un,dos,tres,un pasito bailante by mototopo (3 lettori)

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La guerra è una macchina del debito




Di Michael Hardt*

Per organizzarci contro la società del debito oggi dobbiamo trovare il modo per sfidare la macchina della guerra. Naturalmente, la connessione tra guerra e debito è ovvia. I costi finanziari delle guerre americane in Iraq e in Afghanistan – oltre ai costi in termini di vite e membra mutilate, e ai disastri sociali e politici creati – è enorme, la stima è tra i mille e i seimila miliardi di dollari. A ciò bisogna aggiungere le continue spese per gli impianti militari e per le operazioni di sicurezza in giro per gli Stati Uniti e per il mondo. Tutti questi soldi gonfiano il debito nazionale.

Potreste obiettare che non siamo particolarmente interessati al debito nazionale, quanto invece del debito personale e sociale. Beh, il debito di guerra si traduce direttamente in debito personale e sociale. Più il governo spende nei progetti militari e per la sicurezza, meno investe in formazione, casa e salute, così sempre più persone devono indebitarsi per soddisfare i propri bisogni vitali. Il debito di guerra, come molte altre forme del debito pubblico, funziona come un grande imbuto che inghiotte i soldi delle persone per indirizzarli nelle tasche di pochi.

La mobilitazione contro la guerra aiuterebbe anche a estendere la visione e l'azione sul debito a livello globale. Una grande virtù dell'attivismo contro il debito è il suo radicamento nelle realtà locali dove le persone vivono, ma non può essere efficace se rimane ancorato esclusivamente a questa piccola scala. Infatti, l'organizzazione contro il debito può potenzialmente creare una piattaforma espansiva in grado di collegare un ampio insieme di lotte – dalla formazione al lavoro precario, dalla casa e le cure mediche alle gerarchie razziali. Anche una simile rete, però, rischia di essere limitata alla scena nazionale. Aggiungere la guerra e il regime di sicurezza a questo quadro di lotte garantisce alle nostre azioni e analisi di collocarsi in un contesto transnazionale e globale.

E non fatevi trarre in inganno dall'idea per cui la guerra sarebbe una cosa del passato oppure la macchina bellica americana è in declino. Gli Stati Uniti sono impegnati in una "lunga guerra", una sorta di progetto militare permanente in cui Osama Bin Laden, Al Qaeda, i talebani o Saddam Hussein servono solo temporaneamente come primi bersagli, ma vengono presto rimpiazzati da nemici maggiormente indefiniti e obiettivi più grandi. Talvolta questa guerra assume la forma di un combattimento aperto, ma spesso è condotta da droni, campagne di bombardamento, forze di pace, sorveglianza interna e internazionale, e da una miriade di altri mezzi.

La macchina da guerra americana è guidata da tre...
 

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Piani segreti per l’emissione di una moneta globale
Posted by Gianluca Monaco on 26, feb, 2013 in Economia, Gianluca Monaco | 0 comments


