un,dos,tres,un pasito bailante by mototopo (1 Viewer)

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AMERICANI: TUTTI IN VACANZA...O DISOCCUPAZIONE AL 37%





Al popolo americano non piace lavorare, pensate che solo il 63% della forza lavoro potenziale, sta lavorando (ovvero una disoccupazione potenziale del 37%)
BEN 90 MILIONI SONO GLI AMERICANI CHE NON STANNO NEPPURE CERCANDO UN LAVORO, PROBABILMENTE PERCHE' PREFERISCONO UNA VACANZA A MALIBU' O VIVERE DI RENDITA...
IL DATO SULA DISOCCUPAZIONE ODIERNO E' FANTASTICO...LA DISOCCUPAZIONE SCENDE AL 7,6% ...IN REALTA' SI SONO CREATI POCHISSIMI POSTI DI LAVORO...QUELLO CHE E' STATO FONDAMENTALE E' IL COLLASSO DEL TASSO DI PARTECIPAZIONE AL LAVORO, CROLLATO AI MINIMI DA TRENT'ANNI
 

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Rigore, debito e menzogne: ecco chi ci guadagna davvero

Rastrellare soldi per le grandi banche del nord, tedesche e francesi: servono essenzialemente a questo le misure “lacrime e sangue” inflitte dal regime di austerity instaurato dalla spietata tecnocrazia europea. E’ la stessa Banca d’Italia a fornire l’ennesima riprova del fatto che l’austerità non serve a migliorare le finanze pubbliche: il debito italiano è ulteriormente aumentato, superando i duemila miliardi di euro. Keynes lo diceva 70 anni fa: «Non c’è possibilità di equilibrare il bilancio eccetto che con l’aumentare il reddito nazionale». L’austerità fa aumentare e non diminuire il debito pubblico, ribadisce Davide Della Bona sul sito “MeMmt”. E i dati degli ultimi tre anni sono inequivocabili: ovunque si sia intrapresa la via dell’austerità il bilancio pubblico è inevitabilmente peggiorato, aggravando ulteriormente la crisi.
Non è “sbagliata” la cura, ma proprio la diagnosi: «Il debito pubblico e le finanze “allegre” degli Stati del sud, infatti, non c’entrano un bel niente con la genesi della crisi», sottolinea Della Bona. «Ci si è scagliati contro il debito pubblico come se fosse il peggiore di tutti i mali», quando invece il problema è altrove. «Un semplice sguardo ai dati lo dimostra: nei paesi colpiti in sequenza dalla crisi, il debito pubblico stava calando». Una situazione quindi non negativa, nonostante la disgrazia di avere un debito pubblico denominato in una moneta non-sovrana come l’euro, e quindi già di per sé “costosa”. Inoltre, il livello complessivo del debito pubblico nel 2007, prima della crisi dei mutui subprime negli Stati uniti, in alcuni casi era bassissimo. «In realtà – spiega Della Bona – ciò che stava aumentando a dismisura dall’anno di ingresso nella moneta unica fra i paesi del sud, i cosiddetti Piigs, era il livello del debito privato, in gran parte verso l’estero».
Se il problema è l’elevato debito del settore privato (famiglie e aziende), non c’è da stupirsi che i tanto invocati tagli alla spesa pubblica e i maggiori oneri fiscali richiesti ai cittadini, come l’Imu, facciano aggravare ulteriormente la situazione, ficcando l’economia in una spirale al ribasso senza uscita. «L’equazione è semplice: una minor spesa pubblica sommata a una maggiore tassazione provoca una diminuzione dei redditi, ossia meno soldi nelle tasche dei cittadini». Ora se ne rendono conto tutti: in gran parte, la tanto stigmatizzata spesa pubblica altro non è che il reddito di insegnanti, medici e infermieri, dipendenti statali e degli enti locali, fatturato dell’edilizia e delle imprese impegnate nelle opere pubbliche. Se i redditi calano, famiglie e aziende faranno fatica a ripagare i debiti contratti in passato: ed ecco che si entra in quella situazione che viene definita dagli economisti “deflazione da debiti”.
