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lunedì 2 settembre 2013
Banca d’Italia e Tesoro: il divorzio più costoso della storia


23:34 | Pubblicato da admin | | Modifica post
di Stefano Di Francesco


Abbiamo più volte espresso il nostro giudizio fortemente negativo sullo sciagurato divorzio del 1981 tra la Banca Centrale ed il Tesoro a seguito del quale lo Stato veniva di fatto a trovarsi in balia delle banche commerciali e dei mercati finanziari per collocare il proprio debito.
Gli artefici di questa nefandezza furono essenzialmente Beniamino Andreatta (ministro del Tesoro ) e Carlo Azeglio Ciampi, all’epoca Governatore della Banca d’Italia, per la quale rivendicava la massima indipendenza dal sistema politico,ponendosi quindi decisamente a favore del divorzio tra Stato e Banca Centrale.
La sciagurata decisione del 1981 è senza ombra di dubbio la principale responsabile della crescita esponenziale del debito pubblico in Italia poiché dal quel momento in poi, ad una politica di repressione finanziaria ( con tassi sul debito inferiori al tasso d’inflazione in grado quindi di ridurre il debito complessivo) si sostituì una condizione permanente di tassi d’interesse sul debito sempre crescenti e ben superiori al tasso d’inflazione del periodo. E fù l’inizio della fine!!
Graficamente è sufficiente osservare il seguente grafico per capire meglio cosa cambiò dal 1981 in poi:


Per esempio: nell’anno del Signore 1980, lo Stato italiano pagava interessi sul debito pari al 16,5% con un livello d’inflazione pari all’ 21,4% ed una crescita del PIL del 3,5 %.Quindi, tradotto in termini numerici (per capire se il debito dell’epoca fosse sostenibile o meno) avremo:
3,5 +21,4 > 16,5 da cui  24,9 > 16,5 il che significa che il debito si riduce ogni anno dell’ 8,4%.
Trattasi di una situazione di perfetta sostenibilità del debito.
Oggi invece, nell’anno 2013 siamo in una condizione molto differente in cui lo Stato paga interessi sul debito (BTP) del 4%, abbiamo una inflazione dell’1,5% ed una variazione negativa del PIL prossima al 2%.
Tradotto in cifre:
1,5 – 2 < 4 da cui  - 0,5 < 4 il che significa che ogni anno il debito cresce del 4,5%.

Questa situazione NON è sostenibile ed infatti così facendo il debito raddoppierà in meno di vent’anni!! Significa che se anche il Governo riuscisse a realizzare Avanzi di bilancio del 4% , il debito continuerebbe inesorabilmente a salire!!E’ la matematica! Altro che vendere Enel, Eni,Finmeccanica,l’Isola d’Elba,i Faraglioni di Capri ed il Colosseo: se non si capisce l’errore non c’è rimedio alla distruzione provocata dall’interesse e dal debito. Ma in mano a chi siamo!! Poveri noi!
A chiarire sicuramente meglio di quanto possano queste poche righe il tema dell’interesse e del debito, ho pensato d’inserire questi due grafici che al solito, nella loro semplicità ed immediatezza, spiegano come e perché il divorzio tra Banca d’Italia e Tesoro abbia rappresentato una decisione a tutto danno della popolazione ed a vantaggio della sola rendita finanziaria, ingrassata con interessi sul debito sproporzionati ai tassi d’inflazione del periodo.
In primo luogo, osserviamo l’andamento del debito pubblico in Italia rispetto al PIL:

In seconda istanza, osserviamo invece l’andamento dell’inflazione in Italia:

Purtroppo però,nonostante questi dati, grafici e tabelle, agli integralisti della lotta alla corruzione, dell’invidia per la “casta” ed i suoi privilegi, ai novelli inquisitori dell’evasione fiscale causa di tutti i mali, nulla servirà a scalfire le loro “grilline” convinzioni !
A parziale scusante di costoro dobbiamo tener conto che basano le loro granitiche convinzioni su quello che leggono sui giornali e seguono in televisione, prigionieri di un’informazione superficiale ed asservita al potentato di turno.
Ricordate che dicevano due settimane fa il Presidente Letta e Saccomanni? ”…siamo usciti dalla crisi, è iniziata la ripresa! Il peggio è alle spalle!” Ci prendono in giro trattandoci da decerebrati!!
Siamo condannati ad un lento, inesorabile,drammatico declino industriale e sociale. Altro che ripresa!
Un’ultima nota di colore: vorrei sottoporre alla vostra benevola attenzione uno stralcio del Letta pensiero sull’operato del Ministro Andreatta, espresso in Parlamento in occasione dell’anniversario della sua scomparsa .
In data 21 Aprile 2012, Letta si esprimeva come segue: “Era uomo di atti, rigore e azione ad esempio sulla necessità di ridurre il debito pubblico soprattutto pensando alle nuove generazioni.”
Ora, guardando il grafico sul debito pubblico sopra allegato e leggendo le parole di Letta, non vi sentite un pochino presi in giro?
Possiamo davvero fidarci di simili figure?
 
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HomeApprofondimenti MMTCome si finanziava l’Italia prima del divorzio fra Tesoro e Banca d’Italia (Parte 5)

Come si finanziava l’Italia prima del divorzio fra Tesoro e Banca d’Italia (Parte 5)

di Daniele Della Bona
Scritto da redazione il 16 settembre 2013. Pubblicato in Approfondimenti MMT

