vecchio frank
could be worse...
Copiando spudoratamente una iniziativa partita da Codogno (ma ce ne saranno altre simili, probabilmente) propongo che ogni giorno uno di noi (quello che arriva prima) pubblichi qui una poesia, un po' come se fossimo "l'allegra brigata" del Boccaccio nel Decamerone.
Sarà un modo per tenerci compagnia fino al termine dell'emergenza.
Spero che l'iniziativa funzioni e comincio io con questa.
IL PUMA
Ho braccato un puma in un canyon perduto
oltre la gola del Columbia vicino al fiume e al paese
di Klickitat. Avevamo cartucce per le pernici. Ottobre,
cielo grigio sull’Oregon e più avanti,
fino alla California. Nessuno di noi c’era stato,
in California, ma ne sapevamo qualcosa, c’erano ristoranti
dove uno poteva riempirsi il piatto tutte le volte che voleva.
Ho braccato un puma quel giorno,
se si può chiamare braccare, scarpinare e strisciare
controvento, e fumavo sigarette, anche,
una dopo l’altra, un ragazzo nervoso, grasso, sudato
nel migliore dei casi, ma quel giorno
stavo braccando un puma…
E poi ero lì che mi sbracciavo ubriaco in salotto,
annaspavo cercando le parole per dirlo, sbaragliato e schiaffeggiato
da quel ricordo dopo che voi due avevate gettato le vostre di storie,
storie d’orsi bruni, sul tavolo.
Ed eccomi di colpo in quel canyon, in quel posto sperduto.
Qualcosa a cui non pensavo da anni:
il giorno che braccai quel puma.
E lo raccontai. Almeno, ci provai;
Haines e io eravamo piuttosto sbronzi. Wilson ascoltava,
ascoltava, e poi disse, sicuro che non era una lince?
che tra me ritenni un’offesa, lui del Sud Ovest,
poeta che quella sera aveva recitato,
e anche uno scemo saprebbe distinguere una lince da un puma,
anche uno scrittore ubriaco come me,
anni dopo, a una cena, in California.
Al diavolo. E poi il puma scivolò fuori dalla boscaglia
Proprio davanti a me – Dio com’era grande e bello –
saltò su un sasso e girò la testa
per guardarmi. Per guardare me! Anch’io lo guardai,
scordandomi di sparare. Poi saltò di nuovo, corse via dalla mia vita.
(Raymond Carver: Orientarsi con le stelle. minimum fax 2006)
Sarà un modo per tenerci compagnia fino al termine dell'emergenza.
Spero che l'iniziativa funzioni e comincio io con questa.
IL PUMA
Ho braccato un puma in un canyon perduto
oltre la gola del Columbia vicino al fiume e al paese
di Klickitat. Avevamo cartucce per le pernici. Ottobre,
cielo grigio sull’Oregon e più avanti,
fino alla California. Nessuno di noi c’era stato,
in California, ma ne sapevamo qualcosa, c’erano ristoranti
dove uno poteva riempirsi il piatto tutte le volte che voleva.
Ho braccato un puma quel giorno,
se si può chiamare braccare, scarpinare e strisciare
controvento, e fumavo sigarette, anche,
una dopo l’altra, un ragazzo nervoso, grasso, sudato
nel migliore dei casi, ma quel giorno
stavo braccando un puma…
E poi ero lì che mi sbracciavo ubriaco in salotto,
annaspavo cercando le parole per dirlo, sbaragliato e schiaffeggiato
da quel ricordo dopo che voi due avevate gettato le vostre di storie,
storie d’orsi bruni, sul tavolo.
Ed eccomi di colpo in quel canyon, in quel posto sperduto.
Qualcosa a cui non pensavo da anni:
il giorno che braccai quel puma.
E lo raccontai. Almeno, ci provai;
Haines e io eravamo piuttosto sbronzi. Wilson ascoltava,
ascoltava, e poi disse, sicuro che non era una lince?
che tra me ritenni un’offesa, lui del Sud Ovest,
poeta che quella sera aveva recitato,
e anche uno scemo saprebbe distinguere una lince da un puma,
anche uno scrittore ubriaco come me,
anni dopo, a una cena, in California.
Al diavolo. E poi il puma scivolò fuori dalla boscaglia
Proprio davanti a me – Dio com’era grande e bello –
saltò su un sasso e girò la testa
per guardarmi. Per guardare me! Anch’io lo guardai,
scordandomi di sparare. Poi saltò di nuovo, corse via dalla mia vita.
(Raymond Carver: Orientarsi con le stelle. minimum fax 2006)