Trump effect sulla Nato (1 Viewer)

tontolina

Forumer storico
Al di là delle esagerazioni (dopotutto, alla Berlusconi o Beppe Grillo), il filo demagogico e sbruffonerie (si noti quante volte gli occorrerà “lavorare col Congresso”, la cui simpatia non è affatto garantita, per attuare le sue riforme), una cosa è chiara: il programma di Trump ha cura delle classi medie ed operaie, umiliate dalla globalizzazione.


IL PROGRAMMA DI TRUMP (CHE VI HANNO NASCOSTO) - Blondet & Friends
maurizioblondet.it|Di Maurizio Blondet
 

tontolina

Forumer storico
IL RITRATTO DI TRUMP – CHE LA BOTTERI NON HA MAI DATO (ma cosa fa a New York?)
Maurizio Blondet 10 novembre 2016 23

IL RITRATTO DI TRUMP - CHE LA BOTTERI NON HA MAI DATO (ma cosa fa a New York?) - Blondet & Friends
Lo ha scritto, mesi fa – dunque in tempi non sospetti, quando ancora la vittoria di Trump sembrava incredibile – il corrispondente del Figaro per gli Usa, Laure de Mandeville. Un pari grado della Botteri, la corrispondente che noi contribuenti paghiamo con 200 mila euro annui, e “buca” le informazioni utili.

Attenzione, avvertiva il francese: Trump è una caricatura, e lui stesso gioca molto bene col suo lato caricaturale: la voglia di potere, la grossolanità, l’ego, le ossessioni, l’esibizione dei suoi successi….. “La macchina mediatica ha bisogno di sempre nuovi scandali. E Donald, il commerciale, lo sa meglio di chiunque, come creatore e animatore di un tele-reality show durato anni”.

“Intelligente, scaltro e accorto”
Ma “dietro l’immagine televisiva semplificatrice, si nasconde un uomo intelligente, scaltro ed accorto, che gestisce un impero miliardario dando lavoro a decine di migliaia di persone”. Che “rifletteva a una candidatura presidenziale da vari anni, ed ha saputo cogliere l’aria del tempi, la collera profonda che traversa l’America, e l’ha espressa e cavalcata. Con i suoi istinti politici eccezionali, ha visto arrivare l’ondata gigantesca di un paese in cerca di protezione contro gli effetti devastanti della globalizzazione, dell’immigrazione di massa e del terrorismo islamico, un paese spaventato anche del proprio declino; e si è proposto al paese come lo sceriffo dalla spalle larghe che lo protegge”.

“C’è il personaggio pubblico, fiammeggiante, egoista, eccessivo, che non vuol mai ammettere le sue debolezze perché deve “vendere la sua mercanzia” e perpetuare il suo mito – e un personaggio privato molto più sfumato, più moderato e pragmatico, che sa ascoltare gli altri e non sceglie sempre l’opinione più estrema”.

“Quando aveva 13 anni, suo padre lo ha mandato all’Accademia militare di New York per disciplinarlo, perché, ispirato da West Side Story, Donald era stato colto a preparare con la sua banda giovanile una discesa a Manhattan con lame di rasoio!”.


Accademia militare
Andava male a scuola? No, studiava con profitto ma insieme “era un leader e un ribelle, che lanciava le gomme agli insegnanti e tirava i capelli alle ragazzine”. Gli è rimasta “una personalità indipendente, un lato indomabile che è quello che adorano i suoi fans”.

Il rapporto col padre Fred, un palazzinaro che aveva fatto fortuna da zero costruendo abitazioni per operai a Brooklyn, autoritario e intransigente, “ha avuto un influsso decisivo su Donald”. Questo padre duro e punitivo l’ha allevato “ad una dura etica del lavoro e disciplina, non come i figli dei ricchi”, e l’ha poi incoronato erede, diseredando il figlio maggiore, Fred jr. che non aveva voluto fare il promotore immobiliare e aveva scelto di essere pilota di linea, e ha finito per morire di alcolismo. Una tragedia che ha segnato Donald e l’ha deciso a “non mostrare mai le sue debolezze e fragilità come il suo fratello Fred”.