Quinta puntata della serie dedicata all’analisi storica e politica del mercato del lavoro in Italia (qui trovate la Parte 1; Parte 2; Parte 3 e Parte 4) e alla sua relazione con i vari shock di politica economica occorsi a partire dall’inizio degli anni ottanta: dal divorzio fra Tesoro e Banca d’Italia, all’indomani dell’entrata italiana nello Sistema Monetario Europeo (SME), fino alle politiche fiscali intraprese dai governi che si sono succeduti; per chiudere poi con lunga fase di crescente liberalizzazione del mercato del lavoro.
Oggi parleremo di come si finanziava il governo (cioè di come il Tesoro finanziava la propria spesa) prima del divorzio fra Tesoro e Banca d’Italia.
Prima del divorzio i canali di finanziamento del Tesoro presso la Banca d’Italia erano sostanzialmente due. Il primo era il cosiddetto “Conto corrente di Tesoreria”. Esso era un vero e proprio conto corrente bancario detenuto dal Tesoro presso la Banca d’Italia già a partire dal dopoguerra, nel quale come spiega questo documento pubblicato dalla Banca d’Italia (La Banca d’Italia e la Tesoreria dello Stato di Giuseppe Mulone, 2006, p.33):
confluivano giornalmente gli introiti e gli esiti in contanti eseguiti da tutte le sezioni di tesoreria. In un primo tempo, lo sbilancio del conto a debito del Tesoro fu fissato, in cifra fissa, nell’ammontare massimo di 50 miliardi di lire; successivamente (D.lgs. 544/48) la misura massima di indebitamento venne rapportata al 15 per cento del complessivo importo degli originari stati di previsione della spesa approvata dal Parlamento e delle successive variazioni di bilancio. In seguito, la L. 13/12/1964, n. 1333, in relazione alla mutata classificazione delle spese, ridusse tale percentuale al 14 per cento. I provvedimenti del 1948 prevedevano che ogni qual volta dalla situazione mensile della Banca d’Italia risultasse uno sbilancio a debito del Tesoro superiore al limite prestabilito la Banca stessa ne desse comunicazione immediata al Ministro del Tesoro per gli opportuni provvedimenti. Qualora l’indebitamento al Tesoro non fosse rientrato nei limiti di legge entro 20 giorni dalla suddetta comunicazione, la Banca d’Italia non doveva dare corso a ulteriori pagamenti di tesoreria fino a quando, a seguito di introiti o versamenti fatti dallo stesso Tesoro, lo sbilancio del conto corrente non fosse rientrato nel limite. Il meccanismo non mirava in teoria a facilitare il finanziamento della Banca d’Italia al Tesoro, ma solo ad assicurare a quest’ultimo una elasticità di cassa, attraverso la creazione di uno strumento di carattere temporaneo come una linea di credito e che non costituisse un vero e proprio finanziamento.
In pratica, come ricorda l’attuale Presidente della Bce, Mario Draghi, il Tesoro aveva la possibilità di “attingere a un’apertura di credito di conto corrente presso la Banca per il 14 per cento delle spese iscritte in bilancio” (Fonte: L’autonomia della politica monetaria. Una riflessione a trent’anni dalla lettera del Ministro Andreatta al Governatore Ciampi che avviò il “divorzio” tra il Ministero del Tesoro e la Banca d’Italia, 2011, p. 2-3)
Ossia, “il Tesoro poteva spendere sopra le proprie entrate utilizzando un ‘diritto di scoperto’ sul conto accentrato presso l’Istituto di emissione; diritto consentito fino al 14 per cento della spesa di bilancio” (Fonte: L’indipendenza della Banca d’Italia dal Governo negli anni Ottanta: cause interne e internazionali di Maria Luisa Marinelli, 2011, p. 148)
Il Tesoro quindi poteva cioè finanziare tramite la Banca d’Italia le spese iscritte nel suo bilancio preventivo (quindi non ancora materialmente effettuate) per un ammontare pari al 14 per cento del loro totale. Facciamo un esempio per capire meglio: supponiamo che il Tesoro decidesse di effettuare una spesa per un ammontare totale di 100, iscrivendo questa spesa nel suo bilancio preventivo, la Banca d’Italia a quel punto avrebbe dovuto garantire al Tesoro uno scoperto di conto pari a 14.
Il secondo canale di finanziamento del Tesoro presso la Banca d’Italia fu introdotto con la riforma del mercato dei Bot (Buoni ordinari del Tesoro) del 1975. A partire da quella data, come ricorda il solito Draghi, la Banca d’Italia si era “impegnata ad acquistare alle aste tutti i titoli non collocati presso il pubblico, finanziando quindi gli ampi disavanzi del Tesoro con emissione di base monetaria”. Anche Draghi, dunque, conferma quello che ci ha già detto Andreatta: la Banca d’Italia si impegnava a “garantire in asta il collocamento integrale dei titoli offerti dal primo” (Fonte). E questo era un fatto di enorme importanza per il Tesoro, dal momento che “gli interventi della Banca centrale alle aste dei titoli servivano a mantenere il tasso d’interesse a un livello stabilito, compatibile con l’esigenza del Tesoro di finanziarsi relativamente a buon mercato: semplicemente se il mercato non voleva i titoli al tasso stabilito dal Tesoro, la Banca d’Italia li acquistava, immettendo così moneta fresca nel sistema. Il Tesoro, certo, le pagava interessi, ma la Banca d’Italia poi glieli restituiva, e quindi per il Tesoro questo era debito a costo zero, equivalente al finanziamento di una parte del fabbisogno con moneta, la cosiddetta ‘base monetaria creata dal canale del tesoro’” (Il Tramonto dell’Euro di Alberto Bagnai, 2012, p. 184).
Facciamo un esempio: il Tesoro decide di offrire al mercato l’equivalente di 100 in titoli di Stato a un tasso d’interesse fissato del 3 per cento (faccio notare che il tasso veniva fissato dal Tesoro stesso, non dal mercato come avviene oggi). Ipotizziamo adesso che il mercato avesse deciso di acquistare solamente 80 di questi titoli. Cosa sarebbe successo a questo punto? Si sarebbe scatenato il panico perché non ci sarebbero stati sono i soldi per finanziare la spesa per scuole, ospedali, infrastrutture? Niente affatto. A quel punto la Banca d’Italia sarebbe intervenuta, acquistando gli altri titoli, equivalenti a un controvalore di 20. “E la Banca d’Italia – si chiederà qualcuno – dove prendeva questi soldi?”. Semplice: li creava dal nulla, trasferendoli poi sul conto corrente detenuto dal Tesoro presso di essa. Come conseguenza la Banca avrebbe poi registrato i titoli acquistati alla voce attivi sul suo bilancio e l’incremento equivalente operato sul conto del Tesoro fra i passivi. A questo punto, il Tesoro avrebbe potuto tranquillamente spendere quel denaro, che indovinate un po’ a chi finiva? Ai privati. Sotto forma di reddito diretto (lo stipendio di un impiegato comunale, di un insegnate, di un medico…) o di reddito da interesse percepito dai detentori dei titoli del debito pubblico (parleremo della differenza nella distribuzione di questa spesa).
“Sì, ma in questo modo – si potrebbe obiettare – il Tesoro non si sarebbe indebitato con la Banca d’Italia?”. La risposta è no, dal momento che la vendita di titoli da parte del Tesoro alla propria Banca Centrale, a differenza di quanto erroneamente pensano in molti (ogni riferimento ai signoraggisti è puramente voluto), non costituisce affatto un indebitamento reale verso essa. Come spiega l’economista francese Alain Parguez, infatti, tale procedura costituisce una semplice operazione contabile “fittizia”: “la quota di disavanzo che non è assorbita dalla vendita di obbligazioni [presso il mercato, nda] viene assorbita dalla vendita fittizia di tali obbligazioni alla Banca Centrale. Si tratta della cosiddetta componente ‘monetaria’ del vincolo di bilancio” (Parguez A., The Tragedy of Disciplinary Fiscal Economics or Back to the Ancien Régime, 29th Annual Conference of the Eastern Economic Association, New York, 2003)
Tesoro e Banca d’Italia agiscono, in questo caso, di concerto, ma è il primo a indirizzare l’operato della seconda, stabilendo l’ammontare della spesa, la quantità di titoli da emettere e il tasso d’interesse al quale offrire quei titoli. In quest’ottica, dice sempre Parguez, bisogna considerare “l’esistenza della Banca Centrale come ramo bancario dello Stato. Nel bilancio della Banca Centrale, la controparte del deficit [pubblico, nda] si traduce nell’accumulo sul lato delle attività di titoli del debito pubblico ad un tasso di rendimento fissato dal Tesoro. In questo caso il debito pubblico non è altro che un debito che lo Stato ha con sé stesso” (Parguez A., The true rules of a good management of public finance, mimeo, 2010).
E anche Luigi Spaventa, per citare un noto ed eminente economista italiano, riconosceva candidamente questo fatto già nel lontano 1984. Leggete cosa scriveva: “lo stock di base monetaria creata tramite il canale del Tesoro può essere considerato un debito solo convenzionalmente. Ciò si vede bene qualora si consolidi il Tesoro con la Banca Centrale: in questo caso manca un vero e proprio debito corrispondente alla base monetaria creata dalla Banca d’Italia per conto del Tesoro, e in ciò consiste l’essenza del potere del signoraggio” (Spaventa L., La crescita del debito pubblico in Italia: evoluzione, prospettive e problemi di politica economica, Moneta e Credito, Volume n. 37 , Fascicolo n. 147, 1984).
Il punto fondamentale da capire è che anche governi che dispongono della piena sovranità monetaria tendono a creare assetti istituzionali che (operativamente parlando) separano l’azione svolta dal Tesoro e dalla Banca Centrale (i motivi possono essere molteplici e sicuramente il principale è l’incomprensione di fondo di come funzionano i sistemi monetari, oltre a un preciso orientamento ideologico di fondo contro lo Stato e la sua inefficienza, la spesa pubblica…). Ma, nella sostanza, questa divisione di ruolo non intacca il fatto che il potere di emissione di monetaria, essendo emanazione del potere che Parlamento e Governo esercitano in nome del popolo sovrano, sia nelle mani del Tesoro. E l’Italia prima del divorzio ne era un esempio lampante.
Per capirlo, vediamo passo dopo passo cosa avveniva durante il processo di vendita di titoli di Stato da parte del Tesoro alla Banca d’Italia. Dunque, ipotizziamo che la Banca d’Italia acquistasse dal Tesoro un ammontare di titoli di Stato pari a 100. Questa sarebbe stata la situazione nei rispettivi bilanci: la Banca d’Italia registra fra le attività i titoli di Stato acquistati e fra le passività l’incremento equivalente messo a disposizione sul conto corrente del Tesoro; specularmente il Tesoro metterà al passivo i titoli di Stato venduti alla propria Banca Centrale e all’attivo l’incremento equivalente del suo conto. Ecco un’immagine per esemplificare il tutto:

Notate subito una cosa: se consolidiamo i bilanci di Tesoro e Banca d’Italia di fatto non esiste un indebitamento del Tesoro (come scriveva lo stesso Spaventa), passività e attività si compensano a vicenda; ma, questa semplice operazione contabile “fittizia” (Parguez) permette al Tesoro di creare dal nulla i fondi necessari a finanziare la sua spesa.
Il Tesoro dunque effettua la sua spesa: ipotizziamo che sia equivalente a 100 per costruire una scuola; paga le aziende incaricate di realizzare l’opera accreditando i loro conti correnti detenuti presso le varie banche private (per semplicità ipotizziamo che ci sia una sola banca commerciale che rappresenta di fatto l’aggregato di tutte le banche commerciali esistenti). Ecco la nuova situazione (vi consiglio di aprire l’immagine in una nuova scheda, basta cliccarci sopra):

Andiamo con ordine: il Tesoro ha effettuato la sua spesa e dunque il saldo del suo conto corrente presso la Banca Centrale diventa zero; i soldi spesi dal Tesoro sono finiti ad aziende e famiglie che hanno lavorato per costruire la scuola, che (per ora) decidono di lasciarli in banca sotto forma di depositi; la banca commerciale registra fra le passività il denaro che famiglie e aziende detengono presso di essa, dal momento che quelli sono soldi che la banca “deve” ai propri clienti; allo stesso tempo, però, contemporaneamente all’aumento dei depositi la banca commerciale vede crescere in egual misura anche le sue riserve detenute presso la Banca Centrale (utilizzate per regolare i pagamenti con le altre banche e per far fronte alla riserva obbligatoria).
Facciamo un ulteriore passo avanti: ipotizziamo (realisticamente) che famiglie e imprese non detengano tutte le loro attività sotto forma di depositi ma che decidano di detenere una quota delle loro attività sotto forma dei contanti (circolante), per esempio 10. In questo caso avremo una variazione che coinvolge i bilanci della banca commerciale e della Banca Centrale. Ecco come:

Adesso, arriviamo a un punto cruciale (attenzione: capire questo significa capire uno snodo importante del funzionamento delle operazioni effettuate dalla Banca Centrale!): ipotizziamo che la Banca Centrale imponga un obbligo di riserva alle banche commerciali pari al 10 per cento dei loro depositi. Nel nostro esempio i depositi delle banche commerciali ammontano complessivamente a 90, dunque le banche commerciali saranno obbligate a detenere a riserva obbligatoria 9 di questi 90. La domanda fondamentale a questo punto è: cosa faranno le banche con le riserve in eccesso, quelle che non sono obbligate a detenere presso la Banca Centrale, nel nostro caso 81? Le possibilità sono solamente tre:
1) Le banche commerciali possono mantenere le riserve in eccesso presso la Banca Centrale e percepire un interesse piuttosto modesto su di esse (oggi, per esempio, nell’Eurosistema questo tasso d’interesse, chiamato deposit facility, è pari a zero).
2) Le banche che hanno un eccesso di riserve possono prestarle (sul mercato interbancario) a quelle che hanno carenza di riserve e devono far fronte alla riserva obbligatoria. Ma, come avviene nel nostro esempio, se in aggregato le banche commerciali hanno un eccesso di riserve significa che complessivamente una volta che tutte le banche sono in grado di far fronte all’obbligo di riserva permarrà una situazione di eccesso di liquidità; quindi le banche cercheranno di piazzare queste riserve in eccesso in vista di guadagni maggiori. E qual è la loro unica opzione?
3) Nel momento in cui il rendimento dei titoli di Stato si colloca anche leggermente al di sopra del tasso d’interesse percepito sulle riserve in eccesso detenute presso la Banca Centrale e del tasso d’interesse interbancario (quello al quale le banche si prestano denaro fra di loro), è nell’interesse delle banche commerciali liberarsi di quelle riserve in modo da ottenere un’attività sicura, facilmente scambiabile ed estremamente liquida, con un rendimento maggiore. Ecco quindi che esse saranno ben liete di acquistare dalla Banca Centrale i titoli di Stato (sul perché la Banca decida di venderli parleremo in uno dei prossimo post in cui vedremo come la Banca Centrale fissa il tasso d’interesse di riferimento).
Ecco quindi la nuova situazione che si viene a creare:

