un,dos,tres,un pasito bailante by mototopo (2 lettori)

mototopo

Forumer storico
c'e' una sulla sette con gli occhiali,capello rosso che cerca di emettere suoni.ma nn riesce a capire cio' che dice
 

mototopo

Forumer storico
MONTEPASCHI UNA STORIA ITALIANA

Nessun commento:


Ti è stato inviato tramite Google Reader

MONTEPASCHI UNA STORIA ITALIANA

z


La capitalizzazione di MPS è di 2,15 miliardi. Il 34% di tale cifra è pari a 730 milioni di euro. Questo è l'ammontare dei titoli MPS dati in garanzia a un pool di banche a fronte di un finanziamento di 400 milioni di euro che è stato concesso ALLA FONDAZIONE MONTEPASCHI.
La clausola parla chiaro, quando le garanzie non saranno sufficienti, le banche escuteranno la garanzia (e decideranno se tenerla o immetterla sul mercato.
Il mercato sembra non considerare i 4 miliardi che il governo italiano ha prestato al MPS. Profumo sente odore di mierda....Lo spread continua a salire facendo perdere valore ai BTP in portafoglio. Le cause legali aumentano per non parlare di incagli e sofferenze destinate ad esplodere...
E' SUFFICIENTE CHE NELLE PROSSIME SETTIMANE LA CAPITALIZZAZIONE DEL MONTEPASCHI SCENDA A 1,2 MILIARDI CHE LA GARANZIA NON COPRIRA' IL DEBITO...
L'ALLARME ROSSO SCATTERA' SE IL TITOLO MPS DOVESSE SCENDERE A 0,12 .
a quel punto le banche dovrebbero vendere titoli Mps sul mercato (ma risulterebbe impossibile vendere il 34% della banca senza farla crollare a valori simili a zero. Il FALLIMENTO SAREBBE INEVITABILE E IL NUOVO GOVERNO SARA' OBBLIGATO A UNA NAZIONALIZZAZIONE (credo che il titolo verrà sostenuto fino all'insediamento di un governo o di qualcosa di simile, che possa prendere le necessarie misure alla crisi della terza banca italiana).
Con Grillo in parlamento credo che la nazionalizzazione potrebbe arrivare con:
1) AZZERAMENTO DEL VALORE DELLE AZIONI (azzeramento valore della fondazione) CON PERDITA TOTALE PER TUTTI GLI AZIONISTI
2) AZZERAMENTO DEL VALORE DI TUTTE LE OBBLIGAZIONI MONTEPASCHI SUBORDINATE CON PERDITE IMPORTANTI PER TANTI VECCHI ITALIOTI CHE LE HANNO NEL PORTAFOGLIO
3) RISTRUTTURAZIONE DELLE OBBLIGAZIONI SENIOR MONTEPASCHI DELLA BANCA CON PERDITE SIGNIFICATIVE DA PARTE DEI POSSESSORI DI DEBITO MPS.
4) POSSIBILE PERDITA DA PARTE DEI CORRENTISI (IPOTESI CON PROBABILITA' PARI AL 20%) SE DETENTORI DI IMPORTI SUPERIORI AI 100.000 EURO SUL CONTO CORRENTE.
 

mototopo

Forumer storico
marenostrum.gif

da: NUNTIUN NOVITATUM, 25.11.2012​
Misteri svelati dell’alta rendita
a cura di Marco Saba *
( Authorization number VFF. 3012-EC/ 16.12.2012 )
Original document written in Italian
on25/11/2012 ( last revision )

Basilea: la Spectre del sistema bancario ?
Il professor Carroll Quigley, il fu docente di storia, scienze politiche e geopolitica a Princeton, Harvard e Georgetown, così descrisse la Banca dei Regolamenti Internazionali (BRI o BIS, Bank for International Settlements) di Basilea, nel suo libro Tragedy and Hope, uscito nel 1966 da McMillan:
“(Dopo la prima guerra mondiale) i poteri del capitalismo finanziario avevano un altro obiettivo remoto, di creare nientemeno che un sistema mondiale di controllo finanziario concentrato in mani private, in grado di dominare il sistema politico di ciascun paese e l’economia mondiale. Questo sistema doveva essere controllato con criteri feudali dalle banche centrali del mondo, che agivano di concerto grazie ad accordi segreti ai quali pervenivano nel corso di frequenti incontri e conferenze private. Il vertice del sistema doveva essere la Banca per i Regolamenti Internazionali di Basilea, in Svizzera, una banca privata di proprietà e sotto il controllo di banche centrali mondiali, esse stesse società private di capitali (corporations).

[ ... ] La BIS., in quanto istituzione privata, era proprietà di sette direttori di altrettante banche centrali e operava attraverso di loro che ne formavano allo stesso tempo il gruppo direttivo [ ... ]. Essi si accordavano su tutti i maggiori problemi finanziari del mondo, come pure su molti problemi economici e politici, specie in riferimento a prestiti, pagamenti e al futuro economico delle aree più importanti del globo… ”.