LA TORRE DI BASILEA:
PIANI SEGRETI PER L’EMISSSIONE DI UNA VALUTA GLOBALE

By Ellen Brown
Traduzione di Marco G. Pellifroni


Un articolo del 7 aprile sul The London Telegraph a firma Ambrose Evans-Pritchard, dal titolo “Il G20 porta avanti il mondo di un passo verso la valuta globale”, scriveva:
“Una singola clausola al Punto 19 del comunicato rilasciato dai leaders del G20 rappresenta una rivoluzione nell’ordine finanziario globale.
‘Abbiamo concordato –dice il comunicato- di dare sostegno all’iniezione dell’equivalente in SDR di $ 250 miliardi nella economia mondiale, incrementandone la liquidità’. Gli SDR sono i Diritti Speciali di Prelievo (Special Drawing Rights), una valuta sintetica, emessa dall’IMF, e rimasta dormiente per mezzo secolo.
In effetti, i leaders del G20 hanno (ri)attivato il potere dell’IMF di creare moneta e di estendere a livello planetario il ‘quantitative easing’ [iniezione massiccia di liquidità, varata negli USA da Obama. NdT]. Così facendo, essi hanno de facto messo in circolo una valuta globale. Essa è al di fuori del controllo di ogni ente sovrano. Piacerà ai teorici della cospirazione.”
Non c’è dubbio che gli piacerà. L’articolo è sottotitolato “Il mondo è di un passo più vicino alla valuta globale, sostenuta da una banca centrale globale, esercitante la politica monetaria per tutta l’umanità.” Il che naturalmente solleva la questione di chi o che cosa si assumerà il compito di banca globale, ammantandosi del potere di emettere tale valuta globale e di esercitare la politica monetaria per tutta l’umanità. Quando i banchieri centrali mondiali si riunirono a Washington il settembre scorso discussero quale ente poteva essere in grado di funzionare dopo essersi assunto questo formidabile e temibile ruolo. Un ex-governatore della Banca d’Inghilterra così si espresse:
“La risposta potrebbe essere proprio qui davanti a noi, ed è la Bank of International Settlements (BIS)… L’IMF tende ad esprimere i suoi moniti sui problemi economici con parole molto diplomatiche, mentre il BIS è molto più indipendente e meglio attrezzato per trattare questo tema, se gliene si desse il potere.”
Se la prospettiva di una moneta globale al di fuori del controllo dei governi non suscita teorie complottiste, conferire questo incarico al BIS certamente le suscita. La BIS fu la pietra dello scandalo quando fu etichettata di simpatie naziste negli anni ’30. Fondata a Basilea, in Svizzera, nel 1930, la BIS venne definita “il più esclusivo, segreto e potente club soprannazionale del mondo”. Charles Higham nel suo libro “Commerciando col nemico” scrisse che sul finire degli anni ’30 aveva assunto una tendenza apertamente pro-nazi; un tema che venne approfondito in una trasmissione della BBC del 1998 dal titolo “Banking with Hitler” (Far banca con Hitler). Nel 1944 il governo USA appoggiò una mozione alla conferenza di Bretton Woods che sanciva la liquidazione della BIS, a seguito delle accuse cecoslovacche che essa stesse riciclando l’oro trafugato dai nazisti dall’Europa occupata; ma i banchieri centrali riuscirono discretamente ad eludere la risoluzione americana.
Modest beginnings, BIS Office, Hotel Savoy-Univers, BaselFirst Annual General Meeting, 1931
Nel libro “Tragedia e speranza del mondo contemporaneo” (1966) il dr. Carroll Quigley rivelò il ruolo chiave giocato nella finanza globale dalla BIS dietro le quinte. Il dr. Quingley era professore di Storia alla Georgetown University, dove egli era il mentore del Presidente Bill Clinton. Egli era anche un insider, cooptato dalla potente cricca che lui chiamava “i banchieri internazionali”. La sua credibilità è accresciuta dal fatto che egli condivideva i loro scopi. Egli scrisse:
“Io sono al corrente delle operazioni di questa rete per averle studiate per vent’anni e mi fu consentito per due anni, agli inizi degli anni ’60, di esaminare le loro carte e documenti segreti. Non nutrivo verso di essi, almeno per la maggior parte, alcuna avversione, e sono stato per quasi tutta la mia vita vicino a loro e a molti dei loro strumenti. In generale, la principale differenza di opinioni era che loro volevano che il loro operato non venisse alla luce, mentre io ritengo che il loro ruolo nella storia sia rilevante abbastanza da dover essere divulgato.”
“I potenti del capitalismo finanziario avevano un altro obiettivo di largo raggio: nientemeno che creare un sistema mondiale di controllo finanziario in mani private in grado di dominare il sistema politico di ogni nazione e l’economia globale come un tutto unico. Questo sistema doveva essere controllato in stile feudale dalle banche centrali mondiali di concerto tra loro, mediante accordi segreti stipulati in frequenti riunioni private. All’apice del sistema doveva essercila BIS di Basilea, una banca privata posseduta e controllata dalle banche centrali mondiali, a loro volta società private.

La chiave del loro successo, sottolinea Quigley, era che i banchieri internazionali avrebbero controllato e manipolato il sistema monetario di ogni nazione lasciando però apparire che essa fosse controllata dal governo. Questo intento era la eco di quanto espresso nel 18° secolo dal patriarca di quella che sarebbe diventata la più potente dinastia bancaria del mondo. Mayer Amschel Bauer Rothschild è famoso per aver detto nel 1761:
“Lasciatemi emettere e controllare la valuta di una nazione, e me ne infischierò delle sue leggi.”
I cinque figli di Mayer furono inviati nelle principali capitali europee –Londra, Parigi, Vienna, Berlino e Napoli (!) – col compito di istituire un sistema bancario al di fuori del controllo dei governi. I sistemi politici ed economici delle nazioni non sarebbero stati controllati dai cittadini, ma dai banchieri, a beneficio dei banchieri. Come risultato, venne fondata una “banca centrale” di proprietà privata in quasi ogni Stato; e questo sistema bancario centrale privato ha oggi acquisito il controllo su tutte le economie del mondo. Le banche centrali sono autorizzate a stampare il denaro in ogni nazione, ed è da queste banche che i governi prendono in prestito il denaro per pagare i loro debiti e svolgere le proprie attività. Come risultato si ha un’economia globale in cui non solo l’industria ma lo stesso governo vive su un debito creato da un monopolio bancario guidato da una rete di banche centrali private; e al top di questa rete sta la BIS, la “banca centrale delle banche centrali”, a Basilea.