Grazie ai giornalisti inadempienti e ai media falsificanti, per noi italiani Trump è piombato sulla scena come un enigma, un fenomeno nuovo, strano e inaudito. I giornalisti falsificatori non ci hanno detto che, per gli americani, Donald è una vecchissima conoscenza.


Quando al Time piaceva
“Gli americani lo conoscono dagli anni ’80 – da oltre trent’anni – da quando Trump ha cominciato a pubblicare le sue opere di successo, vendute a milioni di esemplari. “The Donald” è uno di famiglia per loro. Sapete che a fine anni ’80 Time Magazine gli ha dedicato la copertina, come l’uomo più sexy dell’America? Già a quel tempo, nei sondaggi, risultava come una delle persone più popolari del paese, a livello degli ex presidenti viventi e…del Papa! Poi c’è stato il successo gigantesco della sua trasmissione, il tele reality “The Apprentice” (L’Apprendista, una “isola dei famosi” dove due squadre concorrono nel dimostrare le loro qualità in affari, e di cui lo stesso Donald è stato “giudice ed ospite del gioco” per le prime sedici puntate). Al suo culmine “The Apprentice ha avuto 30 milioni di telespettatori – un enorme vantaggio di notorietà di cui Trump ha goduto sulla linea di partenza delle primarie repubblicane”, quando ha sbaragliato tutti i candidati del partito, figure artificiali , leccate e piccine in confronto a lui.



Le elites si sono completamente fatte cogliere di sorpresa dal “fenomeno Trump perché sono sempre più separate dal popolo e dalle sue preoccupazioni; vivono tra di loro, si cooptano tra di loro, si arricchiscono tra di loro, e difendono una versione di “progresso” del tutta staccata dalle preoccupazioni della maggioranza degli americani. Il popolo si sente fuori giuoco. Ammettiamolo, se Trump è esasperante, c’è qualcosa di marcio e un’aria terminale nel regno di Washington “.

“Miliardario del popolo”
Ma lui stesso,il miliardario, non è parte di quella elite? No, è questo il punto: le elite non l’ha mai accettato. E quindi oggi può giocare la parte del “miliardario del popolo”: e “fa’ delle sua conoscenza del sistema corrotto una forza, dicendo che lui conosce così bene i modi con cui le lobbies comprano i politici, che è il solo a poter rimediare alla cosa”. Un discorso poco convincente. Come ha fatto a convincere?

“Non va dimenticato che Donald Trump è cresciuto nei cantieri edili, dove suo padre lo portava fin da piccolo perché imparasse il mestiere, e ciò l’ha messo in contatto con le classi popolari. Parla esattamente come loro! Quando ho chiesto ai suoi elettori in giro per l’America, era questo che li stupiva: “”Parla come noi, pensa come noi – è come noi!”. Il fatto che sia ricco non è un ostacolo, perché gli americani amano la ricchezza e il successo”.

Una delle migliori carte di Trump è di “essere politicamente scorretto in un paese che è divenuto politicamente corretto all’eccesso”. Dove Obama non vuole nemmeno nominare insieme “Islam” e “che ci minaccia”, dove si è dibattuto sui media in quali toilettes deve entrare un trans, e uno di “genere fluido”, che non è ne signore né signora. Dove non si deve augurare più “Buon Natale” ma buone feste, per non offendere qualche minoranza religiosa. Dove, per fare un esempio, il Washington Post scrive il nome della più popolare squadra di calcio americano, i “Red Skins” (Pellerossa), così: R***, perché una tribù indiana trovava il nome razzista e insultante. Si noti: la questione dei R*** ha occupato mesi di dibattito al Congresso e nell’Amministrazione Obama, discussione poi chiusa da un’inchiesta-sondaggio, da cui è risultato che la maggioranza schiacciante delle veri pellerossa amavano di essere chiamati “Red Skin” ed erano ovviamente tifosi dei Red Skins – come lo sono i popolari elettori di Trump.

