Una poesia al giorno leva il virus di torno (1 Viewer)

sans souci

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Oggi, al posto della poesia quotidiana,rimando al blog di Carlo Franza che per la giornata mondiale della poesia - 21 marzo - raccoglie dieci liriche di poeti italiani:

Dieci poeti italiani. Versi umani e toccanti. Dalla giornata mondiale della poesia una lezione per il nostro tempo. –

  • La poesia bisogna sentirla, non capirla. (Giovannino Guareschi)
  • Muoiono i poeti / ma non muore la poesia / perché la poesia è infinita / come la vita. (Aldo Palazzeschi)
  • Poesia potrebbe anche definirsi: la fiducia di parlare a sé stessi. (Vincenzo Cardarelli)
  • La poesia è inconscia di sé: l’uomo non la domina, né è dominato. Scorga dall’anima o soave ruscello o furioso torrente nel vedersi ritrarre matematicamente soffra e si lagni. (Camillo Boito)
  • Poesia, altro vizio solitario. (Camillo Sbarbaro)
  • La poesia è l’arte di far entrare il mare in un bicchiere. (Italo Calvino)
  • Tutti i poeti scrivono cattiva poesia. I cattivi poeti la pubblicano, i buoni poeti la buttano nel cestino. (Umberto Eco)
  • Tutto si è perfezionato da Omero in poi, ma non la poesia (Giacomo Leopardi)
  • Uno sguardo vergine sulla realtà: ecco ciò ch’io chiamo poesia. (Edoardo Sanguineti)
  • La poesia serve a creare una stanza nella mente. La poesia non può mentire. (Elio Pecora)
  • Usciti dal Paradiso Terrestre si misero a parlare in prosa. (Maria Luisa Spaziani)
 

baleng

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Vladimir Majakovskij

Invece di una lettera


Il fumo del tabacco ha roso l’aria.
La stanza
è un capitolo dell’inferno di Kruchenych.
Ricordi?
Accanto a questa finestra
per la prima volta
accarezzai freneticamente le tue mani.
Oggi, ecco, sei seduta,
il cuore rivestito di ferro.
Ancora un giorno,
e mi scaccerai,
forse maledicendomi.
Nella buia anticamera, la mano, rotta dal tremito,
a lungo non saprà infilarsi nella manica.
Poi uscirò di corsa,
e lancerò il mio corpo per la strada.
Fuggito da tutti,
folle diventerò,
consunto dalla disperazione.
Ma non è necessario tutto questo;
cara,
dolce,
diciamoci adesso addio.
Il mio amore,
peso così schiacciante ancora,
ti grava sopra
lo stesso,
dovunque tu fugga.
Lasciami sfogare in un ultimo grido
l’amarezza degli offesi lamenti.
Se lo sfiancano di lavoro, un bue,
se ne va
ad adagiarsi sulle fredde acque.
Ma, al di fuori del tuo amore,
per me
non c’è mare,
e dal tuo amore neanche col pianto puoi impetrare tregua.
Se l’elefante sfinito cerca pace,
si stende regalmente sulla sabbia arroventata.
Ma, al di fuori del tuo amore,
per me
non c’è sole,
e io non so neppure dove sei e con chi.
Se così tua avessi ridotto un poeta,
lui
avrebbe lasciato la sua amata per la gloria e il denaro
ma per me
non un solo
suono è di festa
oltre a quello del tuo amato nome.
Non mi butterò nella tromba delle scale,
non ingoierò veleno,
non saprò premere il grilletto contro la tempia.
Su di me,
al di fuori del tuo sguardo,
non ha potere la lama di nessun coltello.
Domani dimenticherai
che ti ho incoronato,
che l’anima in fiore ho incenerito con l’amore,
e lo scatenato carnevale dei giorni irrequieti
socompiglierà le pagine dei miei libri
Potranno mai le foglie secche delle mie parole
trattenerti un momento
per aspirare avidamente?
Ma lascia almeno
ch’io lastrichi con un’ultima tenerezza
il tuo passo che s’allontana.
 

baleng

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C'è più poesia fuori dei libri che dentro.
C'è più amore fuori del matrimonio che dentro.
C'è più religione fuori delle chiese che dentro.