Ma attenzione: l’austerità non è frutto di incompetenza dei tecnocrati, bensì della pressione dei grandi creditori del nord Europa, intenzionati a riscuotere il più velocemente possibile gli insoluti. Basta controllare il circuito finanziario: «L’austerità in fondo serve a prendere denaro dalle tasche dei cittadini per trasferirlo nelle casse dello Stato». Da queste, i soldi vanno alle istituzioni europee create per “salvare” gli Stati in difficoltà, ieri il Fondo Salva-Stati e oggi il suo erede, il Meccanismo Europeo di Stabilità. Dal Mes, i fondi vengono poi trasferiti ai paesi in difficoltà, come Grecia, Portogallo, Irlanda, Spagna e ora anche Cipro, consentendo loro di riparare i debiti contratti, per lo più privati e non pubblici. Chi sono i creditori beneficiati dalla manovra? «In primis, banche tedesche e francesi, che da un lato hanno acquistato i titoli di Stato dei paesi della periferia ma, dall’altro, hanno soprattutto prestato soldi a famiglie, aziende e banche del sud Europa, facendo così aumentare il debito privato verso l’estero di questi paesi».
I canali dell’indebitamento privato verso l’estero sono stati diversi. Uno di tipo puramente commerciale: il saldo fra esportazioni e importazioni era per molti paesi negativo, perché compravano più prodotti dall’estero di quanti gliene vendessero. L’altro canale, invece, di natura puramente finanziaria: obbligazioni nazionali acquistate da acquirenti esteri, raccolta bancaria all’estero, prestiti contratti dal settore bancario con banche estere (che poi diventavano spesso prestiti a famiglie e aziende nazionali) nonché pagamento di redditi, interessi e dividendi a non-residenti. «I due canali hanno poi finito per alimentarsi a vicenda: alcuni paesi infatti importavano i prodotti esteri con i soldi che l’estero gli prestava». Ovvio che il meccanismo fosse destinato a incepparsi, creando tensioni fra gli Stati debitori (Grecia, Irlanda, Spagna, Portogallo e Italia) e gli Stati creditori come Germania, Olanda e Finlandia.
«Ciò che va sottolineato, però – aggiunge Della Bona – è che la posizione di creditori netti per i paesi del nord sarebbe stata impossibile se i paesi del sud Europa non avessero accettato in qualche modo la condizione di debitori netti». Senza dimenticare che, in economia, la valutazione del “merito di credito” spetta al creditore e non al debitore: «Se presto i miei soldi a qualcuno che in caso di problemi difficilmente potrà ripagare il suo debito, non posso poi accusarlo di aver “vissuto al di sopra delle sue possibilità”». L’austerità è anche il frutto avvelenato di un’impostazione totalmente asimmetrica, tipica dell’ideologia mercantilista, che tende a valutare in maniera del tutto moralistica e unilaterale il rapporto fra debitori e creditori: chi esporta (il creditore) è “bravo”, mentre chi importa (il debitore) è “cattivo”. E, come tale, «deve accollarsi tutto l’onere di sanare lo squilibrio, anche a costo di imporre ai cittadini condizioni disumane». In realtà, conclude Della Bona, di morale non c’è proprio niente, dal momento che l’uno non potrebbe esistere senza l’altro: «Debitore e creditore sono le due facce della stessa medaglia».
http://www.libreidee.org/2013/04/rigore-debito-e-menzogne-ecco-chi-ci-guadagna-davvero!
 