La gente di buon senso “si allarma perché le aule universitarie, luogo presunto della libertà di pensiero, sono oggi sorvegliati da una psico-polizia orwelliana dove gli studenti chiedono conto ai professori ogni volta che pronuncia una frase per cui uno studente si stima “offeso nella sua identità”. In questo contesto, Trump è sentito dai suoi elettori come un liberatore”.

La domanda che nasce dopo ciò è: Trump è il tipico demagogo senza visione? Un Berlusconi in formato maxi che cavalca opportunisticamente la protesta profonda, ma superficiale, senza un vero programma, che non saprà realizzare le promesse? Risponde il giornalista francese:

“Trump non è un ideologo. E’ stato a lungo democratico prima di essere repubblicano e trasgredisce le frontiere politiche classiche. Favorisce una forma di protezionismo e rimette in discussione gli accordi di commercio sfavorevoli al paese; è a sinistra sulla questione del libero scambio, sulla protezione sociale dei poveri, che vuole rinforzare, sulle questioni della società in cui riflette il lato “liberal” dei newyorkesi – è un post-reaganiano. Ma chiaramente a destra sulla immigrazione illegale, sulle frontiere, sul fisco. Al fondo è un commerciante e nazionalista, che si vede come un pragmatico, uno che farà “buoni affari” per l’America.


Il suo Mein Kampf
Buoni affari, good deals, è una parola chiave del trumpismo: laddove Hitler ha scritto “Mein Kampf”, Trump ha scritto un libro che ha come titolo “L’arte del Deal”: e Deal significa “contratto d’affari”, ed anche “accordo” ma anche “riforma” (il New Deal di Roosevelt); è il Mein Kampf di Trump, il suo primo libro, con la pubblicazione del quale già pensava di candidarsi alla presidenza prendendo nel suo ticket Oprah Winfrey, la star televisiva negra e democratica – non è affatto un razzista e un misogino.

Il giornalista francese non è affatto un fan di “The Donald”. Infatti si preoccupa di come “quest’uomo d’affari che dirige un impero edilizio piramidale di cui è il solo timoniere” potrà reagire se “non riuscisse a mantenere le sue promesse una volta alla Casa Bianca, ostacolato dalla complessità di un sistema democratico estremamente costrittivo” (sic). “Tenterà di aggirare il sistema, con l’aiuto dei personaggi sulfurei che l’hanno accompagnato negli affari? Come si comporterà con gli avversari politici e della stampa, visto l’accanimento di cui dà prova contro quelli che gli mettono i bastoni fra le ruote’”.

Soprattutto: “Sarà disposto a sacrificare l’indipendenza di certi alleati europei per trovare un accordo col Cremlino sui temi che stanno a cuore a questo, specie in Siria? Potrebbe accettare una sorta di Yalta bis [spartizione dell’Europa, ndr.] e rimettere in causa il ruolo dell’America nella difesa della democrazia e dell’ordine liberal-democratico”.

Trump vainqueur : l'interview de Laure Mandeville qui annonçait l'ouragan

Insomma, orrore orrore, la fine della guerra fredda. Non più nuove Maidan! Nessun’altra primavera colorata! Magari la pace in Siria, e la reintegrazione della Russia in Europa! E’ quel che nella loro lingua orwelliana i neocon chiamano l’ordine liberal-democratico”: e una neocon sfegatata, Anne Applebaum (j), infatti si domanda sul Washington Post: “L’America è ancora il leader del mondo libero?”

