Urca che mortorio qui oggi! (1 Viewer)

MissT

Forumer storico

haha! :lol:
in genere non sono un problema, il problema nasce quando per sbaglio ti trovi tra i piccoli e la mamma, quello nel video e' un cucciolo, gli adulti sono parecchio piu' grossi, dove vado a correre io c'e' un branco, non so quanto sia numeroso adesso ma 3 anni fa io ne ho visti 12, 9 piccoli, 3 adulti, io ero in macchina, sono scesi dai boschi a mangiare le ghiande (di cui sono ghiotti) sotto i lecci o quercioli. Un altro problema e' che sono pieni di zecche.... se vuoi sapere la mia, piuttosto che eliminare i cinghiali eliminerei gli umani e gli insediamenti allucinanti che abbiamo costruito , non ovunque certo....
Cmq per sicurezza sono rimasta in macchina, mi sarebbe piaciuto andare la' a fargli micio micio, ma ho preferito di no! :)
 

f4f

翠鸟科
caso pratico del mio orso ....

Degli orsi, dei lupi e degli umani

Spesso le simpatie iniziali si trasformano in fucilate
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di GIANCARLO DILLENA - Agli Svizzeri, dunque, piace l’orso. Al punto che, secondo il sondaggio promosso di recente dal WWF, l’85% dei confederati si dice favorevole alla sua reintroduzione sul territorio nazionale. Bene, perbacco. A condizione di chiarire bene di quale tipo di orso si tratti. Si ha infatti l’impressione che molti, nel dichiarare la loro simpatia per il plantigrado, pensino più al peluche della loro infanzia che al predatore dotato di denti e unghinoni poderosi; e capace, quando occorre, di farne uso.
In effetti quando il simpatico pelosone di turno ha la malaugurata idea di smettere i panni del giocattolone e di avvicinarsi ad una zona abitata in cerca di cibo, si sparge subito il panico e la bestia, ritornata tale, viene prontamente abbattuta, come successo al povero JJ3. Insomma: l’orso va bene, finché si comporta da curiosità turistica e si fa vedere, di preferenza a orari fissi, solo per qualche scatto. Guai se gli viene in mente di comportarsi da orso e di seguire il suo istinto e non le regole a lui assegnate.
Gli consigliamo, a questo punto, di consultarsi con il lupo, che in materia ha già una pluriennale e dolorosa esperienza. Anche lui è spesso salutato con simpatia da chi oramai da tempo non sta più dalla parte di Cappuccetto Rosso. Ma poi, quando non si limita a fare teneri cuccioli e a ululare, ma si comporta da lupo e azzanna qualche percora, torna immediatamente ad essere quel «malvagio animale» che era e a farsi prendere a fucilate.
Insieme i due arriverebbero presto alla conclusione che in fondo è meglio non godere di certe simpatie. Poiché gli umani moderni presentano una curiosa ed inquietante ambivalenza nel loro rapporto con la natura. Sono pronti a sposare ogni causa promossa nel nome della sua difesa, a cominciare dalle «ragioni» degli animali selvatici. Almeno fin che si tratta di vederli nei documentari in TV. Ma non appena la natura si avvicina troppo, con il corollario delle sue «leggi», dei suoi denti e dei suoi unghioni, cambiano idea. Prima si danno alla fuga terrorizzati. Poi tornano armati fino ai denti.
A ben guardare, però, anche questa è una forma di «ritorno alla natura». Nel senso di far riemergere, dietro alla facciata dell’ «umano gentile», il più terribile e devastante dei predatori mai apparso sulla faccia del pianeta, pronto a fare strage di tutti quanti non si adeguano alle sue logiche. Ma di questo «ritorno alle leggi di natura» i primi a farne a meno sarebbero proprio loro, gli oggetti involontari di questa «simpatia», foriera di sinistre conseguenze.
Allora bisogna mettersi d’accordo. O l’essere che si autodefinisce «intelligente» capisce, una volta per tutte, che orsi e lupi non sono stati creati a immagine e somiglianza di quelli delle favole e che averli per vicini comporta anche qualche inconveniente, soprattutto un adattamento dell’uomo a loro e non il contrario. Oppure lasciamo che lupi e orsi vivano da lupi e orsi, là ove lo spazio è abbastanza grande per ridurre al minimo i contatti con gli umani, evitando guai a tutti.
Se il sondaggio fosse condotto fra i presunti parenti di Ezechiele e Baloo, si può essere certi che opterebbero risolutamente per la seconda soluzione. Lasciando il «piacere» di convivere con gli umani a cani e gatti. Anche loro non sempre trattati bene dal Grande Predatore, ma almeno abituati da qualche millennio a conviverci, limitando così i danni.