Come prolungare la crisi

La BIS è generalmente considerata il vertice della struttura del capitalismo finanziario, il sancta sanctorum dove i banchieri decidono le regole che deve seguire il sistema bancario. E’ in quella sede che, con le regole di Basilea 3, si sono creati i presupposti teorici di una crisi che durerà fino al 2019. Infatti, innalzando il livello delle riserve obbligatorie delle banche dal 2% al 10,5%, da qui al 2019, assisteremo ad una perdita di PIL del 2% annuo ed all’avvitamento della crisi senza apparente rimedio Le previsioni ci dicono che nel 2012 l’Italia ha già perso il 2,4 % del PIL.
L’innalzamento dei coefficienti di riserva crea i presupposti teorici per una strozzatura del credito di quattro quinti. Da 100 a 20, nell’aggregato.
Se prima con depositi pari a 10,5 euro si potevano creare 525 euro, o sostenere posizioni passive equivalenti, con Basilea 3con 10,5 euro le banche possono sostenere posizioni passive per soli 100 euro, 425 euro in meno.
Per mantenere le aperture di credito esistenti immutate, occorre aumentare la riserva in termini assoluti quintuplicandola per ogni istituto.
Se questo non avviene, occorre diminuire corrispondentemente le linee di credito dell’80% col blocco progressivo della liquidità del SEBC.
Ma le due cose possono anche avvenire in parallelo, rallentando la velocità della diminuizione del credito corrente, da qui al 2018. Tagliare l’80% del credito in una economia già in recessione è come dare il colpo di grazia al moribondo. Gli Stati Uniti hanno appena comunicato che non aderiranno a “Basilea 3″.
Il sistema bancario applica periodicamente queste ricette malefiche – quasi una specie di anno sabbatico al contrario – proprio per provocare una ecatombe di fallimenti ed escutere dalla collettività le garanzie in beni reali all’epoca messe a disposizione per ottenere il credito. Se si pensa che il credito bancario è semplicemente il monopolio di creare denaro contabile e che creare moneta è un diritto del popolo sovrano, diventa evidente che abbiamo dato le chiavi della ghigliottina al nostro boia.

Una misura anticiclica necessaria
Quindi, per dare indicazioni concrete, occorre sostituire ed ampliare quell’80% di credito che mancherà nei prossimi anni con qualche alternativa, sempre che la situazione non si deteriori al punto che si decida di nazionalizzare tutte le banche.
Quello che possono fare i singoli governi – senza uscire né da Euro né da Europa – è di emettere moneta di stato a circuito nazionale per esempio tramite biglietti di stato a corso legale. Questi biglietti – come le United States note emesse da Kennedy, non comportano aumento del debito né violazione dei parametri del patto di stabilità. Occorre però un gran coraggio politico per prendere questa decisione perché l’ultimo che emise biglietti di stato in Italia – 450 miliardi di lire tra gli anni 60 e 70 del secolo scorso – fu Aldo Moro, poi rapito ed ucciso dalle Brigate Rosse…e – ma sarà solo un caso – il terrorismo in Italia è scomparso con la firma del trattato di Maastricht.
Quindi Aldo Moro aveva trovato la chiave per mantenere allo Stasto il guadagno da signoraggio sulla cartamoneta da 500 lire (900 milioni di biglietti emessi). In Italia, con l’introduzione dell’Euro, questo potere sovrano è stato usurpato da una società commerciale privata, la Banca Centrale Europea (già: Istituto Monetario Europeo).
Allo stato rimane solo il signoraggio sulle monetine, ma definiamo meglio il termine signoraggio.


Rendita monetaria effettiva o signoraggio

La definizione di signoraggio, secondo l’Académie Française: “se dit du droit que prenait un souverain sur la fabrication des monnaies”(Dizionario della lingua francese, 1935).
Ovvero: “del diritto che prendeva un sovrano sulla fabbricazione delle monete”.
In pratica, dedotte le spese di coniazione, o monetaggio, la differenza tra il valore nominale della moneta ed il suo valore intrinseco (metallico) di mercato.
Con la creazione di strumenti monetari sempre meno intrinsecamente costosi, come cartamoneta o scritture contabili, tale valore è aumentato fino a coprire la quasi totalità del valore nominale o numerario.
Nel frattempo però sono spariti i sovrani, in senso storico, cioè gli imperatori, i re, gli zar, etc. Nel sistema statuale occidentale attuale la sovranità si intende attribuita al popolo, ma il diritto di signoraggio rimane allocato ad entità, di fatto sotto controllo privato, denominate “banche centrali” o “banche commerciali” (nel caso della moneta creditizia).
Con la crisi del 2008-2009, specialmente in Italia e negli Stati Uniti, è nato un vasto movimento su internet che rivendica la sovranità popolare o statale/governativa sul diritto di signoraggio.
Questo movimento rivendica la redistribuzione del signoraggio direttamente ai detentori di sovranità e, nel caso del popolo, attraverso un reddito universale di cittadinanza. Alcune comunità esercitano direttamente il diritto di signoraggio emettendo monete locali o complementari a corso libero, come nel caso del WIR in Svizzera o dello WE in Italia.
Per chi rimane scettico, rimandiamo alla Comunicazione ufficiale della Commissione europea alle istituzioni dell’UE e al Rappresentante generale UE Javier Solana, il 5 gennaio 2007 (http://register.consilium.europa.eu/pdf/it/07/st05/st05068.it07.pdf) che non sembra mettere minimamente in discussione né l’esistenza né la definizione esatta di “signoraggio” laddove, al paragrafo sulla rendita monetaria da banconote e moneta metallica, viene specificato al punto 3.5:

Reddito monetario proveniente da banconote e monete in euro
Il contante in circolazione costituisce una fonte di reddito (denominato in generale reddito monetario o signoraggio) per l’ente di emissione. Nel caso delle banconote in euro, questo reddito viene messo in comune e successivamente ripartito tra le banche centrali nazionali dell’area dell’euro secondo uno schema specifico basato sul PIL e sulla popolazione di ciascun paese. La situazione cambia per quanto riguarda le monete in euro, in quanto il reddito (che corrisponde grosso modo al valore nominale della moneta meno i costi di produzione e messa in circolazione) è percepito dal paese che emette la moneta. Questo approccio dovrebbe essere altrettanto soddisfacente, purché non vi siano flussi migratori “netti” di monete in euro tra Stati membri (ad esempio afflussi sistematici in taluni paesi o deflussi sistematici da altri), nel qual caso occorrerebbe prevedere determinati aggiustamenti (specifici o generali) al sistemaattuale.


Occorre notare che ad oggi non abbiamo dati certi sulla quantità di euro circolante poiché la BCE rifiuta di comunicare quanti euro virtuali sono stati creati nel SEBC attraverso l’apertura di linee di credito. [1]

Europa: democrazia o democrazismo ?

Il controllo totalitario del sistema Europa attraverso la BCE è talmente stretto che, ancorché gli stati conservano il risibile signoraggio delle sole monete metalliche, la quantità annuale di monete da coniare, stato per stato, viene comunque stabilita dalla BCE.
E si tratta ancora una volta di criteri completamente aleatori, apparentemente slegati da ogni logica, come ha scoperto la ricercatrice Nicoletta Forcheri [2].
Altrimenti uno stato potrtebbe coniare tutta la moneta di cui ha bisogno senza necessità di debito pubblico e di mantenere i banchieri/redditieri internazionali sedicenti “mercato”.
Infatti attualmente i titoli del debito pubblico sono acquistati direttamente da banche che creano denaro dal nulla tramite false scritture contabili. Ma il dolore di questa usura lo paga la collettività e la produzione italiana: 80 miliardi all’anno oltre al rinnovo dei titoli scaduti realizzando così, per soprammercato, il reato di anatocismo.

* Marco Saba, già membro dell’osservatorio sulla criminalità Organizzata a Ginevra, è il responsabile della ricerca al Centro Studi Monetari in Italia e membro dell’Advisory Board di MONETATIVE, in Germania.
Indirizzo email per contattare l’autore: info(AT)studimonetari.org

Note:
1) Vedi: ECB refuses to give data on EURO credit lines – Marco Saba, 3 maggio 2011
http://leconomistamascherato.blogspot.it/2011/05/ecb-refuses-to-give-data-on-euro-credit.html
2) Vedi: Pochi spiccioli all’Italia - di Nicoletta Forcheri, 23 ottobre 2012
http://www.stampalibera.com/?p=54641
check-big.png
25
check-big.png
1
check-big.png
0
check-big.png
31


postcategoryicon.png
Pubblicato in DOMINIO E POTERE











 

mototopo

Forumer storico
Guarino: “Fiscal Compat è nullo, il governo lo certifichi”
postdateicon.png
4 marzo 2013 |
postauthoricon.png
Autore Redazione | Stampa articolo



Pubblichiamo questa notizia dell’11 dicembre 2012, per ribadire il concetto.
Di Marco Valerio Lo Prete – Fonte: http://www.ilfoglio.it/soloqui/16128#.UTTzKAiKNy4.facebook
Dopo Monti la priorità è quella di archiviare un trattato illegale che strangola l’economia, dice l’ex ministro


Schermata%202012-12-11%20a%2011_43_49.png
Esistono ragioni politiche, economiche e culturali per rifiutare la dottrina dell’austerity che si è imposta in Europa, ma prim’ancora c’è una motivazione giuridica che dovrebbe obbligare il governo italiano – questo in carica e soprattutto quello che gli succederà – a liberarsi dagli attuali vincoli che gravano sulla politica di bilancio. A meno di non voler continuare ad “attentare alla Costituzione dell’Unione europea”. La tesi è di Giuseppe Guarino, giurista classe 1922, uno dei primi professori ordinari di Diritto pubblico alla Sapienza di Roma, che all’Università di Sassari ebbe come assistente Francesco Cossiga, poi a Roma esaminò Giorgio Napolitano, attuale presidente della Repubblica, e Mario Draghi, presidente della Banca centrale europea. Guarino è stato inoltre amministratore e sindaco di società e istituzioni pubbliche, deputato con la Democrazia cristiana nella decima legislatura (1987-1992), quindi ministro delle Finanze nel quinto governo Fanfani (1987) e infine dell’Industria nel governo Amato tra 1992 e 1993. “Oggi però il mio atteggiamento è quello del medico”, esordisce in questa conversazione con il Foglio. E lo ripete spesso: “Sono come un medico, e mi limito a esporre la diagnosi, non voglio consigliare ricette. Il problema è che in troppi, anche tra i miei amici e colleghi, nemmeno mi contraddicono. L’atteggiamento è quello dei pazienti che non vogliono sentirsi dire la verità dal loro dottore”.
Leggi il resto di questo articolo »
check-big.png
17
check-big.png
2
check-big.png
0
check-big.png
18



postcategoryicon.png
Pubblicato in DOMINIO E POTERE |
postcommentsicon.png
1 Commento »