Dietro le quinte
Per molti anni la BIS ha mantenuto un basso profilo, agendo dietro le quinte in un hotel dismesso. Era lì che si prendevano le decisioni se svalutare o difendere una divisa, che si fissava il prezzo dell’oro, che si regolavano le transazioni offshore, che si alzavano o abbassavano i tassi di sconto. Nel 1977, invece, la BISrinunciò all’anonimato per dotarsi di un quartier generale più efficiente. Il nuovo edificio è stato descritto come un “grattacielo circolare di 18 piani che svetta sulla città medievale come un reattore nucleare fuori luogo.” Presto diventò noto come la “Torre di Basilea”. Attualmente la BIS gode dell’immunità governativa, non paga le tasse, e dispone di una sua forza di polizia privata. Di fatto è, come pronosticato da Mayer Rotschild, al di sopra della legge.
Nella BIS sono oggi rappresentate 55 nazioni-membro, ma il club che si incontra regolarmente a Basilea è molto più ristretto; e anche al suo interno, vige una gerarchia. In un articolo del 1983 su Harper’s Magazine intitolato “Reggere il mondo del denaro” Edward J. Epstein scrisse che il vero business si tratta “in una sorta di club riservato composto da una mezza dozzina di potenti banchieri centrali che si trovano più o meno sulla stessa barca monetaria”, e provenienti da Germania, USA, Svizzera, Italia, Giappone e Gran Bretagna. Epstein aggiungeva:
“Il valore principale, che distingue il club interno dal resto delle altre nazioni-membro del BIS, è la ferma credenza che le banche centrali debbano operare indipendentemente dai loro governi… Una seconda correlata credenza del club interno è che ai politici non debba accordarsi la fiducia di decidere il destino del sistema monetario internazionale.”
Nel 1974 i governatori centrali del G10 (oggi allargato al G20) crearono la Commissione di Basilea sulla Supervisione Bancaria. Il BIS elegge il Segretariato della Commissione, composto di 12 membri. La Commissione stabilisce le regole bancarie mondiali, inclusi i requisiti di capitale e i controlli sulle riserve. In un articolo del 2003 dal titolo “La BIS propugna una valuta globale”, Joan Veon scriveva:
“La BIS è il luogo dove tutte le banche centrali del mondo di incontrano per analizzare l’economia globale e determinare quali azioni siano da intraprendere per intascarsi più soldi, dato che esse controllano il volume di denaro in circolazione e l’interesse che chiederanno ai governi e alle banche per prestar loro soldi.
Quando comprenderete che la BIS tira le fila del sistema monetario globale, capirete anche che essa ha il potere di creare un boom o una crisi finanziaria in una nazione. Se quella nazione non si atterrà ai dettami dei banchieri, questi non avranno che da vendere la sua moneta [svalutandola].”
I controversi accordi di Basilea
Il potere della BIS di sostenere o affossare le economie fu dimostrato nel 1988, quando essa promulgò l’Accordo di Basilea alzando la riserva obbligatoria delle banche dal 6 all’8%. In quell’anno il Giappone era emerso come il maggior creditore del mondo; ma le banche giapponesi erano meno capitalizzate delle altre maggiori banche internazionali. Il rialzo della riserva obbligatoria le costrinse a tagliare i prestiti, creando in Giappone una recessione simile a quella odierna negli USA. I prezzi delle proprietà crollarono e i prestiti finirono in default, mentre si svilirono le loro garanzie. Ne seguì una spirale verso il basso che si concluse con una totale bancarotta delle banche. Si dovettero nazionalizzare le banche, sebbene non si pronunciasse questa parola, per evitare critiche eccessive.
Tra gli altri danni collaterali causati dagli Accordi di Basilea ci fu una catena di suicidi tra gli agricoltori indiani, che non riuscivano ad ottenere prestiti. Gli standard di adeguamento del capitale varati dalla BIS imponevano che i prestiti a privati fossero a “rischio soppesato”, ossia col grado di rischio valutato da agenzie di rating private; ma i coltivatori e i piccoli imprenditori non potevano permettersi di pagare gli onorari delle agenzie. Le banche pertanto assegnarono un grado di rischio del 100% a questi prestiti e rifiutarono di concedere crediti a questi soggetti “ad alto rischio”, in quanto era loro richiesto un capitale di riserva più alto a garanzia del maggior rischio. Quando, a causa dei suicidi, si risvegliò la coscienza della nazione, il governo, lamentando l’abbandono dei coltivatori da parte delle banche commerciali, stabilì una politica atta a por fine alla “esclusione finanziaria” dei più deboli; ma questa misura ebbe un minimo impatto sulle pratiche di accesso al credito, soprattutto a causa delle restrizioni imposte dalla BIS.
Analoghe proteste sono arrivate dalla Corea. Un articolo del Korea Times del 12 dicembre 2008 dal titolo “Le misure della BIS innescano un circolo vizioso” descriveva come gli imprenditori coreani con buoni collaterali non potessero ottenere prestiti dalle banche in un momento in cui la crisi economica richiedeva maggiori investimenti e credito più facile:
“La Banca di Corea ha riversato miliardi di dollari nelle banche da settembre, quando la crisi finanziaria globale è entrata a pieno regime. Ma non se ne sono visti gli effetti, in quanto le banche tengono questa liquidità nelle loro casse, e una delle principali ragioni è che lo fanno per migliorare la riserva obbligatoria imposta dalla BIS e sopravvivere. Ciò che le banche fanno per i loro interessi, o per migliorare la riserva dettata dalla BIS, è contro gli interessi dell’intera società.”

