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Risolvere in modo semplice e facile l’odierna crisi economica

By Stephen Lendman
Global Research, June 15, 2009
Global Research 27 May 2009



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Spesso le idee migliori sono le più semplici e se questo si applica alla crisi economica globale la soluzione è più semplice di quanto non si immagini. Il nodo Gordiano, in realtà, è avere la volontà politica di risolverla. Persino nodi cosi grandi possono essere sciolti con un colpo deciso. Come nell’epica soluzione Alessandrina quando, con un colpo di spada, Alessandro Magno tagliò il nodo a metà. Applicare tale metafora alla crisi economica globale significa affrontarla con politiche efficaci e non con quelle che stanno distruggendo sia gli Stati Uniti che altri paesi del mondo.
L’economista Michael Hudson spiega che ” è stata la leva del debito a causare l’attuale collasso globale” e continuare ad accatastare debito su debito (“Il Piano di Risanamento verso l’Inferno”, come lo chiama lui) non fa che peggiorare le cose, specialmente per il modo in cui ciò viene implementato:
– negli Stati Uniti dal cartello di banche private che fanno capo alla Federal Reserve e che salva e arricchisce i propri membri, il maggiore dei quali si chiama Wall Street;
– dal dipartimento dell’Economia che ha fatto esattamente la stessa cosa. Ha lasciato che il debito pubblico assumesse dimensioni stratosferiche confermando quanto affermato da Adam Smith in “The Wealth of Nations” [La Ricchezza delle Nazioni, n.d.t.] ovvero che nessun paese ha mai pagato i suoi debiti, e certamente non quelli di stati controllati da un cartello di banche private. Ed è proprio qui che risiede il problema altrimenti facilmente risolvibile con un colpo deciso, che non può avvenire se non sotto pesante pressione da parte dell’opinione pubblica.
Questa è la ragione per cui questo articolo è stato da me scritto e ispirato dal lavoro di altri. Mi riferisco all’economista Michael Hudson, a Michel Chossudovsky editore di Global Research, nonché alla famosa autrice e scrittrice Ellen Brown per il suo straordinario libro “Web of Debt” [La Ragnatela del Debito, n.d.t.] e per la sua trattazione in “Cash-Starved States Need to Play the Banking Game” [Gli Stati Affamati di Contante Devono Partecipare al Gioco Bancario, n.d.t.]. Ricordo infine lo stato del Nord Dakota.
Effettuata a livello statale o federale può non solo salvare l’economia dalle pratiche predatorie di Wall Street ma eliminare il ‘debt overhang’ [situazione nella quale il debito eccede la capacita di essere ripagato, n.d.t.], ridurre il debito, finanziare prosperità sostenibile e priva di processi inflattivi. Non è sogno, ma è realtà. E’ gia accaduto e può accadere ancora.
In breve, secondo Hudson: “essere asserviti al debito esclude la spesa per beni e servizi e impedisce il rilancio economico. La deflazione debitoria precipita l’economia e concentra ulteriormente la ricchezza nelle mani del 10% più ricco della popolazione (in particolare quell’1% più in alto) che opera nel settore finanziario”.
Successivamente l’economia collassa e mentre Wall Street ne beneficia supportata da amministratori pubblici corrotti al servizio della parassitaria Federal Reserve, l’America si trasforma in ciò che Hudson definisce una “economia di zombie” e una repubblica delle banane.
Quello che Funziona in Nord Dakota, Può Funzionare in Altri Stati, in America, Dovunque
Lo scorso 2 marzo, Brown ha illustrato il “gioco bancario” del Nord Dakota chiedendo, “Cosa ha lo Stato del Nord Dakota che gli altri stati non possiedono…la sua banca” ed è qui la sua unicità e la sua forza. In un momento in cui solo quattro dei 50 stati sono solventi, il Nord Dakota sta accantonando un surplus e secondo il Centro per le Politiche Monetarie, questa tendenza continuerà anche negli anni fiscali 2009 e 2010.
Nel gennaio 2009 durante lo State of the State address [discorso annuale del governatore a camere riunite e riassuntivo delle condizioni economiche dello stato, n.d.t.] il governatore John Hoeven ha spiegato, “Dal 2000, lo Stato del Nord Dakota ha aumentato i posti di lavoro e ora stiamo incrementando anche la popolazione. Il reddito individuale è cresciuto del 43%, quasi il 15% più velocemente della media nazionale. Il reddito pro-capite è di fatto salito di ben 12 posti, dal 38mo al 26mo tra tutti gli stati (tutto questo nonostante una popolazione di soli 641,481 abitanti, secondo i dati dello US Census Bureau 2008 [Istituto di Statistica Nazionale, n.d.t.]).
I salari sono cresciuti del 34%, comparato al solo 26% del resto del paese. Dal 2000 il prodotto statale lordo è aumentato di quasi $10mld., dai $17.7mld. a oltre $27mld. dello scorso anno, un aumento del 56%, e anche questo il più veloce a livello nazionale. Le nostre esportazioni verso l’estero sono cresciute del 225% dal 2000 superando per la prima volta nella storia del Nord Dakota il tetto dei $2mld.
