Analisi Intermarket TrendMercati aprile 2016 (1 Viewer)

mettiamo il link al nostro nuovo ultimo numero sperando di suscitare una discussione sul forum...

TrendMercati aprile 2016

Tra gli argomenti:

dall’indice:


Analisi macroeconomica e tecnica:
Supereroi
Rally reflazionistico
Petrolio
La battaglia dell’acciaio
Situazione cinese
Economia USA
Valutazione dei mercati
Finanziari Europei (ed Italiani)
Confronto indici USA/Europeo
Confronto decennale USA/mercati Azionari USA
Mercato azionario USA
Mercato azionario italiano
Oro
Conclusioni

Controcorrente:
Settori e rotazioni : dalla scelta passiva dell’asset alla gestione
delle opportunità.

Trend e reversal : la nostra view sui
mercati

I nostri indicatori
Eulero, Volatility Cone
e
Herakles
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Equity:
SP500 Dax FTSEMIB BRIC
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Commodity:
Oil Copper
Bond Sovrani paesi sviluppati
T-note Usa BUND BTP

Altri Bond :
Bond HY Bond Emerging

Il Laboratorio
Work in progress : sistemi di asset allocation
 
Appendice TrendMercati aprile 2016
su 18 aprile 2016 da TrendMercati


Perché necessitiamo di un appendice?

Perché di domenica in questi ultimi mesi sono successe più cose che durante la settimana e questa domenica non è un’eccezione.

Il primo punto che avevamo affrontato già nel TrendMercati ma di cui non sapevamo ancora il risultato era il meeting di Doha tra paesi aderenti all’OPEC e paesi non OPEC per un totale produttivo complessivo di oltre il 50% che dovevano accordarsi per mettere un cap alla produzione di petrolio in attesa che la crescita della domanda riequilibri il prezzo.

Come abbiamo detto nel report queste decisioni politiche sono sempre difficili in quanto esprimono interessi molto diversi.

La decisione dell’Iran di non partecipare al meeting ed il nervosismo pre meeting dell’Arabia Saudita che minacciava di poter innalzare di un milione di barili la propria produzione in poco tempo e di due milioni in qualche mese come a voler mettere pressione sugli altri operatori che nonostante concordassero nel bloccare l’offerta in realtà divergevano nei modi.

Alla fine nessun accordo è stato raggiunto probabilmente in attesa che la produzione Iraniana torni sui livelli pre embargo e nella speranza che il prezzo recuperi ancora grazie all’attesa del riequilibrio della domanda e dell’offerta.

Da tenere presente che è in corso uno sciopero degli operatori petroliferi in Kuwait (solo i Kuwaitiani e non i lavoratori non Kuwaitiani del settore) e che questo sciopero al momento ha tagliato la produzione di quel paese di poco meno della metà cioè di oltre un milione di barili e questo sul mercato fisico potrebbe avere l’effetto di calmierare almeno momentaneamente le reazioni del mercato.

Ma dal punto di vista politico non possiamo non vedere che questo fallimento è la conferma che gli accordi politici sono molto più difficili degli accordi monetari e che le divisione sul prezzo del petrolio confermano le divisioni a livello globale delle varie aree economiche e politiche con conseguenze di medio lungo periodo a nostro avviso molto pericolose.

Inoltre non possiamo non considerare questo stop come un pericolo per i precedenti accordi monetari intervenuti dopo i meeting del G-20 di fine febbraio e che avevano consentito il rally dei mercati e questo potrebbe avere più influenza sugli scenari futuri di quanto non sia il fatto che non ci sia stato l’accordo

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La prima reazione del mercato non è positiva:

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Ma la politica ritorna al centro degli scenari con la votazione in corso sull’impeachment della Presidente Rouseff in Brasile, evento certamente già scontato dal mercato e valutato tutto sommato positivamente ma che potrebbe avere ripercussioni future sulla polarizzazione del paese e sulle conseguenze economiche di questa polarizzazione.

Ed all’orizzonte si intravede un nuovo rischio Grecia ma di cui parleremo in altre occasioni.
 
Articolo correlato al tema della guerra sull'acciaio: in poche parole un meeting tra i principali produttori di acciaio in Belgio non è riuscito a risolvere le divergenze trai vari paesi con la Cina che dichiara di avere già ridotto la propria produzione e che la sua capacità produttiva è praticamente uguale a quella dell'unione europea e che il vero problema dell'acciaio è il calo della domanda mondiale. per gli USA invece il problema sono i sussidi alla produzione cinese che permettono ad imprese in perdita di rimanere sul mercato, cosa evidenziata anche dal rappresentante europeo e di altri paesi.
Con queste tensioni vediamo quanto il coordinamento monetario potrà resistere e permettere ai mercati azionari di mantenere il trend rialzista che, come abbiamo sostenuto in Trendmercati avrà bisogno della conferma dei prezzi.