Già nel maggio 2002 un articolo su The Asia Times a firma dell’economista Henry C.K. Liu e dal titolo “Economia globale: BIS vs. banche nazionali” osservava che gli accordi di Basilea hanno forzato tutti i sistemi bancari nazionali “a marciare allo stesso passo, calibrato sui bisogni dei mercati finanziari globali altamente sofisticati, senza riguardi per le necessità di sviluppo delle economie nazionali. […] I sistemi bancari nazionali vengono gettati improvvisamente tra le rigide braccia degli accordi di Basilea promossi dalla BIS o devono fronteggiare le penalità di premi di rischio usurari per assicurare i prestiti interbancari esteri. […]
Le politiche nazionali sono d’un tratto soggette agli incentivi di profitto di istituzioni finanziarie private, tutte parti di un sistema gerarchico controllato e diretto dalle banche d’affari di New York. Il risultato è quello di forzare i sistemi bancari nazionali verso la privatizzazione. […] Le regole della BIS hanno l’unico scopo di rafforzare il sistema bancario privato internazionale, anche mettendo a rischio le economie nazionali […] L’IMF e le banche internazionali regolate dalla BIS sono una sola squadra: le banche internazionali prestano senza freni nelle economie emergenti per creare una crisi debitoria in valuta straniera; dopo di che arrivano, prima l’IMF come portatore di un virus monetario, all’insegna però di una sana politica monetaria, e poi come avvoltoi le banche internazionali, anche loro all’insegna del risanamento finanziario, comprando le banche nazionali giudicate dalla BIS di inadeguata capitalizzazione e insolventi.”
Come notava ironicamente Liu, le nazioni emergenti, grazie alle loro riserve naturali, non hanno bisogno di investimenti stranieri che le intrappolino nel debito estero.
“Applicando la Teoria Monetaria Statale [che assume che una nazione sovrana abbia il potere di emettere la propria moneta], qualsiasi governo può finanziare con la propria moneta tutte le necessità del proprio sviluppo per mantenere la piena occupazione senza inflazione.”
Quando i governi cadono nella trappola di accettare prestiti in valuta straniera, essi diventano “nazioni debitrici”, soggette alle regole dell’IMF e della BIS. Essi sono forzati a deviare la loro produzione verso l’esportazione, solo per guadagnare la valuta estera necessaria a pagare gli interessi sui propri debiti. Le banche nazionali giudicate a “inadeguata capitalizzazione” devono vedersela con ristrettezze comparabili alle condizioni capestro imposte dall’IMF alle nazioni debitrici: “crescenti riserve di capitale, rientri e cancellazioni dei prestiti, nonché ristrutturazioni attraverso svendite, licenziamenti, ridimensionamenti, tagli dei costi e congelamento delle uscite di capitale.”
Liu aggiungeva: “Invertendo la logica che un sano sistema bancario debba incentivare la piena occupazione e lo sviluppo, le regole della BIS richiedono un alto tasso di disoccupazione e rallentamento dello sviluppo nelle economie nazionali come il giusto prezzo da pagare per un sano sistema bancario globale privato.”
L’ultimo domino da abbattere
Mentre le banche nelle nazioni in via di sviluppo venivano penalizzate se si trovavano al di sotto delle capitalizzazioni richieste dalla BIS, le grandi banche internazionali riuscivano ad eludere le regole, pur essendo in realtà molto esposte a causa dei loro derivati. Le mega-banche erano riuscite a dribblare le regole della BIS separando il rischio di default dai loro prestiti e trasferendoli agli investitori, usando una forma di derivati noti come credit default swaps.​
Tuttavia, non faceva parte delle regole del gioco che le banche americane sfuggissero alla rete della BIS. Mentre esse riuscirono a by-passare il primo Accordo di Basilea, un secondo accordo venne varato, noto come Basilea 2. Le nuove regole furono sancite nel 2004, ma non vennero applicate alle banche USA fino al novembre 2007. un mese dopo che l’indice Dow Jones superò quota 14.000, suo massimo storico. Da allora è iniziata una discesa a rotta di collo. Basilea 2 ebbe lo stesso effetto sulle banche americane che ebbe Basilea 1 su quelle giapponesi: da allora hanno dovuto lottare per sopravvivere.
Basilea 2 richiede alle banche di definire il valore dei loro titoli negoziabili al prezzo di mercato, una regola nota come “mark to market”. La norma è teoricamente meritevole, ma il suo problema è la tempistica: è stata imposta ex post, cioè dopo che le banche avevano già scritto sui propri registri i titoli “hard to market” [di difficile collocamento]. Istituti di credito che erano stati giudicati sufficientemente ben capitalizzati da poter concedere prestiti si scoprirono improvvisamente insolventi. Ovvero, essi sarebbero stati insolventi se avessero tentato di vendere i loro assets: una condizione prevista dalla nuova normativa.
L’imposizione della regola mark to market alle banche americane ha causato un istantaneo congelamento del credito, con conseguente crisi economica, non solo negli USA ma in tutto il mondo. Agli inizi di aprile 2009 la norma mark to market fu finalmente ammorbidita dalla competente autorità americana (FASB); ma i critici sostengono che la modifica non è stata abbastanza incisiva, e fu fatta dietro pressioni di politici e banchieri, non sulla base di un cambio di atteggiamento o di politiche da parte della BIS.
Ed è in questa situazione che entrano in campo i teorici della cospirazione. Perché la BIS non ritrattò o almeno modificò Basilea 2 dopo aver visto la devastazione che aveva provocato? Perché è rimasta inerte mentre l’intera economia globale collassava? L’obiettivo era forse quello di provocare un disastro economico tale da spingere il mondo a cercare sollievo tra le braccia tese della BIS mediante la sua valuta globale e privata? La trama si fa più misteriosa…