A questo si aggiunge che crescita economica e diversificazione, unite alla buona gestione finanziaria, hanno consentito di creare un surplus e una robusta riserva finanziaria per il futuro….la situazione del nostro stato è solida (nel momento in cui) l’economia nazionale è afflitta da un ciclo negativo….”
Il 23 maggio, il Bismark Tribune e altri giornali locali riportarono la notizia che il tasso di disoccupazione in Nord Dakota era pari al 4%, il più basso a livello nazionale. E’ palese che il Nord Dakota è un passo avanti rispetto agli altri stati e tale fatto dovrebbe essere notato dagli altri governatori e dagli amministratori, sia a livello locale che a Washington. Quel che funziona in Nord Dakota può infatti funzionare dovunque.
La Banca del Nord Dakota è l’unica banca statale negli Stati Uniti. Secondo Brown che cita il consulente amministrativo Charles Fleetham in un articolo pubblicato nel suo stato, il Michigan, nel febbraio 2009, la banca fu fondata nel 1919 “per liberare gli agricoltori e le piccole imprese dal giogo del banchieri di altri stati e dalle imprese ferroviarie”.
Brown continua, “Tre cariche elettive controllano e gestiscono la banca: il Governatore, il Procuratore Generale, e il Commissario all’Agricoltura. La missione della banca è fornire servizi finanziari per promuovere l’agricoltura, il commercio, e l’industria (e operare) come ‘banca delle banche’ collaborando con le banche private nel prestito di denaro agli agricoltori, alle imprese edilizie, alle scuole e alle piccole aziende”. A questi si aggiungano studenti e privati cittadini dello stato, a tutti ad un tasso di interesse accessibile.
La chiave per comprendere come la Banca del Nord Dakota possa mantenersi solvente mentre cosi tante altre istituzioni nazionali sono sull’orlo della bancarotta finanziaria, viene così spiegata da Brown, “Alle banche certificate è permesso ciò che nessun altro può fare, ovvero creare ‘credito’ tramite voci contabili nei propri registri”. Attraverso la pratica del “fractional reserve banking” [riserva bancaria frazionaria, n.d.t.] il denaro si trasforma in credito e moltiplica magicamente ogni dollaro depositato per 10 in forma di prestiti o di fondi generati dal computer. E’ denaro letteralmente inventato affinché la banca possa ri-prestarlo numerose volte. E maggiore è il deposito, maggiore sarà l’ammontare del prestito.
Come ha scritto Brown il 29 dicembre nell’articolo, “Prestare da Peter per Pagare Paul: Lo schema Ponzi di Wall Street ovvero la Riserva Bancaria Frazionaria”, la questione infatti è se il credito debba essere privato o pubblico. “Sin dall’epoca delle 13 colonie, il credito prontamente disponibile ha fatto degli Stati Uniti il paese delle opportunità”. Brown continua, “Ciò che ha trasformato tale sistema di credito nello schema Ponzi, il quale necessita costantemente di iniezioni di denaro pubblico, è che il potere di credito è stato assegnato alle banche private. Tali banche necessitano di più denaro di quanto ne abbiano in realtà creato” in quanto impongono interessi elevati al fine di ottenere un profitto. Differentemente quando è il governo a prestare il denaro, il profitto non è un fattore cruciale e quindi il tasso di interesse può essere mantenuto basso e accessibile alle imprese, agli agricoltori, ai privati, o addirittura a tasso zero quando prestato per necessità proprie dell’amministrazione pubblica.
Brown e altri hanno spiegato che il “la riserva bancaria frazionaria” risale al 17mo secolo. All’epoca era prevalentemente in monete d’oro e d’argento, ma i primi banchieri compresero abbastanza velocemente che era più facile emettere una ricevuta di deposito (chiamata nota) come mezzo di pagamento. In seguito iniziarono a creare denaro tramite il prestito con promessa di pagamento. In questo modo si poteva prestare molto più denaro di quante in realtà fossero le monete in deposito. E questo è esattamente l’odierno concetto di riserva bancaria.
Ciò che iniziò a quel tempo come nota, oggi sono voci contabili atte a creare denaro dal nulla. Questo vale sia per i governi che per le banche private con la sola eccezione delle istituzioni pubbliche, le quali hanno uno statuto interamente differente. Esse infatti non hanno il dovere di fare profitti; non hanno obblighi nei confronti di Wall Street o degli azionisti; e infine l’unica cosa per loro importante è che il rischio sul debito dello stato si mantenga basso. Fino a oggi, in più di 230 anni, nessuno stato ha mai dichiarato fallimento e, anche quando malamente governato, ha mai omesso di pagare i propri debiti.
Tali istituzioni possono inoltre emettere prestiti a se stesse e ad altre municipalità a tasso d’interesse zero, mentre alle imprese, agli agricoltori, e ai privati possono offrire un tasso basso e accessibile che garantisca la crescita interna e una prosperità sostenibile.. In un tale sistema, più il prestito si rinnova, più denaro privo di debito si crea con il risultato di minimizzare il rischio di processi inflattivi.
Fintanto che il denaro produce beni e servizi l’inflazione è sotto controllo in quanto sono i disequilibri a causare i problemi “ogni qualvolta la domanda (denaro) eccede l’offerta (beni e servizi).” La stabilità del prezzo è assicurata quando sia la domanda che l’offerta crescono proporzionalmente come avveniva nelle 13 colonie e come illustrato da Brown in “Web of Debt” durante l’amministrazione Lincoln all’epoca della Guerra Civile.