 

mototopo

Forumer storico
Ungheria vuole nazionalizzare la Banca centrale
postdateicon.png
4 marzo 2013 |
postauthoricon.png
Autore Redazione | Stampa articolo
Di Federico Campoli – Fonte: http://www.ilgiornaleditalia.org/news/esteri/845360/-Ungheria–Banca-centrale-verso.html - 3/3/2013
Viktor Orban ha nominato Győrgy Matolcsy come Governatore della Mnb


resizer.jsp


La scelta del premier di centrodestra magiaro scatena l’ira della stampa internazionale e dell’Unione europea. “La Repubblica” lancia un violento attacco e Bruxelles comincia ad agitare lo spettro dei mercati

L’Ungheria non piace all’Europa. E il sentimento sembra essere reciproco. Il premier Viktor Orban pensa più al proprio popolo, piuttosto che ai vertici dell’Unione europea. E questo non piace a Bruxelles. L’ultima eclatante e, secondo alcuni, “oltraggiosa” mossa attuata dall’amministrazione del leader del partito di centrodestra, Fidesz, è stata quella di nominare un nuovo Governatore per la Banca Centrale Ungherese (Mnb). Il suo nome è Győrgy Matolcsy, Ministro dell’Economia. E’ Orban stesso ad annunciare la nomina, tramite i microfoni di Kossuth Radio. Il Wall Street Journal aveva già ipotizzato da tempo che potesse avvenire questo stravolgimento all’interno dell’Ue, tanto che aveva intervistato Matolcsy sulle sue intenzioni.“La Banca centrale e il Governo dovrebbero cooperare tra loro” aveva risposto ad una delle tante domande l’ex Ministro dell’Economia.
Ovviamente, la scelta ha fatto adirare la stampa europea. “La Repubblica” definisce il gesto del premier magiaro come “una gravissima sfida ai princìpi del mondo libero e delle istituzioni economiche e finanziarie, dalla Banca Centrale europea al Fondo Monetario Internazionale”. C’era da aspettarselo. Nessuno in Europa vede di buon occhio i tentativi di nazionalizzazione bancaria, che Orban da tempo sta tentando di mettere in atto. E tutti hanno già cominciato a scalciare, strepitare e battere i piedi per terra. Ma, fino a prova contraria, l’Ungheria è uno Stato sovrano e il suo Governo è stato eletto liberamente e democraticamente dal popolo, che ad oggi ancora si rivela dalla sua parte. Tra l’altro, anche il Giappone sta attuando le stesse politiche del premier magiaro. Sempre secondo “La Repubblica”, Matolcsy prende il posto di Andras Simor, banchiere apprezzato da personaggi come Mario Draghi e dal Governatore della americana Fed, Bernanke, oltre che da vari capi di Stato, come Angela Merkel ed Obama. Insomma, un uomo di cui i nostri paesi si dovrebbero vantare. Ma ad Orban questo non interessa. D’altronde c’è un limite al volere della Germania, degli Usa o della troika. E il premier magiaro non è neanche molto incline a rispettare le direttive europee, dato che da quando si è insediato sia la stampa internazionale, sia il mondo delle istituzioni occidentali, non hanno fatto altro che dargli addosso.
Insomma, l’inserimento di Matolcsy ha acquisito un sapore di nazionalizzazione che non piace a Bruxelles. Ma il nuovo governatore della Magyar Nemetzi Bank ha già dato dimostrazione di essere la persona giusta per questo compito. Sempre nell’intervista rilasciata al Wall Street Journal, alla domanda sulle politiche finanziarie europee, ha dichiarato che è un errore iniettare denaro nel sistema bancario a basso costo dalla Bce, a meno che non ci sia un fine specifico. Praticamente, si tratterebbe indirizzare i finanziamenti su obiettivi ben determinati. Insomma, quello che hanno detto anche alcuni personaggi, tra cui il sindaco di Firenze, Matteo Renzi, qui da noi, in Italia. Attuare una sorta di “spending review”, ovvero ridistribuire i fondi europei con una maggiore specificità. Ma a questo “La Repubblica” non ha fatto caso. Per qualche strana ragione, non si è fatto caso a quando Mario Monti “consigliò” i nomi di Luigi Gubitosi e Anna Maria Tarantola per la dirigenza della Rai. Ma quando si parla di Ungheria si devono seguire le direttive europee. E su chi le sfida il colpo di martello deve cadere con maggiore violenza.

