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"Nessuna nuova prova di armi di sterminio in Iraq"

Lo ammette il ministro della difesa americano Donald Rumsfeld, che aggiunge: "L'Iraq legato al terrorismo internazionale". E la Casa Bianca rivela che Saddam non voleva procurarsi l'uranio.

Washington – Saddam non aveva armi di distruzione di massa e non stava cercando di procurasi l’uranio per mettere a punto ordigni nucleari.
E’ la Casa Bianca ad ammettere che la guerra scatenata in Iraq non è stata motivata dal fattp che il raìs di Baghdad avesse armi di sterminio, anche se gli Stati Uniti stessi mantengono la convinzione che l’Iraq fosse pericoloso per i suoi legami con il terrorismo internazionale.
L’attacco angloamericanio per il presidente Geroge W. Bush e i suoi collaboratori rimane quindi giustificato ed è il ministro della difesa Usa Donald Rumsfeld, in una audizione alla Commissione Forze Armate del Senato, a ripetere che era necessario.

"La coalizione non entrò in azione in Iraq per essere motivata dalla scoperta di nuove prove plateali dell'intenzione degli iracheni di dotarsi di armi di sterminio”, spiega, "noi entrammo in azione perché constatammo le prove in una nuova luce, drammaticamente filtrata attraverso la nostra esperienza dell'11 settembre".

La Casa Bianca ammette anche che sono successivamente risultate prive di fondamento le informazioni desunte da servizi segreti europei sui tentativi di Baghdad di acquistare uranio dal Niger per dotarsi di armi di sterminio: "Con il senno del poi - ha commentato il portavoce presidenziale Ari Fleischer - quella informazione non avrebbe dovuto arrivare a far parte di un discorso presidenziale" (quello pronunciato al Congresso degli Stati Uniti a camere riunite, lo scorso gennaio).
Lo stesso Fleischer, comunque, oggi stesso ha affermato che la questione dell'uranio del Niger costituisce "un solo capoverso" di un vicenda molto più ampia, e che la posizione di Washington sull'Iraq rimane valida.

Quanto al difficile dopoguerra, insanguinato da attacchi pressoché quotidiani subiti dalle forze della coalizione vincitrice, Rumsfeld detto che bisogna coinvolgere di più la Nato nelle iniziative di pacificazione e ricostruzione.
Il ministro della difesa americano non avrebbe "alcuna obiezione" alla partecipazione eventuale di truppe provenienti anche da paesi quali Germania e Francia, che erano contrari alla guerra. Ma il governo di Parigi, per voce del ministro degli esteri francese Dominique de Villepin, ha condizionato la disponibilità a un coinvolgimento dell'Onu.
"Noi - ha detto de Villepin in un'intervista sul quotidiano parigino Le Figaro - preferiremmo che la transizione politica in Iraq fosse collocata sotto la responsabilità delle Nazioni Unite. La nostra partecipazione potrebbe pertanto essere concepita solo nell'ambito di un preciso mandato del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, beneficiando del sostegno dell'intera comunità internazionale".

(10 LUGLIO 2003, ORE 7.40)
 

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