Nel 1691 lo stato del Massachusetts fu “il primo governo locale a emettere denaro cartaceo….” chiamato ‘scrip’ [banconote emesse a titolo temporaneo o di emergenza, n.d.t.]. Le altre colonie si accodarono tra cui la Pennsylvania che emise nuovo denaro privo di inflazione o tassazione fiscale. Per i successivi 25 anni lo stato non riscosse tasse, con il risultato che la popolazione aumentò numericamente e il commercio prosperò. Il “segreto infatti era nel non emettere troppo (credito) e nel restituire il denaro al governo in forma di capitale e interesse su prestiti emessi dal governo stesso”. In altre parole mantenendo un sistema proporzionalmente equilibrato al fine di non dover pagare interessi a finanziatori predatori privati ovvero quel sistema che oggi sta distruggendo gli Stati Uniti e altre economie controllate dalle banche centrali private.
Nonostante le minacce di morte prima della sua inaugurazione e a dispetto dell’accusa di “tradimento, insurrezione, bancarotta nazionale” durante il suo primo anno di presidenza, Lincoln applicò il medesimo criterio. E considerati i rischi da lui corsi quel che riuscì a realizzare è davvero ammirevole: la creazione del più grande esercito del mondo; la sconfitta del Sud; la trasformazione del paese nella “maggiore potenza industriale” del mondo; il decollo dell’industria dell’acciaio, la realizzazione del sistema ferroviario continentale, e una nuova era di macchine agricole e attrezzature economiche; l’istruzione superiore gratuita; attraverso l’Homestead Act lo sviluppo del territorio e la garanzia del diritto di proprietà ai coloni; il supporto governativo a tutte le branche della scienza; la standardizzazione dei metodi di produzione di massa; e l’aumento della produttività lavorativa del 50/75%. Tutto questo fu realizzato nonostante “un dipartimento dell’Economia al fallimento e un Congresso che non percepiva salario”.
Lincoln realizzò tutto questo nazionalizzando il sistema bancario affinché fosse il governo a stampare, a interesse zero, il proprio denaro così da non dover ricorrere ai prestiti a tasso d’usura dal 24 – 36% applicati dai banchieri privati. “L’economia registrò immediatamente una crescita della spesa pubblica e del credito per la produzione pari al 600%” risultato questo reso possibile con denaro emesso dal governo centrale. Fu finanziata la guerra, pagate le truppe, e rilanciata la crescita nazionale una volta liberato il paese da quel sistema che oggi ne devasta l’economia garantendo prosperità ai parassiti delle banche private.
In “Web of Debt” Brown spiega che nei primi anni del ventesimo secolo anche l’Australia operava in un sistema bancario pubblico dove la Commonwealth Bank creava denaro, emetteva prestiti, e raccoglieva interessi ad una frazione del tasso applicato dalle banche private. Il sistema funzionava al punto di garantire al paese, a quell’epoca, uno dei migliori standard di vita nel mondo. Quando poi le banche private presero il sopravvento, l’Australia si indebitò pesantemente tanto che il suo standard di vita precipitò al a 23mo posto. Chiara dimostrazione del potere distruttivo del denaro creato dalle banche private a paragone dei grandi benefici prodotti dal denaro stampato dai governi.
Oggi gli Stati Uniti potrebbero godere dei medesimi vantaggi realizzati:
–all’epoca delle 13 Colonie
–nell’era della presidenza Lincoln
–dell’Australia dei primi anni del ventesimo secolo
–nel Medioevo falsamente dipinto come un’era di arretratezza salvata dal capitalismo industriale quando in realtà tale sistema, privo di banchieri, prosperò per centinaia di anni
–della Cina di migliaia di anni prima dell’era delle banche private, e di quella attuale, in quanto Beijing attraverso la People’s Bank of China (la propria semi-indipendente banca centrale) controlla la crescita dell’economia nazionale e la creazione di milioni di posti di lavoro per una popolazione in costante aumento
Soltanto attraverso uno sforzo finalizzato alla sostituzione di questo sistema corrotto con uno più onesto e funzionale, l’America e le altre economie mondiali possono prosperare in maniera analoga.
Un sistema bancario a controllo pubblico beneficia tutti tramite depositi finalizzati alla crescita interna sostenibile, attraverso la soddisfazione delle necessità a livello sia statale che locale, e infine tramite l’emissione di denaro a interesse zero.
Tanto chi scrive che Brown crediamo che il credito dovrebbe essere un servizio pubblico all’interno di un sistema bancario nazionalizzato. Tale sistema crea denaro proprio a livello federale e lo gestirebbe poi con depositi in banche statali che servano finalmente le necessità della gente e non l’avidità di banchieri predatori. Un sistema del genere sarebbe il più equo, il più sostenibile, il più efficiente e il più democratico dei sistemi, nonché il più libero da parassiti. Tale sistema funzionerebbe bene a livello federale, statale, e locale con filiali della banca centrale che finalmente servono le municipalità, le imprese, e i residenti ad un costo accessibile.