Dunque, riepilogando, questa è tutta le sequenza che abbiamo visto:
1) Il Tesoro emette dei titoli di Stato, li vende alla propria Banca Centrale sul cosiddetto mercato primario (la Banca d’Italia fino al 1981 era obbligata ad acquistare tutti quelli non venduti in sede d’asta).
2) Il Tesoro effettua così la propria spesa a favore dei privati (costruzione di ospedali, scuole….) e accredita i conti correnti delle aziende e famiglie incaricate di eseguire il lavoro.
3) Il denaro così immesso nel circuito bancario crea un eccesso di riserve bancarie rispetto agli obblighi di riserva. Le banche commerciali avranno quindi tutto l’interesse ad acquistare sul mercato secondario i titoli precedentemente acquistati dalla Banca d’Italia, dal momento che essi garantiscono un tasso d’interesse maggiore di quello che le banche otterrebbero lasciando le riserve in eccesso parcheggiate presso la Banca Centrale.
Questo meccanismo (che io ho esemplificato) trova piena conferma empirica in un paper pubblicato nel 2012 dalla Banca d’Italia (Monetary policy and fiscal dominance in Italy from the early 1970s to the adoption of the euro: a review di Eugenio Gaiotti e Alessandro Secchi) che a pagina 27 mostra l’ammontare netto di titoli di Stato (cioè la differenza fra i titoli acquistati dalla Banca Centrale e quelli ripagati dal Tesoro alla Banca stessa) acquistati dalla Banca d’Italia sul mercato primario (in blu) e di quelli scambiati sul mercato secondario da parte della Banca d’Italia con le banche commerciali (in grigio).

Come scrivono gli autori: “la figura conferma che gli acquisti di titoli di Stato (al netto, nda) sul mercato primario da parte della Banca d’Italia sono progressivamente aumentati durante gli anni settanta, raggiungendo il picco nel 1981, poi si sono rapidamente ridotti dopo il “divorzio” (cioè da quando la Banca d’Italia non era più costretta a garantire in asta il collocamento integrale dei titoli emessi dal Tesoro, ma poteva intervenire in via facoltativa, nda), sebbene siano rimasti positivi per il resto del decennio. [...] Negli anni novanta, dal momento che gli acquisti lordi sul mercato primario scesero a zero, il canale Tesoro distruggeva liquidità per un’ammontare pari ai titoli in scadenza detenuti in portafoglio dalla Banca d’Italia, mentre le operazioni sul mercato aperto creavano liquidità per fini di controllo monetario”.
In sostanza il grafico ci dice che nel momento in cui i titoli detenuti dalla Banca d’Italia giungevano a maturazione il Tesoro emetteva altri titoli, per un ammontare maggiore di quelli a scadenza e li vendeva alla Banca d’Italia. In sostanza il debito veniva ripagato emettendo altro debito che veniva venduto alla Banca d’Italia (ricordiamo che si tratta di una vendita “fittizia”, Parguez) e questo per tutti gli anni settanta e ottanta. Poi, con l’entrata in vigore il primo novembre 1993 del Tratto di Maastricht, viene vietata la “concessione di scoperti di conto o qualsiasi altra facilitazione creditizia, da parte della Banca centrale europea o da parte delle Banche centrali degli Stati membri [..] a istituzioni o organi della Comunità, alle amministrazioni statali, agli enti regionali, locali o altri enti pubblici, ad altri organismi di diritto pubblico o a imprese pubbliche degli Stati membri, così come l’acquisto diretto presso di essi di titoli di debito da parte della Banca centrale europea o delle Banche centrali nazionali”. Il Trattato, inoltre, sancisce anche l’abolizione del Conto corrente di Tesoreria.
Come conferma il professore della Bocconi, Luca Fantacci: “Nessuno stato è in grado di ripagare i propri debiti. D’altro canto, gli stati non sono nemmeno tenuti a ripagare i loro debiti. I debiti degli stati, da quando hanno preso la forma di titoli negoziabili sul mercato, ossia da poco più di trecent’anni, non sono più fatti per essere ripagati, bensì per essere continuamente rinnovati e per circolare indefinitamente. I titoli di stato sono emessi, sono acquistati e rivenduti ripetutamente sul mercato e, quando giungono a scadenza, sono rimborsati con i proventi dell’emissione di nuovi titoli” (fonte).
Quindi, fino al 1981 il Tesoro aveva la possibilità di finanziare la propria spesa utilizzando (oltre alla vendita di titoli presso privati) denaro fresco, creato dal nulla dalla Banca d’Italia tramite l’acquisto “fittizio” di titoli emessi dal Tesoro; questo denaro veniva immesso all’interno del settore privato (famiglie e aziende) all’atto della spesa pubblica. In pratica, a livello operativo, la Banca d’Italia “consentiva” semplicemente al Tesoro di monetizzare il proprio disavanzo.
Capite bene che, in un contesto di questo tipo, il potere monetario non era affatto indipendente e sovraordinato agli altri; al contrario, il suo controllo era ben saldo nelle mani del Tesoro, che a sua volta rispondeva al governo, al parlamento e al controllo della magistratura. In altre parole, il suo esercizio avveniva, nonostante tutti i limiti che potesse avere (la corruzione, la casta, i favori al cugino, le ostriche e lo champagne), all’interno del circuito democratico
 

mototopo

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PROSSIMAMENTE SCUOLA AURITIANA un semplice passaggio nulla di piu
 

aquilarealeatapple

Forumer attivo
il calcolo del tabellario nel messaggio " una lira di leggerezza " del 19 maggio 2013 è indicativo , per far capire lo sviluppo inflattivo finto numerico .. si sa che nel 1991 si guadagnava intorno 1.200.000 lire e nel 2001 sui 2.000.000 di lire o poco meno
....

Mi allaccio a Giacinto .. la proprietà è dello stato , lo stato è un fantasma giuridico , cioè un concetto senza contenuto umano e che cosa è questo fantasma ? E' il paravento di una mangiatoia perchè è chiaro che la proprietà senza proprietario non esiste e la proprietà di stato significa coincidenza del potere politico con il potere economico e badate , io posso essere rappresentato nell'amministrazione della proprietà [ meglio di no ] , non nella qualità di proprietario perchè la proprietà è godimento di due beni , il bene oggetto del diritto e lo stesso bene che soddisfa il bisogno spirituale della certezza del diritto . Cioè altro che io godo di un bene perchè l'ho a titolo di elemosina altro è che io godo di un bene perchè ho il diritto di pretenderlo ...

mototopo 09-12-2012-1206

ultimo post e'x sottolineare che' vero' cio' che dice piero valerio sul contante fisico e riserva frazionaria,ma altrettanto vero che se parte la run bank ha ritirare i soldi,visto che la riserva e' solo 1% dei depositi,il primo 1% che arriva in banca ritira i suoi soldi,gli altri li rivedranno da qui' all'eternita',perche le banche dichiarano 99% di cio' che nn possiedono nella realta.e per stessa ammissione della fed,che nn pubblica gli aggregati monetari,perche nn utitli,ma in realta per nn far capire cosa sotto si celi veramente e quanti soldi sia di carta che di moneta fiat hanno emesso
__________________
se son rose fioriranno,ma se son cachi............................. e lo sforzo continuabutta le chiappe oltre l'ostacolo, ma ocio a dove.....................................atterri .

