giuseppe.d'orta
Forumer storico
"Vogliono tagliare le unghie a Telecom, ma con voi e Guido Rossi l'azienda sarà più libera". La giornata campale di Marco Tronchetti Provera, culminata con il passo indietro dalla presidenza Telecom, è entrata nel vivo nella tarda mattinata di ieri, dopo il consiglio di amministrazione di Mediobanca. Un incontro con Gilberto Benetton, suo socio in Olimpia, la scatola che contiene il controllo di Telecom, dal quale è uscito di pessimo umore. Poi, verso le 14, veloce colloquio con i due amministratori delegati, il fedelissimo Carlo Buora e il gestore dell'azienda, Riccardo Ruggiero.
Quindi le convocazioni dei consiglieri per una riunione improvvisa e supersegreta in cui il presidente avrebbe dovuto aggiornare i presenti sull'incontro con Tommaso Padoa-Schioppa e sugli ultimi sviluppi del duro scontro in atto con il governo Prodi. Ma nessuno si aspettava un colpo di scena così radicale come le dimissioni.
"Vi devo mettere al corrente delle verità e delle non verità", ha detto Tronchetti Provera ai presenti, "finché io sono qua questa azienda viene silurata. Da molto tempo è in atto un attacco, da parte delle Autorità e della politica che interferisce con le Autorità". Ma dove vuole arrivare, si è chiesto più di uno dei consiglieri presenti? E piano piano si è cominciato a capire che l'approdo finale di quel discorso così accalorato non avrebbe potuto che essere il passo indietro. Un gesto che sia qualcuno della stampa sia internazionale che italiana aveva chiesto già nei giorni scorsi, dopo la presentazione del piano di scorporo della telefonia mobile e della rete, con il sostanziale cambio di strategia rispetto a diciotto mesi fa. "Sono costretto a ritirarmi, sotto il tiro delle menzogne del governo e di fronte ad atti non istituzionali messi in campo negli ultimi giorni", ha lamentato ancora Tronchetti Provera di fronte agli stupefatti consiglieri d'amministrazione.
Il corto circuito, secondo una ricostruzione attendibile, era comunque già avvenuto due giorni prima. Quando Romano Prodi ha deciso dalla lontana Cina di diramare un comunicato stampa durissimo con cui ha messo in piazza l'esito di due incontri avvenuti con il presidente della Telecom a luglio e all'inizio di settembre. I presunti "verbali" degli incontri con Prodi avrebbero rappresentato la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso. Cui è seguita, per la verità, la pubblicazione sul Corriere della Sera e sul Sole 24 Ore del cosiddetto piano Rovati sullo scorporo della rete dalla Telecom.
"Allora è meglio che me ne vada - ha concluso il manager-azionista, che resterà alla guida della Pirelli - l'azienda con voi e con Guido Rossi sarà più libera, così potranno finire le persecuzioni".
Di fronte al passo indietro ormai dichiarato da parte del principale esponente della società alcuni consiglieri hanno cercato di prendere in mano la situazione e di riportarla sui binari della normalità. "Così facendo si dà ragione all'altra parte, si rafforza chi ci sta attaccando", ha sostenuto più di un consigliere prima che il cda quasi all'unisono tentasse di respingere le dimissioni. Ma Tronchetti, nella sua scelta, si è dimostrato irremovibile. "Qualcuno deve dare la dimostrazione che questo andazzo non è tollerabile", è stata la sua replica. Dimissioni irrevocabili, dunque.
Quando si è capito che ormai il dado era tratto e che non si sarebbe più tornati indietro, nella sala del consiglio è entrato il presidente in pectore, Guido Rossi. Ha ringraziato Tronchetti Provera e ha ricordato che per lui si trattava di un felice ritorno, in quanto era già stato nominato al vertice Telecom nel 1997, durante il primo governo Prodi, per traghettare la società verso la privatizzazione. Un ritorno salutato con favore da molti dei presenti. "È un gesto giusto, ben pensato, la figura di Rossi è positiva sotto molti profili. Se è vero che Telecom è sotto attacco, Rossi è la persona più adatta a difenderla in questo frangente", confida alla fine della riunione un consigliere.
Il ragionamento alla base del cambio della guardia è semplice. Un'azienda come Telecom Italia non può andare avanti con uno scontro in atto, anche personalizzato, con il governo. L'Authority, che risente dell'influenza politica, è in grado di metterla con le spalle al muro e dunque l'unica soluzione possibile era il passo indietro di uno dei due contendenti. In questo caso di Tronchetti Provera. Sullo sfondo si può cogliere anche una coloritura politica non indifferente. Rossi è sicuramente più vicino a Massimo D'Alema che a Romano Prodi e il ministro degli Esteri sembra al momento l'unico esponente politico in grado di agire da mediatore e di far rientrare una crisi che si stava trasformando in una valanga.
Il consiglio di ieri ha confermato il piano di societarizzazione che era stato approvato solo lunedì scorso. Dunque apparentemente tutto va avanti secondo quella linea. Ma è evidente che l'eventuale vendita di Tim prima di essere vagliata sarà oggetto di uno scrutinio assai approfondito. Rossi sarà un presidente di garanzia che deve tutelare tutti gli azionisti, non solo Olimpia che possiede il 18% delle azioni. Quindi non si possono escludere anche bruschi cambiamenti di rotta rispetto all'impostazione strategica e manageriale fin qui portata avanti. Buora rimane il braccio destro di Tronchetti Provera in azienda, mentre a Ruggiero continua a essere affidata l'operatività quotidiana. In attesa di vedere se questo scrollone senza precedenti farà sentire le sue ripercussioni anche nella parte alta della catena di controllo, quella più sensibile.