Più ridicolmente, se lo domandano gli oligarchi della UE, che non devono il loro posto al popolo. Martin Schulz ha addirittura aperto le ostilità: “Sarà difficile lavorare con lui”, su Siria e Ucraina, Irak e Libia “La politica globale richiede l’impegno costante degli Stati Uniti per rendere il mondo un posto migliore da lasciare ai nostri figli” (sic). Mogherini, bontà sua: “La UE continuerà a lavorare con gli Usa anche dopo la vittoria di Trump”, il mostro. La Merkel ha calcato la voce sui “valori” che Trump, secondo la propaganda mediatica, avrebbe in schifo: “Stato di diritto, dignità dell’individuo senza differenze per origine, colore della pelle [sappiamo che odi i negri e latinos], credo, genere, orientamento sessuale [beccati questa lezione, tu che disprezzi le donne e probabilmente i finocchi] e idee politiche [che devono essere anti-Mosca]. Sulla base di questi valori, offro una stretta cooperazione al futuro Presidente degli Stati Uniti”: che generosità, che degnazione.

Sigmar Gabriel, il leader dl SPD, meno diplomatico, ha chiamato il vincitore dell Casa Bianbca “il pioniere di una svolta autoritaria e maschilista internazionale”. A Berlino non si son rimessi dallo shock, e così a Bruxelles, ed anche a Londra (Trump non ha ancora telefonato a Teresa May). Molto indicativo l’ex presidente della repubblica Napolitano: “Siamo innanzi ad uno degli eventi più sconvolgenti della storia della democrazia, uno degli eventi più sconvolgenti del suffragio universale, non dobbiamo sottovalutare tutto questo ” . A lui il suffragio universale non è mai piaciuto.

A tutti i caporioni europeidi andava meglio, evidentemente, un’America guidata in politica estera dai Fratelli Musulmani e dai milioni dell’Arabia Saudita.

Per fortuna, tutti questi sono prossimi a scomparire. Qui si vede il fitto futuro di elezioni e votazioni che ci attende: entro un anno e mezzo, Merkel, Renzi, Hollande, Padoan, Gentiloni e Boldrini, sperabilmente anche Juncker, spariranno.









Chi andrà a loro posto dipende da noi. Specie noi italiani. Che sempre ci aspettiamo la liberazione dagli stranieri. Gli americani “bianchi senza laurea” stanno scotendo il giogo globalista; sono solo all’inizio, l’oligarchia è ancora lì, e secondo Craig Roberts , “Trump può fare l’errore di tenere i neoconservatori nel suo governo….In un paese le cui istituzioni sono così completamente corrotte dall’Oligarchia, è difficile ottenere un vero cambiamento senza spargere sangue”.

La nuova America, dopo la lotta a sangue, libererà anche noi? Sì, andiamoci a rileggere il Coro dell’Adelchi, quello che comincia:

Dagli atrii muscosi, dai fori cadenti,
Dai boschi, dall’arse fucine stridenti,
Dai solchi bagnati di servo sudor,
Un volgo disperso repente si desta;
Intende l’orecchio, solleva la testa

Andate alla fine:

E il premio sperato, promesso a quei forti,
Sarebbe, o delusi, rivolger le sorti,
D’un volgo straniero por fine al dolor?
Tornate alle vostre superbe ruine,
All’opere imbelli dell’arse officine,
Ai solchi bagnati di servo sudor.
Il forte si mesce col vinto nemico,
Col novo signore rimane l’antico;
L’un popolo e l’altro sul collo vi sta.
Dividono i servi, dividon gli armenti;
Si posano insieme sui campi cruenti
D’un volgo disperso che nome non ha”.
 

tontolina

Forumer storico
Prepariamoci all'impeachment
Pubblicato: 11/11/2016 14:36 CET Aggiornato: 11/11/2016 18:38 CET
n-MOORE-TRUMP-large570.jpg

Prepariamoci all'impeachment

1. Bisogna formare un movimento d'opposizione come non se ne vedevano dagli anni '60, e bisogna farlo velocemente quanto risolutamente.