Fonte: Trucioli Savonesi

 

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Grillo: "Alle consultazioni con Napolitano andrò io" COME VORREI ESSERE UNA MOSCA! BOOOOOOOMMMMMMMM! RE GIORGIO CI SENTI ORA?

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Grillo: "Alle consultazioni con Napolitano andrò io"

Il leader di M5S: "Non è il momento di parlare di alleanze, valuteremo riforma per riforma. Al Quirinale mi piace Dario Fo". Su Twitter aveva scritto: "Ostacoleremo governissimo Pd-Pdl". In streaming su "La cosa", la web tv di M5S aveva precisato: "N ...

spero non si faccia fregare da Gargamella...
 

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Piani segreti per l’emissione di una moneta globale
Posted by Gianluca Monaco on 26, feb, 2013 in Economia, Gianluca Monaco | 0 comments


LA TORRE DI BASILEA:
PIANI SEGRETI PER L’EMISSSIONE DI UNA VALUTA GLOBALE

By Ellen Brown
Traduzione di Marco G. Pellifroni


Un articolo del 7 aprile sul The London Telegraph a firma Ambrose Evans-Pritchard, dal titolo “Il G20 porta avanti il mondo di un passo verso la valuta globale”, scriveva:
“Una singola clausola al Punto 19 del comunicato rilasciato dai leaders del G20 rappresenta una rivoluzione nell’ordine finanziario globale.
‘Abbiamo concordato –dice il comunicato- di dare sostegno all’iniezione dell’equivalente in SDR di $ 250 miliardi nella economia mondiale, incrementandone la liquidità’. Gli SDR sono i Diritti Speciali di Prelievo (Special Drawing Rights), una valuta sintetica, emessa dall’IMF, e rimasta dormiente per mezzo secolo.
In effetti, i leaders del G20 hanno (ri)attivato il potere dell’IMF di creare moneta e di estendere a livello planetario il ‘quantitative easing’ [iniezione massiccia di liquidità, varata negli USA da Obama. NdT]. Così facendo, essi hanno de facto messo in circolo una valuta globale. Essa è al di fuori del controllo di ogni ente sovrano. Piacerà ai teorici della cospirazione.”
Non c’è dubbio che gli piacerà. L’articolo è sottotitolato “Il mondo è di un passo più vicino alla valuta globale, sostenuta da una banca centrale globale, esercitante la politica monetaria per tutta l’umanità.” Il che naturalmente solleva la questione di chi o che cosa si assumerà il compito di banca globale, ammantandosi del potere di emettere tale valuta globale e di esercitare la politica monetaria per tutta l’umanità. Quando i banchieri centrali mondiali si riunirono a Washington il settembre scorso discussero quale ente poteva essere in grado di funzionare dopo essersi assunto questo formidabile e temibile ruolo. Un ex-governatore della Banca d’Inghilterra così si espresse:
“La risposta potrebbe essere proprio qui davanti a noi, ed è la Bank of International Settlements (BIS)… L’IMF tende ad esprimere i suoi moniti sui problemi economici con parole molto diplomatiche, mentre il BIS è molto più indipendente e meglio attrezzato per trattare questo tema, se gliene si desse il potere.”
Se la prospettiva di una moneta globale al di fuori del controllo dei governi non suscita teorie complottiste, conferire questo incarico al BIS certamente le suscita. La BIS fu la pietra dello scandalo quando fu etichettata di simpatie naziste negli anni ’30. Fondata a Basilea, in Svizzera, nel 1930, la BIS venne definita “il più esclusivo, segreto e potente club soprannazionale del mondo”. Charles Higham nel suo libro “Commerciando col nemico” scrisse che sul finire degli anni ’30 aveva assunto una tendenza apertamente pro-nazi; un tema che venne approfondito in una trasmissione della BBC del 1998 dal titolo “Banking with Hitler” (Far banca con Hitler). Nel 1944 il governo USA appoggiò una mozione alla conferenza di Bretton Woods che sanciva la liquidazione della BIS, a seguito delle accuse cecoslovacche che essa stesse riciclando l’oro trafugato dai nazisti dall’Europa occupata; ma i banchieri centrali riuscirono discretamente ad eludere la risoluzione americana.
Modest beginnings, BIS Office, Hotel Savoy-Univers, BaselFirst Annual General Meeting, 1931
Nel libro “Tragedia e speranza del mondo contemporaneo” (1966) il dr. Carroll Quigley rivelò il ruolo chiave giocato nella finanza globale dalla BIS dietro le quinte. Il dr. Quingley era professore di Storia alla Georgetown University, dove egli era il mentore del Presidente Bill Clinton. Egli era anche un insider, cooptato dalla potente cricca che lui chiamava “i banchieri internazionali”. La sua credibilità è accresciuta dal fatto che egli condivideva i loro scopi. Egli scrisse:
“Io sono al corrente delle operazioni di questa rete per averle studiate per vent’anni e mi fu consentito per due anni, agli inizi degli anni ’60, di esaminare le loro carte e documenti segreti. Non nutrivo verso di essi, almeno per la maggior parte, alcuna avversione, e sono stato per quasi tutta la mia vita vicino a loro e a molti dei loro strumenti. In generale, la principale differenza di opinioni era che loro volevano che il loro operato non venisse alla luce, mentre io ritengo che il loro ruolo nella storia sia rilevante abbastanza da dover essere divulgato.”
“I potenti del capitalismo finanziario avevano un altro obiettivo di largo raggio: nientemeno che creare un sistema mondiale di controllo finanziario in mani private in grado di dominare il sistema politico di ogni nazione e l’economia globale come un tutto unico. Questo sistema doveva essere controllato in stile feudale dalle banche centrali mondiali di concerto tra loro, mediante accordi segreti stipulati in frequenti riunioni private. All’apice del sistema doveva essercila BIS di Basilea, una banca privata posseduta e controllata dalle banche centrali mondiali, a loro volta società private.