Federico Campoli

check-big.png
19
check-big.png
0
check-big.png
0
check-big.png
21



postcategoryicon.png
Pubblicato in DOMINIO
 

mototopo

Forumer storico
Ti è stato inviato tramite Google Reader

Cina ha le risorse per comprare l'oro mondiale. Due volte

lingotto.jpg



Le riserve in valuta estera della Cina - cresciute di oltre il 700% negli ultimi nove anni - sarebbero sufficienti a rilevare tutto l'oro conservato nei caveau della banche centrali mondiali. Due volte.


I dollari che arrivano in Cina vengono venduti alle banche, che a loro volta li rigirano alle banche centrali, gonfiando a dismisura le dimensioni delle riserve in biglietti verdi. Tale sistema e' alimentato dagli scambi commerciali, con la Cina che supera anche la Germania in fatto di esportazioni. Nel 2009 Pechino e' diventato il primo paese esportatore al mondo.


Il valore delle riserve hanno superato di gran lunga quello di tutte le riserve auree, salendo a 3 mila e 300 miliardi di dollari alla fine del 2012.


Nello stesso arco di tempo, ovvero dal 2004 al 28 febbraio, il prezzo del metallo prezioso e' aumentato del 263% secondo i dati del Fondo Monetario Internazionale ripresi da Bloomberg.


In confronto, le riserve cinesi sono balzate di ben il 721%, mentre quelle di Brasile, Russia e India salivano, nel loro complesso, del 400% a mille e 100 miliardi di dollari.


"Le immense riserve cinesi in valuta straniera sono un bene nei giorni in cui tutto va storto, ma sono invece una maledizione nei giorni in cui tutto va a gonfie vele", ha spiegato a BloombergJoy Yang, economista numero uno perla Cina di Mirae Asset Financial Group.


L'ex economista del FMI spiega che la portata delle riserve significa anche che il governo non può apportare grandi modifiche ai beni posseduti e scambiati sul mercato. Due terzi degli asset sono denominati in dollari e un quarto in euro.


Per approfondimenti visita: http://www.wall...










Inviato da iPad

Pubblicato daMaurizio Barbero *****************Invia tramite emailPostalo sul blogCondividi su TwitterCondividi su Facebook




Reazioni:

Le ultime proposte di Grillo: referendum sull'euro e rinegoziazione del debito

Nessun commento:


Ti è stato inviato tramite Google Reader
 

mototopo

Forumer storico
Ti è stato inviato tramite Google Reader

Le ultime proposte di Grillo: referendum sull'euro e rinegoziazione del debito

Referendum sull'euro e rinegoziazione del debito. "Grillo spaventa gli investitori"


Mentre l'Italia sta fallendo, lavoro assente, aziende che chiudono i battenti BANCHE CHE NON EROGANO MUTUI, POTETE LEGGERE ANDANDO QUI




Grillo salta sul tavolo dell'Eurogruppo.
Il programma economico del leader a 5 stelle sta concentrando l'attenzione dell'Europa sullo stallo politico italiano.
E se, dopo il pareggio uscito dalle urne, i mercati hanno già fatto sentire il loro peso, con tanto di rialzo dello spread, le ultime proposte di Grillo (referendum sull'euro e rinegoziazione del debito) non hanno certo contribuito a rasserenare il clima..
Secondo Michael Hewson, analista di CMC Markets, la possibilità che le spinte populiste possano prevalere spaventa anche gli investitori internazionali
L'analista di CMC Markets inoltre ha detto che la situazione italiana non sarà solo un argomento a margine dell'Eurogruppo, ma sarà l'argomento principe, scalzando gli sviluppi sul piano di salvataggio di Cipro.
Pur dicendosi un "europeo convinto", Grillo ha proposto un referendum (online) sull'euro. "Se fossi premier - ha aggiunto - farei ricomprare all'Italia i suoi titoli di Stato da Paesi come Francia e Germania e contratterei nuovamente il tasso d'interesse". Il comico genovese ha anche ipotizzato una rinegoziazione del debito: "Quando gli interessi arrivano a 100 miliardi di euro all'anno, siamo morti. source
Non c'è alternativa". Quel "se fossi premier", che fino a pochi mesi fa sembra essere poco più di un esercizio di fantasia, è diventata un'ipotesi concreta.

Lo stallo politico apre a qualsiasi soluzione e un ritorno alle urne potrebbe decretare un solo trionfatore: il Movimento 5 Stelle. Uno scenario che preoccupa i leader europei.

E non solo. Secondo CMC, la possibilità che le spinte populiste possano prevalere spaventa anche gli investitori internazionali sulle sorti della terza economia europea .
"Non si può certo dire che le proposte di Grillo saranno ben accolte dai mercati, già preoccupati dalla paralisi politica italia...