Dal canto mio farò il possibile per dare una mano a indirizzarlo, così come certamente tanti altri (Bernie, Elizabeth Warren, MoveOn, la comunità dell'hip-hop, la DFA, etc.). Lo zoccolo duro di questa forza d'opposizione sarà formato da tutti quei giovani che, com'è stato dimostrato da Occupy Wall Street e Black Lives Matter, non tollerano le "st...", e sono implacabili nel resistere all'autorità. Cioè coloro che non hanno alcuna intenzione di scendere a compromessi con razzisti e misogini.

2. Prepararsi all'impeachment di Trump.


Così come i repubblicani si stavano preparando a fare dal primo giorno di presidenza di Hillary, dovremo organizzare un apparato in grado di raccogliere i capi d'accusa nei suoi confronti non appena violerà il suo giuramento e infrangerà la legge - dopodiché dovremo revocargli il mandato.

3. Impegnarsi tassativamente fin d'ora a una lotta vigorosa (che includerà, ove necessario, la disobbedienza civile) sbarrando la strada a qualsiasi candidato di Donald Trump alla Corte Suprema che non incontri il nostro consenso.

Dai democratici in Senato pretendiamo un'aggressiva opera d'ostruzionismo nei confronti di qualsiasi candidato che sostenga Citizens United o che sia contrario ai diritti delle donne, degli immigrati e dei poveri. Questo punto non è negoziabile.

4. Pretendere che il Comitato Nazionale Democratico porga a Bernie Sanders le proprie scuse...

...per aver cercato di truccare le primarie a scapito suo, per aver spinto la stampa a ignorare la sua campagna elettorale di portata storica, per aver fornito alla Clinton un'anteprima delle domande che sarebbero state poste durante il dibattito di Flint, per quella sua latente discriminazione nei confronti dell'età e per l'antisemitismo dimostrati dal tentativo di convincere gli elettori a votargli contro in nome dell'anzianità o delle convinzioni religiose, nonché per quel suo sistema antidemocratico dei "superdelegati", che non vengono eletti da nessuno.

Adesso lo sappiamo tutti che, se gliene fosse stata onestamente data la possibilità, con tutta probabilità il candidato sarebbe stato Bernie, e lui -- il vero outsider e candidato del "cambiamento" -- sarebbe riuscito a ispirare e accendere gli animi della base, infliggendo una sonora sconfitta a Donald Trump. Laddove il DNC non si profondesse in mille scuse, andrebbe bene comunque -- quando conquisteremo il Partito Democratico (vedi la lista di ieri al punto numero uno), saremmo noi a porgergliele di persona, le nostre scuse.

5. Pretendere che il presidente Obama istituisca un procuratore speciale...

...per indagare su chi e cosa c'era dietro alle interferenze illegali esercitate dal direttore dell'FBI James Comey nelle elezioni presidenziali a soli undici voti dalla consultazione.

6. Intraprendere un'opera di pressione a livello nazionale, fin tanto che la ferita è ancora aperta, per una riforma costituzionale che sani il nostro sistema elettorale guasto.

1. Eliminare il collegio elettorale -- solo voto popolare.

2. Solo urne con voti cartacei -- niente voto elettronico.

3. Il giorno delle elezioni dovrà essere festivo per tutti -- oppure dovrà esser fissato durante i fine settimana, per permettere a un numero maggiore di persone d'esprimere il proprio voto.

4. Tutti i cittadini, indipendentemente dai loro trascorsi col sistema "giudiziario" penale, dovranno avere il diritto di votare. (Negli swing state come Florida e Virginia la legge proibisce il voto al 30-40 percento di tutti gli uomini di colore).