Grazie alla gestione privata della Federal Reserve e del gigantesco e parassitario sistema bancario, è oggi il monopolio delle multinazionali a governare l’America e ad utilizzare “le banche accolite per generare fondi illimitati, per comprare i competitori, i media, e il governo stesso, sopprimendo quelle che sono le vere imprese private indipendenti”. Proprio quel sistema che gli economisti classici aborrivano.
Le banche private tengono in ostaggio nazioni intere facendo loro pagare interessi sul loro stesso denaro e “profondendo prestiti massicci ai cartelli affiliati nonché agli hedge funds [fondi speculativi n.d.r.] che usano il denaro per eliminare la competizione e manipolare i mercati”.
E’ una forma estrema di Darwinismo con un governo federale, e 46 dei 50 stati, che sono insolventi e piccole imprese e gente comune a pagarne il prezzo. In tale contesto, un’altra via è necessaria affinché il paese, gli stati, le comunità locali, insomma la maggior parte delle persone non si trasformino in “zombie” e che l’America non diventi il Guatemala.
L’eventuale trasformazione delle banche federali, statali e locali in istituzioni di pubblica utilità all’interno di un sistema bancario nazionalizzato, produrrebbe i seguenti benefici:
– l’eliminazione della tassazione personale e d’impresa
– la creazione di una crescita economica stabile e sostenibile
– la ricostruzione della base produttiva del paese
– la realizzazione di vitali infrastrutture di dimensioni mai immaginate prima incluso il ripristino dell’ambiente e lo sviluppo di fonti energetiche alternative, sostenibili, pulite, sicure ed economiche
– la creazione di molti milioni di nuovi e ben pagati posti di lavoro eliminando la disoccupazione per coloro che possono e vogliono lavorare e un sostegno per quelli impossibilitati in quanto disabili
– la fine del pignoramento dell’abitazione e la realizzazione per tutti del sogno di diventare proprietari di casa grazie all’abbondante disponibilità di mutui a buon mercato senza rischi di fregature per i più sprovveduti
– la scomparsa dell’inflazione
– boom e contrazioni economiche diverrebbero ricordi del passato
– la cessazione delle distruttive svalutazioni monetarie e delle guerre economiche per fini privati
– la tutela di pensioni private, di risparmi e di investimenti
– l’eliminazione del debito federale, statale, e locale.
Proviamo a immaginare quanto segue:
Alcune settimane fa Bloomberg e altre fonti hanno riportato che tra $12 e i 14 trilioni (migliaia di miliardi N.d.r.] del denaro destinato al salvataggio e stimolo sono stati stanziati o spesi per coprire il buco da $9 trilioni in transazioni di cui la Fed [Federal Reserve, Banca Centrale USA, n.d.t.] non ha alcuna registrazione. Questo perché a Washington amministratori pubblici in combutta con banchieri criminali chiudevano gli occhi di fronte a un truffa senza precedenti depredando il Tesoro e i citttadini.
Proviamo invece a immaginare se $1 trilione di quel bottino fosse andato a banche pubbliche per finalità produttive. La magia della “riserva frazionaria” avrebbe creato $10 trilioni, e se anche metà di quella somma fosse stata stanziata o spesa per coprire quel buco, i famosi $70 trilioni avrebbero potuto essere usati in maniera produttiva e non sprecati nell’acquisto di asset tossici a prezzo scontato per un maggiore consolidamento o per speculazione con il rischio di una futura drammatica inflazione.
Proviamo ora a immaginare un futuro nuovo dove:
–il debito federale possa essere eliminato
–la copertura per Social Security, Medicare, e Medicaid [programmi di previdenza e assistenza sociale, n.d.t.] sia garantita in eterno
–l’intera nazione e tutti i 50 stati siano solventi e addirittura vadano verso un cospicuo surplus
–un futuro sostenibile, prospero e libero dall’inflazione produce benefici sociali essenziali per ognuno tra i quali l’assistenza sanitaria accessibile o addirittura gratuita, l’istruzione, e la fine della povertà grazie a un reddito minimo garantito.
Tutto questo sarebbe niente meno che un’America rivoluzionaria e nuova, simile a quella retoricamente dipinta fino a oggi, ma con tutti vincitori e nessun perdente fatta eccezione per i predatori delle banche private e i loro partner corrotti del settore pubblico.
E ricordate, il denaro creato non genera inflazione fintanto che gli squilibri vengano evitati ed esso venga produttivamente utilizzato per nuovi beni e servizi.
Questa è l’America per cui vale la pena di continuare a lavorare senza tregua fino a che l’obiettivo non venga raggiunto. Se non ora quando? E se non lo facciamo noi, chi lo farà? Se non viene fatto al più presto, potrebbe essere troppo tardi e se questo non è un incentivo ad agire, quale altro può esserlo?
Stephen Lendman è Ricercatore Associato del Centre for Research on Globalization. Vive a Chicago e può essere raggiunto a [email protected].
Titolo originale: “Ending Today’s Economic Crisis Simply and Easily, in America and Globally”. Traduzione per www.comedonchisciotte
 