di banconote di carta ne stampano quante ne vogliono , non serve correre

un segnale fu già dato

Luce sul tempio Maya: web scatenato, è la fine dei tempi - UFO alieni abduction area51 extraterrestri video ufo immagini crop circles video alieni -Ufoonline.it-

mototopo il succo e', sistema rovesciato.il contante e' debito ,e sui debiti le tasse,nn si pagano.

si e no .. è debito ma anche credito contemporaneamente ... accettare la valuta privata bce , fed , banca de mexico , australia bank .. implica l'accettazione delle regole che loro stessi hanno creato ovvero le tasse

citazione post 103 19-12-2012 "I soldi esistono non per natura ma per legge" .. esistono per necessità nell'effettuare scambi con merci deperibili .. la legge intesa come statuto di regolamenti dell'intera collettività umana non c'entra con l'esistenza stessa della moneta fiduciaria od intrinseca ... la differenza è che l'intrinseca è oppure sostiene di esserlo e qui la saggezza , lo studio , l'umiltà e la conoscenza possono dipanare le dubblamletiche ... mentre la fiduciaria si avvalla tramite finzione socialburocratica di essere , ma effettivamente non potrà mai essere , fiduciaria proprio perchè abbisogna di fiducia per rimanere a galla ...

addendum = dire " i soldi esistono non per natura ma per legge e come dire l'arco con le freccie servono per allenarsi al tiro a segno , invece all'occorrenza servono anche per il cibo ... idem con la pelle di animali , un tempo non esisteva sintetico .. ci si vestiva con le pelli ... ora alcuni umani decorano stanze con pelli animali , addirittura con teste di animali ... strani esseri alcuni umani ..
anche per le monete vale lo stesso discorso ... l'energia stessa racchiusa nel nucleo stesso del o dei metalli permette un utilizzo polivalente .. ad esempio ... i 10 centesimi quasi 4 grammi di rame .. 1000 euro quasi 40 kg di rame , rame per l'impianto dei cavi della luce delle case ad esempio .. oppure 2 pezzi da 500 euro da 1 grammo di cotone ciascuno o 10 pezzi da 100 euro da 1 grammo di cotone ciascuno .... buoni da bruciare se fa freddo oppure come spessore per le sedie .. si capisce così ? Inutile ribadire il concetto che 1 tonnellata di rame costa circa 7000 dollari , 7 dollari il kilo .. questa trasformazione [ dollari = rame ]
in caso di default del dollaro non è più fattibile , weimar ricorda la carriola piena di 4 miliardi di marchi in banconote per un pacchetto di .. sigarette
Ditemi se vado troppo veloce che rallento ...
ulteriormente .. 10 centesimi 4,10 grammi , 20 centesimi 5,74 grammi , 50 centesimi 7,80 grammi , quanto avevano in matematica per identificare e valutare il peso preciso di ciascuna moneta in gold nordic [ rame 89% ] ? 10 cent. 4,10 gr. , 20 cent. 8,20 gr. , 50 cent. 20,50 oppure 10 cent. 1,64 gr. , 20 cent. 3,28 gr. , 50 cent. 8,20 ..

citazione -- Tra gli storici sono abbastanza note le crisi causate da eccesso di debito nell'antica Mesopotamia, che nel corso dei millenni hanno portato al divieto di usura e/o alla remissione periodica del debito accumulato (“pulitura delle tavole di ardesia”), come riportato nei testi sacri delle principali religioni medio-orientali.
Passando dalla moneta debito alla moneta credito e abolendo di fatto la possibilità di creare o fare qualsiasi debito e passa la paura da debiti ... perchè senza ombra d'alcun dubbio non basta moneta credito , alla moneta credito con valore intrinseco v'è l'obbligo morale di riconoscere la non possibilità di erogare interessi di alcun genere questo per non creare scompensi monetari , per non creare inflazione perchè con 40 kg di rame , per esempio , farò sempre un impianto casalingo di luce [ valore intrinseco con modello base dimostrabile ] e ciò comporta la possibilità di fissare il valore una volta per tutte di tutte le merci , per salvaguardare il lavoro delle persone che non avranno peso aggiuntivo da portare con tasse assurde e falcidianti per riempire tasche altrui e non ultimo per insegnare cosa significa lavoro ai pelandri .. signori cravattari , siete pronti a tagliare con le forbici la cravatta ?
Senza contare che i soldi sono per lo sviluppo del lavoro e della produzione

Mesopotamia
http://www.fondazionecapriglione.luiss.it/2009_03_RTDE_supplemento.pdf

e il vecchio west
Monete, banconote e prezzi nel vecchio west : www.farwest.it

default greco e motivo del perchè ciò è avvenuto :

Nell’estate 2012, durante il picco del ritualistico stupro dell’economia Greca da parte della Banca Centrale Europea (BCE), l’esperto di finanza Max Keiser, insieme al miliardario Hugo Salinas Price, viaggiarono ad Atene per promuovere l’idea di una Dracma d’argento come valuta parallela al fallimentare euro. In teoria ed in pratica, questa moneta parallela era “denaro sano” per gli individui Greci e gli avrebbe permesso di avere ancora qualche potere decisionale nel loro destino finanziario, oltre che la possibilità di accumulare vere ricchezze. Avrebbe dovuto funzionare. Ma questa grande idea non andò giù ai magnati dei media e alle elite tecnocrate fedeli ai loro padroni nella BCE, in Wall Street e nella City di Londra. Ancora troppe persone sono ignare di come è creato il denaro, di come entra in circolazione e di come le loro banche private centrali controllano l’inflazione, in Grecia come altrove.
mi sovvien in quel 2010 " La Libia viene bombardata perchè Gheddafi vuole introdurre il dinaro d’oro? "

post 225 - 30-12-2012 2050
Lancio una PROVOCAZIONE:
ELIMINIAMO PURE IL CONTANTE E SOSTITUIAMOLO CON LE TRANSAZIONI ELETTRONICHE.
PERO'....
PERO' LA MONETA ELETTRONICA DOVRA' ESSERE GRATUITA, SENZA COMMISSIONI DI SORTA.

non scriviamo sciocchezze , la moneta è valore per l'energia potenziale in essa contenuta ovverossia estraibile attraverso i metalli che la compongono .. non per le banconote cartacee che si arrogano di rappresentare valore o per numeri contabili nei computers presso la bce o altrove .. !!

citazione post 315 dell'11-01-2013 : E’ opportuno ora ricordare cosa accadde tanti anni fa e che fu dante causa della creazione della banca d’Italia.
In quali frangenti e circostanze dante fu artefice della fondazione della banca d'italia ? Mi permetterai una domanda vero ?

A volte mi viene il dubbio: che il Berlusca abbia fatto salire Monti sapendo che sarebbe stato un disastro, e che non avendo alternative gli Italiani pur di togliersi dai piedi Monti avrebbero rivotato Berlusconi? Strategia diabolica. ...
nevvero , nessun dubbio .. non con suo consenso sicuramente .. ricordi la ferita alla nuca con la statuetta ? Pochi giorni prima uscì sul giornale o il mattino ... un articolo sul signoraggio bancario .. i gestori del signoraggio probabilmente non presero di buon grado la divulgazione su scala nazionale di talune informazioni .. statuina docet subito dopo , ipotesi naturalmente ; a pensar male si fa peccatuccio ..