gilles1

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AMERICANI: TUTTI IN VACANZA...O DISOCCUPAZIONE AL 37%





Al popolo americano non piace lavorare, pensate che solo il 63% della forza lavoro potenziale, sta lavorando (ovvero una disoccupazione potenziale del 37%)
BEN 90 MILIONI SONO GLI AMERICANI CHE NON STANNO NEPPURE CERCANDO UN LAVORO, PROBABILMENTE PERCHE' PREFERISCONO UNA VACANZA A MALIBU' O VIVERE DI RENDITA...
IL DATO SULA DISOCCUPAZIONE ODIERNO E' FANTASTICO...LA DISOCCUPAZIONE SCENDE AL 7,6% ...IN REALTA' SI SONO CREATI POCHISSIMI POSTI DI LAVORO...QUELLO CHE E' STATO FONDAMENTALE E' IL COLLASSO DEL TASSO DI PARTECIPAZIONE AL LAVORO, CROLLATO AI MINIMI DA TRENT'ANNI

e questo è il dato VERO che spiega il perché non ci sia ripresa
perché COPPER, METALLI, GRAINS, CRUDO siano al ribasso con la montagna di liquidità

la liquidità va in borsa e le corporations NON assumono

la situazione reale è questa
 

mototopo

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Categoria: idee




Smantellato lo Stato e privatizzato il denaro fin dalla sua emissione, i risparmiatori diventano polli da spennare, in balia degli speculatori. La crisi di Cipro? «Non indica solo la fine della ricreazione: è la prova definitiva che il sistema bancario internazionale è una vera e propria truffa globale, gestita (male) da un gruppo di manigoldi», accusa Giulietto Chiesa. «E’ la prova che il debito che ci strozza non è che un’opinione di quei manigoldi e dei loro servi, installati nei centri del potere e nelle istituzioni finanziarie e politiche internazionali». L’“Herald Tribune” rivela che la decisone di dimezzare il debito greco fu presa all’insaputa di tutti già nell’ottobre del 2011, alle tre di notte, da cinque persone: Merkel, Sarkozy, Lagarde, Juncker e Barroso. Decisero di chiedere ai privati, cioè alle banche creditrici, di farsi carico della perdita. «Ma se si chiede a un creditore di ridurre del 50% le sue pretese, vuol dire che si sa che è un creditore illegale: quel debito era stato estorto, anche alla Grecia. E questo vale per tutti: Italia, Spagna, Irlanda, Portogallo».
Prima la Grecia, poi tutti gli altri: è quello che sta accadendo adesso. «Stanno cominciando a capire che quel debito non è pagabile, quindi trovano il modo per non pagarlo». Come fanno? «Chiedono a tutte le banche creditrici. E siccome tra queste c’erano anche le banche di Cipro, che avevano giocato pesantemente sul debito greco, si trattava di chiedere alle banche cipriote di rinunciare a circa 4 miliardi di euro». Cifra enorme, per un piccolo paese da un milione di abitanti. E presto verrà il nostro turno: «Quello che stanno cercando di fare con Cipro – afferma Chiesa in un video-editoriale su “Megachip” – lo faranno esattamente con le banche italiane: cercheranno di mettere le mani nelle nostre tasche». Domanda: dove stava l’Unione Europea quando Cipro veniva trasformata in un’offshore? Non s’erano accorti di quello che stava facendo il sistema bancario cipriota? Non sapevano cosa stavano facendo le banche americane, inglesi, europee, col debito dei paesi europei? «Sapevano, ma hanno fatto finta di non sapere. E improvvisamente la situazione sta loro sfuggendo di mano», mentre a Cipro si coglie anche l’occasione per tosare un bel po’ di “oligarchi” russi, che nell’isola mediterranea hanno dirottato fior di capitali, «col pieno consenso delle autorità europee, per riciclare tutto il riciclabile».
Di fatto, Cipro sarà azzerata: si prevede che crollerà ancora, siamo solo all’inizio. Ma il problema fondamentale è che ha sollevato il panico: «Perché dire ai banchieri e ai risparmiatori che devono pagare il debito – o meglio, rinunciare al credito – significa spaventare tutti». Naturalmente i grandi se la caveranno, mettendosi in salvo altrove, «mentre i piccoli risparmiatori ci lasceranno le penne: e questo varrà per tutta l’Europa». Una crisi progettata a tavolino quella notte del 2011 dalla cancelliera tedesca e dall’allora presidente francese, oggi indagato come la direttrice del Fmi, presente anche lei a quella riunione decisiva insieme a Jean-Claude Juncker, capo dell’Eurogruppo dei ministri delle finanze, e al presidente della Commissione Europea, Barroso. «Inetti e manigoldi: quelli che guidano l’Europa e il Fondo Monetario Internazionale sono gli agenti dei grandi banchieri internazionali». Oggi, messi alle strette, colpiscono i più piccoli e la grande massa dei risparmiatori. «Il pasticcio però si allarga: si imporrebbero nuove regole, ma questo implica che gli inetti e i manigoldi se ne vadano, e non lo faranno».