Inviato da iPad

Pubblicato daMaurizio Barbero *****************Invia tramite emailPostalo sul blogCondividi su TwitterCondividi su Facebook




Reazioni:

MPS. Fuori le telefonate

Nessun commento:
 

mototopo

Forumer storico
martedì 5 marzo 2013

Tanto denaro per nulla. La vertigine della finanza creativa



economia-di-carta.jpg
Rovistando nei materiali analitici e tra le notizie relative a questa speciale crisi economica che sta sconvolgendo le nostre società, mi è tornata alla mente una frase di Karl Marx contenuta nel secondo libro de Il Capitale: “Il processo di produzione appare soltanto come termine medio inevitabile, come male necessario per far denaro. Tutte le Nazioni a produzione capitalistica vengono colte perciò periodicamente da una vertigine, nella quale vogliono fare denaro senza la mediazione del processo di produzione”.

Un’asserzione tanto straordinariamente attuale da sembrare un commento a ciò che ci sta passando sotto gli occhi oggigiorno. Di certo essa costituisce una dimostrazione lampante dell’utilità del pensiero marxiano nella sua parte critico-interpretativa, a fronte della fallacità delle sue componenti profetico-deterministiche.

Fare denaro senza la mediazione del processo di produzione”. Ecco: non è forse quello che è accaduto, e che sta accadendo, nella parte più “attempata” del capitalismo mondiale? Certo che sì. Basta un solo esempio per suffragare questo assioma. Quante volte abbiamo sentito parlare, a proposito dell’economia finanziaria, di “economia di carta”, di quella sfera separata dall’economia reale in cui il denaro si tira fuori dal denaro stesso? Immagino tante volte. E di “cartolarizzazioni”? Un po’ meno, credo. Eppure tra le due espressioni c’è una stretta correlazione, ancorché la prima sia nata con valore dispregiativo, mentre la seconda rimandi al linguaggio tecnico-ufficiale del mondo finanziario e degli analisti economici. La correlazione consiste nel fatto che entrambe sottendono concetti affini (“Carta” nel senso di moneta, titoli, ecc.), e che la seconda ha in un certo senso riscattato la prima. Certo, il sistema delle cartolarizzazioni è solo un pezzo di quella che chiamiamo “economia di carta”, ma il richiamo ad esso è molto utile per comprendere il livello di sofisticazione raggiunto dal mercato finanziario su scala globale, e lo sdoganamento, anche sul piano lessicale, di attività speculative che, nella loro dimensione ormai ipertrofica, stanno avendo un riverbero funesto sulla vita materiale di milioni di persone. Scendiamo un po’ nel dettaglio. C’è stato un momento nella nostra storia recente in cui la “vertigine” della finanza creativa “ha colto” con particolare impeto le classi dirigenti: l’idea di fare soldi con i soldi, di trasformare i debiti in crediti, i rischi in opportunità, di imbellettare i bilanci con cespiti aleatori, sembrava essere la scoperta dell’Eldorado, la soluzione più comoda ai problemi economici del nostro tempo.

Si pensi al recente caso del Monte dei Paschi di Siena. La banca ha accumulato troppi debiti? E che problema c’è, basta un derivato e tutto si risolve. Se, come diceva Keynes, “nel lungo periodo siamo tutti morti”, Mps ha pensato bene di guardare all’oggi, ripulendo momentaneamente il bilancio e spostando in avanti le perdite, ulteriormente indebitandosi. D’altronde il tempo è denaro, o no?

Tanto forte è stata questa “vertigine” che ad un certo punto è intervenuto anche il legislatore, “regolarizzando” perfino le operazioni più ardite, al limite della truffa. Ecco allora che il sistema delle “cartolarizzazioni”, o di cessione di crediti, insieme a quello dei “derivati”, degli swap, diventa una roba gigantesca. In Italia, prima che intervenisse il D.lgs. n.130/1999, non era consentito, ad esempio, emettere titoli obbligazionari senza garanzia, generando credito da altro credito, tranne che “per particolari ragioni che interessano l’economia nazionale” (Art. 2410 Cod. Civ.). Poi, con le nuove norme, tutto è cambiato e, caduti gli argini, il fiume è straripato.

La girandola, semplificando, è diventata insomma questa: c’è Tizio (Supponiamo che sia una banca) che vanta un credito di 100 nei confronti di Caio (Ad esempio un mutuatario). Tizio cede il credito a Sempronio (Una società – veicolo SPV), che gli corrisponde l’importo equivalente più l’aggio. Sempronio emette titoli per un valore equivalente al credito avuto in cessione. I titoli sono sottoscritti da Mevio (Investitore, pubblico o privato). In pratica sulla promessa di Caio di pagare le rate del suo mutuo si mette in piedi un meccanismo di moltiplicazione di ricchezza. Un meccanismo poggiato sul nulla, insomma.

Ma chi garantisce Mevio per i titoli sottoscritti? Forse Tizio? No. Allora Sempronio? Nemmeno. La garanzia è data soltanto dal flusso finanziario derivante dai pagamenti di Caio. E se Caio non paga? Beh, in questo caso il titolo diventa un “titolo-spazzatura” (Junk bond), che non potrà più essere rimborsato. Su grande scala una situazione di questo tipo si chiama crack, o default se piace di più. È quello che ha riguardato, ad esempio, centinaia di banche americane dal 2008 ad oggi, con gli effetti a catena sull’economia globale che ben conosciamo; è quello che hanno all’opposto evitato centinaia di banche europee grazie all’iniezione di liquidità effettuata quasi a gratis dalla Bce tra il 2011 ed il 2012.