Citazione post 326 12-01-2013 : "Milena, ma chi deve a chi i 2.000 miliardi del debito pubblico?", lei mi rispose sicura: "lo Stato ai Cittadini!". Ed il marito Gigi che era presente: "no Milena, i Cittadini li devono allo Stato!" Mi misi a ridere, poiché è normale aver confusione sul debito pubblico. Forse un giorno Milena, che spero mi legga, farà una puntata sul Debito Pubblico: sarebbe un bel passo per illuminare i Cittadini sulla vera causa della crisi attuale ed uscire dalla schiavitù bancaria.
Ma milena sarebbe una giornalista ? ....

Citazione post 331 13-01-2013 : Siamo noi che creiamo il valore della moneta, non è la banca centrale, quando emette la moneta essa [ banca ] c'è la deve accreditare e non addebitare. Sbagliate tutte 2 le scritture ... la moneta metallica tonda ha valore perchè è e racchiude energia metallica ed un addebito dello 0,3 - 0,5 % [ da 3 a 5 euro per 1000 euro coniati grossomodo ] per coniare le monete secondo standard appare coerente come nota spese [ nota spese che non ha nessuna attinenza con signoraggio essendo questo di importi percentuali molto più elevati ] visto che le persone non detengono un conio univoco utilizzabile ad personam ...
nella seconda parte della frase , quando la banca emette moneta .. cartacea ... essa ce la deve accreditare e non addebitare ..
essendo moneta di proprieta di privati loro fanno quello che vogliono , compreso , e non solo , il trattenersi l'8% del totale annuo stampato ..
per le piccole proprie spese .. circa 16 miliardi di euro su 200 annuali stampati ...

Citazione post 351 14-01-2013 : Facciamo un esempio numerico: stampare un biglietto da 500 euro costa, più o meno, 5 centesimi di euro (tra carta e inchiostri) ! Una sciocchezza, vero ? Ebbene questa banconota, che costa solamente 0,05 euro, viene «affittata» agli Stati al valore nominale, cioè a 100 euro ! richiesta correzione a 500 euro ..
La società privata che stampa ed emette la moneta in pratica "guadagna" per ogni banconota emessa la bellezza di 499,05 euro .. correzione 499,95 euro ... a 0,05 centesimi a banconota ..
Per essere pignoli, allo Stato quella moneta costa ancora di più per via del «tasso di sconto» (il costo cioè del denaro tra Banca Centrale e banca locale) che oggi è del 2%. Per cui la banconota da 500 euro, allo Stato costa la bellezza di 500 euro + 2 euro (pari al tasso del 2%) e quindi 502 euro !!! .. il 2% di 500 euro sono 10 euro , richiesta correzione

Citazione post 374 19-01-2013 : Pensate un po’ che capolavoro: i diciassette Stati dell’Unione europea che hanno aderito all’euro, sono obbligati, se hanno bisogno di denaro, a prenderlo a prestito, ad usura, dalla BCE.
Se si provasse a farsi una moneta metallica indipendente e staccarsi , bombarderebbero o farebbero saltare l'economia con trucchi contabili ...

http://www.manetti.it/docnews/file/a51/Storia oro.pdf

" Viene introdotto l’Euro. La Banca Centrale Europea
fissa il limite minimo
delle sue riserve aure nel 15% del totale della moneta circolante. "

ma se c'è il 15% di oro di riserva sugli euro stampati qualcosa l'euro vale no ?
Prontamente le carte in tavola vengono smagheggiate alcune settimane dopo ...
" sovranitamonetaria.it - SIGNORAGGIO - Normativa di riferimento sulla riserva "

sovranitamonetaria.it - SIGNORAGGIO - Divieto di signoraggio

se venissero stampati gli euro con la voce " Repubblica Europea " al posto di " BCE " cambierebbe poco ...
l'8% circa di trattenuta a monte annua da parte della BCE ..< e qui mi riallaccio al video di Auriti
"http://www.youtube.com/watch?v=M2SGv6lxU-U" che dice ....
accordo fra i cittadini .. volevi dire " accordo fra le banche? "
quindi con la teoria del valore indotto noi abbiamo dimostrato il valore della moneta è bene reale e oggetto di diritto di proprietà causato da una convenzione ... e l'8% trattenuto a monte quale faccia del diritto del cittadino mostra spettabile signor Auriti ?
discorso retorico .. capitene il succo : Aspetta che vado per il 2014 a stamparmi altri 200 miliardi di euro e 16 me li metto in saccoccia alla facciaccia dei lavoratori europei ...
e con quei 16 miliardini compro società e strutture paese così amplio la mia società privata bce .. si capisce così ?
Tanto sono tutelato dalle leggine che ho fatto legiferare dai miei tribunali ... che mi riconoscono l'aggio 8% ed altre tutele vaRIe .. >
..l'inflazione galopperebbe comunque invece visto che la stampa
banconotica non rappresenta valore intrinseco ma solo valore indotto , valore che vi inducono a credere sia , ma non è ..
stampando e stampando si svaluta e si inflaziona .. c'è un modo per stampare , stampare e non creare inflazione .. fissando
il valore delle merci a monte in modo inequivocabile , niente valute di parametro , euro , dollari , yen , hanno perso oltre il 95 % in un secolo ... non sono attendibili ..
come ? semplice ... valore intrinseco .... i famosi 40 kili di rame per l'impianto di casa della luce trasformato in monetine non
crea inflazione , crea semplicemente più disponibilità monetaria , possibilità di ampiamento compra-vendita quindi scambi .
Ma la rappresentazione dei 40 kili di rame essendo tale rappresentazione reale di utilizzo materiale fissa in modo univoco ed inequivocabile il valore essendo questo necessario per produrre un impianto casalingo di corrente .. e qui un ipotetico fissaggio del valore rame non alterabile con giochini di prestigio e o di troppa disponibilità dello stesso ..

post 425 22-01-2013 non voglia apparire come una guerra di religione. sono domande che ci si pone. se i soldi sono i miei ,perche' me li prestano?perche' all'atto dell' emissione li posto nel passivo per il lro valore nominale,mentre per farli nn spendo una cippa? Perchè i soldi non sono i tuoi ma appartengono a chi li stampa .. perchè si deve dare un pretesto per motivare la truffa
della dicitura debito pubblico ... quale debito privato , ovvero debito della " pubblica " amministrazione che pubblica non è ma è solamente chiamata così ..

ma risulta semplice .. se chi comanda bce e quindi bce paga con carta valorizzata fiduciaria tramite prestito ad interesse risulta chiaro che detta valuta imposta è catena schiava

i problemi non si risolvono uscendo dall'euro come singolo paese , tutti i paesi devono costruire un nuovo sistema struttura monetaria senza usura interessistica dove la moneta rappresenta valore .... :::,;;; ....

