UNA ZANZARA MI HA DATO 5 STELLE SU TRIPADVISOR (1 Viewer)

DANY1969

Forumer storico
:hua:
Buona settimana a tutti:)

Dopo due settimane di foto con sfondo marino... torno a quello montano :d:
Mio fratello mi ha fatto avere le foto delle due escursioni fatte in Francia (a luglio) e in Svizzera (a settembre).

Inizio con alcune in Francia ;)
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le altre.. al prossima settimana ;)
 

Argo

Forumer storico
Ok bene.

Devo valutare una escursione in questi giorni e ho la stessa tenda. Volevo capire i gradi interni esterni..

grazie.
 

DANY1969

Forumer storico
Ok bene.

Devo valutare una escursione in questi giorni e ho la stessa tenda. Volevo capire i gradi interni esterni..

grazie.

prego.:)

Sicuramente adesso farà molto più freddo... già a settembre, in Svizzera (circa stessa quota)... in tenda c'erano 5 gradi e fuori sotto zero.
 

Argo

Forumer storico
prego.:)

Sicuramente adesso farà molto più freddo... già a settembre, in Svizzera (circa stessa quota)... in tenda c'erano 5 gradi e fuori sotto zero.

Toscana per me.. quindi devo scegliere se dormire in bosco oppure regolare le tappe con qualche rifugio..

In genere il bosco ripara di più ma dovremmo essere adesso sui 5/8 gradi fuori...
 

DANY1969

Forumer storico
Toscana per me.. quindi devo scegliere se dormire in bosco oppure regolare le tappe con qualche rifugio..

In genere il bosco ripara di più ma dovremmo essere adesso sui 5/8 gradi fuori...

si... è più riparato e le quote sono più basse... le temperature non dovrebbero essere eccessivamente basse.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Non so come la pensate, io dico che se i Sindaci fossero la metà di questo .....averne.

Il sindaco di Pescate, come sempre, non usa mezzi termini
specialmente quando in questione c’è il paese che amministra:
“Non voglio gente che dorme nei parchi né sulle panche e men che meno sui giochi dei bambini.
A Pescate di senzatetto non ne abbiamo perché nessuno dei miei cittadini è in quelle condizioni,
sto attento in prima persona che tutti abbiano un tetto sopra la testa”.

L’uomo il giorno successivo aveva già lasciato Pescate:
“Purtroppo ci sono tante persone di altri comuni che non hanno dove andare e,
invece che venire a Pescate, dovrebbero rivolgersi ai loro sindaci.
Qui vige la tolleranza zero, ma non sono certo insensibile verso queste persone,
anche perché in questi anni da sindaco ho cercato per quanto potevo fare di aiutarle,
ma all’addiaccio nel mio paese non si dorme”.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Siamo stati abituatati per molti anni a pensare che le guerre si combattessero ormai soltanto per il petrolio o per il gas.

Loro nero e l’oro blu sono diventati nel tempo i pilastri delle strategia delle potenze mondiali.
E l’accaparramento delle risorse energetiche, così come l’estensione delle rispettive sfere d’influenza,
sono diventati i capisaldi delle guerra che si combattono nel mondo.

Ma a volte, si rischia di cadere in una trappola: cioè quella di credere che non si combatta anche per altri motivi.
Motivi che in realtà appaiono quasi anacronistici, o da relegare a piccole scaramucce locali.
Talmente dati per scontati da apparire quasi banali.
Ma che invece non hanno mai perso la loro importanza fondamentale.

Uno fra tutti: il cibo. In particolare quello che proviene dal mare.

Foreign Policy ha ricordato in un recente articolo l’importanza della lotta per le risorse ittiche.
E lo ha spiegato partendo da alcuni dato numerici che fanno capire l’assoluta centralità del problema.
Le Nazioni Unite, spiega la rivista, stimano che tra la metà del 2017 e il 2050,
il numero di esseri umani sulla Terra aumenterà del 29%, passando quindi da 7,6 a 9,8 miliardi.

Dal momento che Europa e America settentrionale vivono una profonda crisi demografica,
così come altri tanti molto sviluppati di altri continenti, è evidente che questo boom demografico interesserà Asia, Africa e Sud America.