7. Convincere il presidente Obama a fare immediatamente ciò che avrebbe già dovuto fare un anno fa.

Inviare il genio militare a Flint per rimuovere e sostituire le tubature tossiche. Non è cambiato niente; a Flint l'acqua è ancora inutilizzabile.

Proverò a metterle in atto prima del tramonto. Domani altre commissioni...
 

marofib

Forumer storico
poi si lamentano se vince trump....che razza di articoli .......ci dobbiamo preoccupare se vogliono riparlarsi dopo la guerra fredda?


Ma Putin e Trump, che si sono parlati al telefono, hanno espresso la necessità di un incontro a breve in quanto la priorità per loro deve essere quella di "normalizzare" i rapporti tra Washington e Mosca. Rapporti che - sempre a detta loro - al momento sono "assolutamente insoddisfacenti".

Il possibile asse Trump-Putin non può che preoccupare l'Europa, soprattutto dopo le durissime critiche di Trump all'Alleanza Atlantica durante la campagna elettorale. Parole che hanno lasciato intendere un disimpegno Usa soprattutto se gli altri Paesi non contribuiranno di più alle spese. Uno degli obiettivi dell'ultimo viaggio di Obama nel Vecchio Continente sarà proprio quello di rassicurare gli alleati europei
Obama: "Trump vuole mantenere impegni con Nato e Ue"
 

tontolina

Forumer storico
Donald, prima di entrare alla Casa Bianca, dovrà entrare in un’aula di giustizia dove dovrà rispondere di “frode e associazione a delinquere” per una faccenda riguardante la sua “università”, Trump University: 5 mila studenti di detta università gli hanno fatto causa sostenendo che sono stati truffati per 35mila dollari ciascuno......
....
E questa è solo una delle 72 cause che lo attendono: un dettaglio che lo avvicina sempre più al ritratto di Berlusconi, già di per sé impressionante per somiglianza (la sola vera differenza: Silvio non fu mandato all’accademia militare a 13 anni, purtroppo).
.......
, Israel Shamir ci informa che non solo una quantità di ebrei americani hanno votato Donald, ma della sua elezione è contentissimo Netanyahu – che odiava Obama –


LA CASA BIANCA: DAI NEOCON AL PALAZZINARO KOSHER - Rischio Calcolato
 

tontolina

Forumer storico
Ha vinto Trump. In arrivo un nuovo 11 settembre?
Ha vinto Trump. In arrivo un nuovo 11 settembre?
Categoria: News Internazionali
Pubblicato: 09 Novembre 2016
Letture: 13120
trumpw2.jpg
Come già abbiamo scritto per le precedenti elezioni americane, una cosa è il significato sociale del risultato elettorale, un'altra è il significato politico del medesimo.

In altre parole, l'elezione di un determinato presidente ci indica sempre la "temperatura mentale" della popolazione americana, indipendentemente da quelle che saranno poi (o che non saranno) le conseguenze politiche di quell'elezione.

Quando vinse Barack Obama scrivemmo che il segnale primario di quell'elezione era che l'America fosse finalmente pronta ad eleggere un nero alla Casa Bianca. Un grande passo evolutivo, nella breve storia di questa nazione, indipendentemente da ciò che poi il nuovo presidente sarebbe o non sarebbe riuscito a fare.

La vittoria odierna di Trump può essere letta con gli stessi parametri: ci dice sostanzialmente che l'America di oggi si ribella ad un sistema politico ormai palesemente marcio, indipendentemente da quello che poi farà o non farà Donald Trump dall'ufficio ovale della Casa Bianca.

Quella di oggi infatti non è tanto una vittoria di Trump, quanto piuttosto la sconfitta di un enorme apparato di gestione del potere, il cui strumento principale sono in media asserviti, e il cui scopo ultimo è quello di permettere ad una oligarchia di controllare un'intera nazione tramite il velo ingannevole della "democrazia".