Mi riallaccio al post 553 del 29-01-2013 .. Da qui incominciò a nascere il Debito Pubblico: lo Stato cioè per finanziarsi iniziò a chiedere carta moneta a una banca privata. Lo Stato, quindi, a causa del genio di Cavour e soci, ha ceduto da allora la sua sovranità in campo monetario affidandola a dei privati, che non ne hanno alcun titolo (la sovranità per sua natura non è cedibile perché è del popolo e dello Stato che lo rappresenta). Se effettivamente questo hanno fatto sarebbero da prendere a cinghiate il sir Cavour e i suoi soci .. qualsiasi essi lo o li rappresentino attualmente

post 30-01-2013 0000 I terremoti che attanagliano l’Italia da alcuni anni sono prevalentemente di origine artificiale, o meglio militare: alla voce NATO. L'hai capita ehh ? MUOS ... Morte Uomo System ... a pensar male ... si fa peccato ? a volte ...
ci si azzecca ..

post 01-02-2013 .. Dunque tutto il denaro che esiste, esiste in forma di debito su cui si paga un interesse.
quasi tutto ...

post 686 04-02-2013 : Il definitivo divorzio tra Stato e Istituto di emissione fu decretato poi in quegli anni dalle privatizzazioni gestite da Romano Prodi e Mario Draghi. La stragrande maggioranza delle azioni di Bankitalia infatti, fino allora nelle mani di Enti statali o di Banche o Assicurazioni dello Stato, grazie alle privatizzazioni, passarono a soggetti assolutamente privati.
La maggioranza delle azioni è oggi in mano a Intesa San Paolo e Unicredit. Gli unici enti di Stato rimasti dentro Bankitalia sono l’INPS, con uno striminzito 5% di azioni e l’INAIL con un simbolico 0,6%. ... ve la siete posta questa domanda ? : perchè attualmente l'inps è sotto attacco monetario impoverendosi di anno in anno ?
il 2 giugno 1925 De Stefani annunciò il raggiungimento del pareggio di bilancio; la spesa pubblica passò dal 35 al 13% del PIL; i disoccupati diminuirono da 600.000 a 100.000; l’inflazione fu bloccata da una serie di iniziative tra le quali si ricorda – la più spettacolare – l’incenerimento di sacchi pieni di banconote; furono distrutti oltre 320 milioni di lire. L’immagine di De Stefani che sovraintende l’eliminazione di ingenti quantitativi di denaro marca la differenza tra un mondo nel quale il potere politico aveva la forza di governare l’economia e l’odierno, squallido panorama nel quale le decisioni vengono assunte dai Signori del denaro e ai politici è riservato il ruolo di servizievoli camerieri. ... il popolo tutto sarebbe in grado di bruciare tutti gli euro cartacei ripartendo da zero con una moneta nuova priva di .. banalità ?
"
Il 18 agosto, a Pesaro, in un discorso improvvisato rimasto famoso, Mussolini, dopo aver lodato le qualità e le caratteristiche della popolazione marchigiana, affermò: «Noi condurremo con la più strenua decisione la battaglia economica in difesa della lira e da questa piazza a tutto il mondo civile dico che difenderò la lira fino all’ultimo respiro, fino all’ultimo sangue. Non infliggerò mai a questo popolo meraviglioso d’Italia, che da quattro anni lavora come un eroe e soffre come un santo, l’onta morale e la catastrofe economica del fallimento della lira. Il regime fascista resisterà con tutte le sue forze ai tentativi di jugulazione delle forze finanziarie avverse, deciso a stroncarle quando siano individuate all’interno». " questo riguarda il nostro attuale capo dello stato , i politici che si avvallano l'un l'altro e chi li ha preceduti .. lo spergiuro non rimarrà impunito !


iniziano a farsi interessanti le domande del popolo del sudafrica .. " Blog di frontediliberazionedaibanchieri - Non più destra, non più sinistra, non più etichette, non più finzioni nominalistiche ma attività mirate a creare le premesse culturali e politiche per una Costituente di Popolo che sia alternativa reale ed or "


e qui ti volevo ..
marco .. mi spieghi la differenza tra avere oro e moneta? Sono entrambi due mezzi (SOTTOLINEO MEZZI) di scambio, non hanno nessuno dei due mezzi un valore intrinseco in se ma semplicemente un valore artificiale accettato dagli agenti economici.

.....

09-02-2013 12:32 post 776 Tornando al discorso di prima, oggi la famiglia Rothschild non ha perso prestigio e potere .. ti sbagli , quando l'essenzialità del vero viene messo a nudo esso distrugge completamente la famiglia che deteneva quel potere perchè mal gestito ..

Siria: Putin sputtana Obama e consegna all'ONU le immagini dei satelliti russi - Signoraggio.it

Quello che non capisco è che l'America è indebitata fino al collo con la Cina, quindi intervenire sarebbe anche dichiarare guerra alla Cina ed alla Russia che non vogliono. Che sia davvero l'inizio della III guerra mondiale?

Domanda di notevole spessore .. verrà data un'alternativa a ciò che si prospetta ;

In più c'è un piano segreto franco-americano di cui i russi sono sicuri. La Siria, dicono gli esperti del Cremlino, serve per realizzare un oleodotto che possa portare in Europa il petrolio iracheno facendo una concorrenza spietata alle condutture "South Stream 1 e 2" che presto approvvigioneranno di petrolio russo tutta l'Europa. È il tasto meno nobile di tutta la vicenda, ma probabilmente quello che rischia di fare più male a tutta l'economia russa.


13-02-2013 18:10

" al momento dell'emissione le banconote in euro appartengono all'eurosistema .. alla bce privata e una volta emesse queste banconote e queste monete , esse diverranno proprietà del titolare del conto su cui tali banconote e monete sono addebitate , addebitate perchè tali valori fiduciari sono basati sul debito per il fatto che la bce non regala le banconote ma le presta ... ma l'atto del prestare comporta esserne proprietari .. le presta ai governi costituiti da .. senato , parlamento , camera dei deputati , camera del consiglio , quirinale , magistratura che contraccambia con le cartine tornasole .. i btp e suoi sottostanti perchè arroga diritto di proprietà sulle tasse ... bce e governo composto dalle strutture nomenclate poco sopra .. così si mettono in dubbio tutte le strutture legislative e del popolo ... bugie ... stando così le cose si è costretti non solo a dubitare , ma fornire prove e dettagli .. siamo seri .. cosa direste a qualcuno che vi dice : suo figlio appena nato ha 40mila euro da pagare a queste strutture e visto che non è attualmente in grado ne risponde lei suo genitore ... ? Ce li mandereste ai lavori forzati in quel paese tipo saturno od urano vero ? infatti .. tecnicamente queste 2 entità private si arrogano la proprietà del valore dello stampato .. oggi si scardinerà questo tabù nella sua interezza ! ...

