbero costruire blocchi di esclusione mirati o [danneggiare] gli interessi di terzi”.
Mentre gli Stati Uniti, il Regno Unito e l’Australia partecipano già ad accordi di sicurezza comuni e tutti e tre partecipano all’alleanza Five Eyes, un accordo di condivisione dell’intelligence che include anche Canada e Nuova Zelanda, la nuova struttura di sicurezza prevede la cooperazione tecnologica necessaria per condividere tecnologia sottomarina nucleare e altri sforzi comuni in una regione in cui la Cina pone crescenti problemi di sicurezza.
Gli Stati Uniti e il Regno Unito stanno iniziando un periodo di consultazione di 18 mesi per aiutare l’Australia a sviluppare la capacità dei sottomarini nucleari. Ciò alla fine consentirebbe a Canberra di condurre missioni sottomarine più veloci e più furtive di durata maggiore rispetto a quanto consentito dalla tecnologia sottomarina convenzionale.
Gli Stati Uniti hanno condiviso la loro tecnologia nello sviluppo di tale capacità solo con i funzionari della Casa Bianca del Regno Unito si sono rifiutati di dire quanto tempo impiegherebbe l’Australia per costruire un sottomarino nucleare, ma hanno affermato che i sottomarini convenzionali australiani non sono all’altezza della furtività, della portata, della velocità e della manovrabilità necessarie per confrontarsi con nazioni come la Cina.
* * *
. Citando fonti della Casa Bianca, Politico riferisce che gli Stati Uniti insieme agli alleati australiano e britannico sveleranno un nuovo patto di sicurezza fondamentale per la condivisione di tecnologie di difesa avanzate .
In particolare, la tecnologia dei sottomarini nucleari dovrebbe essere in cima alla lista per l’iniziativa di condivisione tecnologica. Come scrive Politico , “Il trio, che sarà conosciuto con l’acronimo AUUKUS, renderà più facile per i tre paesi condividere informazioni e know-how in aree tecnologiche chiave come intelligenza artificiale, cyber, sistemi subacquei e capacità di attacco a lungo raggio. .”
Altra sconfitta per Macron
Viene inoltre suggerito che il patto potrebbe portare l’Australia ad abbandonare un accordo sottomarino da 90 miliardi di dollari con la Francia, che era già da anni irto di tensioni per l’aumento dei costi e ritardi di produzione.
Secondo The Sydney Morning Herald, l’atteso “patto AUUKUS” è stato probabilmente oggetto di una chiamata dei ministri federali a un’urgente riunione “top secret” nella capitale australiana:
In Australia, mercoledì , i ministri del governo federale sono stati convocati per una riunione top-secret a Canberra prima dell’annuncio . Ad alcuni membri del governo sono state concesse esenzioni alle frontiere per volare urgentemente a Canberra per l’incontro organizzato in fretta, hanno detto fonti che hanno familiarità con lo sviluppo.
 

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Gli anglo non hanno avvertito la UE della loro alleanza anti-Cina
Maurizio Blondet 16 Settembre 2021

La Commissione afferma che l’UE “non è stata informata” dell’accordo AUKUS – la nuova alleanza Australia-Usa-Nuova Zelanda Regno Unito in funzione anticinese – dalle parti coinvolte. L’annuncio è arrivato poche ore dopo l’annuncio di von der Leyen, nel suo Stato dell’Unione di contrastare l’influenza cinese con un “portale globale” e ed ha delineato la “ strategia indo-pacifica dell’UE” come una “pietra miliare” per l’influenza della UE nell’area…
In cosa consista la Strategia indo pacifica della Commissione non è ancora delineato. Un comunicato UE dice:
 

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l’accordo AUKUS (sottomarini atomici) innescherà una “pericolosa” corsa agli armamenti nucleari
Maurizio Blondet 21 Settembre 2021

La voce del buonsenso arriva, di questi tempi, dal Nord-Corea: “Il ministero degli Esteri del Nord ha affermato in dichiarazioni trasmesse dall’agenzia di stampa ufficiale KCNA che le intenzioni di Washington di trasferire sottomarini a propulsione nucleare in Australia costituiscono un precedente “pericoloso” per la regione che minaccia di scatenare una corsa agli armamenti nucleari .
“Gli Stati Uniti hanno recentemente concluso la partnership di sicurezza trilaterale con Gran Bretagna e Australia e hanno deciso di trasferire la tecnologia per la costruzione di un sottomarino nucleare in Australia” , inizia la dichiarazione .
https://www.zerohedge.com/s3/files/inline-images/nkaustrlia.jpg?itok=i4fOhVQh
“Si tratta di atti estremamente indesiderabili e pericolosi che sconvolgeranno l’equilibrio strategico nella regione Asia-Pacifico e scateneranno una catena di corsa agli armamenti nucleari”, ha aggiunto Pyongyang.
Il patto AUKUS annunciato la scorsa settimana con lo shock e la costernazione di Francia e UE, dato che Canberra ha immediatamente annullato un accordo per ricevere sottomarini convenzionali di fabbricazione francese, è stato anche accolto con condanna a Pechino, che ha anche avvertito di una corsa agli armamenti.