Oggi tutto questo sembra vacillare di fronte ad una reazione di tipo istintivo e irrazionale nella parte più "ignorante" della popolazione. È il famoso "contadino dell'Oklahoma" (che corrisponde bene o male al nostro "pastore lucano"), che ha capito con la pancia che il sistema lo stava ingannando, e sempre con la pancia ha scelto di combatterlo con l'unica arma che aveva a disposizione: il candidato "antisistema".

Questo risultato travolgente è stato paradossalmente aiutato da una candidata, Hillary Clinton, che è riuscita a concentrare sulla propria persona tutto il peggio dell'attuale sistema politico: corruzione, arroganza, prevaricazione, menzogna reiterata, prepotenza e collusione; il tutto perpetrato pacchianamente alla luce del sole.

Qui si chiude in qualche modo la lettura sociale di questa elezione, e si apre invece quella più prettamente politica.

Come abbiamo già detto in precedenza, se avesse vinto Trump, il sistema politico si sarebbe immediatamente messo in moto per cercare di metabolizzalo e farlo diventare uno di loro. Già ci sono riusciti in parte, mettendogli accanto il fintamente pacato Mike Pence.

E se questo non dovesse bastare, potete stare certi che entro pochi mesi (e probabilmente prima ancora dell'insediamento effettivo del 20 gennaio) l'America si troverà a fronteggiare un evento di tipo "terroristico" molto simile a quello dell'11 settembre.

Abbiamo infatti davanti due mesi di assoluto vuoto politico, nei quali il presidente in carica Obama non ha più nemmeno l'autorità per incollare un francobollo, mentre lo stesso Parlamento si prepara a cedere la maggioranza assoluta al partito repubblicano.

E con una "supermajority" [*] come questa non saranno certo i neoconservatori del complesso militare-industriale a farsi sfuggire l'occasione per lanciare definitivamente il loro sogno di "nuovo secolo americano" già dall'alba del 21 di gennaio prossimo.

Teneteli d'occhio da vicino, i vari Bolton, Cheney, Rowe e tutti gli altri della vecchia guardia neocons, perchè qualunque cosa esca dalle loro bocche nelle prossime ore sarà destinato ad avverarsi, probabilmente in tempi molto brevi.

Massimo Mazzucco

[*] Per super-maggioranza si intende quando un solo partito controlla contemporaneamente la presidenza e i due bracci del Parlamento. In questo caso infatti può far passare speditamente tutte le leggi che vuole, senza dover temere una reale resistenza da parte dell'opposizione.
 

tontolina

Forumer storico
ITForum
Newsletter
Eurostoxx, Mani forti in azione
Federico Izzi ITF News
lunedì 14 novembre 2016
16319TLIUMM78JZ_eurostoxx-mani-forti-in-azione.jpg

La fase di compressione dei prezzi che ha caratterizzato i mercati azionari di Usa ed Europa, ha iniziato a surriscaldarsi pochi giorni prima dell’esito elettorale per esplodere la notte dello spoglio e proseguire il resto della giornata.

Allargando lo sguardo al ciclo annuale di Eurostoxx (grafico sotto) e osservando i mercati azionari da due diverse angolazioni temporali la percezione cambia.

Se prendiamo come riferimento il prezzo di riferimento di inizio novembre oppure della scorsa settimana, con le chiusure di venerdì sera, il risultato segna un saldo positivo medio di 2-3 punti percentuale (con la sensazione di aver superato una settimana media che rispecchia le precedenti degli ultimi mesi).

Se invece osserviamo quanto accaduto nell’ultima ottava, è evidente che il terremoto dei prezzi riscontrato nella giornata di giovedì, indica una fase altamente volatile ed incerta da parte degli operatori.