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Canada: Storia di due sistemi monetari

di Ellen Brown, Presidente de’Istituto Bancario Pubblico, Stati Uniti
Anche il paese con maggiori risorse ora è stato catturato dalla trappola del debito. I suoi programmi di governo, di cui un tempo andava orgoglioso, sono stati soggetti a tagli radicali di budget – tagli che si sarebbero potuti evitare se il governo non avesse rifiutato il prestito dalla sua stessa banca centrale negli anni 70.
La scorsa settimana in Ottawa la Camera dei Comuni Canadesi ha subito, da parte del governo federale, l’ultimo round di tagli di bilancio e misure di austerità. I più eclatanti sono i tagli di 19.200 posti di lavoro nel settore pubblico, tagli ai programmi federali per 5.2 bilioni di dollari l’anno, e l’innalzamento dell’età pensionabile, che interessa milioni di canadesi, da 65 a 67 anni. La giustificazione per i tagli è stato il grosso debito federale che ora è oltre 581 bilioni di dollari, ovvero l’84% del PIL.
Seguito:
Un gioco di bilancio on-line fornito dal giornale locale “The Globe and the Mail” diede ai lettori la possibilità di provare loro stessi a pareggiare il bilancio. Le possibilità includevano il taglio per i benefit di cui usufruivano le persone anziane, programmi di pensionamento, investimenti per la sanità, istruzione; taglio dei fondi per i trasporti, esercito, sviluppo economico e aiuti esteri; e aumento delle tasse. Un articolo sulla stessa pagina diceva: “Il governo non ha in realtà molti mezzi a disposizione per sanare un deficit nel bilancio così grande. Può aumentare le tasse o effettuare tagli alle spese in programma”.
Sembra che a nessun giocatore, legislatore o altro, fu offerta la possibilità di giocare col numero uno del bilancio: gli interessi ai creditori. Un grafico sul sito del Dipartimento Canadese delle Finanze intitolato “Dove vanno a finire le tue tasse” mostrava che il pagamento degli interessi costituiva il 15% del bilancio – più delle spese per la sanità, la sicurezza sociale, e altri pagamenti messi insieme. La pagina era datata 2006 e l’ultimo aggiornamento è del 2008, ma le percentuali sono presumibilmente poco diverse oggi.
Penny saggio, Pound stupido
Tra gli altri tagli nel bilancio 2012, il governo ha annunciato la sospensione del conio dei penny canadesi che costano più di un penny per farli. Il governo si è concentrato sui penny ignorando i pounds – che costituisce la gran parte del debito che potrebbe essere estinto indebitandosi con la Banca del Canada che è del governo stesso.
A dire il vero, tra il 1939 e il 1974 il governo contraeva debiti con la sua stessa banca centrale. Questo permetteva di contrarre debiti che fossero effettivamente senza interessi, dato che il governo possedeva la banca e traeva i profitti degli interessi.
Secondo i dati forniti da Jack Biddell, un ragioniere del precedente governo, durante quegli anni il debito federale rimase molto basso, relativamente piatto e abbastanza sostenibile. (Vedi il suo grafico sotto). Il governo finanziò con successo i maggiori progetti pubblici semplicemente con il soldi della nazione, incluso la produzione di aerei durante e dopo la Seconda Guerra Mondiale, aiuti finanziari per l’educazione dei soldati che rientravano in patria, assegni familiari, pensioni, l’autostrada Trans – Canada, il progetto per il canale St. Lawrence e assistenza sanitaria universale per tutti i canadesi.
(Clicca sull’immagine per ingrandirla)
Il debito si impennò solo dopo il 1974. Ciò avvenne quando il Comitato di Basilea fu fondato dai Governatori della banca centrale del Gruppo di Dieci paesi della Banca dei Regolamenti Internazionali (BRI), che includeva il Canada. Un obiettivo chiave del Comitato era quello di mantenere “la stabilità monetaria e finanziaria”. Per raggiungere questo obiettivo, il Comitato scoraggiava i prestiti presi dalla banca centrale di proprietà dello stesso stato, e incoraggiava invece i prestiti dai creditori privati, tutto in nome del “mantenimento della stabilità monetaria”. Il pretesto fu che i prestiti derivanti da una banca centrale che aveva il potere di creare moneta sui suoi libri contabili avrebbero gonfiato la richiesta di danaro e i prezzi. D’altra parte, i prestiti da creditori privati erano considerati non inflazionistici, dato che utilizzavano il riciclaggio di denaro già esistente. Quello che i banchieri non rivelarono, sebbene lo sapessero bene per loro diretta esperienza, fu che le banche private creano i soldi che prestano proprio come fa una banca pubblica. La differenza è che una banca di proprietà pubblica restituisce gli interessi al governo e alla comunità, mentre una banca di proprietà privata blocca gli interessi su un suo conto di capitale, per reinvestirli ad un ulteriore tasso di interesse, portando progressivamente il denaro fuori dall’economia produttiva.