La chiave del loro successo, sottolinea Quigley, era che i banchieri internazionali avrebbero controllato e manipolato il sistema monetario di ogni nazione lasciando però apparire che essa fosse controllata dal governo. Questo intento era la eco di quanto espresso nel 18° secolo dal patriarca di quella che sarebbe diventata la più potente dinastia bancaria del mondo. Mayer Amschel Bauer Rothschild è famoso per aver detto nel 1761:
“Lasciatemi emettere e controllare la valuta di una nazione, e me ne infischierò delle sue leggi.”
I cinque figli di Mayer furono inviati nelle principali capitali europee –Londra, Parigi, Vienna, Berlino e Napoli (!) – col compito di istituire un sistema bancario al di fuori del controllo dei governi. I sistemi politici ed economici delle nazioni non sarebbero stati controllati dai cittadini, ma dai banchieri, a beneficio dei banchieri. Come risultato, venne fondata una “banca centrale” di proprietà privata in quasi ogni Stato; e questo sistema bancario centrale privato ha oggi acquisito il controllo su tutte le economie del mondo. Le banche centrali sono autorizzate a stampare il denaro in ogni nazione, ed è da queste banche che i governi prendono in prestito il denaro per pagare i loro debiti e svolgere le proprie attività. Come risultato si ha un’economia globale in cui non solo l’industria ma lo stesso governo vive su un debito creato da un monopolio bancario guidato da una rete di banche centrali private; e al top di questa rete sta la BIS, la “banca centrale delle banche centrali”, a Basilea.