Robert Frost

(cito a memoria, non riesco a ritrovarla, si parla di decine di anni fa. Un aiutino?)
 

sans souci

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Non riuscendo ad aiutare Baleng, una poesia altrettanto basata su negazioni:

Il più bello dei mari

Il più bello dei mari
è quello che non navigammo.
Il più bello dei nostri figli
non è ancora cresciuto.
I più belli dei nostri giorni
non li abbiamo ancora vissuti.
E quello che vorrei dirti di più bello
non te l’ho ancora detto.

(Nazim Hikmet)
 

vecchio frank

could be worse...
AL LETTORE
-
Stupidità e peccato, errore e lésina
ci assediano la mente, sfibrano i nostri corpi,
e alimentiamo i nostri bei rimorsi
come un povero nutre i propri insetti.

Son testardi i peccati, deboli i pentimenti;
vendiamo a caro prezzo le nostre confessioni,
e torniamo a pestare allegri il fango
come se un vile pianto ci avesse ripuliti.

Sul cuscino del male Satana Trismegisto
lungamente ci culla e persuade
e l'oro della nostra volontà,
alchimista provetto, manda in fumo.

E' il Diavolo a tirare i nostri fili!
Dai più schifosi oggetti siamo attratti;
e ogni giorno nell'Inferno ci addentriamo di un passo,
tranquilli attraversando miasmi e buio.

Come il vizioso in rovina che assapora
il seno martoriato di un'antica puttana,
arraffiamo al passaggio piaceri clandestini
e li spremiamo come vecchie arance.

Dentro il nostro cervello, come elminti a milioni,
formicola e si scatena un popolo di Demoni;
la Morte, se respiriamo, nei polmoni
ci scende, fiume invisibile, con sordi gemiti.

E se stupro o veleno, lama o fuoco
non ci hanno ancora ornato di gustosi ricami
il trito canovaccio del destino
è solo, ahimè, che poco ardito è il cuore.

Ma in mezzo agli sciacalli, alle pantere, alle cagne,
alle scimmie, agli scorpioni, agli avvoltoi, ai serpenti,
ai mostri guaiolanti, grufolanti, striscianti
del nostro infame serraglio di vizi,

uno è ancora più brutto, più cattivo, più immondo!
Senza troppo agitarsi né gridare,
vorrebbe della terra non lasciar che rovine
e sbadigliando inghiottirebbe il mondo:

è la Noia! - Occhio greve d'un pianto involontario,
fuma la pipa, sogna impiccagioni...
Lo conosci bene, lettore, quel mostro delicato,
- ipocrita lettore, - mio simile, - fratello!
-
Charles Baudelaire: I fiori del male
 

baleng

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Direi che anche la versione originale ci può stare. Se non altro per aver facoltà di recuperare il ritmo del verso alessandrino. :)

Au Lecteur

La sottise, l'erreur, le péché, la lésine,
Occupent nos esprits et travaillent nos corps,
Et nous alimentons nos aimables remords,
Comme les mendiants nourrissent leur vermine.

Nos péchés sont têtus, nos repentirs sont lâches;
Nous nous faisons payer grassement nos aveux,
Et nous rentrons gaiement dans le chemin bourbeux,
Croyant par de vils pleurs laver toutes nos taches.

Sur l'oreiller du mal c'est Satan Trismégiste
Qui berce longuement notre esprit enchanté,
Et le riche métal de notre volonté
Est tout vaporisé par ce savant chimiste.

C'est le Diable qui tient les fils qui nous remuent!
Aux objets répugnants nous trouvons des appas;
Chaque jour vers l'Enfer nous descendons d'un pas,
Sans horreur, à travers des ténèbres qui puent.