La curva del debito che iniziò la sua crescita esponenziale nel 1974 si impennò nel 1981, quando i tassi di interesse furono portati al 20% dalla riserva Federale degli Stati Uniti. Portata al 20% annuo, il debito raddoppia in meno di 4 anni. Il tasso Canadese arrivò al 22% durante quel periodo. Il Canada doveva pagare più di un Trilione di Dollari Canadesi in interessi sui debiti di stato – all’incirca il doppio del debito di per sé. Se il debito fosse stato contratto dalla banca di sua proprietà, il Canada sarebbe stato non solo libero dai debiti ma oggi avrebbe vantato un consistente avanzo di bilancio. Questo è vero anche per gli altri paesi.
Il Silenzioso Colpo dei Banchieri
Perché i governi pagano finanziatori privati per creare credito quando potrebbero produrlo da soli e senza interessi? Secondo il Prof. Carroll Quigley, mentore di Bill Clinton all’Università di Georgetown, tutto faceva parte di un piano concertato da una cricca di finanzieri internazionali. Nel 1964 nel libro “Tragedia e Speranza” (“Tragedy and Hope”) scrisse:
I potenti del capitalismo avevano un altro scopo di ampia portata, niente di meno che la creazione di un sistema mondiale di controllo delle finanze in mano a privati in grado di dominare, in un colpo solo, il sistema politico di ogni paese e l’economia del mondo intero. Questo sistema era controllato in modo feudalistico dalla Banca Centrale Mondiale che agiva in concerto, attraverso accordi segreti stipulati in frequenti incontri privati e conferenze.
L’apice del sistema era la Banca dei Regolamenti Internazionali (BRI) in Basilea, Svizzera, una banca privata di proprietà delle banche centrali mondiali e controllata da esse, che erano delle corporazioni internazionali.
Ogni banca centrale….. ha cercato di dominare il suo governo mediante la sua capacità di controllare i prestiti della Tesoreria, di manipolare i commerci con l’estero, di influenzare il livello dell’attività economica nel paese e di influenzare i politici cooperativi offrendo in cambio ricompense economiche nel mondo degli affari.
Nel Dicembre 2011, questa accusa è stata ripresa in un processo nella corte federale del Canada da due canadesi e un canadese esperto di economia. L’avvocato costituzionale Rocco Galati registrò un’azione contro William Krehm, Ann Emmett e il comitato per la Riforma Economica e Monetaria per riportare la Banca del Canada al suo impiego originario e ripristinare l’elargizione di prestiti senza interessi ai governi municipali, provinciali e federali destinati alle spese per “capitali umani” (educazione, salute e altri servizi sociali) e per le infrastrutture. I querelanti affermano che, dal 1974, la Banca del Canada e la politica finanziaria e monetaria del Canada sono state controllate dalle banche straniere e dagli interessi finanziari, capeggiati dalla Banca dei Regolamenti Internazionali (BRI), il Fondo di Stabilità finanziaria (FSF) e dal Fondo Monetario Internazionale (FMI), ignorando il ruolo sovrano del Canada esercitato attraverso il suo Parlamento.
Oggi questo silenzioso colpo di stato è stato oscurato così bene che il governo e i “giocatori” sono convinti allo stesso modo che le uniche alternative per affrontare la crisi del debito sono di aumentare le tasse, tagliare i servizi o vendere beni pubblici. Abbiamo dimenticato che c’è un’altra scelta: tagliare il debito facendo prestiti dalla banca governativa, che restituisce i suoi profitti alle casse pubbliche. E’ stato dimostrato che il taglio degli interessi riduce il costo medio dei progetti pubblici del 40%.
Ellen Brown è un avvocato e presidente dell’Istituto Bancario Pubblico
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http://publicbankinginstitute.org. In “Web of Debt”, l’ultimo dei suoi undici libri, ha illustrato come un accordo privato ha usurpato il potere di creare moneta da parte dei cittadini stessi, e come noi cittadini possiamo tornare indietro. Il suoi siti web sono: http://www.webofdebt.com ehttp://ellenbrown.com.
Diritti d’autore: Atto di cortesia di Ellen Brown
5 Aprile 2012
 