China, major producers fail to reach deal over steel
 

silver bullet

Nuovo forumer
Ed all’orizzonte si intravede un nuovo rischio Grecia ma di cui parleremo in altre occasioni

Non mi aspettavo questa cosa, alla luce anche di news lette qualche giorno fa

News Headline Summary
ECB Spokesman says Greek banks EFSF bonds are on QE
eligible list
15 Apr 2016 10:45

Quale sarebbe ora il driver? almeno accennato, grazie
 
Non mi aspettavo questa cosa, alla luce anche di news lette qualche giorno fa

News Headline Summary
ECB Spokesman says Greek banks EFSF bonds are on QE
eligible list
15 Apr 2016 10:45

Quale sarebbe ora il driver? almeno accennato, grazie


Faccio prima una premessa: noi all'origine siamo analisti intermarket che tendono a valutare i flussi di capitali ed i loro comportamenti per trarne decisioni di investimento.
Però sappiamo anche che ogni momento del mercato necessita della sua analisi specifica, dove possono esserci momenti in cui i nostri strumenti di analisi funzionano meno e dobbiamo per forza trovarne dei nuovi.
In questo contesto ed in questa fase i driver dei mercati più forti e più considerati sono a nostro avviso le decisioni monetarie delle banche centrali che muovono o meno la liquidità in eccesso e che hanno di fatto creato le condizioni attuali di mercato e le tensioni geopolitiche interne ad alcuni paesi ed aree e tra le varie aree e paesi.

Per quanto riguarda la politica monetaria attualmente prendiamo in considerazione intensità e coordinamento delle stesse come fattori chiave di successo
Per quanto riguarda la geopolitica tendiamo ad osservare le aree di frizione fra i singoli schieramenti, nazioni o aree.

In questo contesto stiamo riconsiderando la situazione della Grecia. Vero è che la BCE sta facendo tanto per sostenere anche questo paese (vedi l'articolo da te prima citato e di cui avevo già scritto nel TrendMercati) ma l'aspetto interessante della situazione a mio parere è la natura ondivaga delle elites greche di loro natura sempre alla ricerca del colpo ad effetto che risolve tutti i problemi e del continuo contrasto tra commissione europea e IMF.

Non è sfuggito che qualche giorno fa sia misteriosamente comparso grazie a Wikileaks un meno dell'IMF che esplicitava l'insoddisfazione sulla posizione europea che non vuole ristrutturare ulteriormente il debito greca e punta a nuove politiche di austerità:

https://wikileaks.org/imf-internal-20160319/transcript/IMF Anticipates Greek Disaster.pdf

Questa divergenza di visione potrebbe quindi essere la causa di nuove tensioni non solo tra IMF e Commissione Europea ma anche tra Grecia e questi due attori portando ad una nuova rivisitazione della saga della scorsa estate anche perché il debito greco attualmente e senza aggiustamenti farà fatica ad essere sostenibile.

Qua un lungo articolo di ieri che spiega questo rischio potenziale parlando anche del rischio di una Germania con meno frecce da giocare rispetto ad un anno fa:

Greece-Troika Train Wreck Shaping Up for July Despite IMF Leak | naked capitalism
 
Settori vincenti

Nel numero iniziale 2016 di Trendmercati avevamo detto che il 2016 sarebbe stato un anno pieno di pericoli e caratterizzato da una mancanza generale di trend sui principali mercati, che infatti la stampa aveva chiamato un po’ semplicisticamente ‘alta volatilità’ senza specificare che per alcuni mercati ciò nascondeva non solo oscillazioni ma anche perdita di valore.
Vicini a concludere il primo terzo dell’anno, e con alle spalle la BCE prima sempre ben impostata all’espansione e la FED che nelle parole ancora più che nei fatti si dimostra comprensiva sugli effetti globali di una stretta ulteriore, diamo uno sguardo ai settori dello SP500 per vedere se una politica settoriale avrebbe avuto gli effetti di cui parlavamo negli scorsi mesi.
(Piccola nota: la FED è tranquilla anche perché qualche preoccupazione domestica potrebbe anche averla, e la prudenza ‘è la miglio parte del valore’ come dice il proverbio: ammantare una frenata sul rialzo dei tassi con la scusa esplicita o implicita dell’economia mondiale è un ottimo metodo per evitare di ammettere che il rialzo di dicembre non è stato eseguito con perfetto timing, e lascia la porta aperta a possibili ripresa dei rialzi. Ricordiamo che a nostro parere i mercati sono ora convinti di un maggior coordinamento delle politiche economiche mondiali, come è abbastanza vero: ma riteniamo anche che questo coordinamento può venir messo alla prova da qualche divergenza tra i vari paesi, e purtroppo abbondano le spinte in tal senso: dal prossimo G7 in cui forse la Cina potrebbe chiedere un ruolo maggiore di quello che gli altri in genere e gli USA in particolare vogliono riconoscere, alle difficoltà giapponesi con un QE non supportato dalle riforme, il Brexit vicino e il Grexit che si profila, la nuova loquacità critica della Germania sulla BCE …
Vedremo insomma se la quiete è destinata a durare o le spinte individuali delle varie economie nazionali avranno la meglio, a partire dalle prossime scelte della FED )