Alla crescita degli abitanti del mondo, si aggiungerà anche un’altra crescita: quella della domanda di proteine.
Milioni di persone in questi continenti stanno infatti passando dal ceto povero alla classe media.
Questo passaggio non rappresenta solo un aumento dello stile di vita, ma anche delle abitudini alimentari.
E le attuali stime prevedono che la domanda globale di proteine, sempre secondo Foreign Policy, aumenterà anche fino al 78%.
Se i governi vorranno mantenere l’ordine pubblico e il potere, dovranno garantire tonnellate di cibo di qualità.

E fra questo, c’è anche il pesce.

La guerra per il pesce non è un tema da sottovalutare. Innanzitutto perché riguarda anche i Paesi occidentali,
come avvenuto recentemente fra Francia e Gran Bretagna nel Canale della Manica.
Ma anche (e soprattutto) perché coinvolge aree del mondo in cui le potenze emergenti
non hanno alcuna voglia di arrestarsi per rispettare le norme internazionali o gli altri Stati rivali.
E i governi locali sono disposti a tutto pur di garantire cibo alla propria popolazione: anche a costo di sovvertire l’ordine internazionale.

Le rivendicazioni territoriali, unite alla richiesta di nuove risorse ittiche da destinare al mercato interno,
si stanno combinando in una pericolosa sfida per il controllo dei mari.
Ed è soprattutto in Asia che questo scontro può assumere caratteristiche decisamente rischiose.

L’esempio più chiaro di questa nuova politica è rappresentato dalla Cina,
che ha iniziato a scortare i suoi pescherecci con la Marina militare.
Prima inviava solo le navi dei pescatori anche come segnale di voler rivendicare quelle acque.
Poi ha cominciato a con le armi. La Guardia costiera cinese e la marina dell’Esercito popolare di liberazione
sono costantemente inviate nel Mar Cinese Meridionale e Orientale per scortare i pescatori cinesi.

E il problema non è secondario.

Perché centinaia di milioni di persone a cui non viene garantito il cibo che chiedono,
sono un rischio enorme per il governo cinese. E di conseguenza per tutta la comunità internazionale.

Il rischio, pertanto, è che la guerra per il pesce si estenda a macchia d’olio per tutti i mari più pescosi del mondo,
coinvolgendo inevitabilmente sempre più potenze.

I conflitti potrebbero nascere da rivendicazioni locali di scarso peso,
ma potrebbero estendersi andando a interessare via via Paesi sempre più importanti.
Fino ad assumere le caratteristiche di una vera guerra non solo su vasta scala, ma anche fra superpotenze.
Russia, Cina e Stati Uniti si affacciano tutte sul Pacifico.
Ed è questo uno degli oceani più interessati alla guerra per le risorse ittiche.

Sotto questo profilo, non va dimenticato che anche l’apertura delle rotte artiche può essere un pericoloso avvio di un’escalation.

In quei mari non ci sono solo idrocarburi. Ma anche pesce, e in grandi quantità.
Se i propri mari non garantiranno più le scorte di risorse necessarie, nulla vieta che le flotte di pescherecci
di Pechino, Mosca e Washington possano iniziare puntare forte su queste acque mai utilizzate prima.
E non siamo in un periodo caratterizzato dalla volontà di rispettare l’ordine internazionale e fondato sugli accordi multilaterali.

Siamo in una fase tendenzialmente votata all’interesse nazionale come stella polare della politica.
Anche a costo di scontri feroci.

Scontri che potrebbero coinvolgere le superpotenze anche in diverse aree del mondo
in cui i rispettivi alleati sono colpiti dalla pesca di un rivale o di un’altra superpotenza.

E gli esempi non mancano.

La Cina, in particolare, ha una flotta da pesca immensa che manda le propri imbarcazioni in Africa e America del Sud.
Non troppo tempo fa, le barche argentine si sono trovate coinvolte in una vera e propria sparatoria con pescherecci cinesi
che si erano spinti fino alla zona economia esclusiva di Buenos Aires.
E questo esempio dimostra come la ricerca di banchi di pesce stia spingendo gli Stati a entrare negli spazi sovrani altrui.

Con conseguenze che possono essere molto pericolose.
 

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