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SD: Fallito l'HKMEx, l'exchange di metalli preziosi di Hong Kong

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SD: Fallito l'HKMEx, l'exchange di metalli preziosi di Hong Kong


Notizia che potrebbe far pensare che alla fine "non tutti i Rothschild escono col buco" :)






Silver Doctors - HKMEX to Cease Trading, Will Close Out & Cash Settle Open Contracts Monday!


By The Doc - May 18, 2013







Quando l'HKMEx dei Rothschild (Hong Kong Metals Exchange) è stato lanciato nel 2011 molti nella comunità dei metallari avevano speculato che il sistema del COMEX e dell'LBMA, se non addirittura sarebbero arrivati al fallimento, quantomeno sarebbero diventati sempre più irrilevanti con l'avvento di questi exchange di metalli preziosi asiatici.







Ma a due anni dal lancio del nuovo exchange invece – e forse a prova della chiara evidenza di come ora oro e argento stanno cominciando a scarseggiare – l' HKMEX ha annunciato che smetterà volontariamente il trading e tutte le posizioni aperte saranno chiuse e liquidate finanziariamente (in cash) per lunedì prossimo!







Come riporta Commodities Now :
 

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Showdown, la resa dei conti sull'eurocrisi nel libro del broker tedesco Dirk Mueller

La resa dei conti sull'eurocrisi. Showdown è il titolo del pamphlet firmato da Dirk Mueller, ex broker della Borsa di Francoforte, che disegna gli scenari dell'ultimo biennio horribilis del continente. Moneta unica, germanocentrismo, ruolo del Fmi, default ellenico: c'è di tutto in questo volume che in Germania sta spopolando per via delle tesi radicali sostenute.
Nocciolo della crisi continentale è la Grecia, dove secondo Mueller l'ex premier Iorgos Papandreou è stato "fantoccio esecutivo nelle mani degli Stati Uniti", in quanto ha consegnato il Paese su un piatto d'argento al Fondo Monetario Internazionale. "La sua missione è stata quella di portare in tutti i modi alla rottura nelle relazioni tra la Grecia e l'Europa". Mentre la colpa del suo predecessore, il conservatore Kostas Karamanlis, era di essere troppo vicino a Putin, all'interno di uno scenario geopolitico complesso e articolato. C'è tra l'altro una conversazione telefonica in merito, diffusa da Wikileaks, secondo cui il 18 febbraio 2009 l'ambasciatore americano ad Atene Speckhard telefonò a Washington sostenendo che "Papandreou, probabilmente sarà il nuovo primo ministro, ed è per noi molto positivo".
Scrive che Atene verserebbe in condizioni migliori se avesse la propria moneta, dal momento che dispone di consistenti giacimenti di gas e idrocarburi per svariati milioni di euro. Le definisce "le più grandi riserve in Europa". Tra l'altro cita un rapporto proveniente da Deutsche Bank a Londra che conterrebbe valutazioni analitiche sui guadagni potenziali provenienti dagli idrocarburi greci che, solo nella zona meridionale di Creta, potrebbero raggiungere in pochi anni 427 miliardi di euro. Mentre al Fondo Monetario Internazionale riserva parole al vetriolo, sostenendo che l'unico scopo del potente istituto capitanato da Christine Lagarde è quello di "distruggere l'economia greca, così che i depositi presenti nel sottosuolo possono essere venduti a basso costo proprio per avvantaggiare le multinazionali". A sostegno delle sue pagine cita inoltre Ottmar Isingk, direttore di Goldman Sachs, secondo cui "il ruolo del Fmi è quello di portare al collasso l'economia greca, la colpa del governo greco è di non aver applicato esattamente il programma di stabilizzazione economica. Così da costringerli a consegnare lo sfruttamento del minerale alle multinazionali a fronte di un prezzo esiguo".
E ancora: "L'Europa – asserisce – non è più presa in considerazione", in quanto il gioco "planetario si muove tra l'America e l'Asia, in particolare Cina". E sulla certezza granitica che ha circa il fatto che l'Europa non abbia trattato sui depositi della Grecia e di Cipro, Muller dice che quando i ciprioti proposer
 