Vediamo dunque i settori principali dello SP500
Anzitutto il pieno recupero della correzione del 2016, con il minimo di febbraio che avevamo anticipato come importante turning point per il mercato. Buona ripresa del settore energy, fin troppo penalizzato lo scorso anno, e buona anche la prestazione delle TLC, con un +9% circa da inizio anno. Da notare come gli altri settori siano vicini alla media, con l’eccezione del Financial ovviamente che patisce le incertezze del mercato, e di Healthcare, che invece era stato un buon cavallo di battaglia. Tra il peggiore ed il migliore, in questi quasi quattro mesi, c’è una differenza superiore al 10% nel rendimento, a riprova che investire nel settore giusto e scegliere rapidamente il migliore può essere una strategia interessante.
Guardiamo gli stessi settori da inizio 2015 e il panorama appare diverso: Energy è ancora sotto dell’11% circa a inizio 2015, Healtcare è stato eccellente nella prima metà dello scorso anno per poi riportarsi alla media, il settore Consumer CST non è mai stato sotto la media e nel 2016 ha brillato, Financial non è mai stato interessante, e fra il migliore ed il peggiore c’è un divario di ben il 20%.
Quanto sopra permette di pensare che una strategia di rotazione settoriale, implementata con frequenza almeno bisettimanale, possa portare a interessanti risultati.
Ma, c’è sempre un ma: in questo caso, dobbiamo guardare anche e forse soprattutto al mercato di riferimento, che nel caso dello SP500 è stato abbastanza positivo nel periodo, ed alla volatilità dei rendimenti: due aspetti che affronteremo presto nel Blog

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Resoconto

su 30 aprile 201630 aprile 2016 da TrendMercati

A due settimane facciamo il punto sulle ultime indicazioni date sul nostro Trendmercati.

Premesso che lo scenario base è da un po di tempo in sincrono con le nostre idee vediamo un attimo alcuni degli scenari disegnati per il medio periodo e come sono andati.

1)Overperformance dell’Europa verso gli USA.

In linea di massimo la migliore performance degli indici europei c’è stata ed anche significativa soprattutto verso il NASDAQ ma la seduta odierna ne ha limato la performance. Resta il fatto che il movimento è stato favorevole anche se di poco.

La fine del rally reflazionistico naturalmente potrebbe complicare questo trend che come avevamo detto aveva stop sui minimi che come sempre visto il trend favorevole sarebbe da portare alla pari per evitare perdite.

stoxx-europe-600-price-index-2016-04-29-chart.png


2)Usa in possibile consolidamento con Apple da monitorare

Gli USA hanno superato le resistenze che avevamo indicato come possibili soglie di consolidamento ma poco sopra hanno cominciato a rallentare e la debolezza di Apple che ha ceduto il supporto dinamico ha alla fine portato ad un consolidamento dell’indice che per il momento non ha compromesso il trend (ma che ha resistenze importanti poco sotto i livelli odierni). Da notare che Apple ed ora su un doppio minimo molto importante con RSI scarico. Livello chiave da dove vedere il trend prossimo futuro del titolo e forse anche del mercato USA.

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3)Petrolio. Nel TrendMercati avevamo parlato di un trend positivo salvo Doha. Nel commento successivo avevamo evidenziato le preoccupazioni per le complicazioni geopolitiche del mancato accordo ma anche della possibilità che grazie allo sciopero in Kuwait la correzione fosse di breve durata almeno fino alla fine dello sciopero.

Il petrolio ha corretto ma poi è ripartito ed anche dopo la fine dello sciopero ha continuato il movimento rialzista oltre le nostre aspettative ma comunque nella direzione che immaginavamo.

Riteniamo che il margine di risalita del presso del petrolio sia oramai molto basso in quanto sopra i 50 dollari al barile pensiamo ad un prepotente ritorno della domanda USA e quindi a nuovi e più forti sbilanci produttivi. Certamente un accordo OPEC potrebbe consentire ai prezzi una certa risalita ma riteniamo che l’elasticità dell’offerta sia ora molto diversa che nel passato e possa rapidamente aggiustarsi ai prezzi.

Su questi livelli una pausa ci sta.

