1) non tengono conto degli outlook.
Ai tempi in cui avevo queste perplessita' - e tuttora - sono per quasi tutti gli asset governativi "negativi", ma anche se la distribuzione fosse uniforme tra negativi neutrali e positivi una sigla AA+ non rende conto dell'outlook sottostante che condiziona a breve la sigla stessa e quindi la probabilita' di migrazione ad altra classe di rischio.
I
rating di Standard & Poor's e Moody's (quelli che guardo più spesso) sono spesso connotati anche dall'
outlook: per tenerne conto è sufficiente calcolare il CVaR assumendo che il
downgrade sia già avvenuto, in modo da avere una valutazione più prudenziale.
2) sottostimano le probabilita' di default rispetto ai CDS per cui ad esempio un BBB+ puo' avere un rischio anche 5-10 volte minore del suo rispettivo CDS come sta accadendo attualmente per l'Italia dove Moody's, SP e Fitch sono di gran lunga generose con i loro rating rispetto al mercato.
Tema spinoso e delicato.
La probabilità di insolvenza che estrai dai CDS è una probabilità neutrale al rischio estratta dallo
spread.
Esistono evidenze che, per titoli IG, questa probabilità è eccessiva rispetto alla frequenza con cui si verifica l'insolvenza per queste classi di
rating; all'opposto, vi sono altrettante evidenze che, per titoli "
junk", la probabilità di insolvenza estratta dai prezzi di obbligazioni e CDS sia troppo bassa.
Una delle spiegazioni alla base del curioso fenomeno è stata trovata nella
default correlation, cioè quel fenomeno per cui il fallimento di un emittente se ne trascena dietro tanti altri peggiore è il merito di credito delle controparti coinvolte.
Per cui titoli IG sono in realtà caratterizzati da un effetto di diversificazione "naturale" legato alla bassa
default correlation (e quindi sono più sicuri di quello che traspare dal rendimento), mentre i
junk bond sono caratterizzati da una elevata
default correlation che li rende molto più rischiosi di quanto in realtà il loro rendimento sta esprimendo.
Naturalmente non esiste pasto gratuito, nel senso che queste informazioni sono già in possesso del mercato e, per quanto possibile dal grado di efficienza dei mercati obbligazionari, scontate nel prezzo: rappresentano semplicemente un fattore che deve essere tenuto in considerazione quando si cerca di "correggere" le probabilità implicite di insolvenza estratte dai prezzi per adattarle al mondo reale (come fanno le matrici di transizione empirica).