aquilarealeatapple

Forumer attivo
Una lira di leggerezza

una casa per 20 mensilità lavorative degli anni 1930 mi sembrano allucinanti paragonate alle 3000 - 5000 lire degli anni 1861 con paghe mensili di 36 lire e mezza [ annuale 438 lire ] quindi parametro lavorativo da 7 a 11 anni per un immobile ... attuale siamo sui 1200 - 1500 € al metro quadrato e non si vendono ... quindi scenderanno ancora , non a roma chiaramente a quel prezzo , si guarda la media nazionale , 70 metri quadrati quindi intorno gli 80 mila - 100 mila .... a 1300 euro mese di salario , media nazionale , siamo a 61 mesi - 77 mesi per un appartamento .. 5 - 7 anni circa ..

Il lavoro come fattore produttivo e come risorsa nella storia economica ... - Google Libri

Dal 1902 al 1907 i salari oscillavano da 3 a 3 lire e mezzo giornaliere ....
Nel 1910 , i salari per 900 operai variavano da 2,86 a 4,95 lire al giorno per gli adulti ; per i ragazzi da 1,32 a 1,54 lire giornaliere ..
per un calcolo empirico di aumento progressivo dell'inflazione
andremo a calcolare l'inflazione ipotetica dal 1861 ad oggi
salario 1861 : 1 mensilità 36,5 lire
salario 2011 : 1 mensilità 1.300 € = 2.517.151 lire

Busta paga media in Italia - Buste-Paga

con gli interessi composti , in quanto l'inflazione si somma anno dopo anno , con un'inflazione al 7 % annua costante risultarizza che per ogni 10 anni trascorsi la somma iniziale viene aumentata del 96,72 % ..

96,72= 7 %

1861 = 36,50 [ anno zero di partenza ]
1871 = 71,80
1881 = 141,24
1891 = 277,84
1901 = 546,56
1911 = 1.075,19
1921 = 2.115,11
1931 = 4.160,84
1941 = 8.185,20
1951 = 16.101,92
1961 = 31.675,69
1971 = 62.312,41
1981 = 122.580,97
1991 = 241.141,28
2001 = 474.373,12
2011 = 933.186,80 ipotetico da raggiungere 2.517.151

110,16 = 7,71 %

1861 = 36,50
1871 = 76,71
1881 = 161,21
1891 = 338,79
1901 = 712,02
1911 = 1.496,38
1921 = 3.144,80
1931 = 6.609,11
1941 = 13.889,71
1951 = 29.190,62
1961 = 61.347,01
1971 = 128.926,89
1981 = 270.952,76
1991 = 569.434,32
2001 = 1.196.723,17
2011 = 2.515.033,42

il 7 % per il calcolo inflattivo non è sufficiente !!!
il 7,71 % di inflazione annua costante e capitalcomposta sui salari porta molto vicini alla somma dei salari attuali , grossomodo si ha una moltiplicazione di .... 2.517.151 lire / 36,5 lire = 68.963,04 fattore moltiplicativo .... i salari sono aumentati causa strumento inflazione
falso per tenere in schiavitù tramite tasse [ visto che essi possono stampare ad insaputa del popolo quanto vogliono senza esagerare con l'impoverimento ... visto che dal dichiarato si trattengono l'8 % a
monte della stampa totale , visto pursecchè i soldi che le persone usano sono di privati , le stesse persone si devono assoggettare alle leggi numeriche di questi privati ... ] di circa 69 mila volte in 1 secolo e mezzo ... oppss , mi è semblato di vedele un gatto .. panarea docet

mi atterrò a dati passati ulteriormente per qualche approfondimento - cultura monetaria ...
in fin dei conti la moneta è trasmettitore di conoscenza , gli atomi di particelle che rimangono maneggiandole da ciascuna persona trasmettono .... conoscenza !
Il prezzo di una casa nel 1861 si aggirava da 3000 a 5000 lire ... il taglio monetario più grande era il 100 lire oro di 32,25 gr. in 900/1000 ,
quindi da 30 a 50 monete nel taglio 100 lire per acquistare una casa ... il taglio più grande in argento era il 5 lire di 25 gr. in 900/1000 ,
considerando che un quintale di pane costava 20 lire , da 150 a 250 quintali di pane per un casa , 1 kg di pane veniva 20 centesimi .... ulteriormente una piccola curiosità : il salario di 1,20 lire al giorno facevano sì che una moneta da 5 corrispondesse a cc 4 giorni di lavoro mentre la moneta da 100 corrispondeva a cc 83 giorni lavorativi , quasi 3 mesi ...
 
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