Un Uomo al Giorno (1 Viewer)

Ignatius

sfumature di grigio
A.Z.

«Voglio portare ancora sulle spalle mio figlio», disse Alex Zanardi dopo la doppia l’amputazione delle gambe. Nel 2001, quando il pilota fu vittima di un incidente durante una gara sul circuito di Lausitzring, suo figlio Niccolò aveva 3 anni.
Alex con i suoi nuovi arti artificiali riuscì nel suo obiettivo.
E a costruire un rapporto “normale” padre-figlio.


TROVARE LE PAROLE - «Gliel’ho venduta come una cosa straordinaria che accadeva solo a me. Gli dicevo: sai che a papà fanno le gambe d’acciaio. Un giorno venne con me al centro di riabilitazione. In piedi sulla pradellina della carrozzina, si guardava in giro e vedeva tutta gente con gambe di acciaio. A un certo punto mi guardò fisso, senza dire una parola, ma il suo sguardo diceva: papà non sei l’unico.

I PAPA’ D’ACCIAIO - «Sul momento si sarà sentito preso in giro, ma ha capito che le persone sono uniche per quello che hanno dentro. Una gamba vera o d’acciaio non cambia quello che sei. Sapevo di essere uno competitivo e che con le protesi avrei fatto molto, non sapevo cosa, ma qualcosa. E soprattutto che non mi avrebbero impedito di stare con mio figlio. È questa convinzione che mi ha aiutato».

NON SARO’ IL PAPA’ MIGLIORE - «Dopo l’incidente, non mi sono sentito incapace di fare il padre perché ero senza gambe. Non sarò il papà migliore, però prima ho fatto i conti con me stesso. Sarai pure un amputato, ma mica finisce tutto, mi dicevo. La vita continua, in un altro modo, con le stesse persone di prima. Se è chiaro questo, anche il rapporto con i propri figli è naturale».

DIFFICOLTA’ CHE TORNANO - «In questo momento sto facendo il padre di un adolescente. Niccolò ha 14 anni e ho l’impressione che le cose che dico entrano e escano. Dopo l’ennesima discussione, prendo i miei arnesi e mi metto ad aggiustare l’handibike. Tutte le volte che ho in mano una chiave inglese, ricordo mio padre: forse anche lui si metteva a lavorare con il motore dei GoKart dopo aver discusso con me che gli sbuffavo in faccia».

PENSIERI CHE RESTANO - «Da quando sono padre, mi tornano in mente gesti, episodi, comportamenti di mio padre. E penso che dai genitori si imparano tante cose stando semplicemente accanto. Oltre che a giocare una partita di pallone, vedere la tv, fare un giro in bicicletta. Quando Niccolò era piccolo, ci divertivamo un mondo a giocare a nascondino. Perché il mio “nuovo” corpo mi permetteva di trovare rifugi difficili da scovare. Cambiano i modi, ma la gioia di vivere i rapporti resta».

SPIEGARE LA PAURA - «Piuttosto cerco di spiegare a reagire alla novità della vita che possono essere negative. E allora dico che occorre affrontare, non nascondersi. L’importante è avere degli obiettivi e la cosa che ti fa crescere. Importante è tutto quello che fai per raggiungere il risultato. Ma non sono un super eroe: anche se io ho raggiunto diversi obiettivi, mio figlio ha le stesse insicurezze e incertezze dei suoi coetanei».

UN PAPA’ INGOMBRANTE - «Sarei ipocrita a dire il contrario. Capita che la gente mi fermi per strada e mi faccia i complimenti. Mio figlio a volte mi dice: beato te che sei famoso, io non lo sarò mai. Cerco di fargli capire che essere riconosciuto per strada è appagante, ma niente a confronto della soddisfazione personale per avere fatto determinate cose. E questa ce l’hai anche se della tua impresa non lo sa nessuno».