«Il debito che stiamo sopportando – aggiunge Chiesa – è fasullo e iniquo: non lo si deve pagare. Tant’è che anche i cinque inetti e manigoldi ne avevano preso atto fin dall’ottobre del 2011, mentre il sesto inetto – non presente alla riunione, Mario Monti – diceva a noi che dovevamo pagarlo, fino all’ultimo centesimo». Il fatto è che ormai sta saltando tutto: «L’intera costruzione neoliberista che affonda sotto i nostri occhi sta creando gravissimi problemi all’esistenza dell’Europa». Era l’idea universale del “free capital flow”: libero movimento dei capitali, senza ostacoli e senza freni, grazie a leggi costruite solo per le banche, al cui servizio è stata messa l’intera costruzione europea. Un’idea targata Wall Street e Londra, poi imposta per legge a tutto il mondo da Bill Clinton. «Prima sono stati messi nei guai gli Stati, e adesso si scopre che gli Stati non è possibile distruggerli definitivamente perché ci saranno rivolte popolari: sono già in corso, siamo nel pieno di una grande crisi politica dell’Europa. E quindi quegli inetti comiciano a correre ai ripari tagliando le unghie ai piccoli risparmiatori, quelli che non possono sfuggire».
Tutto questo, spiega Paul Krugman, è il prodotto di una gigantesca liberalizzazione dei capitali, che si sono aggirati per il mondo senza controllo, riversandosi sui singoli Stati in tali quantità da modificare le abitudini di consumo e di spesa. A partire dalla Grecia, è stato fatto ovunque: «Li si è inondati di denaro per fare in modo che la gente pensasse di poter spendere all’infinito, con le carte di credito. Una rapina generalizzata. E poi, quando i conti andavano in rosso, questi capitali uscivano». Così sono state create le crisi. Una serie impressionante, che Krugman ricorda: Messico, Brasile, Argentina e Cile già nel 1982, Svezia e Finlandia nel ’91, Messico di nuovo nel ’95, poi Thailandia, Malaysia, Indonesia, Corea, Russia. «Fino a un certo punto si è pensato che si trattasse di crisi che colpivano solo i più piccoli, i paesi più indifesi. E improvvisamente scopriamo, negli ultimi tre anni, che la crisi ha invaso tutta l’Europa: la Grecia è piccola ma l’Italia e la Spagna non lo sono. E poi il Portogallo, l’Irlanda, la stessa Francia».
Di questi capitali, aggiunge Giulietto Chiesa, gli unici ad avere il controllo sono le grandi banche d’investimento: si impone un cambio radicale delle regole, ma non ce n’è traccia. Con misure aberranti come il Fiscal Compact, appena introdotto, in Europa «si continua a insistere sulla politica precedente, senza rendersi conto che è il momento di cambiare». Esempio: tassare le transazioni finanziarie. «Serve una Tobin Tax seria: non quella che hanno fatto in Italia, che fa ridere perché controlla sì e no un millesimo dei capitali in movimento». Poi: bisogna «mettere fuorilegge i derivati: immediatamente, il più presto possibile». A monte: serve l’abolizione del Trattato di Maastricht, il pilastro su cui poggia l’Eurozona. Proprio Maastricht, ricorda Chiesa, «costringe gli Stati europei a fare ricorso ai mercati per finanziarsi». Follia. E’ ora di «cambiare le regole di funzionamento della Bce: la Banca Centrale Europea non può più finanziare le banche come ha fatto finora, deve dare agli Stati la possibilità di auto-finanziarsi». Di questo passo, gli “inetti manigoldi” sfasceranno quel che resta dell’Europa. Fingono di non accorgene? «Bisogna costringerli a rendersene conto», perché a questo punto «i popoli europei devono decidere: se vogliono questa Europa guidata da questi inetti, che collassa, o se vogliono un’Europa che non sia governata solo dalle regole delle banche».