v'è poco da glissare adesso .. perchè noi cittadini , sommatoria di entità corporea giuridica , non si vuole più l'addebito delle banconote ma l'accredito di valore tramite moneta riconosciuto costituito dal valore intrinseco del materiale trasformato in lavoro e di conseguenza .. bce deve perdere il suo introito sulla stampa delle banconote ( 8% ) e deve scomparire l'intrallazzo , prestito del capitale per btp od altro ad interesse e costituire exnovo una moneta con valore intrinseco senza l'interesse , dove l'unica richiesta di spesa è il costo di conio costituito dalla parte motoria [ lavoro ] della produzione (-) .. quindi , sostanzialmente deve essere la sommatoria dei cittadini ad esigere una nuova metrica parafunzionale non indotta ma reale del valore come concretezza ...
inoltre si valuterà bene assieme un valore inerente , non userò più il termine tassa che è privato , ma importo di collaborazione per la vita e la collettività ove si verificherà l'impiego di quei capitali che potrebbe essere attorno ai 10 punti percentuali .. e basta , e questa disponibilità comune in tutti i sensi sarà gestita dai rappresentanti del popolo e dal popolo stesso , senza partiti ed altre amenità .. quando e dove si riscontreranno inattendibilità quel rappresentante verrà radiato dal suo incarico per non idoneità ...
islanda è un modello , 30 rappresentanti del popolo che legiferano con la supervisione dell'intera collettività ,
perchè i pochi rappresentanti non possono comunque operare senza l'avvallo popolare ..

Lodevole la scelta ungherese di non aver niente a che fare con la bce e con la valuta euro .. un consiglio importante .. o si fissa un cambio fisso alle valute fiorino ungherese / euro .. ecc .. oppure si opta per l'inconvertibilità da una valuta senza debito ad altre valute nate dai debiti ... perchè altrimenti i manipolatori dei cambi con sporchi trucchi vi ci mangiano vivi ... a buon intenditor ..

un pensiero per samir
Medioevo/Rinascimento.
 
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Forumer storico
Il Procuratore Generale Tarquini spiega la truffa di Bankitalia
Visto su http://sebastianoscrofina.blogspot.com/2004/12/il-procuratore-generale-tarquini.html
Tratto da “La banca, la moneta e l’usura – La Costituzione tradita”, di Bruno Tarquini
[*], già Procuratore Generale della Repubblica presso la Corte d’Appello dell'Aquila (ed. Controcorrente, Napoli 2001)

"Le anomalie di un bilancio […] la Banca d’Italia, nei propri bilanci, iscrive tra le poste passive la moneta che immette in circolazione. Questo ritiene di poter fare in virtù di un mero gioco di parole, che si risolve in definitiva in una presa in giro del popolo, sfruttando in modo truffaldino la formula che ancora si trova scritta sulle banconote (“Lire centomila – pagabili a vista al portatore” – firmato “Il Governatore”) e che, oggi, non avrebbe più alcuna ragione di essere, perché non significa nulla [1].
Infatti si tratta di un’obbligazione che l’istituto bancario si assumeva nel passato (nel tempo, cioè, in cui vigeva la convertibilità del biglietto di banca in oro) di convertire appunto la carta moneta nel metallo prezioso che ne costituiva la garanzia (base aurea).
Nei tempi attuali, in cui quella convertibilità è stata abolita ed è stato imposto il corso forzoso della moneta cartacea, quella “promessa di pagamento a vista” ha perduto ogni contenuto e non può, quindi, avere alcun valore. Tuttavia la Banca d’Italia ritiene ancora di potersene avvalere, confidando che la mera apparenza, che ancor oggi conservano i biglietti di banca, di cambiali a vista, e quindi formalmente di debito, le possa consentire legittimamente di considerare la moneta immessa in circolazione come una propria passività da iscrivere in bilancio tra le poste passive. Ed è noto come l’aumento artificioso del passivo, in un bilancio societario, determini un illecito annullamento dell’attivo [2].

Quindi l’Istituto di Emissione immette in circolazione banconote che sono non solo prive di alcuna copertura (neanche parziale) o garanzia, ma anche strutturate come false cambiali, che da un lato offrono una parvenza di legalità alla loro iscrizione nel passivo dell’azienda, dall’altro costituiscono un “debito inesigibile”, come affermano le stesse autorità monetarie, inventando una fattispecie giuridica di cui facilmente si può misurare l’assurdità. A parte, infatti, che la inesigibilità non può che riguardare il credito (perché è questo che, caso mai, non può essere esatto), con la formula del “debitore inesigibile” si fa decidere allo stesso debitore di non pagare il debito.
Una cosa è dire che “il credito” è inesigibile perché il debitore non può pagare, altra cosa è invece dire che esso è inesigibile perché il debitore (la Banca Centrale) per legge ha la garanzia di non dover pagare.
Riassumendo, delle due l’una: o la Banca d’Italia non è proprietaria della moneta al momento dell’emissione (come hanno affermato i rappresentanti del governo rispondendo alle interrogazioni parlamentari) ed allora appare del tutto ingiustificato che ne tragga un utile, tanto più che la banca stessa assume di essere debitrice dei simboli monetari emessi, così da iscriverli come posta passiva nel proprio bilancio; oppure la Banca Centrale (contrariamente a quanto dichiarato dai due Sottosegretari di Stato) è proprietaria di quella moneta e con giustificazione (solo apparente) ne ritrae un utile dal suo prestito al sistema economico nazionale, ma allora assume i contorni di un fatto illecito far figurare come poste passive operazioni che sono invece indubbiamente attive."


Note:
[*] Bruno Tarquini è nato ad Avezzano (L’Aquila) nel 1927. Laureatosi in giurisprudenza nel 1948 presso l’Università di Roma, è entrato giovanissimo in magistratura, percorrendone tutti i gradi. E’ stato pretore a Roma e, dal 1955, al Tribunale di Teramo, prima come giudice, poi come presidente; nel 1986 è stato trasferito alla Corte d’Appello dell’Aquila, dove ha svolto le funzioni di presidente della sezione penale e della Corte d’Assise di secondo grado, infine, nel 1994, è stato nominato Procuratore Generale della Repubblica presso la stessa Corte d’Appello. Gli studi giuridici e l’attività professionale non gli hanno impedito di alimentare le sue curiosità intellettuali, con particolare riguardo alla storia.
[1] Provi il cittadino a presentarsi ad uno sportello qualsiasi della Banca d’Italia, esibisca una banconota contenente quella (ormai inutile) promessa di pagamento e chieda di essere “pagato a vista”. E’ probabile che venga preso per matto!
[2] Sarebbe di certo giuridicamente infondato sostenere la legittimità della indicazione nel passivo della moneta al momento della emissione (ed a maggior ragione durante la sua circolazione), facendo ricorso a quanto stabilisce l’art.2424 del codice civile, secondo il quale il bilancio delle società per azioni deve indicare nel passivo (tra l’altro) anche “il capitale sociale al suo valore nominale…”, poiché non vi è alcun dubbio che nella massa di moneta creata e messa in circolazione dalla Banca Centrale non può sicuramente identificarsi il capitale sottoscritto e depositato dagli azionisti (“partecipanti”), dei quali costituisce un credito e, quindi, per la società un debito. Quella moneta la stessa Banca d’Italia – come si dirà più oltre – la definisce “merce”.


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