La dichiarazione della Corea del Nord ha inoltre richiamato i commenti del segretario stampa della Casa Bianca Jen Psaki, che in precedenza aveva affermato che l’AUKUS non era rivolto alla Cina o a qualsiasi altro rivale regionale degli Stati Uniti. Giovedì scorso, quando la notizia dell’accordo è trapelata al mondo, ha detto che “non riguarda un solo paese” .
Pyongyang si è scagliata contro questo nella dichiarazione di lunedì, affermando secondo Reuters :
Il suo commento “equivale a sostenere che qualsiasi paese può diffondere la tecnologia nucleare se è nel suo interesse, e questo dimostra che gli Stati Uniti sono i principali colpevoli del rovesciamento del sistema internazionale di non proliferazione nucleare”, ha affermato il ministero.
“Stiamo esaminando da vicino i retroscena della decisione degli Stati Uniti e sicuramente intraprenderemo
una controazione corrispondente nel caso in cui abbia anche un piccolo impatto negativo sulla sicurezza del nostro Paese”.
Pyongyang ha anche condannato la “doppiezza” di Washington, accusando gli Stati Uniti di alimentare in definitiva la proliferazione di armi nucleari nella regione in tutto il mondo.
Proprio la scorsa settimana la Corea del Nord ha ripreso i test sui missili da crociera dopo un relativo silenzio in termini di importanti test sugli armamenti negli ultimi sei mesi. Probabilmente l’annunciato trasferimento della tecnologia dei sottomarini nucleari a Canberra si tradurrà in test di missili balistici più provocatori dal nord.
Frattanto, come agisce l’Europa così fortemente unita? Forse che la Germania s’è schierata con la Francia, ha condannato che l’Australia abbia stracciato il lucroso contratto con Parigi senza nemmeno avvisare?
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Sì, proprio
“Nel frattempo la Germania ha firmato con l’Australia la “Partnership spaziale militare”.

Meanwhile Germany and Australia signed „Military Space Partnership“.
Infatti il capo dell’Australian Air Force, il maresciallo dell’aria Mel Hupfeld, ha annunciato l’intenzione di creare un nuovo “comando spaziale”.
Avere un comando spaziale dedicato porterà l’Australia in linea con Canada, India, Francia e Giappone, che hanno recentemente creato organizzazioni simili all’interno delle loro forze armate. A differenza della US Space Force, che è un ramo separato delle forze armate oltre all’esercito, alla marina e all’aeronautica, il comando spaziale australiano supervisionerà le attività spaziali attraverso l’Australian Defence Force.
La tecnologia della forza spaziale è vitale ma vulnerabile:
Dipendiamo dai satelliti per comunicazioni, navigazione, attività bancarie e commerciali, monitoraggio meteorologico e climatico, ricerca e soccorso, monitoraggio degli incendi boschivi e altro ancora. Un conflitto nello spazio sarebbe catastrofico per tutti noi.
Esiste il rischio di una “guerra spaziale” perché queste tecnologie sono anche parte integrante delle operazioni militari, sia in tempo di pace che durante i conflitti. Se vuoi eliminare gli occhi e le orecchie del tuo nemico, prendi di mira i suoi satelliti, ma non con pistole, bombe o laser.
Naturalmente, la creazione di un simile comando spaziale militare, contribuisce alla escalation innescata dagli Stati Uniti contro la Cina con la concessione dei sommergibili nucleari , e che la Corea del Nord denuncia come pericoloso. La voce del buonsenso di questi tempi, viene da Kim.
E dall’analista australiano A. C. Ponder che spiega:
Dovremmo essere estremamente cauti nel designare lo spazio come un “dominio di guerra”. Gli Stati Uniti sono l’unico paese ad adottare questa nomenclatura . Invia un segnale deliberato ai rivali che qualsiasi punto di conflitto può ora essere portato nello spazio, o addirittura iniziare nello spazio.
Il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti afferma di essersi limitato a rispondere alle azioni di Cina e Russia, che hanno “armato lo spazio e l’hanno trasformato in un dominio di guerra”. Per la Cina e la Russia, ovviamente, questa affermazione e la creazione della US Space Force giustificano l’aumento dei propri programmi militari spaziali. È in corso un ciclo crescente con un potenziale conflitto nello spazio.
Se l’Australia dovesse adottare la posizione secondo cui lo spazio è un dominio di guerra, il paese più importante a cui manderemmo un segnale sarebbe la Cina. Siamo lontani dall’avere capacità spaziali sufficienti per scegliere o vincere una battaglia con la Cina nello spazio. L’adozione di tale posizione sarebbe una violazione del Trattato sullo spazio extraatmosferico del 1967 , che afferma che lo spazio deve essere utilizzato per “scopi esclusivamente pacifici”.
Ricordate? “La stabilità non è nell’interesse degli Stati Uniti”
 

