TRUMP è il Presidente più perseguitato della storia (1 Viewer)

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TRUMP è il Presidente più perseguitato della storia; riuscirà a resistere?

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Caccia alle streghe? - Futuro Europa

Caccia alle streghe?
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di Giovanni Jannuzzi - 21 maggio 2017 - Rubrica: Corner

Ormai non passa quasi giorno senza nuove pettegolezzi, rivelazioni e accuse contro Donald Trump. Nessun presidente USA è stato così ampiamente attaccato nei primi mesi del suo mandato, neppure quel Nixon di cui tutti sappiamo la fine. Il fatto è che Trump ha suscitato l’ostilità implacabile di almeno due settori importantissimi nella vita politica americana: la grande stampa e gli organismi di intelligence. Avere contro di sé due corazzate come il Washington Post e il New York Times è già grave, ma avere come nemici gi strati che contano nella CIA e nell’FBI è anche peggio.

Il tallone d’Achille di Trump era già da tempo noto e in queste colonne lo avevamo più volte segnalato e commentato: i rapporti con Putin. Non che di per sé sia condannabile e sbagliato cercare di stabilire con la Russia rapporti corretti e di dialogo. Anche le “rivelazioni” di Trump al Ministro degli Esteri russo Lavrov di segreti relativi al terrorismo può rientrare in questa categoria, anche se per ipotesi il Presidente avesse così compromesso le fonti delle informazioni di cui disponeva. Tutto questo può far parte di una scelta di politica estera, indigesta a molti nell’establishment politico-militare di Washington, ma rientrante nei poteri del Presidente e della quale renderà eventualmente conto in sede politica. Ma tutt’altra cosa è sapere se questa scelta non corrisponda a ragioni molto meno confessabili.

Lasciamo anche stare le voci secondo cui i servizi segreti russi avrebbero in mano immagini di Trump in un hotel di Mosca che lo comprometterebbero gravemente. Queste voci sono nate mesi fa ma non vi è nessuna prova e nessuno ha mai potuto confermarle. Lasciamo anche da parte il presunto sostegno russo a Trump durante la campagna elettorale attraverso le reti sociali (ammettiamo che Trump non ne sapesse nulla e che ciò non costituisca titolo di gratitudine sufficiente verso Mosca). Ma sta di fatto che i rapporti tra i membri dello staff di Trump, durante la campagna e prima dell’insediamento, con i russi, e il passaggio di somme di denaro, non sono stati sufficientemente provati (si parla di almeno 18 incontri) e sono già costati al Consigliere per la Sicurezza Nazionale, Flynn, le dimissioni.
Ora è venuto fuori, dalla registrazione di una conversazione tra esponenti repubblicani, datante addirittura al 15 giugno scorso, che uno di essi aveva fatto la battuta del fatto che Putin “pagava Trump” generando l'ilarità degli ascoltatori. Non penso che ciò costituisca una prova reale a carico del Presidente. Si tratta di voci, per di più smentite dal senatore repubblicano interessato, che ha parlato di “un tentativo di scherzo andato a male”, ma certo lasciano un segno nella pubblica opinione ben fomentata da certi giuornalisti.

Però, ritengo che l’aspetto più serio di tutto questo non sia in fin dei conti la sostanza delle accuse mosse a Trump, quanto il fatto che egli abbia tentato di affossare l’inchiesta che su di esse stava conducendo l’FBI, giungendo sino a licenziarne il capo, Comey come già la Clinton avrebbe fatto.

A questo si aggiunga l’opposizione di Flynn ad obbedire a un’ingiunzione del Senato di comparire per riferire sulla vicenda dei suoi rapporti con l’Ambasciata russa. Tutto questo può facilmente trasformarsi in “ostruzione della giustizia” da parte dell’Amministrazione, crimine tra i più gravi secondo le leggi e il costume USA.
E la faccenda ormai non può finire nel nulla, giacché il Ministero della Giustizia è stato obbligato a nominare un Procuratore Speciale per indagare sul caso, nella persona dell’ex-Capo dell’FBI, Mueller. Ricordiamo che fu l’accanimento di Kenneth Star, Procuratore Speciale nel caso Clinton-Lewinsky, a portare il Presidente democratico a un passo dall’impeachment. Non so se Mueller sia della stessa pasta, ma gli sarà difficile non far nulla. E sicuramente assisteremo nei prossimi giorni e mesi a nuove rivelazioni, a nuove battaglie di ostruzione legale, a nuove campagne del New York Times e del Washington Post, e a nuove “gole profonde”.

Fino ad ora, la maggiore difesa di Trump è stata di accusare stampa e politici non solo dell’opposizione di condurre una “caccia alle streghe”; come ben sappiamo Trump non piace neppure agli amici del suo partito. Che ci sia contro di lui accanimento, non c’è dubbio. Ma l’ha provocato lui stesso con la sua arroganza e con i suoi programmi.