GRAFICO CICLO ANNUALE EUROSTOXX

16319TLIUMM78JZ_eurostoxx-mani-forti-in-azione.jpg


Nonostante l’irregolarità dei cicli mensili che da inizio anno caratterizzano la struttura dei cicli trimestrali, con il minimo di mercoledì mattina si è perfettamente concluso dopo 94 giorni il secondo ciclo trimestrale dell’annuale in corso. Come raramente capita, grazie anche all’evento esogeno dell’elezione del nuovo Presidente U.S.A., in meno di due giorni i prezzi dei maggiori listini azionari europei e statunitensi, FtseMib escluso, si sono riportati a testare i massimi relativi dell’anno con il Dow Jones che ha addirittura aggiornato i nuovi massimi storici assoluti.

GRAFICO VOLUMETRICO EUROSTOXX

16319TLIUMM78JZ_eurostoxx-mani-forti-in-azione.jpg


L’esplosiva reazione dei prezzi di mercoledì è stata accompagnata da altissimi volumi nelle ore successive, segnando il doppio della media di scambi registrata nell’ultimo mese. Evento che dall’indicatore volumetrico registra un deciso balzo dei Big Investors (linea blu) segnando i massimi dell’anno tra mercoledì e giovedì per poi flettere nella giornata di venerdì. Indicazione tecnica che arriva in una fase caratterizzata da un importante evento che ha sorpreso e che potrebbe aver condizionato un’anomalia dei volumi registrati da migliaia di ordini chiusi per ‘margin call’ sia al rialzo che al ribasso. E’ preferibile attendere ulteriori conferme nelle prossime sedute per capire meglio se la spinta dei prezzi è stata realmente sostenuta da veri acquisti.

GRAFICO VOLUMETRICO FTSEMIB

16319TLIUMM78JZ_eurostoxx-mani-forti-in-azione.jpg


Continua a distinguersi la struttura dei volumi sul nostro mercato del FtseMib. I Big Investors (linea blu) rimangono all’interno di un ristretto canale laterale presente oramai dallo scorso giugno. Nonostante i recenti accadimenti, il nostro indice sembra estraneo a quanto sta accadendo Oltreoceano e questo si riscontra anche degli operatori finanziari che continuano a rimanere assenti così come viene confermato dai volumi che, appunto, sembrano rimanere in attesa dell’esito del referendum di dicembre e dei riflessi di un possibile cambio di politica monetaria prima di prendere posizione.

ANALISI OPERATIVA

Nonostante l’ottima reazione dei mercati azionari che hanno accolto positivamente le prime dichiarazioni del nuovo Presidente degli Stati Uniti, i prossimi mesi non sembrano avere la strada spianata verso nuove praterie rialziste. A differenza di quanto accaduto nel passato, l’elezione del nuovo rappresentante repubblicano non sembra fornire benzina per nuovi allunghi duraturi. Tra poche settimane ci attende il referendum italiano e l’ultimo meeting dell’anno della Fed dove sino a pochi giorni fa sembrava essere occasione propizia per riprendere, a distanza di un anno, il rialzo dei tassi USA. Ma i recenti eventi sembrano far nuovamente vacillare le promesse della Yellen e di conseguenza continuare a navigare nell’incertezza i mercati azionari che mancano di una bussola da inizio dell’anno. Il trimestre statisticamente più redditizio dell’intero anno si trova a metà del percorso e sinora i segnali non sembrano sostenere il ritorno in salute del toro. Al tempo stesso l’orso non sembra ancora convinto a risvegliarsi. Si continua a navigare a vista mantenendo alta l’attenzione all’arrivo di improvvise tempeste.

EUROSTOXX – Livelli operativi da monitorare (Future scadenza dicembre 2016)
Resistenze: 3050 - 3110 (ritorno della forza rialzista) - 3250
Supporti: 2870 – 2730 (solo la violazione sotto i livelli di supporto saranno segnali di debolezza)
 

big_boom

Forumer storico
dovrebbe essere licenziata solo per quello che ha detto
le considerazioni personali per il ruolo che copre non sono professionali
 

Users who are viewing this thread

Alto