M13 è diventato "problematico"

L'orso della Valposchiavo si comporta sempre peggio e sta rischiando grosso
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C'è anche Reinhard Schnidrig capo della sezione Caccia, pesca, biodiversità forestale dell'Ufficio federale dell'ambiente (UFAM) alla riunione in corso in Valposchiavo con rappresentanti delle autorità grigionesi e la popolazione. Una riunione temuta e auspicata da molti che si è conclusa con una considerazione generale: M13 si comporta sempre peggio.
In un'intervista pubblicata oggi sul sito dell'UFAM (vd link), Schnidrig rileva che M13, «finora non si era mai mostrato aggressivo nei confronti dell'uomo, anche se il suo comportamento richiedeva un'attenzione particolare da parte nostra. Ora manifesta sempre meno paura. Ciò lo rende un orso problematico» È giunto quindi il momento di tenere d'occhio il rischio in termini di sicurezza. Il fatto che l'orso è munito di un trasmettitore GPS è d'aiuto. «Siamo in contatto permanente con le autorità grigionesi e rivalutiamo costantemente la situazione sulla base dei fatti», spiega Schnidrig che non esclude comunque che il predatore possa un giorno essere ucciso: «Un orso problematico può in effetti diventare in breve tempo un pericolo per la sicurezza dell'uomo. In tal caso, l'unica soluzione consiste nell'abbattere l'animale».
Non tutto il torto sta però dalla parte di M13: le autorità poschiavine e la popolazione «hanno esitato un po' troppo - spiega Schnidrig - prima di adottare misure preventive quali la protezione del bestiame minuto e degli alveari e l'impiego di contenitori per la spazzatura a prova di orso». Ciò sebbene l'UFAM e il Cantone abbiano illustrato nel dettaglio il comportamento che le regioni dovrebbero adottare in caso di presenza di un plantigrado.