fonte libre.giulietto chiesa
 

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Soros: "Gli stati europei hanno perso 3000 miliardi di Euro di Signoraggio"!

Inviato il 13/4/2012, 14:58 0
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Per il noto finanziere, politico e filosofo Ungherese naturalizzato USA, la crisi dell’euro sta volgendo al peggio. Le operazioni di rifinanziamento a lungo termine della BCE (LTRO) hanno solo temporaneamente bloccato un’incipiente crisi del credito, ma i problemi restano sul tappeto. Il divario tra paesi creditori e debitori continua ad allargarsi, e la crisi, secondo Soros, sta entrando nella fase letale.

Perché? Grazie alle operazioni LTRO di Mario Draghi, le banche spagnole e italiane si sono impegnate in un arbitraggio molto redditizio e a basso rischio, prendendo a prestito all’1% dalla BCE per poi acquistare i titoli sovrani del proprio paese, a rendimenti più elevati.

D’altra parte, il trattamento preferenziale riservato alla BCE sulle obbligazioni Greche in suo possesso, ha scoraggiato gli altri investitori dal detenere debito sovrano.

Se continua così per qualche anno ancora, dice Soros, diventa possibile un crollo della zona euro, che lascerebbe le banche centrali dei paesi creditori con grandi crediti insoluti difficili da far valere, nei confronti delle banche centrali dei paesi debitori. Soros continua:



La Bundesbank ha visto il pericolo. E ora sta facendo una campagna contro l’espansione indefinita della massa monetaria, e ha iniziato a prendere provvedimenti per limitare le perdite che subirebbe in un crollo. Questo sta creando una profezia autoavverante: una volta che la Bundesbank inizia a stare in guardia contro un crollo, tutti dovranno fare lo stesso. I mercati stanno cominciando a riflettere questo comportamento.


La Bundesbank sta anche stringendo il credito a casa propria. Questa sarebbe la giusta politica se la Germania fosse un paese indipendente, ma i membri fortemente indebitati della zona euro hanno fortemente bisogno del rafforzamento della domanda della Germania per evitare la recessione. Senza questo, il patto fiscale della zona euro, approvato lo scorso dicembre, non può assolutamente funzionare. I paesi fortemente indebitati o non riusciranno ad attuare le misure necessarie o, se lo faranno, non riusciranno a raggiungere i propri obiettivi a causa del crollo della domanda. In entrambi i casi, i rapporti di debito saliranno, e il divario di competitività con la Germania si allargherà…. La trappola della deflazione da debito minaccia di distruggere un’unione politica ancora incompleta. L’unico modo per sfuggire alla trappola è quello di riconoscere che le attuali politiche sono controproducenti e operare un cambiamento.



Ecco alcune linee guida proposte da Soros:



In primo luogo, le norme che disciplinano la zona euro hanno fallito e hanno bisogno di una revisione radicale. Difendere uno status quo che è impraticabile non fa che peggiorare le cose.



In secondo luogo, la situazione attuale è fortemente anomala, e richiede delle misure eccezionali per ritornare alla normalità.



Infine, le nuove regole devono tener conto della stabilità dei mercati finanziari.

Sul primo punto, Soros si riferisce ad alcuni difetti evidenti del patto fiscale, che dovranno essere modificati:



Il patto dovrebbe considerare anche i debiti commerciali e finanziari e nel bilancio pubblico si dovrebbe distinguere tra investimenti che pagano e spesa corrente. Per evitare truffe, quello che si qualifica come investimento dovrebbe essere soggetto ad approvazione da parte di un’autorità Europea. Una Banca Europea allargata per gli investimenti potrebbe quindi cofinanziare gli investimenti.



Sul secondo punto, Soros reputa necessarie, per tornare alla normalità, alcune nuove misure straordinarie:



Le regole di bilancio dell’UE impongono agli Stati membri di ridurre il loro debito pubblico ogni anno di un ventesimo della somma che supera il 60 per cento del prodotto interno lordo. Propongo che gli Stati membri congiuntamente premino l’acquisizione di tale obbligo. Essi hanno trasferito alla BCE i propri diritti di signoraggio, per un valore che, secondo Willem Buiter di Citibank e la Huw Pill di Goldman Sachs, ammonta a circa 2000-3000 miliardi di euro. La BCE potrebbe utilizzare una società veicolo (Special Purpose Vehicle), proprietaria di tali diritti di signoraggio, per finanziare il costo dell’acquisto delle obbligazioni, senza violare l’articolo 123 del Trattato di Lisbona.

Se un paese invece viola il patto fiscale, sarebbe obbligato a pagare gli interessi su tutto o parte del debito di proprietà della SPV. Questo sarebbe sicuramente riuscirebbe a imporre la difficile disciplina fiscale.

...Inoltre, per ridurre il divario di competitività, tutti i paesi membri dovrebbero essere in grado di rifinanziare il debito esistente allo stesso tasso di interesse. Ma questo richiederebbe una maggiore integrazione fiscale. Dovrebbe essere introdotta gradualmente.

Soros è ben consapevole che la Bundesbank non accetterà mai queste proposte, ma il futuro dell’Europa, afferma, è una questione politica, quindi va al di là delle competenze della bundesbank
 

mototopo

Forumer storico
il pezzo di cui sopra.lo trovate pubblicato nella rubrica di investire oggi in data 12 aprile 2012. nella sezione economia(VISTI DALL'ESTERO)
 

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