Questo vuol dire che si prospetta per Trump un impeachment? Siamo lontani da questo. Tra i motivi di destituzione c’è l’ostruzione alla giustizia, ma i fatti devono essere provati oltre ogni dubbio e c’è l’aspetto politico.
La procedura di impeachment richiede una iniziativa della Camera dei Deputati a maggioranza semplice e passa poi al Senato dove la maggioranza richiesta è di due terzi.
In ambedue le Camere i repubblicani hanno la maggioranza e anche se alcuni di essi hanno dubbi e riserve su Trump, difficilmente voterebbero apertamente una misura che danneggerebbe gravemente il loro Partito. Dopotutto, nella storia americana, nessun Presidente è stato mai destituito per “impeachment”. Nixon lo evitò dimettendosi, Clinton si salvò per una manciata di voti nel Senato.

C’è un’altra possibilità: è previsto che, se il Vicepresidente e una maggioranza dei membri del Governo ritengono il Presidente incapace o inadatto a svolgere le sue funzioni, il Vicepresidente ne assume le funzioni, Il Congresso però resta il giudice finale. Insomma, la questione sta nella percezione di una gran parte dei repubblicani. Essi potrebbero essere indotti ad agire solo se giungessero a pensare che il Presidente è divenuto un peso e un danno per il partito e lo abbandonino al suo destino. Questo accadde al tempo di Nixon e persuase questi ad andarsene. Ma, ripeto, siamo lontani da questo scenario.

Resta il fatto che la presidenza Trump è nata male ed è destinata ad andare anche peggio.

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tontolina

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Rai News

Russiagate, Comey: "Trump mi chiese di fermare inchiesta su Flynn"
La Repubblica - ‎15 ore fa‎




L'ex capo dell'Fbi [con il dente avvelanato] rivela che il presidente Usa gli chiese [NON gli ordinò] di lasciar perdere le indagini sull'allora consigliere per la sicurezza nazionale: "È un bravo ragazzo. Mi aspetto lealtà". Ma Donald è sicuro: "Mi sento totalmente e completamente scagionato" dalla deposizione

07 giugno 2017
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DONALD TRUMP chiese di insabbiare il Russiagate e di "lasciare andare le indagini su Mike Flynn (ai tempi consigliere per la sicurezza nazionale del presidente americano, costretto poi alle dimissioni per aver mentito proprio sui suoi rapporti con la Russia, ndr). 'È un bravo ragazzo', mi ha detto".

La rivelazione esplosiva, che potrebbe dare l'avvio all'impeachment, è dell'ex capo dell'Fbi, James Comey (licenziato dal capo della Casa Bianca il 9 maggio scorso), nella dichiarazione scritta in sette pagine con cui aprirà domani la sua audizione in Senato, davanti ai membri della Commissione intelligence che indaga sulla possibile interferenza della Russia nelle elezioni presidenziali Usa dello scorso novembre e sulla possibile collusione tra la campagna Trump e funzionari russi.

Una testimonianza le cui anticipazioni sono state definite 'inquietantì' dal senatore repubblicano John McCaine e che arrivano a poche ore dall'annuncio fatto da Trump su Twitter del nome del sostituto di Comey alla guida dell'Fbi, Christopher A. Wray.

Ma il presidente Donald Trump "si sente totalmente e completamente discolpato" dalla testimonianza dell'ex direttore dell'Fbi, James Comey sul Russiagate. Così l'avvocato di Trump, Marc Kasowitz, in una nota, ha commentando la dichiarazione scritta di Comey su ciò che dirà domani in audizione in Senato. Il presidente "è ansioso di andare avanti con la sua agenda", ha scritto Kasowitz, speciale legale di Trump per l'indagine sulle interferenze russe nelle elezioni presidenziali Usa del 2016. Kasowitz ha sottolineato come Comey abbia confermato di aver detto a Trump che non era indagato, come lo stesso presidente ha più volte tenuto a sottolineare. Nessun accenno, nella nota dell'avvocato del miliardario, al fatto che Comey abbia anche riferito che il presidente gli aveva chiesto di chiudere l'indagine sul suo consigliere per la sicurezza nazionale, Michael Flynn, costretto alle dimissioni perché travolto dal Russiagate.