LUOGO COMUNE - «Dire ai figli di fare le cose bene per se stessi, di avere una passione è un luogo comune. Voglio cadere in pieno in questo luogo comune. Mi auguro che mio figlio viva la vita con passione, che sia curioso verso il mondo. E tutte le volte che incontrerà delle difficoltà che riesca ad affrontarle perché sente il piacere di provarci a dispetto di qualsiasi cosa che possa essere considerato, sulle prime, un ostacolo».
Carmen Morrone
 

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nonmollare

Moderator
non nascondo che quando ho letto le parole di alex :

" quando mi sono risvegliato senza gambe ho guardato la metà che era rimasta, non la metà che era andata persa "

su quel libro interessante di roberto re: leader di te stesso

ho ricevuto una carica incredibile e spero che anche altri abbiano percepito la forza di queste parole quando le ho riportate nel 3d meditazioni

è pazzesco che gente come lui dia la carica a noi : meditiamo ( io lo faccio )
 

f4f

翠鸟科
bellissimo thread :)

se posso ...
tra i bbbanditi, vale la pena di conoscere Ditro: una persona speciale :up:
 

f4f

翠鸟科
The writer Herbert Steinhouse, who interviewed Schindler in 1948 at the behest of some of the surviving Schindlerjuden (Schindler's Jews), wrote:


"Oskar Schindler's exceptional deeds stemmed from just that elementary sense of decency and humanity that our sophisticated age seldom sincerely believes in. A repentant opportunist saw the light and rebelled against the sadism and vile criminality all around him. The inference may be disappointingly simple, especially for all amateur psychoanalysts who would prefer the deeper and more mysterious motive that may, if it is true, still lie unprobed and unappreciated. But an hour with Oskar Schindler encourages belief in the simple answer.
 

Sir Green

Forumer storico
Giorgio Perlasca
Giorgio Perlasca - Wikipedia
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Quella di Giorgio Perlasca è la straordinaria vicenda di un uomo che, pressoché da solo, nell’inverno del 1944-1945 a Budapest riuscì a salvare dallo sterminio nazista migliaia di ungheresi di religione ebraica inventandosi un ruolo, quello di Console spagnolo, lui che non era né diplomatico né spagnolo.
Tornato in Italia dopo la guerra la sua storia non la racconta a nessuno, nemmeno in famiglia, semplicemente perché riteneva d’aver fatto il proprio dovere, nulla di più e nulla di meno.
Se non fosse stato per alcune donne ebree ungheresi da lui salvate in quel terribile inverno di Budapest la sua storia sarebbe andata dispersa. Queste donne, a fine degli anni ’80 misero sul giornale della Comunità ebraica di Budapest un avviso di ricerca di un diplomatico spagnolo, Jorge Perlasca, che aveva salvato loro e tanti altri correligionari durante quei mesi terribili della persecuzione nazista a Budapest e alla fine della ricerca ritrovarono un italiano di nome Giorgio Perlasca.
Il destino decise che la storia di Giorgio Perlasca venisse conosciuta e ora il suo nome si trova a Gerusalemme, tra i Giusti fra le Nazioni, e un albero a suo ricordo è piantato sulle colline che circondano il Museo dello Yad Vashem.
La storia di Giorgio Perlasca dimostra come per ogni individuo è sempre possibile fare delle scelte alternative anche nelle situazioni peggiori, in cui l’assassinio è legge di stato e il genocidio parte di un progetto politico.
A chi gli chiedeva perché lo aveva fatto, rispondeva semplicemente: “. . . ma lei, avendo la possibilità di fare qualcosa, cosa avrebbe fatto vedendo uomini, donne e bambini massacrati senza un motivo se non l’odio e la violenza?
 

Ignatius

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A.B.S.

Dal 1959 al 1961 furono vaccinati milioni di bambini dei paesi dell'Est, dell'Asia e dell'Europa: il vaccino anti-polio di Sabin fu autorizzato in Italia nel 1963 (reso obbligatorio nel 1966), e provocò la scomparsa della malattia dal Paese, come in tutti gli altri dove è stato reso obbligatorio. Visti i sensazionali risultati furono prodotti e immessi sul mercato notevoli quantitativi del vaccino Sabin "orale monovalente" contro il poliovirus tipo I. Successivamente vennero messi in vendita sia il vaccino orale di tipo II (OPV) sia quello trivalente (TOPV), valido contro tutti e tre i tipi di poliovirus.
Il crescente successo del vaccino Sabin, assieme all'assenza di pericoli che garantiva e alla più facile somministrazione rispetto a quello Salk fece sì che anche gli Stati Uniti adottarono, seppure con ritardo, tale vaccino. Le dispute sul conto di Sabin e del suo vaccino vennero meno: tra il 1962 e il 1963 il farmaco assunse grande autorevolezza in tutto il mondo, mentre crebbe la riconoscenza scientifica verso lo scienziato polacco. Con la zolletta di zucchero inzuppata di vaccino Sabin si vaccinarono centinaia di milioni di bambini in tutto il mondo.