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opo AUKUS, cosa l’Europa (NON) farà
Maurizio Blondet 22 Settembre 2021

In questo pezzo magistrale, Wolfgang Munchau dà il consiglio giusto alla UE: “Avanzare verso l’autonomia strategica dagli Stati Uniti, sviluppando la libertà di stabilire una relazione distinta con la Cina basata su interessi strategici”, e spiega anche come ciò non è possibile. Richiederebbe una modifica dei trattati. Ma soprattutto, definire quali sono gli interessi strategici in 27 paesi, in cui la Lettonia pesa come l’Italia, sarebbe pericoloso.

L’alleanza AUKUS è un disastro per la UE
È difficile sopravvalutare l’importanza della cosiddetta alleanza Aukus tra Stati Uniti, Regno Unito e Australia e l’implicito disastro geopolitico per l’UE.
L’alleanza è il culmine di molteplici fallimenti europei: ingenuità al più alto livello dell’UE sulla politica estera degli Stati Uniti; i giudizi politici errati di Bruxelles su Joe Biden e la sua strategia per la Cina; ossessione compulsiva per Donald Trump; e il tentativo di mettere alle strette Theresa May durante i colloqui sulla Brexit. Se tratti il Regno Unito come un avversario strategico, non sorprenderti quando il Regno Unito fa lo stesso con te. .
L’UE ha superato se stessa nel groupthinking. I partiti politici tedeschi stanno ancora discutendo i pro e i contro della Nato;
l’amministrazione Biden si sta muovendo oltre la Nato verso una strategia di difesa multipolare. La NATO rimane un pilastro, ma ora è integrata da alleanze informali indo-pacifiche:
il Quad: Stati Uniti, Giappone, India e Australia.
Five Eyes è un’alleanza di intelligence informale tra Stati Uniti, Canada, Regno Unito, Australia e Nuova Zelanda.
Aukus è un patto per sottomarini nucleari tra Stati Uniti, Regno Unito e Australia.
Questa è la geometria variabile del nuovo ordine internazionale, mentre l’UE monolitica è bloccata con i suoi 27 membri che esercitano il veto nel consiglio degli affari esteri.
Gli investimenti del Regno Unito nelle moderne tecnologie di difesa sono di ordine diverso rispetto ad altri stati europei. È naturale che gli Stati Uniti si rivolgano al Regno Unito per questo specifico progetto volto a contenere l’influenza della Cina.
Rory Metcalf, capo del National Security College presso l’Australian National University, scrive sul New Statesman che l’accordo è stato raggiunto a margine del vertice del G7 in Cornovaglia a giugno. L’Australia cercava una maggiore protezione. Ciò che ha convinto gli australiani a rinunciare al contratto francese è stata la volontà degli Stati Uniti e del Regno Unito di condividere la loro tecnologia nucleare. Metcalf conclude che il Regno Unito era diventato parte di qualcosa di importante nell’Indo-Pacifico.
Gli Stati Uniti hanno dimostrato di poter fare il prepotente con tutti coloro che li circondano e far ingoiare quasi tutto ai loro alleati

L’alleanza Aukus comporta rischi anche per il Regno Unito. La principale non è tanto l’ira dell’Ue quanto la possibilità di essere trascinati in una futura guerra nell’Indo-Pacifico. Theresa May, ora parlamentare di secondo piano, ieri ha sollevato il rischio di una guerra a Taiwan. Ma in questo momento questa alleanza costituisce un altro trionfo post-Brexit per Boris Johnson.

Allora, dove questo lascia l’Europa? A questo punto, ci sono tre ampie opzioni per l’UE.
-La prima opzione è quella di continuare a cavarsela senza direzione, accompagnati da alcuni schemi inefficaci come una forza di reazione speciale. Questa è la versione basata sulle PR dell’integrazione europea. Funzionerebbe bene con i media ma non risolverebbe il problema.
-Altrimenti avanzare verso l’autonomia strategica dagli Stati Uniti, sviluppando la libertà di stabilire una relazione distinta con la Cina basata su interessi strategici. Ciò presuppone una discussione su quali siano gli interessi strategici. In una seconda fase, l’UE dovrebbe creare un quadro giuridico e politico in cui far valere questi interessi strategici, un compito monumentale.
-Terzo, rafforzare l’alleanza strategica con gli Stati Uniti.
L’opzione dell’autonomia strategica sembra la più auspicabile, ma richiede un riavvio totale dell’ordine costituzionale dell’UE. Questo non è un cambiamento di politica o un altro esercizio di pubbliche relazioni. La questione va al di là del voto a maggioranza qualificata nel consiglio degli affari esteri. Il motivo per cui Trump e Biden hanno fatto quello che hanno fatto è che hanno fatto una campagna per le loro politiche e sono stati eletti.