M13, l'orso che fa l'orso

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di MATILDE CASASOPRA - L’85% degli svizzeri, nell’aprile del 2009, si disse favorevole alla reintroduzione dell’orso bruno sul territorio nazionale. Lo disse, in un sondaggio commissionato dal WWF, a un anno esatto dall’uccisione di JJ3 - il plantigrado che è ora esposto al museo di Coira -. Fu così che, in Val Müstair, nei Grigioni, il «progetto Ursina» - già in corso - fu sostenuto con maggiore convinzione e partecipazione popolare. Tutto sembrava filare liscio sennonché, a un certo punto, l’orso arrivò per davvero. Era il giugno del 2010. Pasteggiò con quattro pecore in Val Plavna, una valle laterale vicino a Tarasp. Si monitorarono i suoi movimenti e lui, dopo un po’, se ne tornò in Trentino. Le cose - per le pecore - andarono peggio nel 2011. L’orso fu avvistato, la prima volta, il 22 giugno. Poi fece perdere le sue tracce. Quello di quell’anno era un orso orso, di quelli che se ne stanno per gli affari loro e diffidano degli umani. Come tutti i suoi simili, però, pur essendo onnivoro, aveva un debole per le pecore. Nel suo soggiorno in Svizzera ne mangiò una ventina. Le ultime dieci tutte nella zona della Val S-Charl, una valle laterale della bassa Engadina. Poi, anche lui, se ne tornò in Trentino. E arrivò l’aprile del 2012. Con lui, in Bassa Engadina, arrivò anche M13. Il signor Riatsch, che lo fotografò per primo, non pensava certo, così facendo, di dare il via alla carriera di una novella star mediatica. Invece le cose andarono in tal senso. Ogni passo di M13 - che non ha mai mostrato particolare soggezione nei confronti degli umani - da quel momento in poi è stato documentato. M13 è andato in Austria; M13 aiuta a scoprire un omicidio; M13 è dotato di Gps; M13 investito da un treno; M13 perde il Gps; M13 a passeggio sullo Julier; M13 in Trentino; travolto e ucciso da un’auto il fratello di M13; a M13 piace la Valposchiavo; bocconi avvelenati per M13 in Valposchiavo; M13 ha un alter ego su Facebook (notizia, questa, diffusa anche dall’Ansa e dall’AP). Poi, all’inizio della settimana, la notizia della svolta: M13 è entrato in una residenza secondaria. I fronti - sempre più divisi - dei sostenitori e degli oppositori di M13 scendono in campo. Gli uni per chiedere che a M13 sia fatta salva la vita, gli altri per denunciare il fatto che M13 non ha paura dell’uomo e che è arrivato addirittura ad entrare in una casa. Poco importa se Joanna Schoonenberger, responsabile del progetto Ursina, fa notare che l’orso, in quella residenza secondaria ci è entrato proprio perché di umani non ce n’erano e che lui, da buon orso, degli umani diffida, che gli umani li teme. Poco importa. M13 ha cessato di comportarsi da personaggio e tutti si sono accorti che è un orso. Il vero problema? Che lui è sempre stato un orso, un plantigrado carnivoro che soprattutto in autunno passa la maggior parte del tempo a nutrirsi, in vista del periodo di ibernazione (o semi-letargo); un grande predatore che non gradisce la compagnia neppure dei suoi simili e che della filosofia del massimo profitto con il minimo sforzo ha fatto la sua regola di vita. Meglio, la natura gliel’ha donata come legge di sopravvivenza. Il problema? Pare che all’85% degli svizzeri questa parte del discorso sia sfuggita. Come mai? La risposta l’aveva già data il direttore del CdT, Giancarlo Dillena, il 16 aprile 2009: «Gli umani moderni presentano una curiosa e inquietante ambivalenza nel loro rapporto con la natura. Sono pronti a sposare ogni causa promossa nel nome della sua difesa, a cominciare dalle ‘ragioni’ degli animali selvatici. Almeno finché si tratta di vederli nei documentari in TV. Ma non appena la natura si avvicina troppo, con il corollario delle sue ‘leggi’, dei suoi denti e dei suoi unghioni, cambiano idea. Prima si danno alla fuga terrorizzati. Poi tornano armati fino ai denti (...)» . L’uomo, il più grande predatore del pianeta, in nome della sua inferiorità di fronte alla natura, imbraccia il fucile. Ufficialmente per difendere le pecore e i più deboli. Praticamente per nascondere il fallimento delle sue ‘leggi di cultura’. Interessanti, al proposito, i dati di uno studio. Nel 2011, in Svizzera, sono stati 4221 (su 208’974) gli ovini morti d’estate al pascolo. Quelli uccisi dai grandi predatori sono stati 294. Gli altri 3927 sono morti in incidenti o malattie dovuti a incuria umana. Questi dati non li hanno forniti nè l’orso nè il lupo, ma Agridea e la Federazione svizzera degli allevatori di ovini. Come mai se n’è parlato poco? Semplice: 3927 ovini morti non fanno notizia. M13 che fa l’orso, invece, sì.
 

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