Sabin non brevettò la sua invenzione, rinunciando allo sfruttamento commerciale da parte delle industrie farmaceutiche, cosicché il suo prezzo contenuto ne garantisse una più vasta diffusione della cura:
«Tanti insistevano che brevettassi il vaccino, ma non ho voluto. È il mio regalo a tutti i bambini del mondo»
Dalla realizzazione del suo diffusissimo vaccino anti-polio il filantropo Sabin non guadagnò quindi un solo dollaro, continuando a vivere con il suo stipendio di professore universitario.



Albert Bruce Sabin - Wikipedia
 

Ignatius

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B.G.

Un cantante britannico (vegetariano) vede in TV un agghiacciante documentario della BBC sulla carestia in Etiopia.

E' visibile anche ai giorni nostri, anche per chi non compra il successivo DVD.

[ame="http://www.youtube.com/watch?v=tqjvXNykf34"]Ethiopia : 1984 to 1985 famine in Ethiopia - YouTube[/ame]

Il cantante non riesce ad andare avanti facendo finta di niente, o a donare solo qualcosa di suo.

Chiama il collega (onnivoro, credo) leader degli Ultravox, Midge Ure, e insieme compongono una canzone per raccogliere fondi.


Altri cantanti partecipano. Funziona. Arrivano otto milioni di sterline solo in UK.

[ame="http://www.youtube.com/watch?v=XHIHdJ5h_d8"]Do they know its Christmas [HD] - YouTube[/ame]


Poi giunge la risposta americana (We are the world), altri fondi, i concerti e i DVD.

In tutto, 150 milioni destinati a sfamare l'Africa, and counting.


Non c'è solo il lato luminoso della Forza.
Paula Yates, la moglie del cantante, dopo 18 anni di matrimonio lascia il marito e le tre figlie per un altro artista, il cantante degli INXS, Michael Hutchence. Con lui ha un'altra figlia.

In sèguito Michael muore. Forse si suicida, o muore per un gioco erotico con una corda. Paula lo segue di lì a poco, togliendosi la vita (senza dubbi sulle intenzioni).



Bob Geldof - Wikipedia
Bob Geldof - Wikipedia, the free encyclopedia
 

Ignatius

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C.R.

L'attore Christopher Reeve (1952-2004), nel corso di una gara equestre (1995) cadde da cavallo, riportando lo spostamento di due vertebre cervicali, con seguente interessamento e lesione del midollo spinale. Come conseguenza del trauma subìto, Reeve riportò una paralisi permanente dal collo in giù (tetraplegia), perdendo non solo l'uso di tutti gli arti ma anche la capacità di respirare autonomamente. Da allora e fino alla morte, avvenuta 9 anni dopo, rimase costretto su una sedia a rotelle e collegato a un respiratore artificiale.

Ispirato da una visita in Israele (2003), paese all'avanguardia nelle terapie relative ai traumi della colonna vertebrale, Reeve diventò un attivista nelle campagne a difesa dei diritti dei disabili e un grande sostenitore della ricerca sulle cellule staminali e la clonazione terapeutica, che sostenne anche attraverso una propria organizzazione (la Christopher Reeve Paralysis Foundation), protestando contro la politica del governo americano.

Con la moglie Dana, che gli rimase sempre vicina, fondò il Christopher and Dana Reeve Paralysis Resource Center, un ospedale a Short Hills, nel New Jersey, dove viene insegnato ai paraplegici a vivere in maniera più indipendente possibile, compatibilmente con la loro situazione.




[ame=http://www.youtube.com/watch?v=8mWuciK7gEQ]Christopher Reeve (25 settembre 1952 10 ottobre 2004) - YouTube[/ame]

Christopher Reeve Spinal Cord Injury and Paralysis Foundation

Christopher Reeve - Wikipedia
 

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