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mercoledì 20/09/2017
“Una buona legge elettorale è condizione per garantire la Costituzione: i capi partito vogliono un Parlamento di nominati”
L'intervento di Alfiero Grandi: "Il referendum del 4 dicembre impone alle Camere di fare una legge elettorale finalmente costituzionale. I partiti fanno giochi di potere attorno al sistema di voto mentre è in corso un nuovo attacco alla Costituzione"
di Alfiero Grandi | 20 settembre 2017
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Legge elettorale:
commedia degli inganni. Gli ingannati, ancora una volta, sono
elettrici ed elettori, ai quali una propaganda martellante vuol fare credere che è
materia incomprensibile, tecnica e sarebbe comunque
tempo perso occuparsene perché non se ne farà nulla. Il risultato, a oggi, è che mentre sulla
Costituzione si è via via creata una grande attenzione, fino alla vittoria del No del 4 dicembre 2016, sulla legge elettorale l’
opinione pubblica è distratta, incerta, quasi non c’entrasse con la Costituzione. Eppure proprio
Renzi aveva chiarito, all’inizio, che c’è un rapporto inscindibile tra
modifiche costituzionali e legge elettorale. Tanto che dall’
Italicum fu tolta l’elezione del Senato, nella convinzione di vincere il referendum e renderlo non più
eleggibile.
Quando Renzi e la maggioranza pensavano di vincere il
referendum puntavano ad una legge elettorale
ipermaggioritaria come l’Italicum, degno erede del
Porcellum. Dopo la vittoria del No è emerso chiaro che una nuova legge elettorale, coerente per
Camera e Senato come ha chiesto anche
Sergio Mattarella, non è facile da ottenere, tanto più se drogata da ipermaggioritario. Tanto che Renzi, dopo le
reazioni del fronte maggioritario – dentro e fuori il Pd – sulla nuova bozza di legge elettorale a giugno, ha preferito far saltare il banco, prendendo a pretesto un
incidente parlamentare, importante, ma non tale da giustificare questo repentino
voltafaccia. Oggi sembra prevalente la convinzione che tanto vale votare con le leggi che restano dopo gli interventi della
Corte costituzionale e pazienza se uscirà una situazione difficilmente governabile. La cosa che interessa di più ai capi partito è decidere dall’alto chi verrà eletto, in modo da controllare il futuro
Parlamento.
Eppure dopo tre
elezioni nazionali con il Porcellum dovrebbe essere chiaro a tutti che il
Parlamento è oggi ai minimi storici di
apprezzamento tra i cittadini. Solo chi vuole mettere in discussione la centralità del
Parlamento può avere interesse a volerne eleggere un altro incapace di muoversi con
autonomia. Purtroppo un colpo alla credibilità del Parlamento verrà proprio da quello attuale se si dimostrerà incapace di arrivare ad approvare una
nuova legge elettorale,
coerente con i principi costituzionali. Attenzione: contro la
Costituzione si stanno muovendo opinionisti importanti, che mettendo i piedi nel piatto propongono non solo di rilanciare le modifiche alla seconda parte della Costituzione, ma chiariscono che cambiare la seconda serve a modificare anche la
prima, cioè i
principi, che invece richiederebbero
piena attuazione legislativa.
Settori delle
classi dirigenti del nostro Paese recepiscono così le pressioni provenienti da
ambienti europei ed internazionali, in particolare finanziari, che vogliono modificare Costituzioni come la nostra, che bloccano
derive accentratrici ed autoritarie.
L’obiettivo è dare potere a tecnocrazie decisioniste. Se il Parlamento diventasse difficilmente difendibile per la sua
incapacità di legiferare se non sotto dettatura, dietro l’angolo ci sarebbe una qualche forma di
deriva presidenzialista, del resto presente nella predilezione renziana per il sindaco d’Italia. La destra sostiene esplicitamente una via presidenzialista. Il
rovesciamento della nostra Costituzione aprirebbe la strada ad un
ribaltamento istituzionale, sogno antico di settori importanti delle classi dirigenti italiane ed europee, oggi tornato di attualità con l’alibi della
globalizzazione. La legge elettorale non è dissociabile dalla
Costituzione. Una buona legge elettorale è condizione per garantire la Costituzione.
I
costituenti non hanno inserito i principi della legge elettorale nella Carta, ma la Consulta ha il compito di
vigilare sul rispetto dei
principi fondamentali, anche se lo ha fatto con ritardo e tanta prudenza. Tra Costituzione e legge elettorale c’è un
legame fortissimo, derivante da principi come l’uguaglianza del voto, una rappresentanza non ridotta oltre limiti di ragionevolezza. Il premio di maggioranza non corrisponde a questi principi, che già faticano a tollerare soglie di accesso troppo alte. La
governabilità va garantita ma a questo debbono servire sia norme come la sfiducia costruttiva, sia una
ripresa del ruolo proprio dei partiti che dovrebbero avere programmi veri,
vita interna democratica e trovare intese politiche trasparenti dal loro incontro, quando è necessario. Dalla legge elettorale dipenderanno le
scelte politiche del futuro Parlamento e la stessa qualità della nostra democrazia. Per stoppare il tentativo di rimangiarsi il risultato del
referendum occorre anzitutto ridare credibilità al Parlamento, al suo ruolo di
rappresentanza dei cittadini.
È fondamentale che gli
elettori possano decidere chi mandare in Parlamento.
Collegi piccoli? Preferenze? Le modalità di
elezione possono essere diverse,
ma è decisivo che non ci siano parlamentari che debbono la loro elezione ai capipartito grazie al posto che avranno in una lista bloccata. I parlamentari debbono rispondere del loro operato agli elettori ed essere confermati o cambiati di conseguenza. Il
Coordinamento Democrazia Costituzionale, protagonista della vittoria del No, il prossimo 2 ottobre ha convocato un’assemblea nazionale in cui denuncerà con tutta la forza possibile la
gravità di questa situazione. Vogliamo una nuova legge elettorale coerente per
Camera e
Senato, con cui gli italiani possano decidere direttamente chi andrà in Parlamento a
rappresentarli.
L’iniziativa del 2 ottobre prossimo (alla
Camera) si richiama a quella dell’11 gennaio 2016 che lanciò la
campagna per il No e da lì partirà una campagna nel Paese di
mobilitazione per informare e denunciare
comportamenti inaccettabili, che puntano a sottrarre ai cittadini il diritto di scegliere i loro rappresentanti. Occorre una svolta rispetto a
Italicum e
Porcellum. C’è ancora il tempo per approvare una nuova legge elettorale, basta volerlo, contrastando chi conduce nell’ombra un
gioco di potere inaccettabile. Questo va ricordato a chi sembra troppo occupato a calcolare se supererà o meno le
soglie di sbarramento e a chi pensa di potersi estraniare dalla legge elettorale e propone di introdurre il
vincolo di mandato per gli eletti. In gioco c’è il futuro della
democrazia italiana, una nuova (buona) legge elettorale è indispensabile.