L’UE è costruita per un’unione doganale e un mercato unico. È costruito solo a metà per un’unione monetaria. Non è affatto costruito per un’unione di difesa strategica.
Una vera autonomia strategica richiede una modifica dei trattati: la creazione di un’unione federale in cui la politica estera e la sicurezza costituiscono un’area delimitata di competenza dell’UE. Dovrebbe essere integrato da un’unione fiscale per tassare e aumentare il debito.
Richiederebbe un cambiamento costituzionale in alcuni Stati membri, come ad esempio la Germania.
La versione adulta dell’autonomia strategica è un’impresa molto seria. Le discussioni che si sono svolte su questo argomento nelle capitali europee non rientrano in quella categoria.
Allinearsi con gli Stati Uniti non è una buona opzione poiché Washington sta chiaramente spingendo come solo i propri interessi unilaterali. Ciò significa che l’opzione predefinita sarà continuare a cavarsela e fingere che una cooperazione militare simbolica – come un quartier generale congiunto o una piccola forza di reazione rapida – costituisca qualcosa di reale. Nel frattempo, gli Stati membri perseguiranno le proprie politiche commerciali e di investimento nazionali con Russia e Cina: il ruolo dell’UE continuerà a essere relegato alla definizione di una protezione legale minima nell’ambito degli attuali trattati dell’UE. L’UE non è riuscita a dissuadere la Germania dal gasdotto Nord Stream 2, ma la Corte di giustizia europea è riuscita a far rispettare le regole sull’accesso e sulla concorrenza leale all’interno dell’accordo russo-tedesco. è meglio di niente.
E che dire della Francia, il membro disprezzato in un’UE isolata? Parigi è ancora sotto shock. “Pugnalato alle spalle” e “tradito” è il modo in cui Jean-Yves Le Drian, ministro della Difesa, ha descritto l’impatto. Questa nuova alleanza ha implicazioni economiche, strategiche e politiche per la Francia e l’Europa che devono ancora essere valutate. La Francia è una delle poche potenze nucleari presenti nell’Indo-Pacifico attraverso i suoi territori d’oltremare, Tahiti, Nuova Caledonia.. Ospita 1,5 milioni di cittadini francesi e 8.000 soldati. Naturalmente, ha un forte interesse strategico nella regione.
Gli Stati Uniti hanno dimostrato di poter fare il prepotente con tutti coloro che li circondano e far ingoiare quasi tutto ai loro alleati. È comprensibile che Drian, che ha negoziato per conto della Francia durante l’accordo originale con l’Australia, debba pensare che sia stata una perdita di tempo. Ma forse no se lui e Macron riusciranno a trovare la strada giusta per andare avanti.
Che ruolo avrà la Francia in futuro? È l’unico paese dell’UE con un serio interesse nell’Indo-Pacifico ed è l’unica potenza nucleare in Europa a parte il Regno Unito. Il rischio più grande è ricorrere alle narrazioni storiche. Charles de Gaulle divenne ostile al dominio degli Stati Uniti e del Regno Unito nella NATO. Ha ritirato la marina francese dal comando congiunto e ha proibito che le armi nucleari della NATO fossero di stanza in Francia. Questa volta potrebbe essere diverso. La Francia ha chiarito nella sua prima dichiarazione in risposta ad Aukus che la cooperazione con l’Australia e gli Stati Uniti continuerà. La sua risposta a lungo termine dovrà basarsi sull’evitare la tentazione di bruciare i ponti. È meglio che gli Stati Uniti, il Regno Unito e l’Australia abbiano qualche idea.
A livello nazionale, questa nuova realtà geopolitica gioca proprio nella campagna elettorale per la presidenza francese. La Francia detiene anche la prossima presidenza di turno dell’UE, con una strategia di difesa europea comune già all’ordine del giorno. Improvvisamente, il ruolo geopolitico della Francia è tornato sul tavolo. Questo è il terreno di casa per Macron, più che per i suoi avversari. La domanda è se Macron può guidare la Francia attraverso moti di umiliazione e costruire una nuova narrativa europea in questo nuovo mondo di alleanze geopolitiche.
Questo è stato pubblicato per la prima volta nel briefing mattutino di EuroIntelligence. Per un abbonamento di prova clicca qui .

Wolfgang Munchau
Wolfgang Münchau è un ex coeditore del Financial Times Deutschland e direttore di Eurointelligence.
 

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