Dietro le quinte
Per molti anni la BIS ha mantenuto un basso profilo, agendo dietro le quinte in un hotel dismesso. Era lì che si prendevano le decisioni se svalutare o difendere una divisa, che si fissava il prezzo dell’oro, che si regolavano le transazioni offshore, che si alzavano o abbassavano i tassi di sconto. Nel 1977, invece, la BISrinunciò all’anonimato per dotarsi di un quartier generale più efficiente. Il nuovo edificio è stato descritto come un “grattacielo circolare di 18 piani che svetta sulla città medievale come un reattore nucleare fuori luogo.” Presto diventò noto come la “Torre di Basilea”. Attualmente la BIS gode dell’immunità governativa, non paga le tasse, e dispone di una sua forza di polizia privata. Di fatto è, come pronosticato da Mayer Rotschild, al di sopra della legge.
Nella BIS sono oggi rappresentate 55 nazioni-membro, ma il club che si incontra regolarmente a Basilea è molto più ristretto; e anche al suo interno, vige una gerarchia. In un articolo del 1983 su Harper’s Magazine intitolato “Reggere il mondo del denaro” Edward J. Epstein scrisse che il vero business si tratta “in una sorta di club riservato composto da una mezza dozzina di potenti banchieri centrali che si trovano più o meno sulla stessa barca monetaria”, e provenienti da Germania, USA, Svizzera, Italia, Giappone e Gran Bretagna. Epstein aggiungeva:
“Il valore principale, che distingue il club interno dal resto delle altre nazioni-membro del BIS, è la ferma credenza che le banche centrali debbano operare indipendentemente dai loro governi… Una seconda correlata credenza del club interno è che ai politici non debba accordarsi la fiducia di decidere il destino del sistema monetario internazionale.”
Nel 1974 i governatori centrali del G10 (oggi allargato al G20) crearono la Commissione di Basilea sulla Supervisione Bancaria. Il BIS elegge il Segretariato della Commissione, composto di 12 membri. La Commissione stabilisce le regole bancarie mondiali, inclusi i requisiti di capitale e i controlli sulle riserve. In un articolo del 2003 dal titolo “La BIS propugna una valuta globale”, Joan Veon scriveva:
“La BIS è il luogo dove tutte le banche centrali del mondo di incontrano per analizzare l’economia globale e determinare quali azioni siano da intraprendere per intascarsi più soldi, dato che esse controllano il volume di denaro in circolazione e l’interesse che chiederanno ai governi e alle banche per prestar loro soldi.
Quando comprenderete che la BIS tira le fila del sistema monetario globale, capirete anche che essa ha il potere di creare un boom o una crisi finanziaria in una nazione. Se quella nazione non si atterrà ai dettami dei banchieri, questi non avranno che da vendere la sua moneta [svalutandola].”
I controversi accordi di Basilea
Il potere della BIS di sostenere o affossare le economie fu dimostrato nel 1988, quando essa promulgò l’Accordo di Basilea alzando la riserva obbligatoria delle banche dal 6 all’8%. In quell’anno il Giappone era emerso come il maggior creditore del mondo; ma le banche giapponesi erano meno capitalizzate delle altre maggiori banche internazionali. Il rialzo della riserva obbligatoria le costrinse a tagliare i prestiti, creando in Giappone una recessione simile a quella odierna negli USA. I prezzi delle proprietà crollarono e i prestiti finirono in default, mentre si svilirono le loro garanzie. Ne seguì una spirale verso il basso che si concluse con una totale bancarotta delle banche. Si dovettero nazionalizzare le banche, sebbene non si pronunciasse questa parola, per evitare critiche eccessive.
Tra gli altri danni collaterali causati dagli Accordi di Basilea ci fu una catena di suicidi tra gli agricoltori indiani, che non riuscivano ad ottenere prestiti. Gli standard di adeguamento del capitale varati dalla BIS imponevano che i prestiti a privati fossero a “rischio soppesato”, ossia col grado di rischio valutato da agenzie di rating private; ma i coltivatori e i piccoli imprenditori non potevano permettersi di pagare gli onorari delle agenzie. Le banche pertanto assegnarono un grado di rischio del 100% a questi prestiti e rifiutarono di concedere crediti a questi soggetti “ad alto rischio”, in quanto era loro richiesto un capitale di riserva più alto a garanzia del maggior rischio. Quando, a causa dei suicidi, si risvegliò la coscienza della nazione, il governo, lamentando l’abbandono dei coltivatori da parte delle banche commerciali, stabilì una politica atta a por fine alla “esclusione finanziaria” dei più deboli; ma questa misura ebbe un minimo impatto sulle pratiche di accesso al credito, soprattutto a causa delle restrizioni imposte dalla BIS.
Analoghe proteste sono arrivate dalla Corea. Un articolo del Korea Times del 12 dicembre 2008 dal titolo “Le misure della BIS innescano un circolo vizioso” descriveva come gli imprenditori coreani con buoni collaterali non potessero ottenere prestiti dalle banche in un momento in cui la crisi economica richiedeva maggiori investimenti e credito più facile:
“La Banca di Corea ha riversato miliardi di dollari nelle banche da settembre, quando la crisi finanziaria globale è entrata a pieno regime. Ma non se ne sono visti gli effetti, in quanto le banche tengono questa liquidità nelle loro casse, e una delle principali ragioni è che lo fanno per migliorare la riserva obbligatoria imposta dalla BIS e sopravvivere. Ciò che le banche fanno per i loro interessi, o per migliorare la riserva dettata dalla BIS, è contro gli interessi dell’intera società.”