Prima che il castello di sabbia si sgretoli qualcuno (banche, società–veicolo), però, ci guadagna, ci guadagna molto, a scapito della stabilità dell’edificio finanziario di un paese, o di un continente, di più continenti.

È stato calcolato che solo le banche dell’area Ue, nel periodo che va dal 2000 al 2008, hanno effettuato un volume di cartolarizzazioni pari a circa 4mila miliardi di Euro. Una bolla gigantesca il cui scoppio, per i rischi connessi alla solvibilità dei debitori ceduti, potrebbe mandare in frantumi l’economia del vecchio continente. Ma tant’è: l’imperativo è sempre quello di fare soldi con i soldi, ad ogni costo, con ogni mezzo, anche a costo di scommettere, come nel caso dei derivati, sulla morte civile di un paese.

Tutto ciò mentre l’economia reale, quella relativa alla produzione di beni e servizi, annaspa, va in crisi, ed i cittadini europei sono costretti a fare i conti con disagi e privazioni, precarietà e disoccupazione. Evidentemente c’è qualcosa che non va. C’è una correlazione tra la crescita esponenziale del volume delle transazioni finanziarie e la sofferenza dell’economia reale nei principali paesi d’Europa? Evidentemente sì. Essa consiste nel fatto che una parte rilevante del quantitativo di moneta circolante, già ridottosi per effetto della recessione, anziché dirigersi verso gli investimenti nei settori produttivi dell’economia segue ormai la via della speculazione fine a se stessa. E, come tutti sanno, la speculazione non si fregia di nessuna utilità sociale, essendo la sua missione quella di tirare profitti dalla compravendita di titoli finanziari, per il solo, e rapido, arricchimento di chi ne è artefice, degli scommettitori professionali, per intenderci.

Si torna, ordunque, alla constatazione marxiana che ho riportato in apertura dell’articolo. Se dal denaro, anche da quello virtuale, si può tirare fuori altro denaro, direttamente, velocemente, senza “la mediazione del processo di produzione”, perché attardarsi nell’impresa faticosa del produrre per guadagnare? Sarà stata, questa, anche la valutazione di tanti capitani d’impresa, che, negli ultimi anni, hanno pensato bene di investire i loro capitali in attività finanziarie anziché reimmetterli nel ciclo produttivo.

Si può mettere un limite alla speculazione finanziaria? Si deve. Come? Tassando innanzitutto le transazioni, separando nettamente le banche d’investimento da quelle commerciali, vietando l’emissione di titoli senza copertura finanziaria certa e garantita, introducendo regole ed elementi di trasparenza nel sottobosco dei mercati paralleli e secondari, in quell’universo chiamato “finanza-ombra” che in Europa fa il 28% dell’intero volume delle intermediazioni finanziarie.

La finanziarizzazione dell’economia assomiglia sempre più ad una malattia autoimmune: il capitale, anziché servire l’economia reale, si dirige contro di essa, distruggendola. Non intervenire significherebbe condannare le nostre società alla catastrofe.​

Fonte: Tanto denaro per nulla. La vertigine della finanza creativa | Economia e Politica
Condividi l'articolo:

Invia tramite emailPostalo sul blogCondividi su TwitterCondividi su Facebook






 

mototopo

Forumer storico
lunedì 4 marzo 2013

Bertone, l'amico di Grillo, vuole un Governo Globale della finanza






Dopo lettura dell'ultimo post, alcuni di voi forse si saranno chiesti se anche Tarcisio Bertone volesse per caso un Nuovo Ordine Mondiale. Qui avete la risposta. Tarcisio Bertone, il potente uomo del Vaticano preferito dalla societa di neuromarketing Beppe Grillo-Casaleggio Associati, vuole un Governo Globale della Finanza. Le sue mire non sono certo modeste!​

Per capire quanto la crisi attuale sia stata fabbricata per arrivare ad un Nuovo Ordine Mondiale Vaticano-Gesuitico è importante analizzare le "battute" del nostro Segretario di Stato Vaticano.​

In un articolo dal titolo eloquente “Bertone: governo globale della finanza“ tratto da “La Stampa” del 26/06/2010, a firma di Marco Tosatti leggiamo molto esplicitamente che:​







“Il cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato vaticano, fa appello ad un "governo" sovranazionale della finanza, in occasione di una 'lectio' sull'enciclica del Papa 'Caritas in veritate', e prende a riprova del suo ragionamento la speculazione sui titoli di Stato dei paesi europei contrassegnati da un alto debito pubblico.​

"L'assenza di regole e specialmente di controlli, di trasparenza e di legalità, che la crisi finanziaria ha posto in luce, è nata non solo dall'incuria e talvolta da complicità politiche, ma anche dall'asimmetria tra la crescita di un'economia globale e la mancanza di istituzioni di vigilanza,di regolamentazione", ha detto il porporato intervenendo ad un convegno presso la Lumsa organizzato dal Pontificio consiglio per la Giustizia e la pace del cardinale Peter Kodwo Turkson e di mons. Mario Toso. "Risulta pertanto centrale la questione se basti una 'governance', a cui molti si appellano e che vede gli Stati trattare su un piano di parità, o se non sia anche necessario il riconoscimento di un 'government', autorità super partes che possa far rispettare quanto viene deciso e sanzionare coloro che non ottemperano alle disposizioni prese",ha detto Bertone, in riferimento all'idea di una "autorità politica mondiale" abbozzata dal Papa nella enciclica.