Ainsi qu'un débauché pauvre qui baise et mange
Le sein martyrisé d'une antique catin,
Nous volons au passage un plaisir clandestin
Que nous pressons bien fort comme une vieille orange.

Serré, fourmillant, comme un million d'helminthes,
Dans nos cerveaux ribote un peuple de Démons,
Et, quand nous respirons, la Mort dans nos poumons
Descend, fleuve invisible, avec de sourdes plaintes.

Si le viol, le poison, le poignard, l'incendie,
N'ont pas encor brodé de leurs plaisants dessins
Le canevas banal de nos piteux destins,
C'est que notre âme, hélas! n'est pas assez hardie.

Mais parmi les chacals, les panthères, les lices,
Les singes, les scorpions, les vautours, les serpents,
Les monstres glapissants, hurlants, grognants, rampants,
Dans la ménagerie infâme de nos vices,

II en est un plus laid, plus méchant, plus immonde!
Quoiqu'il ne pousse ni grands gestes ni grands cris,
Il ferait volontiers de la terre un débris
Et dans un bâillement avalerait le monde;

C'est l'Ennui! L'oeil chargé d'un pleur involontaire,
II rêve d'échafauds en fumant son houka.
Tu le connais, lecteur, ce monstre délicat,
— Hypocrite lecteur, — mon semblable, — mon frère!

Charles Baudelaire
 

sans souci

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Proseguendo con Baudelaire, sempre da Les fleurs du mal:

Sempre il mare, uomo libero, amerai!
perché il mare è il tuo specchio; tu contempli
nell'infinito svolgersi dell'onda l'anima tua,
e un abisso è il tuo spirito non meno amaro.

Godi nel tuffarti in seno alla tua immagine;
l'abbracci con gli occhi e con le braccia,
e a volte il cuore si distrae dal tuo suono
al suon di questo selvaggio ed indomabile lamento.

Discreti e tenebrosi ambedue siete:
uomo, nessuno ha mai sondato il fondo
dei tuoi abissi; nessuno ha conosciuto,
mare, le tue più intime ricchezze,
tanto gelosi siete d'ogni vostro segreto.

Ma da secoli infiniti
senza rimorso né pietà lottate
fra voi, talmente grande è il vostro amore
per la strage e la morte, o lottatori
eterni, o implacabili fratelli!

.........

Et pour le gout, la gorge, le palais, l'oreille de Baleng:


Homme libre, toujours tu chériras la mer!
La mer est ton miroir; tu contemples ton âme
Dans le déroulement infini de sa lame,
Et ton esprit n'est pas un gouffre moins amer.

Tu te plais à plonger au sein de ton image;
Tu l'embrasses des yeux et des bras, et ton coeur
Se distrait quelquefois de sa propre rumeur
Au bruit de cette plainte indomptable et sauvage.

Vous êtes tous les deux ténébreux et discrets:
Homme, nul n'a sondé le fond de tes abîmes;
Ô mer, nul ne connaît tes richesses intimes,
Tant vous êtes jaloux de garder vos secrets!

Et cependant voilà des siècles innombrables
Que vous vous combattez sans pitié ni remords,
Tellement vous aimez le carnage et la mort,
Ô lutteurs éternels, ô frères implacables!
 

vecchio frank

could be worse...
"M'illumino d'immenso"
(Giuseppe Ungaretti)
-
Di questa poesia sono note altre tre versioni, non si sa bene se approvate o meno dall'autore:
"M'illumino di immenso"
"Mi illumino d'immenso"
"Mi illumino di immenso"
:D
 

baleng

Per i tuoi meriti dovrai sempre chiedere scusa
"M'illumino d'immenso"
(Giuseppe Ungaretti)
-
Di questa poesia sono note altre tre versioni, non si sa bene se approvate o meno dall'autore:
"M'illumino di immenso"
"Mi illumino d'immenso"
"Mi illumino di immenso"
:D
C'è anche la versione di Sandro Penna quando andava a mangiare alla mensa dei poveri

"M'illumino di mensa"

:piazzista:
 

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