Già nel maggio 2002 un articolo su The Asia Times a firma dell’economista Henry C.K. Liu e dal titolo “Economia globale: BIS vs. banche nazionali” osservava che gli accordi di Basilea hanno forzato tutti i sistemi bancari nazionali “a marciare allo stesso passo, calibrato sui bisogni dei mercati finanziari globali altamente sofisticati, senza riguardi per le necessità di sviluppo delle economie nazionali. […] I sistemi bancari nazionali vengono gettati improvvisamente tra le rigide braccia degli accordi di Basilea promossi dalla BIS o devono fronteggiare le penalità di premi di rischio usurari per assicurare i prestiti interbancari esteri. […]
Le politiche nazionali sono d’un tratto soggette agli incentivi di profitto di istituzioni finanziarie private, tutte parti di un sistema gerarchico controllato e diretto dalle banche d’affari di New York. Il risultato è quello di forzare i sistemi bancari nazionali verso la privatizzazione. […] Le regole della BIS hanno l’unico scopo di rafforzare il sistema bancario privato internazionale, anche mettendo a rischio le economie nazionali […] L’IMF e le banche internazionali regolate dalla BIS sono una sola squadra: le banche internazionali prestano senza freni nelle economie emergenti per creare una crisi debitoria in valuta straniera; dopo di che arrivano, prima l’IMF come portatore di un virus monetario, all’insegna però di una sana politica monetaria, e poi come avvoltoi le banche internazionali, anche loro all’insegna del risanamento finanziario, comprando le banche nazionali giudicate dalla BIS di inadeguata capitalizzazione e insolventi.”
Come notava ironicamente Liu, le nazioni emergenti, grazie alle loro riserve naturali, non hanno bisogno di investimenti stranieri che le intrappolino nel debito estero.
“Applicando la Teoria Monetaria Statale [che assume che una nazione sovrana abbia il potere di emettere la propria moneta], qualsiasi governo può finanziare con la propria moneta tutte le necessità del proprio sviluppo per mantenere la piena occupazione senza inflazione.”
Quando i governi cadono nella trappola di accettare prestiti in valuta straniera, essi diventano “nazioni debitrici”, soggette alle regole dell’IMF e della BIS. Essi sono forzati a deviare la loro produzione verso l’esportazione, solo per guadagnare la valuta estera necessaria a pagare gli interessi sui propri debiti. Le banche nazionali giudicate a “inadeguata capitalizzazione” devono vedersela con ristrettezze comparabili alle condizioni capestro imposte dall’IMF alle nazioni debitrici: “crescenti riserve di capitale, rientri e cancellazioni dei prestiti, nonché ristrutturazioni attraverso svendite, licenziamenti, ridimensionamenti, tagli dei costi e congelamento delle uscite di capitale.”
Liu aggiungeva: “Invertendo la logica che un sano sistema bancario debba incentivare la piena occupazione e lo sviluppo, le regole della BIS richiedono un alto tasso di disoccupazione e rallentamento dello sviluppo nelle economie nazionali come il giusto prezzo da pagare per un sano sistema bancario globale privato.”
L’ultimo domino da abbattere
Mentre le banche nelle nazioni in via di sviluppo venivano penalizzate se si trovavano al di sotto delle capitalizzazioni richieste dalla BIS, le grandi banche internazionali riuscivano ad eludere le regole, pur essendo in realtà molto esposte a causa dei loro derivati. Le mega-banche erano riuscite a dribblare le regole della BIS separando il rischio di default dai loro prestiti e trasferendoli agli investitori, usando una forma di derivati noti come credit default swaps.​
Tuttavia, non faceva parte delle regole del gioco che le banche americane sfuggissero alla rete della BIS. Mentre esse riuscirono a by-passare il primo Accordo di Basilea, un secondo accordo venne varato, noto come Basilea 2. Le nuove regole furono sancite nel 2004, ma non vennero applicate alle banche USA fino al novembre 2007. un mese dopo che l’indice Dow Jones superò quota 14.000, suo massimo storico. Da allora è iniziata una discesa a rotta di collo. Basilea 2 ebbe lo stesso effetto sulle banche americane che ebbe Basilea 1 su quelle giapponesi: da allora hanno dovuto lottare per sopravvivere.
Basilea 2 richiede alle banche di definire il valore dei loro titoli negoziabili al prezzo di mercato, una regola nota come “mark to market”. La norma è teoricamente meritevole, ma il suo problema è la tempistica: è stata imposta ex post, cioè dopo che le banche avevano già scritto sui propri registri i titoli “hard to market” [di difficile collocamento]. Istituti di credito che erano stati giudicati sufficientemente ben capitalizzati da poter concedere prestiti si scoprirono improvvisamente insolventi. Ovvero, essi sarebbero stati insolventi se avessero tentato di vendere i loro assets: una condizione prevista dalla nuova normativa.
L’imposizione della regola mark to market alle banche americane ha causato un istantaneo congelamento del credito, con conseguente crisi economica, non solo negli USA ma in tutto il mondo. Agli inizi di aprile 2009 la norma mark to market fu finalmente ammorbidita dalla competente autorità americana (FASB); ma i critici sostengono che la modifica non è stata abbastanza incisiva, e fu fatta dietro pressioni di politici e banchieri, non sulla base di un cambio di atteggiamento o di politiche da parte della BIS.
Ed è in questa situazione che entrano in campo i teorici della cospirazione. Perché la BIS non ritrattò o almeno modificò Basilea 2 dopo aver visto la devastazione che aveva provocato? Perché è rimasta inerte mentre l’intera economia globale collassava? L’obiettivo era forse quello di provocare un disastro economico tale da spingere il mondo a cercare sollievo tra le braccia tese della BIS mediante la sua valuta globale e privata? La trama si fa più misteriosa…

Fonte: Trucioli Savonesi


questo è super interessante
 

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