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4)Indice italiano con buon potenziale Nel contesto europeo l’indice italiano ha fatto meglio di altri indici (Dax, CAC e AEX ad esempio) mentre verso i periferici è stato allineato ma l’ultima seduta ha scomposto l’indice che però al momento non segnala ancora scenari preoccupanti sebbene la volatilità dei bancari e l’andamento dell’OPA della PopVi non aiuta il settore e le sue valutazioni.

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5) Infine avevamo concluso la carrellata sul Gold concludendo che eravamo neutrali sul metallo giallo in attesa di una sua eventuale fuoriuscita dal range delimitato da alcuni livelli chiave. Dopo le problematiche della BoJ di quest’ultima settimana e la debolezza del dollaro l’oro ha ricominciato a rafforzarsi anche verso altre valute nella seduta odierna segno che oggi è stata una seduta ad alta tensione per chi crede ancora nel rally reflazionistico. Contro il dollaro il doppio break ha portato ad una accelerazione complessiva .

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Nelle conclusioni avevamo poi aggiunto la possibilità che i bond governativi più sicuri avrebbero potuto avere i rendimenti in rialzo cosa che si è puntualmente avverata con un significativo rialzo del decennale tedesco ma anche di quello USA, ancorché più modesto.
 

masopust

Nuovo forumer
grazie mille Giorgio per i continui aggiornamenti
anche se intervengo poco, di recente, seguo e leggo sempre con interesse
il rally reflazionistico, la coordinazione delle banche centrali nel momento topico, tutto come avevate "immaginato", bravi!
ora la mia domanda è sul dollar index (con tutte le sue conseguenze) e il movimento sullo yen: non vi sembra un pò "brusco", io pensavo che un'equilibrio fosse stato raggiunto e destinato a rimanere per qualche tempo, non pensavo si arrivasse a questi livello sui cross....cosa si prospetta ora ?
 
grazie mille Giorgio per i continui aggiornamenti
anche se intervengo poco, di recente, seguo e leggo sempre con interesse
il rally reflazionistico, la coordinazione delle banche centrali nel momento topico, tutto come avevate "immaginato", bravi!
ora la mia domanda è sul dollar index (con tutte le sue conseguenze) e il movimento sullo yen: non vi sembra un pò "brusco", io pensavo che un'equilibrio fosse stato raggiunto e destinato a rimanere per qualche tempo, non pensavo si arrivasse a questi livello sui cross....cosa si prospetta ora ?


Ti ringrazio per i complimenti che fanno sempre piacere e sono graditi.
Il tema del dollaro è un tema chiave in questa fase.

In questi giorni il Tesoro americano ha creato una lista di monitoraggio di paesi che secondo alcuni parametri da loro scelti stanno in qualche modo sfruttando un vantaggio competitivo dal cambio o che intervengono sullo stesso mercato per controllarne il valore.
Tra i paesi messi sotto il radar del monitor abbiamo:
1)Cina
2)Germania
3)Giappone
4)Corea
5)Taiwan
L'area euro nel suo complesso non rientra in questi parametri.

La maggior parte di questi paesi sono competitor degli USA in uno o più settori e sono spesso criticati dagli Stati Uniti per pratiche economiche e finanziarie non corrette e/o non concordate.

Tra questo anche il Giappone è stato criticato per la decisione di intraprendere la strada dei tassi negativi e per la mancata coordinazione della stessa scelta. Il fatto che a quella decisioni sia intervenuta una reazione contraria alle aspettative da parte del mercato rafforza la convinzione che la BOJ non interverrà ne monetariamente ne sui mercati valutari per non innervosire ulteriormente gli USA e si dovrà aspettare la potenziale spinta fiscale di Abe attesa per il G-7.
Fino ad allora la strada per lo Yen è segnata (con i soliti swing) dalla forza evidenziata poi anche dalla decisione USA di rallentare la strada del rialzo dei tassi per permettere all'economia USA di superare la fase di rallentamento seguita al calo del prezzo del petrolio ed alle difficoltà del settore industriale interno.
Ed infatti a rischio di rafforzamento sta andando anche l'Euro anche se per il momento sembra che la speculazione non abbia ancora spinto con decisione su questo tema.

E' evidente che i primi scricchiolii del presunto coordinamento monetario della precedente riunione cominciano a sentirsi anche se riteniamo che i nodi verranno al pettine le G-20 quando la Cina chiederà conto del proprio stimolo monetario e del debito messo in piedi per evitare un rallentamento troppo marcato che stava mettendo in difficoltà il resto del globo.

Per il momento non possiamo non notare che la discesa del petrolio, un aumento dei fallimenti negli USA e nel resto del globo, gli accantonamenti delle banche e la produzione industriale hanno fatto optare la FED per allinearsi con le aspettative di mercato ma questo potrebbe cambiare repentinamente.

Il rally reflazionistico si basa su questo assunto (FED accomodante come le altre banche centrali) per cui eventuali variazioni di politica monetaria FED avranno effetti sia sul dollaro che su questo rally.

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