(16 settembre 2006)
Repubblica.it
Quindi le convocazioni dei consiglieri per una riunione improvvisa e supersegreta in cui il presidente avrebbe dovuto aggiornare i presenti sull'incontro con Tommaso Padoa-Schioppa e sugli ultimi sviluppi del duro scontro in atto con il governo Prodi. Ma nessuno si aspettava un colpo di scena così radicale come le dimissioni.
"Vi devo mettere al corrente delle verità e delle non verità", ha detto Tronchetti Provera ai presenti, "finché io sono qua questa azienda viene silurata. Da molto tempo è in atto un attacco, da parte delle Autorità e della politica che interferisce con le Autorità". Ma dove vuole arrivare, si è chiesto più di uno dei consiglieri presenti? E piano piano si è cominciato a capire che l'approdo finale di quel discorso così accalorato non avrebbe potuto che essere il passo indietro. Un gesto che sia qualcuno della stampa sia internazionale che italiana aveva chiesto già nei giorni scorsi, dopo la presentazione del piano di scorporo della telefonia mobile e della rete, con il sostanziale cambio di strategia rispetto a diciotto mesi fa. "Sono costretto a ritirarmi, sotto il tiro delle menzogne del governo e di fronte ad atti non istituzionali messi in campo negli ultimi giorni", ha lamentato ancora Tronchetti Provera di fronte agli stupefatti consiglieri d'amministrazione.
Il corto circuito, secondo una ricostruzione attendibile, era comunque già avvenuto due giorni prima. Quando Romano Prodi ha deciso dalla lontana Cina di diramare un comunicato stampa durissimo con cui ha messo in piazza l'esito di due incontri avvenuti con il presidente della Telecom a luglio e all'inizio di settembre. I presunti "verbali" degli incontri con Prodi avrebbero rappresentato la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso. Cui è seguita, per la verità, la pubblicazione sul Corriere della Sera e sul Sole 24 Ore del cosiddetto piano Rovati sullo scorporo della rete dalla Telecom.
"Allora è meglio che me ne vada - ha concluso il manager-azionista, che resterà alla guida della Pirelli - l'azienda con voi e con Guido Rossi sarà più libera, così potranno finire le persecuzioni".
Di fronte al passo indietro ormai dichiarato da parte del principale esponente della società alcuni consiglieri hanno cercato di prendere in mano la situazione e di riportarla sui binari della normalità. "Così facendo si dà ragione all'altra parte, si rafforza chi ci sta attaccando", ha sostenuto più di un consigliere prima che il cda quasi all'unisono tentasse di respingere le dimissioni. Ma Tronchetti, nella sua scelta, si è dimostrato irremovibile. "Qualcuno deve dare la dimostrazione che questo andazzo non è tollerabile", è stata la sua replica. Dimissioni irrevocabili, dunque.
Quando si è capito che ormai il dado era tratto e che non si sarebbe più tornati indietro, nella sala del consiglio è entrato il presidente in pectore, Guido Rossi. Ha ringraziato Tronchetti Provera e ha ricordato che per lui si trattava di un felice ritorno, in quanto era già stato nominato al vertice Telecom nel 1997, durante il primo governo Prodi, per traghettare la società verso la privatizzazione. Un ritorno salutato con favore da molti dei presenti. "È un gesto giusto, ben pensato, la figura di Rossi è positiva sotto molti profili. Se è vero che Telecom è sotto attacco, Rossi è la persona più adatta a difenderla in questo frangente", confida alla fine della riunione un consigliere.
Il ragionamento alla base del cambio della guardia è semplice. Un'azienda come Telecom Italia non può andare avanti con uno scontro in atto, anche personalizzato, con il governo. L'Authority, che risente dell'influenza politica, è in grado di metterla con le spalle al muro e dunque l'unica soluzione possibile era il passo indietro di uno dei due contendenti. In questo caso di Tronchetti Provera. Sullo sfondo si può cogliere anche una coloritura politica non indifferente. Rossi è sicuramente più vicino a Massimo D'Alema che a Romano Prodi e il ministro degli Esteri sembra al momento l'unico esponente politico in grado di agire da mediatore e di far rientrare una crisi che si stava trasformando in una valanga.
Il consiglio di ieri ha confermato il piano di societarizzazione che era stato approvato solo lunedì scorso. Dunque apparentemente tutto va avanti secondo quella linea. Ma è evidente che l'eventuale vendita di Tim prima di essere vagliata sarà oggetto di uno scrutinio assai approfondito. Rossi sarà un presidente di garanzia che deve tutelare tutti gli azionisti, non solo Olimpia che possiede il 18% delle azioni. Quindi non si possono escludere anche bruschi cambiamenti di rotta rispetto all'impostazione strategica e manageriale fin qui portata avanti. Buora rimane il braccio destro di Tronchetti Provera in azienda, mentre a Ruggiero continua a essere affidata l'operatività quotidiana. In attesa di vedere se questo scrollone senza precedenti farà sentire le sue ripercussioni anche nella parte alta della catena di controllo, quella più sensibile.
(16 settembre 2006)
Repubblica.it