Il caso. "Ho capito che il presidente mi stava chiedendo che l'Fbi ponesse fine ad ogni indagine su Flynn in merito alle false dichiarazioni (in realta rivelatesi vere, ndr) sulle sue conversazioni con l'ambasciatore russo (Serghei Kislyak, ndr) a dicembre" prosegue Comey nel testo. Flynn venne poi rimosso da Trump proprio perché aveva mentito al vicepresidente Mike Pence sui suoi contatti con l'ambasciatore Kislyak, del tutto illegali perché a dicembre Flynn, "benché membro della squadra di transizione di Trump, non aveva assunto ancora alcun incarico governativo e il Logan Act vieta a tutti i privati cittadini americani di aver contati di qualsivoglia tipo con funzionari di stati stranieri".

Massima lealtà. Il tycoon, a quanto dice Comey, gli chiese lealtà durante una conversazione il 27 gennaio scorso: "Il presidente mi ha detto: ho bisogno di lealtà, mi aspetto lealtà", racconta il dirigente dell'Fbi. "Non mossi le labbra, parlai, o cambiai la mia espressione durante il terribile silenzio che seguì. Ci siamo semplicemente guardati in silenzio". Le parole del capo della Casa Bianca non si fermarono alla richiesta di lealtà: Trump gli chiese se intendeva restare alla direzione dell'Fbi. Comey trovò la richiesta strana in quanto "già in due precedenti conversazioni mi aveva detto che sperava io rimanessi e io gli avevo assicurato che intendevo rimanere. L'istinto mi ha detto che quel faccia a faccia, e il riferimento alla mia posizione, significavano che, almeno in parte, la cena era un tentativo di farmi richiedere di mantenere il mio lavoro e creare così una sorta di rapporto di patronato". Il direttore ammette di essersi preoccupato e di aver dichiarato "che non sarei stato 'affidabilè nel modo in cui i politici usano questa parola, ma che poteva contare sempre su di me sul fatto che gli avrei detto la verità. Ho aggiunto che non ero schierato politicamente con nessuno".

Incontri a quattrocchi. Questo fu uno dei nove colloqui 'face to facè in quattro mesi, di cui tre in persona e sei al telefono, che Comey ebbe con Trump. L'ex direttore dell'Fbi decise, dopo il primo incontro avvenuto il 6 gennaio, di iniziare a scrivere un memo, cosa che non aveva mai fatto in passato. "Per garantire accuratezza, ho iniziato a scrivere su un laptop da dentro una vettura dell'Fbi fuori dalla Trump tower".

L'inchiesta. Quanto alle indagini sulla Russia, il magnate gli avrebbe chiesto di "togliere la nube" che comprometteva la sua capacità di agire per il Paese. Alla fine di marzo, precisamente il 30, Trump, nel corso di una telefonata, disse al capo dell'Fbi di non aver niente a che fare con la Russia. E, poco dopo, l'11 aprile, il presidente chiese al capo dell'Fbi di dichiarare pubblicamente che non era sotto inchiesta, dopo che lo stesso Comey aveva confermato che non stava portando avanti alcuna indagine sul suo conto. Il direttore, tuttavia, girò la richiesta di Trump al Dipartimento di giustizia, ma non ebbe alcuna risposta.
 

tontolina

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Usa, James Comey in Senato: "Trump ha mentito su di me e Mosca ha interferito sul voto"
La Repubblica - ‎


L'ex capo dell'Fbi, licenziato il 9 maggio scorso, ascoltato dalla Commissione intelligence sul caso Russiagate. "Nessun ordine esplicito di insabbiare l'inchiesta. Su Flynn, Trump mi chiese di lasciar correre". 08 giugno 2017. Usa, James Comey in ...

è stato lo stesso Comey ha rivelare le nozie dettagliate sia su trump che sulla Clinton ai giornalisti

ma il capo dell'FBI non è tenuto al segreto d'ufficio?

probabilmente lo staff del presidente lo aveva saputo... qualche amico deve averlo riferito
e per una cosa del genere il licenziamento è il minimo, anche in italia!
 

tontolina

Forumer storico
sì inadatto.... è pure vecchio e magari gli manca la lucidità

però lo hanno preferito alla Clinton che ha voluto la morte atroce di Gheddafy per far piacere all'Arabia Saudita
la stessa poi rivelò pubblicamente che gli USA finanziavano l'ISIS
CHE BRUTTA PERSONA lei e quell'altro premio Nobel della guerra
 

marofib

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e' chiaramente un affarista, tutto e' governato dal far soldi..non c'e' visione fuori da quelli
gli stessi rapporti con i russi erano suoi affari personali
berlusconi con putin era uguale...o ci siamo gia' scordati del gas?!
quindi berlusconi va male e trump va bene?
 

marofib

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pare scritta per sto zanza

“Quando avrete abbattuto l'ultimo albero, quando avrete pescato l'ultimo pesce, quando avrete inquinato l'ultimo fiume, allora vi accorgerete che non si può mangiare il denaro”.

(Attribuita a Toro Seduto)
 

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