"Ultimamente si è posta con urgenza rispetto alla liberalizzazione del movimento dei capitali che, con le nuove tecnologie telematiche, possono essere immediatamente trasferiti da una parte all'altra del globo, sfuggendo al controllo delle autorità nazionali. Nonché con riferimento alle crisi finanziarie periodiche e globali, che creano gravi conseguenze per l'economia reale, con pesanti ricadute sui più deboli. E' il caso dell'uso sconsiderato della cosiddetta 'finanza creativa', di cui esempio recente sono stati i ben noti mutui sub-prime. Ma in questi ultimi tempi - ha sottolineato Bertone - abbiamo assistito ad un altro caso di comportamento sregolato della finanza, con la speculazione sui titoli di Stato dei paesi europei contrassegnati da un alto debito pubblico. Si tratta di questioni che ormai devono essere affrontate e risolte sul piano globale, con risposte proporzionate alla loro estensione" “​




Cari lettori, non vi è nulla di segreto, ce lo stanno dicendo in faccia da diverso tempo! Come abbiamo più volte affermato, tutto è nascosto alla luce del sole! I gesuiti e il Vaticano hanno adottato il motto:Il miglior modo di nascondere una cosa è metterla in bella mostra e condirla con un po di buonismo. La strategia è sempre la stessa: problema:crisi finanziaria reazione:richiesta di regolesoluzione:Nuovo Ordine Mondiale. Le giustificazione sono sempre le stesse: lo fanno per il nostro bene, per la povertà e per l'ingiustizia... che loro per primi hanno provocato nei secoli dei secoli.​

Nel 2007 Tarcisio Bertone aveva aperto i lavori del II Congresso mondiale degli organismi ecclesiali operanti per la giustizia e la pace: un congresso in cui si chiedeva, tanto per cambiare, un Nuovo Ordine Mondiale, ecco la notizia tratta da Zenit.org:





“ROMA, giovedì, 22 novembre 2007 (ZENIT.org).-Un nuovo ordine mondiale che elimini lo scandalo della povertà e promuova lo sviluppo di tutto l'uomo e di tutti gli uomini: nel segno di questa speranza ha preso il via giovedì, all’Hotel Ergife di Roma, il II Congresso mondiale degli organismi ecclesiali operanti per la giustizia e la pace.​


L'incontro, promosso dal Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, si propone di approfondire i nuovi scenari venutisi a creare a 40 anni dall'Enciclica di Papa Paolo VI Populorum Progressio e le sfide attuali dello sviluppo dei popoli alla luce della Dottrina sociale della Chiesa.​

Presenti all'incontro oltre 300 delegati di più di 80 Paesi dei cinque continenti, insieme a decine di Cardinali e presuli di tutto il mondo.​

In apertura dei lavori, il Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato vaticano, ha sottolineato l'attualità della Populorum Progressio, sia nella drammatica denuncia degli squilibri tra i popoli della fame e quelli dell’opulenza, sia nella precisa indicazione degli orientamenti da seguire per arrivare allo sviluppo come “nuovo nome della pace”.​

Il Segretario di Stato Vaticano ha sottolineato che “al problema dello sviluppo globale la Chiesa può dare due cose fondamentali: una visione globaledell’uomo e il comandamento dell’amore”.​




In una omelia pronunciata dal Cardinale Tarcisio Bertone, in occasione delle esequie funebri di Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari, celebrate martedì 18 marzo 2008 nella Basilica di San Paolo fuori le Mura, leggiamo (Zenit.org):​







“Negli anni della contestazione giovanile, il movimento GEN catalizzò migliaia e migliaia di giovani affascinandoli all’ideale dell’amore evangelico, allargando poi il proprio raggio di azione con “Giovani per un mondo unito”.​

[...]​

Volesse il Signore che tanti studiosi e operatori economici assumessero l’economia di comunione come una risorsa seria per programmare un nuovo ordine mondiale condiviso!”






Come già fatto osservare da avlesbeluskesexposed, che commentava una notizia dell'Independent.ie, anche l'istruito dai Gesuiti Mario Draghi, attuale presidente della BCE, nel 2008 aveva detto che "...le banche centrali devono prendere l'iniziativa di ristabilire l'ordine...". Avles commentava:​







“Ora possiamo capire meglio uno dei motivi per cui hanno fatto esplodere la crisi dei mutui subprime e del prezzo del petrolio. Era anche un alibi per rafforzare e centralizzare ulteriormente il già controllato sistema finanziario mondiale, attraverso le banche centrali? Non ci sono dubbi. Tristi sorprese ci attendono nel prossimo futuro.



Chi è che comanda?










 

Users who are viewing this thread

Alto